Revealed

Jeremy sente addirittura una goccia di sudore che gli cola lungo il viso. Il supercomputer ha mostrato la prima notifica di messaggio dieci minuti fa, ormai. Da allora, se ne sono susseguite come minimo tre o quattro, tutte ad intervalli di distanza irregolari e tutte contenenti ben più di un errore ortografico, come se chi scrive stesse passando le dita sulla tastiera al fine di spolverarla. Il testo che è riuscito a captare al quarto messaggio corrisponde a poco più di tre parole, tra l' altro, e quello precedenti non sono da meno, quindi gli è anche impossibile scoprire cosa questa persona voglia.

Una sola cosa è certa, ed è quella che lo tiene sulle spine: il mittente è lo stesso dell'altra sera, quello che gli ha rivelato del progetto Servus a cui poco fa ha anche accennato Marlene. Proprio per questo il comportamento di oggi gli sembra ancor più bizzarro.

- Yumi - chiama la sua amica - Come procedono le cose?

- Me la cavo! Anche se sono fuori allenamento - ironizza sarcasticamente la donna. - Ma i ragazzi sono molto abili nel combattimento, possiamo resistere!

- Lo spero... sarebbe l'unica buona notizia che ricevo - si lamenta.

- Perché? Sta succedendo qualcosa alla base?

- Per ora no, Niels e Marlene stanno bene... ma questo quartier generale è risultato più piccolo di quello in Svizzera e non escludo affatto che nella ricerca del supercomputer si imbattano nelle persone che ci lavorano. Per fortuna ora sono entrambi armati e ho detto loro di stare alla larga dal magazzino in cui hanno sconfitto Am - Proprio in quel momento l'urlo della ragazza che stava per nominare gli risuona nelle orecchie. - Non dirmi che...

- Era sfiancata - la giustifica sua madre. - Ma questo non è un problema, vero? Ci sono William, Therese, Steve e Tom, in fondo!

Jeremy non risponde. Sussulta, appena sente di nuovo il trillo del computer annunciante la notifica, e incrocia le dita. Apre la cartella messaggi in preda all'ansia e allo stress più totali.
Coordinate. Non geografiche, semplici indicazioni di quelle che possono essere date a un turista sperduto. E all'uomo non ci vuole molto a indovinare a cosa servano e a chi vadano comunicate il più velocemente possibile. Amy spunta dalla scaletta della sala scanner e va a sedersi contro il muro, accanto alle gemelle. Quelle due ragazze... non gli dà fastidio la loro presenza, ma fortunatamente non risultano utili ad alcuna mansione. Da come le vede, crede che siano ben più sveglie della madre, però, quindi in caso di emergenza non esclude di assegnare loro qualche compito.

Sta per parlare all'auricolare e contattare Marlene e il nipote, ma d'un tratto, come se si accendesse una lampadina, gli viene in mente che potrebbe essere l'istante giusto per porre una domanda... una domanda che magari non avrà la possibilità di porre in seguito. In fondo, tutta quell'irregolarità nel rispondere indica che la persona con cui sta parlando è molto probabilmente sorvegliata a vista. Marlene e Niels potranno aspettare un momento?

Si preme una mano in fronte. Jeremy sa bene, benissimo che distruggere il supercomputer ha la priorità su tutto, ma non può ignorare questi segnali. E' da quando Steve gli ha mostrato quel foglio ingiallito ma ben conservato contenente i codici binari che un sospetto gli si è insinuato nella testa e non accenna ad andarsene, tormentandolo di giorno e anche la notte, quando non riesce a dormire e rimane immobile a pensare sul letto.

- Jeremy, qualche problema? - La voce appartiene a Tom, ma sa benissimo che tutti lo stanno fissando mentre si tormenta davanti alla tastiera.

- Sono un po' stanco, ma ci sono abituato - sminuisce. Più passano i secondi, più il suo disagio aumenta. Sta sprecando tempo prezioso non solo per scrivere il messaggio, ma anche per dare ai ragazzi le coordinate: deve decidersi e subito.

Al diavolo...

Ci impiega pochissimo per far volare le dita da un tasto all'altro e comporre la frase... o meglio, il nome.

"Laura?"

E' fatta. Sospira rumorosamente e chiude gli occhi. Cinque anni. Cinque anni che forse diventeranno dieci, o venti, visto che della sua cara amica non ha nemmeno un indizio che lo aiuti a trovare una pista sicura, ma che sono stati anche la molla che lo ha spinto a scrivere alla fine. Non può escludere nessuna ipotesi, non ne ha intenzione. Ha cercato per mesi, quando Laura Dunbar si è volatilizzata lasciando il marito e i bambini allo sbaraglio; ogni notte, mentre Aelita dormiva, passava ore a rivoltare ogni meandro del web che potesse aiutarlo come un calzino. Ha persino fatto ricerche non esattamente legali su ogni vicino o conoscente della donna per scoprire un possibile rapitore, ma quello su richiesta di William. Rinunciare a mandare un messaggio, conclude sarebbe stato da pazzi dopo simili cose.

Un altro rumore attira la sua attenzione, ma stavolta gli mostra solo che la carta avatar di Yumi è appena sparita dal monitor e che quella di Erik ha i punti vita scesi nella zona rossa.

- Perfetto... meno male che potevano resistere - mormora a denti stretti, non per accusare il lavoro svolto dagli altri, ma il numero esponenziale di mostri che il supercomputer registra. Fa mente locale e opta per virtualizzare William e Therese, che visti i poteri sono i più utili, ma si blocca. La schermata messaggi si apre di nuovo e il cuore dello scienziato pare fermarsi, mentre inizia a tremare.
- William! - esclama.

- Che cosa...

- Guarda - è tutto ciò che riesce a dire.

Un "si" senza accento né punto a fine frase occupa il balloon della misteriosa talpa della Green Phoenix, due lettere che, da sole, sono in grado di destabilizzare altrettanti uomini come mai Krab o altre creature virtuali potrebbero fare. Il moro sbatte una mano sulla tastiera. Jeremy si gira verso di lui: oltre agli occhi sottili ora spalancati, ciò che lo colpisce di più è proprio quest'ultima, incapace di stare ferma. L'espressione di William Dunbar non mostra sorpresa o felicità... ma esprime puro odio.

- Virtualizzami subito - ordina, freddo. Jeremy si sente uno schifo per quello che sta per dire, ma non ha altra scelta.

- La Skid è sotto attacco, se anche Erik cede nessuno potrà restare in quel covo...

- Jeremy, devi farlo! - Ora, il suo amico  stringe i pugni. - Voglio guardare in faccia chiunque ci abbia fatto questo. Voglio ucciderlo di persona.

Col cavolo che ti ci mando, allora sarebbe quello che al novanta per cento avrebbe urlato la voce squillante del Jeremy Belpois studente di quattordici anni, terrorizzato persino dalla sua ombra e che mai avrebbe permesso una cosa del genere. Ma lo scienziato che ora siede davanti al computer di anni ne ha trentotto, e tutto ciò che riesce a fare per reagire è una smorfia di costernazione. L'idea che William possa diventare un assassino lo spaventa non poco, seppur della peggior feccia della società, ma dopo quello che il suo amico ha dovuto passare negli ultimi anni e dopo ciò che la gente senza scrupoli con cui combattono ha fatto alla famiglia di Aelita decenni prima, non è la coscienza problema principale. Jeremy spedirebbe il suo amico, seppur riluttante, a fare piazza pulita del mostro che ha rapito sua moglie... se ne avesse la possibilità concreta. E la barra delle difese della nave digitale che si svuota sempre di più gli urla imbestialita che la possibilità non c'è.

- William... fidati, non vorrei dirti di no. Ma se perdiamo la Skid non solo Niels e Marlene non distruggeranno il supercomputer, ma perderemo anche Laura. Credi che ci lascerebbero entrare una seconda volta? Se riprendessero Astra e le togliessero il codice mentre noi perdiamo tempo a ricostruire la nave, finirebbe tutto!

- Mi bastano pochi minuti. Puoi mandare qualcun altro.

- Sono quindici mostri, cosa credi che... - Le parole muoiono in bocca sia a Jeremy che al moro.
- Ma cosa... - Un fumo nero, denso e inodore comincia a innalzarsi dalla tastiera che il biondo ha sfiorato pochi secondi fa, cominciando a spostarsi nella stanza. Non può essere, no...
- Non ora, per favore! Ci mancava solo lui ora! - Strilla, esasperato. Cosa può volere XANA?! Tutte le persone presenti in questa sala sono state a Lyoko, dopotutto! Jeremy muove la testa a destra e a sinistra per avere conferma del suo pensiero, ma facendolo gli viene in mente che non ha considerato qualcuno nei suoi conti.

XANA non ci mette molto ad entrare nel corpo di una stranita Danielle, che a sua volta impiega ancor meno ad alzarsi, gli occhi vitrei e con l'occhio del virus al posto dell'iride, e camminare verso di lui. L'uomo si aspetta che tenti di fulminarlo con una scossa, e così sembrano pensarla tutti gli altri, che si schierano attorno alla poltrona pronti ad ostacolarla, ma Danielle fa qualcosa di totalmente inaspettato: afferra Nickie per un polso, senza lasciarle possibilità di fuga, e la trascina con sé.

- Dove vuoi portarla?! - dice Tom, inseguendola. - Lasciala!

La castana scuote la testa. Nickie, dal canto suo, sembra ancora non aver capito bene cosa abbia preso possesso di sua sorella, ma si stacca prontamente dalla sua stretta approfittando di quel momento. Danielle-XANA ignora il ragazzo e tenta nuovamente di prendere l'altra giovane, ma quando questa si ritrae allunga una mano e fa partire una scossa che la centra in pieno.

- Nickie! - Tom fa per soccorrerla, ma un altro attacco lo scaraventa dall'altro lato della stanza. La ragazza xanificata prende in braccio la gemella e si avvicina al supercomputer, premendo alcuni tasti.

- Non provare a... - Jeremy non è un mostro in forza fisica, ma sicuramente non è intenzionato a permettere a quest'altro problema di rovinare la missione. Sfortunatamente, anche a una sedicenne basta una forte spinta per buttarlo a terra.
- William, non farla continuare! Ancora non ha capito i piani dei terroristi, sicuramente...

Danielle schiocca la lingua e lo scienziato non può fare a meno di notare quanto questo gesto sia sicuramente fuori luogo.
Sullo schermo osserva ciò che sta scrivendo la ragazza e sussulta quando si accorge che non sono altro che impostazioni di virtualizzazione. Aggrotta le sopracciglia. Che sia...

Danielle-XANA, con Nickie ancora in braccio, spicca un balzo impossibile per un individuo normale e cade giù attraverso la botola che porta in sala scanner. Jeremy si alza e la rincorre goffamente, ma quando sta per toccare il primo piolo, i macchinari si sono già chiusi.

- Non può davvero averlo fatto - biascica, incredulo. Torna frettolosamente al macchinario: la torre attivata è nel settore deserto -non che questo cambi le cose, visto che Astra non può andare a Lyoko. E' incredulo, ma il fatto che XANA abbia deciso di tornare nel mondo virtuale con un corpo e di portare con sé un' altra persona, senza tra l'altro ferire gravemente nessuno di coloro che si sono frapposti tra lui e il tanto agognato supercomputer né tantomeno provare a danneggiare quest'ultimo non gli lascia che una sola possibile conclusione.

- Jeremy, vuoi che vada a respingerli? - si fa avanti sua cognata. Da quando le ha detto che Niels è stato liberato Therese sembra aver riacquistato appena un minimo di colore in faccia e la capacità di respirare normalmente, ma è certo che se la spedisse sul settore non esiterebbe a massacrare quanti più mostri può. Deve ammettere che per una trentaseienne il supercomputer non avrebbe il costume più azzeccato, visto anche il contesto incredibilmente serio in cui si trovano... non che importi, ma attualmente Therese Ishiyama può risparmiarsi quest'umiliazione.

- No, no... è magnifico! - esclama, i piccoli occhi incollati al display. - Non era un attacco verso di noi, ma a nostro favore! Danielle sta attaccando i mostri assieme a Erik!

- Che... che cosa? - borbotta un ancora stordito Tom, tornando verso di loro a passo lento. - Vuoi dire che XANA sa di Servus?

- Non so se abbia intercettato le comunicazioni con Niels e Marlene, ma è l'unica spiegazione che ho - Jeremy si preme un dito sulla tempia a causa del mal di testa, ma non smette di parlare. - Deve aver capito da che parte gli conviene stare... per ora. Sono certo che torneremmo alla classica routine se riuscissimo ad avere la meglio stasera, conoscendolo, ma questo è un altro problema. - Nel suo discorso sembra quasi che l'uomo stia parlando di un vecchio amico, visto come lo fa. Tuttavia, al caro XANA Jeremy preferisce omettere un paio di informazioni che per ora si trovano gelosamente custodite solo nel suo portatile: le note e l'antivirus di Hopper. Come ha ottenuto i dati di Servus, informazioni a suo vantaggio, il programma informatico è benissimo in grado di captare quelle che gli vanno contro, e lo scienziato non dubita che la torre che controlla Danielle possa ritorcersi in un attacco alla fabbrica nell'arco di trenta secondi netti, se si lasciasse sfuggire anche una parola sull'argomento.

- In questo caso, nulla mi impedisce di andare. - Si era quasi dimenticato che oltre alla cognata dietro di lui c'è anche un pericolosissimo William. Si gira: Steve lo fissa dal fondo della stanza. Quel ragazzo ha sempre avuto la propensione a tenere per sé quel che pensa, quando è turbato, e come ai vecchi tempi è di nuovo Dunbar padre a parlare per entrambi. Jeremy scuote la testa: non ha altre scusanti, nessun motivo per trattenere un amico che ha già atteso cinque anni.

- Va bene, ti manderò alla base - annuncia, atono, senza guardarlo negli occhi. - Steve...

- Ci ho pensato - lo anticipa l'adolescente. - Ma finché Niels non trova il supercomputer... resterò qui. - La risposta non spiazza solo Jeremy, ma anche lo stesso William.

- Non vuoi vedere tua madre? - domanda quest'ultimo, quasi sgomento.

- Ho sopportato per anni: posso attendere ancora un po'. Quello che ha più bisogno di farlo... non sono io - dice al padre con un mezzo sorriso. Jeremy distoglie nuovamente lo sguardo. E' quasi imbarazzato dal trovarsi in quella stanza, vorrebbe potersi rendere per invisibile per qualche secondo, il tempo necessario affinché quei due parlino normalmente, visto che non è un suo presentimento il fatto che non lo facciano da troppo. Non ode alcuna risposta da William e Steve torna anche lui a starsene in silenzio, ma suppone che lo abbia salutato a modo suo. Tale padre, tale figlio.

- William, va' agli scanner - rompe il silenzio il biondo. - Io contatterò Marlene, in modo che possa trovare il computer e distruggerlo. Non so dove si trovi Laura, ma immagino non possa dirmelo; la tua priorità, dopo averla trovata, è portarla lontano dal covo dei terroristi in modo che i ragazzi possano agire in sicurezza, visto che è probabile che si verifichi un'esplosione come molti anni fa. Lei non è un ologramma, perciò...

- Ho capito - conclude l'altro. - Non temere, la metterò al sicuro il prima possibile e poi faremo in modo che torni con noi... a casa. - Jeremy sorride, forse per la prima volta da quando quella folle operazione ha avuto inizio.

- In questo caso, sia io che Aelita contiamo su di te: riportacela sana e salva. - Incredibilmente, anche sul volto cereo di William si dipinge qualcosa che lo scienziato interpreta come la sola forma di sorriso che gli riesca.

- Non temere.

Sono le ultime parole che gli rivolge prima che Jeremy avvii la procedura.

***** *****

L'indice scorre alla cieca sulla tastiera del computer mezzo aperto, quasi a far vedere che è uno sbaglio, una dimenticanza trascurabile che questo sia acceso e connesso a internet mentre colei che lo usa dovrebbe fare tutt'altro.

A Laura manca l'aria, al momento di provare a digitare per l'ennesima volta le coordinate. Sente come un groppo alla gola, un grumo d'ansia che e provoca conati di vomito e voglia di tossire. Fa' che non se ne accorga, fa' che non veda. Ciò che la attende se dovesse accorgersene... non osa pensarlo. Non le ha mai fatto niente, quell'essere ora comodamente seduto alla scrivania, con la pistola infilata nella tasca larga della giacca logora che indossa quasi ogni giorno da quando ne ha memoria e lo sguardo più inquisitorio e terrificante di quello del demonio in persona. Terence Leroy non ha più di cinquantacinque o cinquantasei anni, probabilmente, ma in quelle iridi nere come la notte è racchiusa la malvagità che un essere umano non arriverebbe a covare nemmeno in una vita ultracentenaria. Non ha mai alzato un dito direttamente su di lei, salvo un paio di schiaffi, nell'arco di quasi sei anni, ma ciò che è arrivato a farle pur di convincerla a non azzardarsi a mettere piede fuori da quel capannone fatiscente è stato estremamente più efficace e diretto: quale miglior minaccia, per una donna con una famiglia e una bambina ancora troppo piccola, che farle intendere che la casa in cui ha abitato finora è ancora nel mirino di terroristi e che basta un colpo di telefono affinché tutti coloro che ama facciano una fine indicibile? Laura non ha mai mosso un dito contro Leroy da quel preciso istante e Leroy non lo ha fatto con lei, avendo armi ben peggiori delle mani e dei proiettili per la "sgualdrina" che si è rifiutata di dargli i codici, per costringerla a ricostruire quelle maledette stringhe numeriche pezzo per pezzo nell'arco di anni, infiltrarsi nella Green Phoenix distrutta e rubare Servus. Una collaborazione malata ma funzionante, che le ha messo il cuore in pace e fatto dormire sonni tranquilli, quando le è stato concesso di riposare, in cui i suoi bambini crescevano sereni e William era lì con loro a proteggerli.

Ora, però, nella notte che il suo rapitore aspetta da tempo immemore, è quasi sicura che la sua famiglia non possa essere toccata. Sicuramente, alla fabbrica saprà difendersi. E sebbene ciò sia egoista, Laura non osa immaginare osa potrebbe capitare a lei, essendo l'unica sulla quale Terence potrebbe sfogare la sua rabbia.

Nei giorni antecedenti all'estrazione dei codici, la donna ha goduto più o meno della stessa libertà di movimento che era solita avere negli ultimi mesi: quasi nulla, certo, ma che comunque le forniva qualche secondo in cui aiutare Jeremy. Non è riuscita a farlo in cinque anni per il semplice fatto che oltre che a ricostruire i codici è stata costretta anche ad assistere alla manutenzione degli scanner, a esaminare microchip e svolgere qualsiasi tipo di attività potesse garantire al capo dei terroristi che fosse costantemente sorvegliata, sebbene, appunto, Laura non abbia mai opposto la minima resistenza. Persino nel tugurio datole per dormire una donna armata era sempre presente, nel letto adiacente al suo. E' la concezione che Leroy ha di "punizione" per i dannati codici che si è azzardata a sottrarre quando era poco più che una bambina, senza quasi sapere a cosa servissero.

Questa volta è certa di aver digitato bene... di aver finito. E' l'ultimo aiuto che possa fornire al suo amico dall'altra parte dello schermo, se non vuole fare una brutta fine. Terence l'ha trascinata brutalmente con sé prima dell'inizio dell'operazione, in modo che non interferisse, e si è chiuso a chiave con lei nella stanza che è solito usare come ufficio. Una lampadina malfunzionante illumina a intermittenza l'ambiente circostante, evidenziando agli occhi grigi dell'ex scienziata migliaia di granelli di polvere danzanti, pronti a volare a ogni spostamenti d'aria per fare compagnia ai centimetri e centimetri di loro compagni posati sulle mensole. Il compito che quella bestia le ha dato con la sua voce roca è proprio quello di tirare a lucido la stanza con il cencio umido che le ha messo in mano. Con tale scusa ha avuto la possibilità di passare davanti al pc più volte, ma ancora non si è azzardata a spolverare lì, per evitare di destare sospetti. Laura si muove velocemente da una parte all'altra della stanza, sentendosi addosso gli occhi di Leroy che la perforano come pallottole, il cuore in gola. La sua sola speranza è riposta in quei ragazzini. Li ha visti, di sfuggita, mentre gli incaricati alla sorveglianza li osservavano lottare. Ha visto anche il suo Steve, e sebbene volesse che lui restasse fuori dalla faccenda, quando ha sfoderato la lancia per uccidere i mostri di XANA poco ci è mancato perché scoppiasse a piangere; solo la paura l'ha trattenuta. Laura è stata informata assieme a Terence della liberazione di Astra col codice Lyoko ancora dentro di sé, e anche se non ha mostrato reazioni, nella sua testa è riuscita a pensare solamente che forse ha sopportato la prigionia per un motivo... che forse, forse l'incubo sta per finire. Se i ragazzi troveranno il supercomputer, un colpo basterà a far saltare in aria non tutta la base come venticinque anni fa, ma buona parte. Non sa se ciò comprenda l'area in cui si trova, ma anche se non riuscisse a sfondare la porta e scappare nella confusione generale, sarebbe lieta di aver contribuito a mettere fine a quel progetto folle.

Sta per pulire una mensola, quando con la coda dell'occhio nota, sulla schermata mezzo abbassata del portatile, una notifica. Non può essere. Cosa può volere ancora Jeremy? Le coordinate erano esatte, stavolta ci è stata più attenta.
Aspetta una decina di secondi prima di recarsi al tavolo dove è poggiato l'apparecchio. Terence Leroy adesso sta usando il suo, probabilmente per supervisionare come può l'accaduto. Non è in grado di lottare, la deflagrazione che ha ridotto in macerie il vecchio edificio della Green Phoenix lo ha investito in pieno con cumuli di cocci e travi, prima che riuscisse a distanziarsene abbastanza. Da quel che ha dedotto osservandolo, ha dolori ogni volta che deve alzarsi dalla sedia, e anche se cammina normalmente ciò gli causa un immenso sforzo. Non riesce a muovere il mignolo destro e ha una cicatrice violacea che gli attraversa metà del volto, partendo dalla guancia sinistra fino a raggiungere la parte superiore del collo. Se non l'avesse visto anni prima, un ragazzo sui trenta, non avrebbe mai indovinato la sua vera età, perché allo stato attuale è facile confonderlo con un settantenne: i capelli, un tempo biondi, sono totalmente bianchi, e profonde righe gli solcano la fronte pallida. Probabilmente queste ultime caratteristiche non sono colpa dell'incidente di cui è stato vittima, ma di tutti i giorni e le notti che si è dannato davanti a un pc per avere vendetta.

Laura raggiunge finalmente la scrivania ingombra di libri e cartacce. Ciò che vede la spaventa talmente tanto che inizialmente crede di non aver letto bene.

"Laura?"

L'esitazione la assale, ma solo per un istante. Da quando qualcuno non pronuncia o scrive il suo nome? Per tutti qui è semplicemente "Vieni qui", "fai questo" o nomi sgradevoli che le fanno contorcere le budella, quasi sempre per gli uomini.

"Si"

Non ha tempo per accenti o altri convenevoli, Jeremy si faccia bastare questa conferma. Chiude silenziosamente il pc, facendo attenzione che il terrorista non se ne accorga, e decide di tornare a fare l'ignara prigioniera e pulire senza più fermarsi. Lo stomaco le brontola, non mangia da ora di pranzo, ma per ora non può permettersi di interrompere ancora il lavoro. Prende a rassettare il tavolo che le sta davanti, ordinare documenti e togliere la polvere, per poi passare alle sedie accanto a lei. Sta per lucidare l'ultima mensola, quando lo sente.

- Vieni qui. - Terrorizzata, non può fare altro che obbedire. - Hai finito? - le chiede Leroy, in tono spaventosamente calmo. Laura è quasi tranquillizzata, sentendolo.

- Ancora no, ma mi manca poco: tra un paio di minuti la stanza sarà...

- Intendevo se hai finito di armeggiare con quel tuo congegno pensando che non me ne accorgessi. - Le parola a trafiggono come una coltellata; spera che la lampadina mezza rotta oscuri il fatto che è impallidita come un fantasma.

- Io... non so di cosa parli . risponde, cercando di sembrare sicura.

- Ma davvero... Di' un po', cosa pensi che io sia? Un rimbambito? Mi credi un vecchio rincoglionito, puttana?  - Le afferra un polso e glielo stringe, conficcandole le unghie nella carne. Laura geme.

- Io non ho fatto nulla! - Mugugna dolorante.

- Sì? Lo vedremo. - Si alza di scatto con una smorfia, trascinandola di nuovo davanti al computer ancora acceso. Terence lo apre velocemente con la mano libera e la luce dello schermo illumina il suo volto, che alla donna non ha mai fatto più paura.
- Capisco... - A ogni minimo movimento del suo corpo la bionda teme che voglia girarsi all'improvviso per picchiarla. - Non sono sorpreso, in fondo, parlando di una serpe come te... mh? - Non risponde.
- In un altro momento il tuo sangue avrebbe già ridipinto queste vecchie pareti, ma stasera mi sento particolarmente... ispirato, lo sai?

Un attimo. E' il lasso di tempo che Laura ha evidentemente rimosso dalla memoria, perché non si capacita di come di punto in bianco la fredda canna di una pistola sia appoggiata sulla sua tempia.

- Ti prego... non... - prega senza riuscire a formulare una frase, atterrita. All'improvviso le viene in mente il piccolo e rotondo viso di Faith. La cosa che più le preme è di morire senza essere riuscita a vederla camminare, parlare, andare a scuola... crescere.

- Cammina - le intima l'uomo, implacabile. Le lascia il polso e porta la mano in tasca, estraendone una chiave. Apre la porta dello studio e, sempre con la pistola puntata verso di lei, fa un cenno con la testa per dire a Laura di uscire.
- Gioisci, piccola stronza: stiamo per fare una sorpresina ai tuoi amici. Non sei contenta di rivederli?


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