Talking
-Dimmi che sai capirci qualcosa.
Steve porge a Niels un foglietto spiegazzato e dall'aria piuttosto vecchia, facendolo scivolare sul tavolo della mensa. Questo lo afferra, non tardando a notare una cosa che lo sorprende non poco: la mano dell'amico trema. E non del solito tremore provocato solitamente dal corpo in maniera spontanea.
Quando è arrivato a scuola la mattina hanno notato tutti che aveva l'aria strana: non ha parlato per tutte e cinque le ore mattutine, nemmeno mezza parola. Gli occhi grigi, di solito sempre rivolti con attenzione verso il prof di turno, sono stati tenuti bassi.
Niels esamina quanto scritto sul pezzo di carta, aggrottando le sopracciglia:
-Beh, sono codici binari.
-Fin qui ci arrivavo anche io- Tom e Marlene parlano contemporaneamente, per poi guardarsi e ridacchiare. Il moro li zittisce:
-Ragazzi, vi prego. Steve, dove li hai trovati intanto?
-In camera di mio padre, ieri. Erano ben nascosti.
Tutti ammutoliscono per qualche secondo, fissandolo. Niels stesso ci mette un po' prima di decidersi a schiarirsi la voce e ricominciare, di certo non nel modo migliore, il discorso:
-Sfortunatamente su due piedi non so dirti nulla; l'unico in grado di farlo, del resto, sarebbe mio zio.
-O mia madre- riprende a parlare la bionda, stavolta con tono serio. - Non potrebbe essere?
-In effetti sì, non ci avevo pensato. Ma la situazione è la stessa: non potremmo mostrare a nessuno dei due questi codici, non se a nasconderli può essere stata Laura. Finché non ne sappiamo qualcosa in più, dovremo rimanere zitti, altrimenti rischiamo di mandare al diavolo il nostro segreto.
-Concordo- annuisce Astra. - Non dobbiamo assolutamente farlo, soprattutto visto lo stato di mia madre.
-Ma puoi scoprire qualcosa da solo, Niels? Con una scansione o altro, magari, potresti?- ripete Steve.
Di nuovo, a Niels fa uno strano effetto sentire la voce dell'amico così insicura.
-Ho un programmino, ma trattandosi quasi certamente di files elaboratissimi non so a quanto possa essermi utile. Mi spiace- si scusa.
-Non fa niente.
-Se dovessi mai avere qualcosa di meglio con cui lavorare prometto che farò un tentativo- aggiunge poi, tentando di riparare
- Si può anche provare a cercare qualcosa nel settore 5 o...
-No, sul serio, non preoccuparti. Per quanto ne sappiamo, potrebbe essere una sequenza servita per un lavoro sviluppato anni fa, magari ha perso ogni valore. Non c'è bisogno di anteporlo alla missione contro XANA... può aspettare.
Detto questo, Steve si alza e lascia il refettorio, senza nemmeno aver toccato cibo.
Dopo, nessuno, eccetto Marlene, sfiora più le pietanze nel piatto per un po' di tempo. È proprio lei, rassegnata, a riaprire bocca.
-Vi prego, non ce la faccio. Qualcuno tiri fuori un qualsiasi argomento.
-Hai scoperto qualcosa utile contro XANA?- Nessuno bada al fatto che quella è la prima frase di Erik da quando sono seduti al tavolo. Niels si sente quasi sollevato per avergli dato la possibilità di un così rapido cambio di tema:
-No, purtroppo. Ma ci sto lavorando, anche fino a tardi a volte.
-A quanto pare è un vizio di famiglia...- commenta Astra.
-Come?
-Eh? No, niente. Pensavo a mio padre... è più di un mese che quasi non esce dallo studio per un lavoro su chissà cosa. Ma non è nulla che possa importarvi.
-Eppure mia madre mi sembra occupata come al solito, se non di meno- osserva la bionda.
-Gli ho detto anche questo, ma mi ha risposto che Marthine ha fatto la sua parte da tempo e che ora è compito solo suo lavorarci. Mi preoccupa di più il fatto che mia madre ne possa risentire, o che in caso di bisogno lui non si accorga di nulla... ma anche lui mi inquieta.
-Probabilmente è uno di quei casi di progetti che ti capitano sotto mano una volta ogni decennio, vedrai- dice Amy.
-Lo spero...
Nessuno stavolta riesce però a rompere di nuovo il silenzio. Niels allora si alza, sistema il vassoio e si avvia verso la porta.
-Dove vai?- domanda Tom.
-In camera mia. Perlomeno, visto che non abbiamo lezioni pomeridiane, mi renderò utile.
Già, rendersi utile.
Peccato che avrebbe dovuto farlo da molto e ancora non ci sia riuscito. Non si è reso utile scoprendo il significato della canzone di Franz Hopper, riflette mentre attraversa il cortile. Non si è reso utile trovando altri indizi sul settore cristallo, la Green Phoenix o un programma per distruggere XANA. È stato Steve a capire che per Astra serviva un antivirus.
Niels apre la porta della sua stanza e si butta sul letto, fissando il soffitto.
Gira poi la testa, adocchiando il computer sulla scrivania. No, non può lasciarsi abbattere così, non sarebbe da lui.
Però, anche se vuole davvero fare qualcosa, non sa da dove iniziare. Non sa da dove cercare, non ha un indizio, qualcosa di utile da cui partire; sono settimane che lo stesso XANA non si lascia dietro la minima traccia.
Hanno provato a esplorare un'altra volta il settore cristallo, ma ci hanno guadagnato solo un'accoglienza a base di laser e raggi ghiacciati provenienti da otto Block. Non c'è la minima informazione su cui basarsi per compiere una ricerca, in sostanza.
-E tu saresti quello che passa anche la notte al computer! Ma se stai dormendo già da adesso.
La voce della persona sulla porta lo fa sussultare leggermente. Chiude gli occhi.
-Fai con comodo, Marlene, mi raccomando...
-Oh, andiamo, non ti stavi mica cambiando o facendo roba simile.
-Ma che...- Niels avvampa. Quella ragazza è più diretta del peggior maschiaccio, a volte. - E sentiamo, se avessi aperto la porta in quel momento?
La biondina fa spallucce e risponde con tono ovvio:
-Mi sarei girata. E poi sei il mio migliore amico. Da piccoli avrò visto te, Erik e mio fratello mezzi svestiti un migliaio di volte.
-Da piccoli, appunto.- borbotta lui.
-Beh, in altezza non c'è molta differenza.
-Ma se sono alto cinque centimetri in più di te!
-In questo caso siamo entrambi dei nani, suppongo.
-Non esageriamo. Dai, io sono alto un metro e sessantotto.
-Appunto! Al confronto io sono un tappo di bottiglia.
-Amy è alta quanto te.
-Amy compensa in bell'aspetto- sbuffa lei, fingendosi annoiata e buttandosi sul letto.
Niels vorrebbe dirle che anche lei è bella. E non sarebbe un complimento falso: pur non avendo esattamente molta grazia nei comportamenti, i lineamenti di Marthine danno al suo volto un aspetto decisamente più che carino; ma anche se così non fosse, lui glielo direbbe comunque. Da quel che ricorda, l'ha sempre giudicata cosí.
Sta per parlare, quando è lei a interrompere per la seconda volta in quel giorno una conversazione:
-A proposito, indovina dov'è andata?
Niels sospira. Addio complimento.
Però, tutto sommato è disposto a rinunciarci se è per farle dire quel che ha detto.
-Io un' idea ce l'avrei. Ma credo che la sua sia stata alquanto avventata in questo momento.
***** *****
-Se vuoi dire qualcosa ti conviene farlo, visto che sei qui da dieci minuti.
In realtà Steve non ha alcuna voglia di ascoltare Amy in questo momento, e sente che non ne avrà per un bel po'.
-Pensavo volessi essere tu a parlare.
-Ma perché tutti credono che quando uno sta male la soluzione sia quella di raccontare i propri pensieri allo strizzacervelli di turno?
-Con me lo è- insiste questa.
Il ragazzo sbuffa, arrendendosi seppur di controvoglia.
-Puoi anche sederti qui, non mordo.
Amy si sposta, raggiungendolo sulla cavità della solita colonna in cortile.
-Potrebbe farti bene.- Steve non la lascia nemmeno terminare la frase.
-Era di mia madre, quel foglietto era il suo. È stata lei a incorniciare quella foto, lo ricordo... e per un attimo, ho creduto di avere qualche speranza di ritrovarla. Contenta?
-Magari non è tutto perduto. Niels potrebbe trovare...
-Niels deve pensare solo a cercare un'arma contro XANA, e fuori da questa storia ha una vita. E anche io ho la mia, che devo accettare.
-Accettare una cosa non vuol dire per forza non volere che cambi.
Steve fissa i suoi grandi occhi scuri, prima di alzare i propri verso il cielo plumbeo:
-Nessuno ha mai detto che non lo voglia. Ma come hai visto oggi, le mie possibilità sono nulle.
-Minime- lo corregge.
-Ma pressoché pari a zero.
-Quei codici non mi sembrano avere un valore cosí basso, Steve.
-Sí. Perlomeno non finché resteranno codici, per l'appunto. Ma va bene; sono quattro anni che aspetto, posso continuare.
-E... continui sempre a sperarci?- quest'ultima domanda è un sussurro.
-Vuoi che sia sincero? Sí. Sfortunatamente, l'eccessivo ottimismo è una mia caratteristica anche se non lo manifesto. Visto che mio padre si è ridotto a un fantasma, perdendolo, comincio quasi a chiedermi quale delle due cose sia la peggiore.
Amy abbassa per una frazione di secondo lo sguardo, esitante:
-È meglio che non ti chieda come sta lui, vero?
-Direi che non è il caso.
-È per la mamma. Era il suo migliore amico. Ma suppongo sia ancor piú inopportuno che lo sappia lei.
Steve non sa che altro dire. Non si è arrischiato a parlare di William non perché avrebbe fatto star male Amy e Yumi, ma perché è sicuro che finirebbe per insultarlo alla prima occasione, se ricordasse a sé stesso che razza di padre codardo abbia.
-Era anche per questo che non volevo parlare- ammette infine.
-Tuo padre?
-Mio padre, mia sorella, me. Sapere cosa siamo ora è...- non trova le parole.
-Fa male.
Annuisce.
-A papà succedeva la stessa cosa con mio nonno, sai? Però gli bastava sfogarsi con Odd per farsi passare tutto. Soprattutto all'università, quando ha annunciato di voler sposare mia madre. Anche con me è lo stesso. Per questo ho pensato che con te fosse...
-Stern, ti ho sempre detto che pensi troppo a quello che fai- vorrebbe non apparire freddo, ma modellare il tono gli risulta impossibile. È addirittura tenta di chiudere lí la conversazione, ma si sentirebbe in colpa visto che Amy ha deciso di venirlo a cercare in una situazione cosí difficile solo per alleviare il suo peso. Sorprendendosi da solo, Steve si accorge che in parte ci è anche riuscita.
-Però grazie, in effetti è servito.
-Per gli amici questo ed altro- la mora sorride dolcemente, con i profondi occhi scuri che trasmettono al ragazzo un inaspettato senso di calma; proprio quello di cui in questo momento ha bisogno.
Amy si appoggia con la testa alla sua spalla, e lui la lascia fare mentre piega impercettibilmente la sua, arrivando a farle toccare.
Rimangono in silenzio per un tempo che Steve definirebbe qualche minuto, finché il cellulare di lei non vibra.
-Oh, devo andare. Mia madre deve dare un passaggio a Tom e Marlene, dobbiamo avviarci prima.
Lui annuisce, salutandola con un cenno mentre la osserva andar via, la chioma corvina mossa dal vento.
Sí, so che non avrei dovuto aggiornare ma è saltato un compito *coriandoli*. E sí, amo far friendzonare i miei personaggi, uccidetemi se volete.
Comuuuuunque... dopo questa serie di capitoli nel mondo reale mi sto sfregando le mani perché sto per scrivere il mio secondo avvenimento preferito, ma non anticipo nulla se non che sarà tra un paio di capitoli perché so che a voi non importerà giustamente un accidente.
Así que me voy a fare i miei merdosi e inutili compiti di matematica.
*alza tre dita e fischia*
Kincha007
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