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N.B.: lo dico ora così non mi linciate, il capitolo fa lievemente schifo e mi scuso in anticipo. Avrei voluto scrivere in questo avviso che fa schifo a metà, perchè volevo scrivere il pezzo migliore, ma poi ho deciso di spezzarlo in due e tornare con qualcosa di seriamente decente. Quando ho scritto ieri sera avrei preferito scrivere una parte dinamica, ma questa era necessaria, anche se non l'ho fatto proprio al meglio. Come spiego attraverso Danielle, non amo descrivere le scenette commoventi. Spero non vomitiate😂,
Kincha

L'atmosfera che si respira è completamente diversa da quella della festicciola da quattro soldi di pochi giorni fa. Il Rêve, miglior locale della zona, non si è risparmiato: sembra che ogni centesimo ricavato dalle donazioni degli sponsor sia stato speso in luci ed effetti abbaglianti, che aiutati dalla struttura quasi interamente in vetro trasparente della discoteca.

Il rimbombare della musica giunge senza problemi fuori da essa, facendo martellare il cuore di Danielle. Non vede l'ora di entrare e poter smettere di battere i denti per il freddo; stranamente è la prima volta che preferirebbe starsene sdraiata sul divano, avvolta da un terribile ma caldo maglione colorato e con una tazza di ipercalorica cioccolata calda fra le mani invece che a una festa ad adocchiare ragazzi. L'unica cosa che le ha fatto alzare il sedere dal suddetto divano, oltre alle storie fatte da sua madre, è stato il fatto di aver pagato il biglietto.

Tentando di non camminare sulla nave e bagnarsi i piedi, coperti solo da calze trasparenti, avanza lungo il viale che conduce all'ingresso del Rêve a passo svelto, facendosi strada tra altri ragazzi in smoking e compagne vestite elegantemente. In realtà, il motivo che le fa desiderare di non essere lì oltre alla pigrizia è la curiosità: per caso ha sentito Erik ieri, volendo assicurarsi che alla fine la situazione a cui ha assistito a capodanno si fosse risolta. L'amico le ha detto che ci stanno lavorando, ma anche se Danielle ha capito che voleva mantenere riservatezza sulla questione, alla fine l'ha spuntata: il ragazzo le ha detto di ciò che sta per accadere stasera. Anche se sa che sarebbe di poco aiuto, a un veglione si sente totalmente inutile.

Consegna il biglietto al ragazzo davanti alla porta e riceve in cambio un braccialetto color verde fluorescente e un ticket per un drink gratis. Non ha mai amato bere, in realtà: preferisce ricordare ogni dettaglio succoso delle serate che trascorre alle feste in piena lucidità. Lo regalerà a qualche suo amico per far sì che si rincitrullisca completamente e recuperi la capacità di intendere e di volere nei bagni del locale, dopo aver vomitato anche gli organi interni. Dubita che quella di bere gratis a un veglione scolastico sia stata un'idea di Nickie, conoscendola, ma chiunque l'abbia chiesto, i proprietari del locale non devono aver badato a cose come il buonsenso.

Nickie. Non si aspetta di trovare sua sorella alla festa, dopo quel che hanno passato appena quattro giorni fa, dopotutto. Sarà come ogni altro veglione, si riunirà alla sua combriccola e ballerà come un'idiota per tre o quattro ore, tornerà a casa alle tre del mattino e dormirà fino all'una senza aspettarsi di trovare un pasto decente in cucina il giorno dopo. Entra in discoteca, i timpani che già soffrono nonostante sia ancora abbastanza lontana dalla postazione del dj. Da lontano intravede Françoise e Sarah parlare con i ragazzi. Sta per raggiungerle, quando vede qualcun altro, più o meno nella stessa zona.

Tutti e tre in smoking neri come la notte e camicia bianca, Erik, Tom della Robbia e un ragazzo che le sembra si chiami Steve sono appoggiati alla parete in fondo al locale. Accanto a loro ci sono quelle che devono essere le sorelle di Tom e Erik, di cui ora non ricorda il nome, e la ragazza che ha trovato in lacrime in fabbrica, Astra. Indossano dei vestiti, ma nulla di esagerato; sapendo che dovranno sparire dalla circolazione in un'oretta, Danielle non si sorprende. È indecisa. Che accadrebbe se si avvicinasse? Ha sempre giudicato i ragazzini della troisième poco più di bambini, a giudicare da come si comportano, eppure dopo quello a cui ha assistito non sa se possa più permettersi un simile pensiero. Hanno salvato sua sorella in punto di morte, oltre a viaggiare in quella sottospecie di mondo virtuale senza aiuto praticamente ogni giorno.

Una mano le si posa sulla spalla e Danielle sobbalza, girandosi per lo spavento. Sua sorella la sta guardando con un sopracciglio inarcato, ma sorride.

- Ciao - la saluta.

- Ciao - ripete lei. - Non mi aspettavo venissi.

L'altra rotea gli occhi:

- Dopo tutta la fatica fatta ad organizzare qualcosa di decente? Neanche a parlarne!

Danielle sorride. Da quanto tempo non parlavano così?

- E' una bella festa, anche se non conosco il dj, avete fatto un buon lavoro. Ma stai bene?

- Sì. Mai stata meglio, perché? - Il tono di Nickie la ferisce. È quasi come se stesse dicendo "Che ragione avresti di chiedermelo?" e sa di non essersi comportata benissimo con lei, ma questo non se lo merita.

- Perché mi sono spaventata a morte l'altra sera, ecco perché. Non ne ho il diritto? Ho rischiato di perdere mia sorella.

- Sì... - Nickie scrolla le spalle.-  Naturalmente. Mi spiace anche molto di averti fatta preoccupare così, Danielle.

Lei alza un sopracciglio: dispiacersi? "Ehi, mi spiace che un pazzo schizofrenico mi abbia sparato" suona abbastanza pietosa come cosa da dire. Che colpa ne ha se quel tipo ha premuto il grilletto? Tuttavia, capisce cosa la sorella voglia dire; annuisce. È certa che anche lei abbia compreso ciò che intendeva, sebbene si sia limitata a pronunciare quelle poche parole di botto. Danielle è un essere umano, e sebbene possa esserne un pessimo esempio a volte, non è senza cuore. Chiunque proverebbe qualcosa davanti a una persona a cui sparano, figurarsi la sua gemella. Non ritiene che ci sia bisogno di uno sproloquio per darlo a vedere, né ha voglia di fare la sdolcinata. La imbarazza. 
E a proposito di imbarazzo, qualcuno qui sta fissando una certa persona...

- Lo hai fatto per lui, dopotutto...

- Eh?

- Erik finirà per bucarsi se continui a fissarlo così intensamente, sorellina.  - Si sta creando la scappatoia più facile da una smielata ed evitabilissima scenetta tra sorelle ritrovate, è vero. Eccolo, il pessimo esempio di essere umano.

- Ah, ma che dici...  e poi, anche tu li stai osservando da un sacco di tempo.

- Sì, ma per ragioni diverse - Danielle sorride e alza gli occhi al cielo con fare innocente. La sorella sbuffa, poi di botto l'afferra per il polso.

- E allora andiamo, se proprio vuoi!

- Cosa? No, ferma, non sappiamo se... Nickie! - È la sua vendetta, ne è certa, ma diamine, ci sono mille modi per farlo! Probabilmente i ragazzi le scambieranno per due complete idiote.
- E poi, come diavolo sai se faranno qualcosa?

- Oh, ma per favore!

Sospira. Si rassegna al suo infausto destino e al fatto che sta per essere scambiata per una completa idiota da dei mocciosi della troisième, attraversando il locale strapieno a grandi falcate senza che la sua gemella le lasci altra scelta. Una morsa le stringe lo stomaco: probabilmente imbarazzo. È quando questa diventa quasi mal di pancia che si accorge di essere davanti a Erik  compagnia.

- Beh... buonasera. - Datti un contegno o non azzardarti a tornare al cospetto di tua madre, Pichon. Se fai la figura dell'imbecille, dubito che assolverà l'obbligo di sfamare un fallimento ancora per molto.

- Danielle! - Astra avanza verso di lei incuriosita, nel suo vestitino bianco e rosa, intonato ai capelli. Anche con i tacchi non è molto alta, ma supera di gran lunga la sua amica bionda. Quella ragazza dovrebbe decisamente farsi crescere un po' i capelli, pensa, osservando i corti ricci biondi sfiorarle appena il collo. Poco femminile, anche se non ci sta male.

Pensa a qualcosa di decente da dire, muoviti.

Sta per chiederle come stia, vista la situazione in cui l'ha trovata in fabbrica a Capodanno, ma la rosa apre di nuovo bocca al posto suo:

- E Nickie, mi fa piacere vedere che stai bene!

Segue un circolo di ringraziamenti e domande varie quali "come va ora?", "tutto ok?" e affermazioni varie. Danielle si spazientisce facilmente. Vuole sapere cosa accadrà, se le permetteranno anche solo di assistere un'altra volta a quel che si svolgerà in fabbrica. L'ultima volta, nonostante le condizioni critiche di sua sorella, è stato talmente sorprendente e quasi surreale che a stento è riuscita a crederlo vero, e pagherebbe pur di riuscire di nuovo ad ammirare quel laboratorio degno del miglior romanzo o film fantascientifico, il computer a quattro schermi e i tubi... quei tubi metallici in cui Nickie è letteralmente sparita per poi ritornare tra di loro da dovunque sia stata sana come un pesce, senza alcun segno del proiettile che le aveva perforato l'addome pochi minuti prima. Forse vuole solo sentire di non far parte della sua solita e noiosa dimensione di feste e pettegolezzi, perché quella di coloro che generalmente considererebbe solo dei mocciosi le sembra ben più grande, imponente... importante. Vuole sentirsi importante... magari esserlo. È proprio questo che la porta a scuotere lievemente il braccio di Erik per prenderlo da parte: la imbarazza farlo davanti a tutti e non vuole farlo passare per uno con la bocca larga, ma ancor più desidera sapere.
Con una scusa, si allontana con lui di pochi passi, la musica forte che copre le sue parole quanto basta perché gli amici non sentano.

- Allora? - dice. - Cosa farete? - Il castano sussulta leggermente. Si schiarisce la voce, prima di risponderle.

- Dobbiamo andarcene tra una decina di minuti, a piccoli gruppi. Per la fabbrica ci vogliono cinque minuti, ma a mezzanotte ne mancano quaranta.

- E per ogni evenienza Astra deve essere là - conclude lei. Quasi sorpreso, Erik annuisce.
- Ehi, non sono poi così idiota da non arrivarci - lo canzona.

- No, no! Solo, mi meraviglio che le nostre vicende ti preoccupino tanto.

- Avete salvato mia sorella, sarebbe morta senza di voi. Vi sarò sempre grata per questo e... devo ammettere che mi incuriosisce ciò che fate. - Quest'ultima frase la insinua a mo' di complimento, guardandolo negli occhi e ammiccando, socchiudendo poi le labbra. Vai, vai, vai. Pichon uno, figure di merda zero. Se continua a recuperare la sua sicurezza e il fascino così, sono a cavallo.

- FI-fidati, da vicino non è poi così entusiasmante... - borbotta il suo amico. - Lyoko non è il luogo ideale per le vacanze di famiglia. - A Danielle si illuminano gli occhi come se avesse appena scoperto una miniera di diamanti. Senza saperlo, Erik le ha praticamente spianato la strada.

- È così difficile combattere là? - Domanda, stavolta fingendosi un po' ingenua.

- In gruppo ce la caviamo, ma generalmente non riusciamo mai ad andarci tutti. - Poveri, piccoli ragazzi. Tutti soli in quel postaccio, avrete sicuramente bisogno di una mano...

- Oh, capisco. Dev'essere davvero sfiancante, da quanto mi hai raccontato. - Aspetta ancora un paio di secondi prima di sferrare la sua mossa, per far credere che ciò che sta per dire le sia venuto in mente per caso. - Sicuri che non vi serva una mano?

-Danielle, non credo che tu comprenda i rischi di ciò che...

- È una cosa che voi riuscite a fare da mesi, però, da come mi hai detto - gli ricorda.

- Sì, ma fidati, preferiremmo impiegare quel tempo in tutt'altro modo. Uccidere Kankrelat non è quello a cui uno aspira nella vita. - Diamine, è per il loro bene che gli sta offrendo aiuto in fondo, potrebbe anche essere più ragionevole! Prende un respiro per non rischiare di sbuffare; gli vuole bene, ma stavolta deve definitivamente ingraziarselo.

- Appunto per quello, non potremmo facilitarvi il lavoro?

- Po... potremmo?  Intendi che anche...

- Fin da bambine ci hanno spedito a un corso di karate. Cintura marrone. Due cinture marroni. Prossime a diventare nere - scandisce. Erik assume un' espressione corrucciata. Danielle non sa leggere cosa gli stia passando per la mente, ma dalla faccia che ha è quasi certo che stia seriamente considerando la proposta.

- Non so a quanto serva il corpo a corpo su Lyoko, anche se si potrebbe provare.

- Se in due siamo di troppo, Nickie se la cava coi pc - Stavolta ha veramente fatto una proposta disperata, ma non aveva altre armi.

- Oh, su quello non avremo problemi, essendoci Jeremy al comando. - Jeremy è il padre di Astra, un vecchio compagno di scuola dei suoi genitori. Si morde il labbro. Diavolo, per uno che ha quasi quarant'anni stare sveglio dopo le undici non dovrebbe equivalere a sfidare le leggi della fisica?

Danielle ormai non ha dubbi, vuole dannatamente entrare in quella fabbrica, sia per lei che per la missione che Erik e i suoi amici sono prossimi a compiere. Non vuole essere lasciata indietro. Non si è mai sentita nemmeno vicina all' essere esclusa, forse perché quando capitava lei non ci badava; se le persone erano così immature, peggio per loro: questo si diceva. Eppure, stavolta man mano che i secondi passano e la possibilità di stare con quella strana combriccola si affievoliscono, sta sempre peggio.

- Erik, davvero, per noi non ci sarebbe alcun problema. Non abbiamo paura, stavolta saremmo preparate. Possiamo anche solo accompagnarvi e fare qualcosa in caso di bisogno, a sedici anni sappiamo come starcene in qualche posto senza combinare danni. - Non sta pensando a come infiltrarsi in quel luogo di nascosto. Potrebbe farlo, anche se non sa come finirebbe, ma non è questo il caso. Ha semplicemente la paura matta di ricevere un rifiuto e di essere confinata in questa maledetta discoteca e consumare altre ore della sua misera vita in cose futili.

- Mmm... - Il castano abbassa lo sguardo. Sembra che il tempo si dilati e che i secondi siano ore, dalla prospettiva della povera Danielle.
- Beh, non credo che Jeremy avrà da ridire se state in fabbrica. Ma vi avverto: scordatevi di andare a quella base. Ci faremmo scoprire completamente e prima di aver preso Astra e Niels non possiamo assolutamente permettercelo, chiaro?

- Cristallino.

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