4|Germania 1982

12 luglio 2020
📍Spielberg, Austria

🎧Beat me- Davina Michelle

«Vuoi spiegarmi cosa diavolo ti è passato per la testa?» domando cercando di rimanere il più calma possibile mentre fuori da qui la gara continua ad andare avanti ma nè io nè Charles siamo più in pista.

Tutto per colpa sua.

Ma facciamo qualche passo indietro.

4 luglio 2020
📍Spielberg, Austria

«Finalmente il campionato riprende!» esclamo scendendo dalla vettura dopo le ultime prove libere, tolgo il casco e mi sistemo i capelli tagliati poco sopra le spalle.

È stato un cambiamento drastico ma avevo bisogno di qualcosa per distrarmi da ciò che mi ha fatto Will, così mi sono presentata a casa di Pascale e la mamma di Charles si è rivelata una scelta eccellente.

«Devo ammettere che hai ragione! Non ne potevo più di giocare con il simulatore» borbotta Charles con il casco ancora sulla testa.

Saluto il box e mangio una cosa con Max e Daniel, Charles preferisce pranzare con Pierre ed Esteban, che dopo un anno di ferma è tornato in questo sport.

Ho ancora una faccia imbronciata a causa del tradimento di Will ma credo che dopo la gara starò meglio, bevo un sorso d'acqua.

«Sei ancora giù per quello che è successo dopo il Gala?» chiede Daniel; è stata la prima persona a cui l'ho raccontato, dopo Charles.

Daniel mi vuole bene, tanto quanto me ne voleva Jules e non potevo desiderare persona migliore con cui parlare di questa cosa; Max l'ha saputo da Daniel e non si è ancora espresso a proposito ma gli sono grata.

Annuisco in silenzio e mi passo una ciocca di capelli tra le dita, solitamente mi rilassa ed è proprio quello di cui ho bisogno.

La vettura non è così promettente come pensavamo all'inizio della stagione e la cosa mi mette addosso molta pressione perché vuol dire che dovrò cercare di tirare fuori il meglio di me.

Passiamo il resto del tempo prima delle qualifiche a fare qualche gioco di parole e a parlare di come vanno le cose a casa, in seguito ci precipitiamo nei nostri box.

Ho le gambe che mi tremano come se fossero fatte di gelatina, mi gira la testa e sembra quasi che i comandi del mio cervello non raggiungano le mie mani.

Mi rinchiudo nel retro box e mi stringo le braccia attorno al busto, prendo dei respiri profondo mentre il cuore comincia a battermi all'impazzata.

«Emilie, tutto bene?» chiede Nicolò bussando alla porta, mi prendo la testa tra le mani e con il tono più calmo che trovo rispondo si.

Ed eccola che è tornata, l'ansia da prestazione. Era da un po' di tempo che non succedeva, respiro profondamente e quando le mie gambe hanno smesso di tremare, esco dallo stanzino e mi infilo il casco.

Sono più che pronta, mi siedo all'interno della vettura e mentre i meccanici sistemano alcune cose, chiudo gli occhi e mi concentro solo sulla mia vettura che devo portare nella piazzola più alta.

I meccanici tolgono le termocoperte dagli pneumatici e scendo in pista, il mio primo giro non è male anche se abbastanza lontano dalle Mercedes che dettano il passo.

Passo il Q1 e rimango ferma dentro la mia vettura mentre osservo i grafici colorati che segnano linee per alcuni prive di significato ma non per Nicolò.

Entro nel Q2 e amareggiata ne esco undicesima a un soffio dal poter entrare nella sessione successiva, esco dal box dopo essermi cambiata ed Erika mi indica che ci sono un paio di giornalisti che vogliono farmi delle domande.

«Emilie, come ti senti dopo questa qualifica?» inizia il primo giornalista allungandomi il microfono e rispondo in tutta sincerità dicendo che sono abbastanza delusa e che mi aspettavo più della posizione in cui sono arrivata.

«Credi che la Ferrari possa migliorare nel corso della stagione?» domanda ancora lui e annuisco accompagnando il mio gesto con un lo spero.

Il giornalista che segue dopo è una donna che sembra appena uscita dalle scuole superiori, è giovane e indossa colori sgargianti; la mascherina giallo canarino mi fa male agli occhi e quando parla la sua voce è fin troppo acuta.

«Emilie, molti tuoi fan hanno notato che dal Gala a Monaco, tutte le foto di te e Will sono sparite. Vi siete lasciati?» chiede lei e strizzo gli occhi per evitare che mi scoppi la testa, l'ultima cosa che volevo oggi era una diciottenne alle prese con articoli di gossip!

«Si, abbiamo pensato che fosse un bene per entrambi chiuderla lì» spiego brevemente mentre prego che questa cosa finisca il più presto possibile.

«Non c'entra nulla l'ex fidanzata di Charles Leclerc, Chantalle? Qualcuno dice di averla vista uscire dal tuo appartamento la sera del Gala» afferma lei mentre sento il mio cuore perdere un battito, perfetto! Il mio alibi non regge!

«Preferisco non rispondere. Se ha qualche domanda seria per me faccia pure, altrimenti può fare scandalo riguardo a qualcun altro. Buona giornata» borbotto mentre mi sistemo il cappellino sulla testa e mi dirigo a passo svelto verso il mio motorhome.

_____________

«Toc toc. Un po' di gelato?» chiede qualcuno alla porta del mio motorhome, mi alzo dal lettino sul quale ero sdraiata a leggere Madame Bovary e vado ad aprire.

Il viso di Charles, anche se mezzo coperto dalla mascherina rossa, si para davanti a me e lo lascio entrare.

Dato che non c'è molto spazio, ci sediamo a terra e mangiamo il gelato a cucchiaiate alterne, parliamo delle qualifiche e dei possibili aggiornamenti che le Ferrari potrebbe portare in Ungheria.

«Come sono andate le tue prime interviste da pilota Ferrari?» ride lui prendendo un po' di gelato, dò uno sguardo al mio cellulare dove papà mi ha appena dato la buona notte e rispondo molto sinceramente:«Una merda, come le qualifiche»

Prendo una cucchiaiata di gelato e poco dopo domando:«Come mai le persone non si fanno mai gli affari propri?»

Charles afferma che quando saprà la risposta me la riferirà e non posso fare a meno di sorridere.

«Come facciamo a decidere chi sta davanti? Chi ha la macchina migliore, suppongo» dico mentre Charles prende una cucchiaiata di gelato.

«Credo di si, lo vedremo anche dalle qualifiche. Altrimenti c'è il metodo di Max e Daniel. Stavano davanti a turni alterni, che ne dici?» domanda Charles, ci rifletto su e rispondo:«Si, faremo così»

Prendo un altro po' di gelato, il pilota della Ferrari punta lo sguardo sul mio libro e proferisce:«Madame Bovary è una lettura un po' impegnativa, non trovi?»

«Se devo essere sincera, mi sta piacendo molto. Emma però è un po' troppo rompiscatole per i miei gusti, si crede una principessa quando è una persona come tutte le altre e vive in un mondo fatto di sogni» borbotto sfogliando alcune pagine, senza chiedermi il permesso Charles prende il libro e legge le prime pagine.

«Oh ma tu guarda, ci sono anche io. E sono un medico!» esclama lui mentre mi porto una mano sulla fronte e sospiro, il personaggio di Charles viene continuamente preso di mira da Emma che gli dà del marito goffo e rozzo.

«Si, un medico brutto e grasso» affermo mentre Charles alza gli occhi al cielo e lascia il libro a terra, per il resto del tempo mangiamo metà della vaschetta e ne teniamo da parte l'altra metà, non si sa mai.

«Vedrai che domani andrà meglio, fidati di me» afferma lui per poi darmi la buonanotte e uscire dal motorhome, mi infilo a letto e cerco di non pensare a nulla e dormire.

12 luglio 2020
📍Spielberg, Austria

Ed eccoci arrivati al giorno del disastro.

In effetti la prima gara non è andata male, sono arrivata nona e ho conquistato due punti; so che non è molto ma sono felice di questo piccolo traguardo.

Devo ammettere che, per essere giovane, Nicolò è rimasto calmo durante la gara mentre io ero tesa come una corda di violino, le qualifiche per il sabato sono andate meglio di quelle della scorsa settimana.

Sono riuscita ad accedere al Q3 e anche se mi sono qualificata settima sono felice come non mai; quando entrai nel box con quella posizione tra le mani, mi sentivo a un passo dal toccare il cielo e tirai un respiro per smettere di tremare.

È la posizione più alta dalla quale io sia mai partita in questa categoria, dopo le solite interviste mi sono chiusa nel mio motorhome con le cuffie nelle orecchie mentre ballavo su qualche canzone a caso per sfogare la mia felicità.

Questa mattina mi sono svegliata di buon ora e ho fatto una corsa lungo tutto il circuito, ho fatto una colazione nutriente e mi sono dedicata a finire Madame Bovary.

Mi è stato regalato per il compleanno da mia madre, ho letto qualche pagina durante il periodo di chiusura totale e mi ha preso subito dalle prime pagine; lo avrei terminato presto se non fosse stato che ho dovuto sospendere la lettura a metà romanzo.

Una volta concluso il romanzo, rimango immobile per un attimo e cerco di mettere insieme gli ultimi pezzi; faccio spallucce pensando alla fine tragica di Emma Bovary e del successo ottenuto da Homais, infilo il cappellino e la mascherina e mi dirigo verso il box.

«Alla fine Emma si è uccisa. Non chiedermi come, leggiti il libro se vuoi saperlo!» esclamo a Charles entrando nel box ma lui non sembra in vena di chiacchiere.

Charles si è qualificato ottavo ed è la prima volta che mi posiziono davanti a lui, non solo in Formula Uno ma in tutto il periodo che abbiamo corso assieme.

Non sono mai riuscita ad arrivare ai livelli di Charles, lui era e sarà sempre più determinato e combattivo di me; nel box, Charles ha lo sguardo concentrato mentre il suo ingegnere gli illustra un paio di cose.

Nicolò mi richiama con uno schiocco di dita e riporto la mia attenzione su di lui dopo essermi scusata, rimango nel box a discutere per un momento sulla strategia migliore da adottare e poco dopo mi infilo nel retro box per cambiarmi.

Mi siedo a terra e rifletto sul comportamento di Charles, quando sono entrata nel box non mi ha salutata ma ogni volta che mi vede mi rivolge un sorriso e un saluto, anche quando la sua tensione è ai massimi livelli.

Prendo in considerazione l'ipotesi per me peggiore, ha deciso di non rivolgermi la parola a causa dei risultati delle qualifiche.

Certo, Charles è molto competitivo e se le cose non vanno come desidera se la prende con sè stesso; questa volta però io ho avuto di più.

Lo scorso weekend è andato meglio di me, riuscendo ad arrivare sesto ma per questa domenica è il mio turno; tocca a me stare davanti e dare il massimo.

Dopo l'inno nazionale e il gesto in segno di lotta contro il razzismo, ci infiliamo tutti nelle nostre monoposto e attendiamo che i semafori si accendano.

Anche se non posso vederlo, sono certa che Charles ha il suo sguardo puntato sulla mia vettura ma non è il solito sguardo dolce che mi rivolge.

Sarà tagliente, carico di sfida e voglia di finire la gara davanti a me; abbasso la visiera e mi preparo all'accensione dei semafori.

Quando le cinque lucine rosse si sono spente, premo sull'acceleratore e sono pronta ad entrare in curva uno quando vedo la vettura di Charles nei miei specchietti.

«Cosa diavolo sta facendo?» domanda Nicolò al mio team radio ma non faccio in tempo a dargli una risposta perché la vettura di Charles colpisce la mia e spero con tutta me stessa in un danno limitato.

«Box Emilie! Immediatamente! Hai l'ala posteriore distrutta» strilla Nicolò nelle mie orecchie, ho voglia di urlare come Daniel in Giappone due anni fa e lo faccio.

«Fanculo, Charles!» sbraito e non mi importa se questo team radio verrà trasmesso in diretta mondiale, sono arrabbiata e frustrata.

Era la mia occasione e Charles ha deciso di spazzarla via per il suo enorme orgoglio da predestinato.

L'ala è troppo danneggiata, non posso correre di nuovo e anche se potessi non arriverei alla zona punti, tengo in casco sulla testa e non appena vedo che anche Charles sta ritirando la sua vettura, penso che il karma di Alonso esista davvero.

Mi chiudo nel retro box e sfogo la mia rabbia urlando di nuovo, mi pongo le mani tra i capelli e prendo dei respiri profondi per calmare il mio respiro affannoso e furioso.

Perché è questo che sono adesso.

Furiosa.

Esco dal retro box e trovo il team che sta chiudendo il box per tenerci lontano da sguardi indiscreti e telecamere, sono tutti raccolti attorno a un tavolo e stanno sicuramente aspettando me e Charles.

«Vuoi spiegarmi cosa diavolo ti è passato per la testa?» gli domando mentre fuori di qui impazza la gara, con il rombo delle altre vetture ma non delle nostre.

Charles non ha il coraggio di guardarmi in faccia, sa di aver sbagliato ma è troppo orgoglioso per ammetterlo; forse lo dirà davanti alle telecamere per salvaguardare la sua immagine ma non lo ammetterà mai con me.

Per un primo periodo stiamo in silenzio, in seguito Charles con la voce ovattata dalla mascherina dice semplicemente:«È colpa mia, mi dispiace»

Un mi dispiace non mi basta, quelle parole non potranno mai aggiustare la mia ala posteriore e riportarmi in pista; Mattia dice che Charles ha ragione e io non ho assolutamente colpa di ciò che è successo, sono stata solo una spettatrice.

«Ora uscite e fate le vostre interviste. Se vengo a sapere che vi siete saltati al collo, al prossimo week-end vi sorbirete una bella ramanzina, sono stato chiaro?» chiede Mattia e sia io che Charles annuiamo in segno di risposta.

Esco a passo svelto dal box seguita da Erika e mi dirigo immediatamente nell'area delle interviste; dopo aver risposto a qualche domanda, mi dirigo verso il motorhome e non appena varco la soglia della porta trovo anche Charles seduto sul divanetto all'entrata.

«Dobbiamo parlare» proferisco non appena entro, Charles annuisce in silenzio e si alza in altrettanto mutismo, mi segue fino al luogo dove sto dormendo in questi giorni.

«Va bene, io l'ho sempre saputo che hai fame di competizione e che vuoi sempre il meglio, ma questa volta ti sei comportato da emerito idiota!» strillo una volta chiusa la porta.

Charles parte immediatamente sulla difensiva:«Ti ho già detto che mi dispiace! Non posso fare altro»

«Adesso non puoi fare altro! In pista potevi stare un po' attento, darmi un po' più di spazio, tentare ai giri successivi! La gara non si vince alla prima curva e tu lo sai bene» esclamo levandomi la mascherina che in questo momento è insopportabile sulla mia pelle.

Negli occhi di Charles colgo qualcosa di strano, qualcosa che non ho mai visto.

Pentimento.

Ma non è il pentimento sincero che mi aspettavo, sembra quasi quando beccano un bambino con le dita nella marmellata e lui scoppia a piangere.

Però non piange tanto perché si è pentito di aver messo le dita nel barattolo, quanto perché è stato beccato prima di portare al termine il suo scopo.

Charles è il bambino e la mia posizione è il barattolo di marmellata, Charles la voleva a tutti i costi e credo che farebbe un'altra volta la stessa mossa azzardata se dovesse tornare indietro nel tempo.

Lo farebbe solo per superarmi e dimostrare che lui è migliore di me, che la prima guida Ferrari è lui e che niente e nessuno potrà mai portargliela via.

È ora che un pensiero mi attanaglia, e se Charles avesse tentato quella mossa azzardata non solo per prendere la posizione su di me ma anche per non mostrare al mondo di non riuscire a superare il suo compagno di squadra, per aggiunta donna?

Quale grande umiliazione sarebbe stata per lui, il ragazzo prodigio vincitore di due gran premi lo scorso anno, quando sembrava che ormai una vittoria Ferrari non si sarebbe più vista.

«Charles, guardami e dimmi che non l'hai fatto per il tuo orgoglio maschile» lo supplico mentre lui alza la testa e si morde il labbro inferiore, sua madre lo riprende continuamente dicendogli di non strapparsi le pellicine dalle labbra ma lui non la ascolta.

«Non posso mentirti, volevo la tua posizione» afferma lui e le sue poche parole fanno più male di mille coltellate nella schiena.

Avete presente il gran premio di Germania 1982? Quando Piquet e Salazar entrarono in collisione, Piquet stava per dargliene di santa ragione e nonostante non fossi ancora nata, ogni volta che rivedo quella gara sono completamente dalla parte di Piquet.

Se dovessi fare un paragone, in questa situazione io sono Piquet e il monegasco è Salazar; stringo le mani a pugno e con tutta la forza che ho mi impongo di non urlare contro di lui o prenderlo a pugni.

«Emilie, mi dispiace veramente tanto. Io...» prosegue lui ma lo blocco alzando una mano, non ho bisogno di altre scuse; capisco la situazione, pensava di aver trovato una possibilità e ha cercato di cogliere l'occasione.

È vero che il primo nemico a cui devi pensare è il tuo compagno di squadra, ora credo finalmente di aver capito perché Jules mi diceva di stare attenta ai miei compagni di squadra.

«Ho capito che ti dispiace, ma avevamo fatto una sorta di patto o sbaglio? Si sta davanti a volte alterne» ribatto mentre le mie gambe tremano, Charles abbassa lo sguardo al contrario di me che cerco in tutti i modi un contatto visivo con il pilota.

Il silenzio alleggia nella stanza e credo sia meglio chiuderla qui per oggi, nel profondo di me stessa credo che questo incidente di gara abbia cambiato qualcosa tra me e Charles; sento che forse rimanere all'interno del team come sua migliore amica, compagna di squadra ma anche avversaria non sia più possibile.

Dovrò cercare di essere solo una di queste cose e non sarà facile, questo silenzio pesa più di un macigno e dato che non abbiamo più nulla da dirci, affermo:«Vai nel tuo motorhome e risposati, è stata una giornata lunga per entrambi»

Il pilota numero sedici esce dalla porta senza dire una parola e giuro di poterlo sentire sospirare, come per cacciare indietro delle lacrime.

Lacrime che scendono dai miei occhi perché sento che il nostro rapporto si è incrinato.

N/A
Ciao a tutti e a tutte!
Siete contenti della vittoria di Max di ieri? Io assolutamente sì! So che è da parecchio che non aggiorno e mi dispiace tanto. Cercherò di darmi un po' più da fare per portare avanti questa storia.
Grazie mille per i vostri continui voti a Collision, non avrei mai pensato di arrivare a questo traguardo.
Se vi è piaciuto questo capitolo, lasciate una stellina e qualche commento.
Ci vediamo al prossimo capitolo💕
-Lu

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top