COLTON
Ieri sera ho bevuto troppo, era partita come una serata tranquilla al John's ma poi Alan ci ha annunciato la sua promozione e Sarah, la moglie della mia partner in polizia, la sua gravidanza così siamo finiti a brindare un numero indefinito di volte e questa mattina nella mia testa pare sia in corso la parata del quattro Luglio.
Prima di uscire di casa ho preso un antidolorifico ma sembra che i benefici tardino ad arrivare, per fortuna ho ancora un po' di tempo prima di iniziare il mio turno così ne ho approfittato per accompagnare Lizzie in banca e, a proposito, non credo di essermi ancora abituato a vederla con la divisa.
Sono anni ormai che la mia amica è un paramedico ma sono poche le volte che ci siamo visti in servizio e molto spesso c'era di mezzo un ferito o un morto, non avevo molto tempo per soffermarmi su quanto fosse carina con quei pantaloni larghi e la maglietta aderente che fa risaltare le sue forme invidiabili.
Credo di averla osservata un po' più a lungo del normale perché dopo avermi raggiunto e salutato mi guarda con espressione interrogativa.
"Tutto bene? Hai una faccia distrutta" le apro la porta della banca e intanto le racconto di ieri sera, di solito anche lei sarebbe stata al John's ma ieri aveva un appuntamento con un avvocato, un damerino che l'ha portata nel ristorante più caro di Chicago.
Okay, forse l'avvocato sarà anche simpatico e forse sono soltanto iperprotettivo ma quando Lizzie mi ha detto di questo appuntamento sono rimasto spiazzato; a giudicare dallo sguardo che aveva mi è stato subito chiaro che era davvero interessata a conoscere questo tizio.
Probabilmente aveva ragione Olivia, la mia partner, quando mi ha detto che mi sarei dovuto dare una mossa oppure prima o poi sarebbe arrivato qualcun'altro che avrebbe attirato l'attenzione della splendida donna al mio fianco.
Il problema è che la situazione tra me e Lizzie è molto complessa, ci conosciamo da quando siamo adolescenti, siamo diventati subito amici e io mi sono tenuto per me ciò che provavo per lei, non ho mai capito se anche lei sentiva qualcosa nei miei confronti e ora abbiamo trent'anni io e ventinove lei, entrambi single e senza relazioni importanti alle spalle.
Per quanto mi riguarda ho cercato di conoscere altre donne ma nessuna reggeva il confronto, nessuna mi conosce e capisce meglio di lei, non ho mai provato il desiderio di raccontare il mio passato a una di loro invece Lizzie sa tutto, gliel'ho raccontato pochi giorni dopo averla conosciuta, ancora prima che mia zia e suo zio si mettessero insieme.
Mi accorgo di essermi distratto quando mi arriva una gomitata sullo stomaco che mi fa sussultare e, abbassando lo sguardo, trovo la mia migliore amica che mi osserva con il sopracciglio alzato e le braccia incrociate.
"Scusa, stavo pensando al lavoro, allora raccontami di ieri sera" mi complimento mentalmente con me stesso per la stupidità, non c'è niente di meglio che ascoltare il racconto dell'appuntamento da sogno della donna per cui provi qualcosa, qualsiasi cosa sia ciò che sento.
"È andato bene, mi sembra una brava persona, mi sono trovata a mio agio a parlare con lui e credo che ci sarà un secondo appuntamento" l'espressione sincera che ha sul viso mi fa capire che le sue parole sono vere, si è davvero trovata bene con il damerino e ciò mi fa trattenere dall'alzare gli occhi al cielo e snocciolare una serie di ipotesi sul tipo di persona che, in realtà, potrebbe essere.
"Sono contento ma sta attenta" razionalmente sono consapevole del fatto che lei starà molto attenta ma non voglio comunque vederla soffrire.
"Sembri mio padre" mi pungola sorridendo e io non posso darle torto, Max è sempre stato iperprotettivo e anche soltanto una sua occhiata intimoriva la maggior parte dei ragazzini che giravano intorno alla figlia; credo di essere uno dei pochi ad aver passato l'esame e probabilmente è stato merito dell'amicizia tra sua moglie Cora e mia zia Soraya.
"A proposito, la nonna vorrebbe venire a trovarci a Chicago, Jay e il nonno stanno cercando di persuaderla a lasciar perdere" a questa mia affermazione Lizzie sgrana gli occhi e scoppia a ridere, probabilmente ricordando l'ultima volta che Carla è venuta a trovarci.
"Sarebbe carino se venisse, così magari può distribuire i gadget al resto dei tuoi vicini" mi strizza l'occhio e io scuoto la testa, non se ne parla, l'ultima volta metà delle persone del mio palazzo si è venuta a lamentare con me per aver ricevuto delle manette pelose da una signora anziana ed estrosa. Lei si è difesa dicendo che prima di tutto non l'ha fatto in presenza di bambini e poi che quelli a cui ha dato i "pensierini" erano sessualmente frustrati, si vedeva ad occhio , parole sue.
"Credo che la prossima settimana prenderò un paio di giorni di ferie e tornerò a casa, ho fatto qualche turno extra questo mese" ho già guardato i voli per il Texas, dovrei riuscire a partire sabato prossimo e con il turno di riposo e due giorni di ferie starei a Verity quattro giorni.
"Fai bene, verrei volentieri con te ma il nostro nuovo capo è uno stronzo, Antonio ha provato a chiedergli un cambio turno per poter accompagnare sua moglie all'ultima ecografia e lui gli ha detto che dovrebbe ringraziarlo se già potrà essere presente al parto" le sue parole sono intrise di rabbia, Lizzie è molto legata ad Antonio e a sua moglie e, conoscendola, avrà preso sul personale l'affermazione infelice del suo capo.
"È risaputo che quello è uno stronzo, è riuscito a far perdere la pazienza anche ad Alan" la sua espressione sorpresa mi fa sorridere; Lizzie conosce Alan da quando era bambina e lui era il partner di Jay e sa benissimo che far incazzare quell'uomo è praticamente impossibile, è la personificazione della diplomazia.
"Stai scherzando?" non riesco a raccontarle l'episodio perché finalmente è il suo turno allo sportello, mi guardo intorno e noto una donna incinta in piedi così le faccio segno di prendere il mio posto.
Mi viene in mente un episodio successo tanti anni fa, avrò avuto cinque anni ed ero in metropolitana con mia madre, il treno era pieno di gente e in piedi, a pochi passi da me, c'era una futura mamma che ha rischiato più volte di perdere l'equilibrio quando il treno frenava.
Mi ricordo che mia madre mi disse di andare da lei e dirle che le cedevo il mio posto e io l'ho fatto, quando si è seduta accanto a noi io mi sono sistemato sulle gambe di mia madre e lei mi ha detto che era molto orgogliosa di me.
È passato tanto tempo, a volte mi sembra di non ricordare più il suo profumo o la sua voce ma poi riemerge uno di questi ricordi e mi sembra di averla avuta accanto fino a ieri.
Ogni tanto mi chiedo cosa penserebbe di me adesso, se sarebbe ancora fiera di suo figlio ma poi parlo con mia zia, la sua migliore amica, e dalle sue parole ho le risposte a queste domande.
Vengo distratto da quello che mi sembra uno sparo e quando mi giro verso l'ingresso della banca vedo cinque uomini con il viso coperto e delle pistole, accanto a loro c'è la guardia riversa sul pavimento in una pozza di sangue.
Tre dei cinque uomini tengono sotto tiro noi clienti mentre gli altri due allungano delle sacche nere alle donne dietro gli sportelli ordinando loro di riempirle velocemente con i soldi.
"Voi, tutti a terra oppure farete quella fine" uno dei tre, immagino sia quello che comanda, indica con la pistola il corpo esanime della guardia e subito tuti eseguono i suoi ordini tra urla, pianti e preghiere; dietro di me la donna incinta fatica a stendersi e mentre la aiuto sento la canna di una pistola appoggiarsi alla nuca.
"La sto aiutando, è incinta" mi volto lentamente mentre parlo trovandomi con la pistola a pochi centimentri dalla fronte.
Non è una situazione a me nuova ma di solito so che c'è la mia partner ad intervenire, adesso sono solo, senza la mia pistola di servizio, davanti a cinque rapinatori che hanno già dato prova di non aver remore nell'ammazzare un uomo a sangue freddo.
Mi volto verso Lizzie e quando incrocio il suo sguardo terrorizzato provo a rassicurarla con il mio, non posso fare molto più di questo; a giudicare da come si stanno comportando, questi pazzi non sono esperti, sono nervosi, lo si può notare da come gesticolano, dall'impugnatura delle pistole e dai continui comandi che si urlano l'un l'altro.
"Le acque" mi volto in direzione di quel sussurro e impallidisco, la futura mamma è stesa su un lato e ha la parte inferiore del vestito completamente bagnato.
Rivolgo la mia attenzione al rapinatore che mi tiene sotto tiro ma prima di poter dire qualcosa Lizzie corre verso la donna ignorando le minacce degli uomini; il mio cuore manca un paio di battiti quando il più basso dei cinque punta la pistola nella sua direzione ordinandole di restare al suo posto.
"Sono un paramedico, questa donna sta per partorire e io posso aiutarla" incurante del pericolo che sta correndo fa stendere la donna sistemandole una borsa sotto la testa come cuscino e inizia a parlarle in tono dolce e calmo.
Rimango quasi affascinato dalla facilità con cui prende il controllo della situazione, le sorride e la invita a respirare profondamente, a pensare che a breve sarà al sicuro e potrà stringerà tra le braccia la sua bambina.
Mentre Lizzie si occupa della futura mamma io osservo i cinque uomini; sono cinque bianchi, niente accenti particolari, nessun logo sui vestiti, nessun anello alle dita, niente di niente tranne...Un tatuaggio, uno dei due che tiene in mano le sacche piene di soldi ha un tatuaggio al lato sinistro del collo, è in parte coperto dal passamontagna ma sembra il gambo di un fiore.
"Andiamo, stanno arrivando gli sbirri" le sirene in lontananza mi fanno rilasciare il respiro che ho trattenuto per tutto il tempo e quando i cinque rapinatori escono mi precipito fuori; incrocio lo sguardo di uno di loro mentre mi passano davanti su un furgoncino bianco seguiti da una volante e una sensazione a cui non saprei dare un nome mi serra lo stomaco, mi ha guardato cosi profondamente che per un istante ho pensato che sapesse chi ero, che ero un poliziotto.
È proprio di questa sensazione che parlo al capo dell' intelligence quando rientro in banca.
Di solito l'intelligence si occupa delle gang di Chicago e degli omicidi ma Alan ha deciso di prendere in mano questo caso perché è coinvolto un agente del suo distretto, io.
Dopo aver chiamato un ambulanza per Georgina, i detective hanno raccolto tutte le testimonianze dei presenti e poi hanno lasciato spazio alla scientifica per i rilievi e Alan mi ha convocato nel suo ufficio, prenderò parte alle indagini.
Prima di tornare in centrale però voglio vedere come sta Lizzie, non ho ancora avuto modo di scambiare due parole con lei.
Sta parlando con Kim e quando mi avvicino la mia collega mi rivolge un'occhiata indecifrabile prima di risalire sull'auto di pattuglia.
"Stai bene? Dio, quando ho visto la pistola puntata alla tua testa ho temuto che ti avrebbe sparato" mentre parla mi abbraccia allacciando le mani dietro la mia schiena, il suo viso schiacciato al mio petto; rimango immobile qualche secondo prima di ricambiare l'abbraccio e seppellire il volto tra i suoi capelli.
"Sto bene, tu piuttosto hai rischiato grosso a fare l'eroina" la sento ridacchiare e quando alza il viso verso il mio leggo nel suo sguardo una scintilla di orgoglio; quei suoi occhi azzurro mare sono sempre stati lo specchio delle sue emozioni, ciò che pensa oppure prova si riflette automaticamente nel suo sguardo.
"Ho fatto soltanto il mio lavoro" alza le spalle come a voler enfatizzare le sue parole e per un secondo rimaniamo in silenzo, immobili ad osservarci, il blu dei suoi occhi che si fonde con il nero dei miei, il suo corpo schiacciato al mio.
Mi chiedo se anche lei ha il cuore che batte a tutta velocità, se anche lei avverte questo nostro legame, questo magnetismo, questa energia sottopelle che ci attira costantemente l'uno verso l'altra fin dalla prima volta che ci siamo incontrati.
"Devo andare" abbassa lo sguardo allontanandosi di qualche passo da me e io annuisco soltanto incapace di proferire una frase di senso compiuto.
"Ci vediamo in giro" non mi lascia il tempo di rispondere, mi sorride imbarazzata e si allontana lasciandomi sul marciapiede in preda alla confusione.
Cosa diavolo è appena successo? Tra me e Lizzie le cose non vanno così, non c'è mai stato dell'imbarazzo, neanche quando dieci anni fa ha aperto una pagina internet dal mio pc e ha trovato un porno come ultima ricerca, quindi perché ora un semplice abbraccio l'ha messa così a disagio?
Vorrei davvero avere il tempo per trovate una risposta a questo suo strano comportamento ma ho un caso da risolvere, un' indagine a cui il capo dell'intelligence, l'unità a cui ambisco, mi ha chiesto di partecipare. È la mia occasione per dimostrare le mie doti di poliziotto e di certo non me la lascerò scappare.
Salveeee❤️
Ecco a voi il primo capitolo!
Vi giuro che la rapina ha un senso, non l'ho piazzata a casaccio soltanto per metterci qualcosa!!
Ma capirete🤐🤗
Colton e Lizzie (stavo per scrivere Jay e Soraya😅) hanno gia un passato, sembra che si conoscano da un po' ma ora il loro rapporto sembra un po' "impantanato"
(chi ha letto la storia precedente già lo sa)
Da una parte Lizzie che ha deciso di uscire con l'avvocato🤔
Dall'altra Colt che è geloso come un fratello? Amico? Io direi più come un pirla😅 (lo adoro, ma doveva svegliarsi prima)
Fatemi sapere cosa ne pensate ❤️ lasciando un commento o una stellina ⭐
E grazie ancora per aver seguito "Raccontami di te... e di noi" ❤️
1260 visualizzazioni per la storia di Jay e Soraya!!
Ps. La maggior parte della playlist di questa storia (direi tutta la parte sentimentale) è composta dalle parole di Lucio Battisti❤️
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top