CAPITOLO 2
(COLTON)
"Allora, raccontaci tutto quello che è successo" Sandra mi allunga un bicchiere di caffè e poi si siede alla sua scrivania in attesa che io inizia a parlare.
L'ufficio dell'intelligence è una grande stanza circondata da finestre su tre lati; sulla destra c'è la scrivania di Will, il membro più "anziano" della squadra poi c'è Jo, l'esperto di informatica e Sandra, l'ultima arrivata; davanti a Sandra c'è la scrivania di Peter, un ex marine e di fianco a lui Kim, ex partner di pattuglia di Alan e madre dei suoi figli.
"Io mi sono accorto di loro quando hanno sparato alla guardia; erano in cinque, bianchi di altezza media, direi uno è settantacinque tranne uno, circa dieci centimentri più bassi; due di loro si sono fatti riempire le borse e gli altri tre controllavano noi clienti" mentre parlo tutti prendono appunti e io mi concentro per non tralasciare nessun dettaglio.
"Volto coperto da passamontagna nero, occhi scuri, niente accenti particolari, uno dei due che si è occupato dei soldi ha un tatuaggio verde sul lato sinistro del collo, forse un gambo di fiore; quando sono uscito ho incrociato lo sguardo dell'altro che portava le borse e ho avuto una strana sensazione, come se sapesse chi sono" rivolgo il mio sguardo ad Alan che annuisce in risposta.
"Jo, tu e Colt fate una bozza del tatuaggio e cercate nel database una corrispondenza, Sandra e Kim verificate la targa e cercate altri casi irrisolti con lo stesso modello di furgone, Will indaga sui vecchi casi di Colt e vedi se qualcuno può avercela in particolare con lui; Peter, noi andiamo alla scientifica"annuisco e mi sistemo accanto a Jo provando a descrivergli ciò che ho visto.
"Parte da sopra la clavicola, un gambo verde con una foglia sulla destra, credo sia una rosa" il mio collega inprovvisa una bozza riportandola poi su un'immagine laterale di un viso coperto dal passamontagna, è incredibilmente simile alla realtà.
Non perdo tempo e inserisco l'immagine del database, per un istante trattengo il respiro quando leggo che c'è una corrispondenza ma la soddisfazione dura poco, quest'uomo è morto in carcere cinque anni fa.
"Andiamo a parlare con i parenti, magari ha un fratello o degli amici che hanno continuato l'attività di famiglia" l'uomo che corrisponde alla mia descrizione era uno svaligiatore di appartamenti ma magari qualcuno della sua cerchia ha deciso di passare al livello superiore.
"Bravo ragazzino" Jo mi da una pacca sulla spalla sorridendo e si avvia verso l'uscita; al piano terra il tenente Johnson, responsabile degli agenti di pattuglia, mi blocca per avvisarmi di aver ricevuto una telefonata per me.
"Cooper, ti ha chiamato David Brown, mi ha lasciato il numero" per un attimo credo di aver sentito male ma poi leggo il post-it che mi porge il tenente e capisco che non mi sono sbagliato.
Dawid Brown, è passato parecchio dalla prima e ultima volta che ho sentito il suo nome; oggi come allora è la repulsione la prima emoziome che provo nel sentirlo nominare.
Non rifletto neanche su ciò che devo fare, accartoccio il post-it e chiedo al tenente di non prendere più messaggi da quella persona.
Sono le nove di sera quando finalmente rientro a casa; il mio appartamento è al decimo piano di un palazzo in un complesso residenziale, è piccolo ma confortevole e sopratutto a soli dieci minuti in auto dalla centrale.
Questa sera Olivia mi ha chiesto di andare a cena a casa sua ma non sono decisamente dell'umore giusto; la pista che avevamo è stata un buco nell'acqua, l'unico parente in vita del rapinatore è la madre ottantenne allettata da anni quindi dobbiamo ricominciare dall'inizio.
Per quanto riguarda il furgone, non risultano altri crimini nel quale è stato usato un , questo vuol dire che siamo al punto di partenza, non abbiamo in mano niente; nella mia testa c'è soltanto tensione e frustrazione, un po' perché voglio prendere quei bastardi che hanno ucciso un uomo e un po' perché da quello che mi ha detto Kim questo caso mi può far entrare nell'intelligence.
Il mio desiderio non nasce dal nulla, è vero che l'intelligence è un'ottima unità ma c'è un motivo più profondo e irrazionale che mi spinge a volerci fare parte.
Quando mia madre e mia zia sono state rapite è stata l'intelligence ad occuparsi del caso, è stato uno dei loro uomini ad infiltrarsi nel giro di rapimenti e sfruttamento, è stato uno di loro a mettere a rischio la propria vita per salvare mia zia; immagino ci sia una correlazione tra tutto questo e il mio desiderio anche perché ho iniziato a prendere in considerazione l'idea di diventare poliziotto proprio in seguito alla morte di mia madre.
Mi ricordo che ogni volta che andavo sulla sua tomba chiudevo gli occhi e le parlavo, lo faccio ancora, ma quando ero un ragazzino le dicevo sempre la stessa cosa, le promettevo che da grande sarei diventato un buon poliziotto per proteggere le persone innocenti ed è quello che cerco di essere ogni giorno, ogni mattina mi alzo più determinato di quella precedente.
Troppo preso dai miei pensieri non mi rendo neanche conto di non essere più solo fino a quando Lizzie non entra nel mio campo visivo.
"Ti giuro che ho bussato" Lizzie ha una copia delle chiavi di casa mia da usare per le emergenze ma è già capitato che le usasse in circostanze normali, ho impiegato un'ora a convincere la donna con cui ero in camera da letto che quella che ci ha sorpresi sul più bello non era la mia fidanzata e mi ha creduto soltanto perché anche la mia amica ha confermato.
"Cosa ci fai qui? Non dovevi essere con l'avvocato?" forse l'ultima parte mi è uscita più brusca di quanto desiderassi ma il mio cervello va in corto circuito quando si parla di Lizzie.
"Ho rimandato, al telefono avevi una voce di merda e in più c'è la questione Brown" ecco uno dei motivi per cui adoro questa donna, mette al primo posto i bisogni delle persone alle quali vuole bene.
"Non era necessario, sto bene" mi lancia una sguardo scettico, perfettamente consapevole che ciò che ho appena detto è una stronzata .
"Vai a lavarti, io preparo la cena" quelle sue piccole mani incredibilmente forti mi si piantano sulla schiena per poi spingermi verso il bagno.
"Si signor capitano" la sento ridacchiare mentre mi allontano dalla cucina e quella sua risata mi entra nella testa, l'avrò già sentita miliardi di volte in questi anni ma ogni volta mi procura una scossa allo stomaco e non soltanto lì.
Gesù, sono piazzato davvero male se anche soltanto sentirla ridere mi fa questo effetto.
"Ne vuoi parlare?" siamo seduti a tavola, davanti a un piatto di pasta e a due bicchieri di vino rosso molto probabilmente portato da lei.
"C'è poco da dire, Brown ha chiamato in caserma, ha lasciato un messaggio in cui mi chiede di richiamarlo, io ho stracciato il messaggio" alzo le spalle come a voler sottolineare la semplicità della cosa e quando alzo gli occhi su di lei la trovo a fissarmi intensamente, quasi a voler leggere ciò che davvero ho nella testa.
"Quindi non ti sei chiesto perché ti ha cercato? Non sei curioso?" certo che mi sono fatto questa domanda ma sono arrivato alla conclusione che ormai è troppo tardi.
"Vent'anni fa avrei fatto i salti di gioia se lui mi avesse cercato, adesso invece semplicemente non mi interessa più, per me è uno sconosciuto" evito i suoi occhi e mi concentro sul piatto che ho davanti ma sento il suo sguardo addosso.
"E se avesse bisogno di qualcosa? È pur sempre tuo padre" sono consapevole del fatto che non approvi questa mia scelta, abbiamo sempre avuto opinioni diverse su questo argomento ma ora sono veramente stufo di dovermi giustificare.
"Sbagliato, non è mio padre, è soltanto un donatore di spermatozoi e poi di cosa dovrebbe aver bisogno? Ha chiamato in caserma perché sa che sono un poliziotto, avrà bisogno un favore ed è un idiota se pensa che glielo farò" mi alzo andando verso il lavandino, nella pancia un groviglio di rabbia nei confronti di quell'uomo e dispiacere per aver perso la calma con Lizzie.
Ci impiego qualche secondo a riprendere il controllo delle mie emozioni, odio perdere le staffe in generale ma con lei ancora di piu, mi sento un cretino soffocato dal senso di colpa.
"Liz" mi volto nella sua direzione credendo di trovarla ancora a tavola ma anche lei si è alzata ed è qui, davanti a me con il sorriso piu comprensivo che io abbia mai visto.
"Mi dispiace di aver alzato la voce, tu non" blocca le mie parole posandomi un dito sulle labbra e il desiderio inizia a scorrermi prepotentemente nelle vene infiammando ogni cellula del mio corpo.
"Dispiace a me, hai ragione a dire che non è stato un padre e forse hai ragione anche sul motivo per il quale ti ha cercato però promettimi che ci penserai" non riesco a staccare i miei occhi dai suoi, il suo tono di voce calmo e rassicurante è un balsamo per la mia rabbia così come il suo profumo, un profumo che ormai ho imparato a riconoscere, un'aroma che ho più volte ricercato inconsciamente in altre donne fallendo miseramente.
"Ci penserò" sospiro ben consapevole di essere stato raggirato, non ho acconsentito per via della sua richiesta ma perché questa richiesta viene da una delle persone che stimo e di cui mi fido di più; okay, lo ammetto, forse anche ciò che provo per lei potrebbe aver influito un poco.
"Bravo" si accorge di essere praticamente appoggiata a me e le sue guance si colorano immediatamente mentre si allontana di qualche passo, vorrei rimanere ad osservare come tiene a bada l'imbarazzo ma l'eccitazione che sento aumentare ad ogni secondo mi fa desistere.
"Sta sera ho in programma di vedere una partita che ho registrato, andiamo" forse ho le allucinazioni ma credo di averla sentita rilasciare un sospiro, per questa sera però ho deciso di mettere in pausa i dubbi.
Voglio soltanto guardare il basket con la mia migliore amica.
(LIZZIE)
Guardare il basket. Lui vuole soltanto guardare una dannata partita di basket.
Io sono in preda alla confusione più totale e lui pensa al basket.
A questo punto probabilmente mi sono immaginata tutto, l'attrazione che ho avvertito quando ero accanto a lui deve essere stata soltanto frutto della mia fantasia.
Colt non sembra minimamente turbato da quello che è appena successo, è seduto comodamente sul divano con gli occhi puntati alla televisione mentre io, stupida, non riesco a fare a meno di rivivere nella mia mente ciò che è accduto qualche minuto fa in cucina.
Nel nostro rapporto ci sono sempre stati abbracci e contatto fisico e nonostante l'attrazione che provavo per lui non c'è mai stata malizia ma da qualche tempo è tutto così diverso; anche un semplice sfiorarsi o guardarsi negli occhi fa innescare una scintilla di quella che ormai ho capito essere tensione sessuale.
Non riesco a capire se è il mio inconscio a voler vedere attrazione dove non esiste oppure se c'è davvero qualcosa, la cosa che mi irrita maggiormente però è che io non dovrei perdere tempo a riflettere su questo.
Sto conoscendo un'altra persona, un uomo che mi potrebbe interessare davvero e che a sua volta sembra interessato a me e non soltanto alla mia scollatura; ho deciso di mettere un punto alla mia stupida cotta per Colton ed è quello che intendo fare.
Mi volto ad osservarlo e lo trovo a fare lo stesso, con soltanto la luce della televisione ad illuminargli il viso i suoi lineamente sembrano ancora più marcati e i capelli neri e ricci un po' spettinati gli danno un aria tremendamente sexy.
Ecco, appunto, sono un'idiota.
"Sento le rotelle della tua testolina che girano veloci" riporto lo sguardo verso la partita e sospiro, se sapesse ciò che mi passa per la testa scoppierebbe a ridere fino alle lacrime.
"Sono soltanto stanca e la partita mi annoia" mentre parlo mi sistemo meglio sul divano con la testa sul bracciolo, la schiena appoggiata allo schienale e le gambe piegate fino a trovare la posizione più comoda.
"Alle mie venivi sempre" un mezzo sorriso gli addolcisce i lineamenti facendolo sembrare ancora quel diciassettenne un po' imbranato di qualche anno fa.
"Venivo per vedere i ragazzi mettere in mostra i muscoli" non faccio in tempo a finire la frase che mi arriva addosso un cuscino seguito da una risata roca.
"Balle, facevi anche i cartelloni per sostenermi" questo uomo sa esattamente come mettermi in imbarazzo.
"Avevo sedici anni e tu eri nuovo in squadra" al mio tentativo di giustificarmi Colt risponde con un sorrisono ironico per poi appoggiare il braccio sulle mie gambe e la sua mano sul mio ginocchio.
Rimango immobile e trattengo quasi il respiro temendo che un mio minimo movimento lo faccia allontanare, le sue dita appena sopra il mio ginocchio si muovono appena, quasi fosse un gesto automatico.
Il mio cuore, traditore, prima salta qualche battito e poi si lascia cullare dalle carezze di Colton; sento le palpebre farsi pesanti e i tentativi di tenere gli occhi aperti falliscono miseramente.
L'ultima cosa che sento è Colt che mi sistema una coperta sulle spalle.
Salve a tutti❤️
Ecco il secondo capitolo!
Allora... Cominciamo dalla rapina, la squadra è a un punto morto ma Colt è determinato nel voler risolvere il caso!
In più abbiamo anche capito perché desidera entrare nell'intelligence❤️
Ma cosa c'entra la rapina con il racconto?
E poi abbiamo David Brown... Il padre biologico di Colt che lo sta cercando.
(Personalmente già lo odio)
Secondo voi ha ragione il nostro agente a non volerci avere a che fare?
E poi... La coppia Colton-Lizzie che coppia non è (speriamo più avanti)... Cosa ne pensate di loro?
Io adoro Lizzie e la confusione che ha nella testa! 😂
A volte è difficile fare un passo avanti con una persona amica, c'è sempre la paura di rovinare tutto 🤗
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo lasciando un commento o una stellina⭐
Ah e come potete notare... Ho una copertina!
Anche questa come quella di "Raccontami di te... e di noi" è stata realizzata da esperame_nc ❤️
Ps. Perdonate gli errori ma pubblico dal telefono😭
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