Sauvée
Aelita
La custode fa un lungo sospiro, prima di sistemarsi sulla poltrona, lo sguardo basso.
-D'altronde hai ragione- inizia a parlare con tono affranto. - Che bisogno c'è di continuare a fingere? Tingere i capelli e procurarmi altri documenti non è bastato, ho dovuto mascherare la mia identità agli occhi di tutti, ma il sangue non mente. Hai la stessa intelligenza di tuo padre... siediti pure, la mia storia non è poi cosí corta.
Mi fa cenno di andare di fronte a lei, e io obbedisco.
-Come già saprai, a rapirmi vent'anni fa è stata la Green Phoenix. Ma quello che nesuno, nemmeno tu e Waldo, quello che nessuno sapeva, era il mio stato: ero incinta. Ve l'avrei detto in quegli stessi giorni, se non fosse successo quel che è successo- dice con tono nostalgico.
-Ma Therese non può essere mia sorella- constato. - O avrebbe ventun'anni.
-Anche tu dovresti averne ventiquattro, Aelita- mi fa notare. - E io ne avrei già compiuti cinquanta, se...
-Se non foste state bloccate in un supercomputer- sussurro spiazzata.
-Precisamente. Hanno aspettato che la bambina nascesse e mi hanno spedita lí con lei. Eravamo piú che altro ostaggi, saremmo state usate nel caso in cui avessero rintracciato tuo padre dopo la sua fuga, ma come sai questo è accaduto solo dieci anni dopo e tuo padre ha fatto perdere ogni traccia sia sua che tua. Quando mi hanno fatta tornare sulla Terra, mi hanno riferito che era sparito totalmente dalla circolazione. Lo hanno dato per morto, vi hanno dati per morti. Non servivamo piú. Ma mia figlia era ancora lí dentro, e ho chiesto il perché: mi hanno detto che avrebbero potuto liberarmi, darmi una vita normale, però ad un prezzo: dovevo lasciare che le immettessero nella memoria il codice Phoenix, e portarla il piú lontano possibile, spostarmi spesso, in modo da non essere rintracciabile per eventuali nemici a cui fosse servita.
Quando termina di dire questa frase ha ormai la faccia inondata di lacrime.
- Mi hanno anche imposto di contattarli per dare notizie sulla posizione della loro arma. Perciò, ho ideato la copertura della custode, e ho usato come nome il mio anagramma. Non ho mai avuto molta fantasia. Credevo che foste entrambi morti, volevo ricominciare da capo... non ho proprio pensato che ti trovassi qui, quando ti ho vista sulle scale con Therese quel giorno, mi è sembrato un miraggio...
Forse dopo aver sentito come ha passato gli ultimi due decenni mia madre dovrei avere una marea di domande personali da farle. Ma, mezza pietrificata, dalla bocca riesco a far uscire solo questo:
-Che ci facevi al supercomputer in fabbrica?
Evidentemente, dalla sua faccia non si aspettava nemmeno lei una simile domanda in questo momento.
-Avrai già dedotto che è stata Therese a parlarmene e a portarmici. Volevo solo vedere se aveste qualche informazione su Waldo, visto che tu eri viva. Ma dopo un po' quel tuo amico, Jeremy, mi ha beccata- confessa. - Già per violare il primo firewall che ha creato ho fatto una grossa fatica! Sai, mi ricorda molto tuo padre, per certi aspetti.
La donna sorride, ma io non dimentico il motivo per cui sono qui:
-Mamma- dopo tanto tempo, pronunciare questa parola mi sembra strano. - Devi lasciarmi portare Therese al settore vulcano. È importante.
Purtroppo, la risposta non è quella che speravo:
-Mi spiace, Aelita, ma non posso. Ho giurato a me stessa che almeno lei avrebbe dovuto rimanere fuori da tutto questo.
-Tu non capisci! Se non disattiva la torre in fretta, papà non resisterà molto.
Mi guarda spiazzata:
-Lui è... vivo?
-Ancora per poco, se non permetti a mia sorella di aiutarci.
Lei fissa lo sguardo su un punto indefinito, per non so quanti minuti.
-E va bene- acconsente infine. - Ma che sia l'ultima volta che sento parlare di queste cose. Mi spiace che tu abbia dovuto vivere in questo modo, ma non vorrei costringere Therese allo stesso destino.
Jeremy
Questa non doveva farmela!
Aelita è la persona piú importante che ci sia per me, ma stavolta ha passato il limite.
Lei se ne va chissà dove e lascia me con Hopper!
Odd mi direbbe che sembro una moglie isterica che si lamenta perché deve fare tutto lei, ma davvero non ho idea di come gestire la cosa.
Mi guardo intorno: vicino all'isolotto galleggiante dove siamo attualmente non si vedono mostri ma, conoscendo XANA, credo che la pace durerà ben poco.
-Jeremy?- sento a un certo punto.
-Ah, ti sei degnata di tornare!- sbuffo. - Potevi anche evitare, la situazione è stabile!
Non mi sognerei mai e poi mai di essere arrabbiato con Aelita, ma voglio fargliela pagare almeno un po'.
-Ah, davvero? Quindi, non ti importa se sono tornata col codice Phoenix?
Spalanco la bocca a tal punto che ci entrerebbe un Hornet.
-Stai... stai dicendo sul serio?
-Ma no, per finta! Certo! La virtualizzo nel settore vulcano e chiedo ad Odd di accompagnarla!
-Perché parli al femminile?
-Ti spiegherò quando questa storia sarà finita! Trasferimento! Scanner! Virtualizzazione!
Qualcosa nel frattempo mi colpisce il braccio: Mante volanti.
William
Jeremy ha appena fatto in tempo a darmi un paio di indicazioni, che si è volatilizzato, lasciandomi solo. Ah, ma che vuoi che sia, in fondo sono solo nel quartier generale di un'organizzazione votata al terrorismo che si è alleata con un'intelligenza artificiale di straordinaria potenza a cui sto enormemente sul cazzo. Cose da nulla, Belpois.
Attraverso ancora un paio di corridoi seguendo l'istinto, quando sento dei passi: corro a nascondermi dietro la prima porta che trovo.
-Terence...- mormora una voce fin troppo conosciuta.
-Che vuoi, Drake?- sospira l'altro esasperato.
Ma non hanno altri scienziati?
-Secondo te quei mocciosi si sono bevuti la storia dello spettro?
-L'ultima volta che ho ricevuto notizie da XANA, ieri, non diceva nulla di negativo. Cavoli- ride, una risata stridula e acida. - Sono proprio degli allocchi, se in settimane non notano nulla!
-Già!- si unisce al coro di risa, con un verso piú gutturale del compagno.
-Ad ogni modo, che cosa ne facciamo di quella vera, di ragazzina?
-La stronzetta è sveglia, e da quel che XANA mi ha detto, prima di cominciare a combattere nel mondo virtuale aiutava quel Jeremy, al supercomputer. È ferrata in informatica, matematica... potremmo obbligarla ad aiutarci in qualcosa, dopo averle dato alcune nozioni.
Alla parola stronzetta devo trattenermi per non uscire dal mio nascondiglio e gonfiarli a suon di mazzate, ma non so quale santo mi trattiene. Un altro pensiero mi si insinua invece nella mente man mano che la conversazione prosegue.
Giuro su me stesso che la porterò fuori da qui.
Sento il rumore dei passi di quei due idioti che si fa sempre piú ovattato, fino a svanire del tutto, e apro silenziosamente la porta, strisciando fuori dalla stanza. Rifletto un attimo e deduco che se stavano parlando di Laura, evidentemente lei si trova nella direzione dalla quale loro sono venuti. Il problema è solo uno: lungo il corridoio ci sono circa dieci o dodici porte, e ad occhio e croce mi rimangono cinque minuti. Mi toccherà anche infilzare la vera Laura, poiché Jeremy mi ha spiegato che Hopper può riteletrasportare solo me, dato che per evitare che ci accorgessimo dello "scherzo", gli scienziati della Green Phoenix hanno utilizzato non so come il loro supercomputer per tenerla qui.
Tre settimane... piú ci penso, piú impallidisco al solo pensiero di quanto può esserle capitato in questo lasso di tempo, l'unica cosa che mi conforta è che quei due inetti mi abbiano fatto capire che è ancora viva.
Apro la prima porta: archivio. Ma quanti cazzo di archivi hanno qui?
Dalla seconda alla quinta sono tutte stanze differenti, ma nessuna contiene quel che cerco. La sesta, invece, non si apre proprio. Le mie speranze muoiono gradualmente man mano che continuo a controllare cosa ci sia dopo le porte seguenti.
Settima, altro archivio. Ottava... gabinetto? Nona, una camera con plastici degli obbiettivi principali (non evito di distruggerne un paio).
Alla decima porta, ho il cuore che batte cosí forte da poter essere udito a due metri, credo. Abbasso la maniglia tremante...
Archivio.
Merda.
-No, no, no...- mi prendo la testa tra le mani- E ora come faccio?!
Mi rimarranno tre minuti, accidenti!
Il corridoio si interrompe bruscamente con una parete.
Ma se ho controllato tutte le stanze allora...
Un momento.
Tu non hai affatto controllato TUTTE le stanze, Dunbar.
Con uno scatto fulmineo, mi dirigo verso la sesta, quella che non si apriva. Dò una botta con la spalla, ma nulla, allora noto un tastierino attaccato al muro lí accanto, a destra.
Sulla faccia mi spunta un ghigno, sadico e rabbioso.
Rammento quello che, da un racconto di Aelita, spunta sull'interfaccia delle torri quando le disattiva:
-William- dico- Codice pigliatelo in culo!
Spacco il tastierino con la spada, dopodiché riprovo a sfondare la porta: stavolta mi riesce piuttosto facile. Vengo accolto da una penombra che sarebbe buio pesto, se non ci fosse la luce del corridoio principale.
Luce che mi fa distinguere a stento i tratti di lei, distesa prona su un pavimento spoglio, in una stanza altrettanto squallida.
-Laura!- grido correndole vicino e inginocchiandomi- Laura, stai bene?!
La scuoto mezzo minuto buono prima di ottebere come risposta un gemito strozzato. Poi strizza gli occhi, e li strabuzza infine quando vede che le sono accanto.
-William?- mormora confusa.
La abbraccio:
-Sta' tranquilla- le sussurro dolcemente - Si torna a casa.
Quale codice preferite? Aelita, Therese... o il nostro Willy?
Beh, la zia si volatilizza!
Kincha007
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