From Lucrezia to Charles
9 settembre 2019, somewhere in Italy
Charles, caro Charles,
sono semplicemente io, una tifosa Ferrari fin nel midollo che scrive una "storiella" su di te nella speranza un giorno di incontrarti e abbracciarti, anche se probabilmente si tratta di uno di quei sogni irrealizzabili.
Ma non sono qui per parlare di me, bensì di te.
Ti seguo da quando eri un ragazzino che correva per la scuderia Art in GP3, nelle prime gare guardavo solo in che posizione arrivavi, successivamente ho iniziato a seguirti di più.
Ho guardato la tua tecnica, come correggevi gli errori che commettevi in poco tempo con una cura maniacale. Ti ho visto entrare in Ferrari Driver Academy e ti ho visto crescere con quell'adesivo attaccato a quasi tutte le magliette che indossavi.
Ti ho visto vincere, ti ho visto esultare, ti ho visto crollare e ti ho visto rialzarti più forte di prima.
La vita è stata crudele con te portandoti via coloro che ti erano più cari, cominciando da Jules, passando al tuo papà e arrivando ad Anthoine, amico d'infanzia e compagno di crescita in un ambiente gioioso ma allo stesso tempo crudele.
Ho sempre detto a mio padre che sei un ottimo pilota, glielo dico sempre quando parti dalla pole position:«Papà, oggi Charles vince. Me lo sento, fidati di me»
Sono state due le volte che ti sei visto sfuggire la vittoria dalle mani e andare in fumo.
In Bahrein mi ricordo ancora come mi sono pietrificata sul divano quando è arrivato il tuo team radio e la voce di Carlo Vanzini annunciava:«PROBLEMI! PROBLEMI PER CHARLES LECLERC!»
Era solo la seconda gara della stagione e mi sono ricordata che avevi ancora tante possibilità per salire sul gradino più alto del podio ed esultare davanti al pubblico.
In Austria mi sono arrabbiata, sei partito dalla pole position e per tutta la durata della gara ti sei tenuto stretto la prima posizione, ti vedevo già sul podio ad esultare e sentivo già l'inno monegasco risuonare, purtroppo Max ha voluto insinuarsi nel mio sogno ad occhi aperti e farmi ricordare il vostro periodo sui kart, quando vi prendevate a sportellate e lui ti dava la colpa.
Poi è arrivato il Belgio, la tua prima vittoria in carriera, la tua prima vittoria in Formula Uno, tanto sofferta quando amata. Non credo di averti mai visto così stravolto e provato, eri stanco di rincorrere quella vittoria e di vedertela sempre sfuggire, ma quella volta hai detto "basta" perché la volevi a tutti costi. Quella vittoria è tanto dolorosa quanto magnifica per tutti noi, una vittoria dedicata a un amico ormai lontano e impossibile da raggiungere se non con una strada alternativa.
Alla fine, c'è stata l'Italia, la casa della Ferrari e di tutti coloro che amano il motorsport. La tua vittoria qui è stato un avvenimento incredibile, la tua vittoria è stata la conferma di un weekend perfetto con pole position e vittoria, è una delle gare che riguarderei all'infinito perché non c'è stato un momento in cui ero tranquilla, non c'è stato un attimo in cui ho detto "questa gara è di Charles" e mio padre accanto a me non aiutava di certo.
Continuava a dire che avresti potuto ricevere una penalità che avrebbe portato le Mercedes alla vittoria, o peggio avresti potuto essere squalificato data l'ammonizione con la bandiera bianca e nera, non mi capacito ancora di come tu sia riuscito a tenere dietro Hamilton e di come tu abbia avuto la freddezza di chiedere al tuo ingegnere di pista come mai avevi ricevuto una bandiera bianca e nera.
Quella penalità di cui mio padre parlava tanto non è mai arrivata e il pericolo di un sorpasso da parte di Hamilton è stato scacciato da Valtteri Bottas che non è riuscito a prenderti.
Non ti ho mai definito "il predestinato" come ti chiamano tutti, ho sempre detto che sei "il talentuoso" perché quello che hai tu non è fortuna o destino, ma è semplice talento.
Ti devo anche dei ringraziamenti, perché tu mi hai insegnato a rialzarmi e andare avanti nonostante avessi perso chi avevo di più caro, perché tu mi hai fatto capire che dai miei errori posso migliorare e perché tu hai reso chiaro a tutti noi tifosi Ferrari cosa vuol dire quel #essereFerrari che gira dall'inizio della stagione.
Ma soprattutto perché tu, nel tuo semplice essere Charles LeClerc, un ragazzino di 21 anni (quasi 22 perché il 16 ottobre è vicino) che corre con una Ferrari, la macchina dove non vedeva l'ora di sedersi quando era bambino, proprio tu mi dai la consapevolezza che come tu hai coronato il tuo sogno di far parte della Ferrari, anche io posso realizzare i miei.
Con affetto,
-una semplice tifosa❤️
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