Coffee number One

Scusate per eventuali errori di grammatica e/ o ortografia

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«Nel mondo esistono due tipi di persone:
Le persone rilassate, che prendono la vita con leggerezza e spensieratezza. Quelle che alla mattina si svegliano con i capelli perfetti, l'alito che sa di rose, le coperte già pronte per essere sistemate, il sole alto nel cielo e gli uccellini che cinguettano.
Nell'aria si può perfino sentire l'odore di un'ottima colazione, e soprattutto, niente grida.

Insomma: persone nelle pubblicità levatevi.

Quelle persone mai in ritardo e che se proprio lo sono alla fine si parano sempre il culo.
Quelle persone che bevono solamente acqua, alcolici o altro...ma una bella tazza di caffè no?
Che poi dai, il caffè è il nettare degli Dei! Come si fa a dire: "Eee ma è amaro!"...No, no, NO!

Che poi hanno i vestiti alla moda, l'orologio Rolex placcato di diamanti birmani, la felpa della Trasher, i pantaloni di Gucci eccetera. Ma poi...che musica ascoltano? "Yeah, yeah, wo, wo", sto sentendo Freddie Mercury rigirarsi nella tomba.
E adesso prendiamo il secondo gruppo: è l'esatto contrario!»

«Si, Rachel, bel discorso, ma io ti ho chiesto perché non hai fatto i compiti di inglese.» La prof mi guarda con un sopracciglio alzato mentre tutta la classe è girata verso di me con delle facce perplesse miste al divertito, sento anche delle risatine provenire dal fondo della classe.

«Oh, non ne avevo voglia.» Rispondo senza altri giri di parole.
«Portami il libretto.»
«Ma io...»
«Se inizi un altro discorso ti metto un'altra nota.»

Scendo dal banco e sbuffando porto il libretto alla prof.
«Posso dire solo una cosa?» Chiedo.
«Non ci provare neanche.»
Storgo la bocca, mi giro verso la classe, inspiro e parlo.

📝📝📝

«Perché ti ha messo quattro note?» Mi chiede la mia migliore amica, Victoria Vanguard, mentre sventola tra le mani il mio libretto scolastico.
«Ho parlato.»
«Aaaah...sei salita sul banco?»
Annuisco.
«E sulla cattedra?» Annuisco velocemente.

«Tu hai un problema con i discorsi.» Mi ripassa il libretto.
«Beh, anche tuo padre non scherza.» Dico riprendendo quel libricino giallo pieno di note per poi buttarlo nello zaino con 0 voglia di vivere.
«Lui è scusato perché lo fa per lavoro, tu lo fai proprio per Hobby.»
«Dettagli.»

«Oggi usciamo? Non ho nulla da studiare.» Mi chiede la rossa.
«Ecco, no, perché...perché ho da fare, scusami. Usciremo domani.» Dico grattandomi la testa.
«Come mai il lunedì, mercoledì e venerdì sei sempre impegnata?»
«Beh, studio, aiuto il club di tennis e scrivo con mia madre i suoi diversi slogan.»
«Ah giusto, quando è la prossima manifestazione?»
«Non lo so, intanto sta scrivendo qualche discorso e facendo qualche cartello qua e là.»
«Fammi sapere, adoro far parte delle sue manifestazioni.»
«Okey.»

La campanella suona segnando l'inizio di un'altra lezione.
«Ho letteratura giapponese ci vediamo dopo.» La rossa mi saluta con un cenno della testa e se ne va.
Penso che si sia capito che tutto quello che ho detto sono solamente delle scuse.

Diciamo che quello che devo fare realmente è un argomento molto delicato, rischioso se vogliamo esagerare, e che mette in gioco tutta la mia dignità e reputazione -anche se quest'ultima non esiste molto- se qualcuno dovesse venire a saperlo morirei dall'imbarazzo.

Okey, è la mia migliore amica e tutto il resto, ma come le spiego che lavoro in un Maid Cafè?

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Uno dei tanti svantaggi/ sfortune/ rompimento di coglioni nel lavorare in un Maid Cafè, non è il fatto di lavorare lì, è più vivere nell'ansia perché se qualcuno lo scoprisse la mia immagine da "dura" crollerebbe come un castello di carte.
La squadra di tennis non farebbe altro che prendermi in giro; anche il consiglio studentesco riderebbe di me e non mi prenderebbe più sul serio; e poi mia madre... le verrebbe un infarto!

Come si fa a dire ad una femminista convinta che la sua unica figlia lavora come Maid, che secondo lei è una delle fonti primarie in Giappone sullo sfruttamento delle donne e sulla disparità di sessi e che è frequentato solamente fa porci pervertiti in cerca di fanciulle stupidelle che non sanno farsi rispettare (tutte parole sue).

Per essere il più prudente possibile lavoro a due città di distanza e in treno ci metto quaranta minuti per arrivare; non è conosciuto come Bar caffè quindi la maggior parte dei miei compagni di scuola non dovrebbe conoscerlo.

All'inizio l'idea di lavorare come Maid non mi allettava molto, ma la paga e gli orari di lavoro coincidevano perfettamente con tutti i miei impegni e aspettative.

Muovo in avanti la porta del Maid Cafè: Cafè Rosie; il campanello sopra la porta suona segnando il mio arrivo.
«Oooooh ciao Rachel-chan!» Da dietro il bancone mi accoglie una voce squillante e acuta: la signora Rosie o Ros-chan (come ha detto lei di farsi chiamare).

Rosie è una donna di più o meno 30 anni, con dei ricci capelli marroni e gli occhi gialli, è nata e vissuta in Canada, ma si è trasferita in Giappone per inseguire il suo sogno nel cassetto: aprire un Maid Cafè.

«Le altre sono già arrivate e si stanno cambiando.» Dice interrompendo il mio monologo interiore sulla sua vita.
«Okey.» Oltrepasso il bancone e vado verso la stanza del personale.
«Io entro, non busso!» Spalanco la porta facendo produrre alle 4 ragazze che vi sono dentro degli urli di sorpresa.

«RACHEL!» Urla una ragazza dai capelli rossicci mentre si copre il reggiseno di pizzo nero con la propria maglietta.
Inizio a ridere scusandomi. «Scusa Nelly.»
Le altre tre ragazze mi salutano dopo aver tirato un sospiro di sollievo dato che si trattava di me e non dei ragazzi che lavorano qui.

In tutto siamo in 9 a lavorare qui: Io, Rosie, altre 4 ragazze e tre cuochi maschi.
«Come ti è andata scuola Rachel?» Mi chiede Camelia Trevis, una ragazza dai capelli lilla e gli occhi celesti, è molto timida e impacciata però alla maggior parte dei nostri clienti piace proprio per questo.
«Ho preso dinuovo 4 note.» Dico mentre mi sfilo i vestiti.

«Ancora?! Rachel non è normale sta cosa.» Mi rimprovera Silvia Woods, è una ragazza molto semplice con dei capelli castani molto scuri con qualche riflesso verde, idem per gli occhi.
Si gira verso di me e punta le mani sui propri fianchi. Una parola per descrivere Silvia? Mamma.

«Secondo me prende così tante note perche pensa ad altro...tipo ad un ragazzo.» Interviene Suzette Hartland, ha ma pelle olivastra con delle labbra carnose, capelli azzurri lunghi fin sotto al seno e occhi grigi, lei pensa solo ai ragazzi e non è una novità se li cambia come io cambio i calzini

«Guardate che lei ha in testa solamente i suoi cari discorsi filosofici.» Dice Nelly mentre sistema un fiocco nero tra i suoi capelli castani-rossi.
«Ei! Sono stupendi! I discorsi sono come una forma d'arte, riuscire ad incantare con le semplici parole le persone, è magnifico, liberatorio, stupe...»
«NON INIZIARE!» Mi urla Silvia nel mentre che salivo su una sedia.
Metto su il broncio mentre le altre iniziano a ridere.

«Coraggio, tra poco arriveranno i clienti. Al lavoro!» Dice Nelly aprendo la porta.
«Okey!» Le altre esultano alzando un pugno in aria e facendo svolazzare qua e là le gonne in pizzo nero e bianco.
«Ma il mio discorso era bello...» Mi lamento quasi piagnucolando.

Esco pure io raggiungendo le ragazze, ma non prima di passare dalla cucina.
«Ciao Pomodoro. Ciao Fiocco di Neve. Ciao Tulipano.» Saluto i tre ragazzi addetti alla cucina.
«Ei Rachel.» Mi saluta di rimando Xavier Foster, un bel ragazzo dalla pelle molto pallida, con capelli rossi e occhi verdi acqua.

«Yo.» Dice Bryce Whitingale non guardandomi minimamente troppo intento a tirare fuori alcuni ingredienti dal frigo. Lui lo possiamo semplicemente descrivere come un ragazzo Stra freddo dai capelli bianchi e gli occhi azzurro ghiaccio.
«Bryce, sei davvero caloroso.» Commento con sarcasmo.
«Grazie, faccio del mio meglio.» Mi concede un sorrisetto.

«Senti, Azzurra, ancora una volta che mi chiami tulipano ti arriva una padella in testa.» Claude Beacons mi guarda malissimo tenendo in mano una padella. Mi ha sempre chiamata Azzurra per i miei capelli.
«Ma non è colpa mia! Hai i capelli rossi e quella cosa in testa che assomiglia ad un tulipano! Che altro dovrebbe essere?!» Protesto.
«Te la butto lì...una fiamma, forse?» Ormai è da quando ci conosciamo che cerca di spacciare quel coso per una fiamma.
«Allora sistemala meglio perché le persone si confondono e basta.» E detto questo me ne vado mentre Claude mi manda a quel paese.

🍪🍪🍪

«Grazie a tutte per l'impegno.» Dice Rosie a fine giornata quando finalmente l'ultimo cliente se ne va e noi possiamo finalmente girare il cartello sulla porta con scritto "Chiuso".

Esco dalla stanza del personale con indosso i miei normali vestiti e sistemandomi lo zaino sulla spalla destra.
«Scusate, io devo scappare, il mio treno parte tra venti minuti e se non mi sbrigo lo perdo.» Dico velocemente.
«Ammetti che non vuoi pulire la sala.» Mi dice Bryce.
«Vallo a dire al mio treno che arriva in anticipo.» Rispondo mentre gli altri mi salutano.

Chiudo la porta alle mie spalle e inizio a camminare velocemente verso la stazione.
Sorrido pensando che Bryce mi ha sgamata in pieno, ma per fortuna il treno è veramente in anticipo.
Passo il mio abbonamento sullo scanner e passo le barre di sicurezza, scendo le scale per andare nel 2º vagone.

Il mio telefono emette un piccolo suono, segno che mi è arrivato un messaggio. Lo prendo dalla tasta e controllo il messaggio che mi è stato inviato da Victoria.
Accidentalmente dò una spallata ad una persona che stava salendo le scale.
Mi giro. «Oddio scusami, non stavo guardando.» Vorrei continuare a scusarmi ma le parole mi muoiono in gola.

Davanti a me c'è un ragazzo, è più altro di me (penso, è sopra agli scalini), ha dei lunghi capelli azzurri raccolti in una coda e un ciuffo gli copre l'occhio sinistro; gli occhi però sono coperti da degli occhiali da sole neri.
«Tranquilla.» Dice semplicemente e ricomincia a salire le scale con le mani in tasca.

«Sono le 19 di sera...perché indossava ancora gli occhiali?» Penso abbastanza confusa.
Non mi faccio altre domande e prendo il treno diretto a casa.

Mi chiudo la porta d'entrata alle spalle e mi tolgo le scarpe.
«SONO A CASA!» Urlo.
«CIAO RACHEL!» Mi urla di rimando mia madre dalla cucina, in questa casa si comunica solo urlando.

Mi affaccio alla porta della cucina e vedo mia madre seduta mentre è intenta a scrivere qualcosa su un grosso foglio.
«Un altro cartellone?» Le chiedo.
«Si, la prossima manifestazione sarà sabato prossimo e io devo essere preparatissima!» Dice mia madre sventolando il pugno in aria.

Oltre ad essere una femminista convinta è pure un'attivista che prende a cuore tutte le cause che riguardano: l'ambiente, gli esperimenti sugli animali e le donne.
Mi ha sempre portato con se durante le manifestazioni, è lì che sono entrata in stretto contatto con i discorsi.

«Come è andato tennis?» Mi chiede.
«Eh?»
«Il club di tennis, oggi non dovevi essere lì?» Mi guarda confusa mentre inarca un sopracciglio.
«Ah si! È andata bene.» Dico velocemente.
«Hai vinto?»
«Mamma sono solo degli allenamenti.»
«Non importa! Devi far valere la tua forza di donna primeggiando su quei maschi.»
Sospiro e annuisco.

«Vado a farmi il bagno, cosa c'è per cena?» Chiedo.
«Ho ordinato qualcosa su Just Eat, il pollo fritto dovrebbe arrivare tra poco.»
Lei non cucina, ordiniamo quasi sempre a domicilio e la maggior parte delle volte non sono cose molto salutari, infatti mia madre è un po' in sovrappeso. Io, al contrario, mi tengo in forma giocando a tennis e camminando ogni volta per andare al Maid Cafè.

Non dico niente e salgo le scale fino in camera mia, lancio lo zaino da qualche parte e mi distendo a peso morto sul letto.
«Fino a quando riuscirò a resistere?»


Eiiii,
Ecco il primo capitolo di COFFEE, questo è per lo più un prologo dove vediamo la vita di Rachel in grandi linee e le persone che la circondano.
Onestamente non so che dire, spero che il capitolo vi siamo piaciuto, commentate e lasciate una stellina💕💫

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