New entry

Amy

L' intera classe, professoressa compresa, ammutolisce.
Io lo conosco.

E' questa la prima cosa che Amy pensa, e crede che a che le sue amiche abbiano lo stesso pensiero.

Appena ha visto quegli occhi, di un grigio così chiaro da sembrare bianco, e i capelli neri come la notte, si è resa conto di conoscerlo molto bene.
Sono quattro lunghi anni che non ne ha più visto il volto, eppure ha riconosciuto immediatamente quei lineamenti taglienti e quel naso piccolo e proporzionato, preso dalla madre che non ha più.
Poi ha detto il suo nome.
Probabilmente ogni parigino, e anche ogni francese, abbia sentito almeno una volta la storia di Steve Dunbar. O meglio, quella di sua madre Laura. Ed Amy ha avuto modo di conoscere lei in persona, prima ancora che la sua foto sorridente fosse usata per animare dibattiti di criminologi e psicologi nei talk show.

Non solo lavorava con Jeremy, padre di Astra e marito della migliore amica della madre di Amy, ma era anche una conoscente intima dei suoi genitori, un' amica di famiglia.
Quando era un po' più piccola venivano spesso a casa Stern, lei, suo marito William e i figli; si fermavano a cena ed Erik e Steve ogni tanto giocavano, anche se vista la poca propensione a parlare di entrambi, molte volte rimanevano solo a fissarsi straniti.

Poi, Laura è scomparsa. Così, nel nulla. Evaporata. Da allora, i Dunbar non sono più andati a trovare nessuno , sono come spariti anche loro, ed Amy e non ha più reincontrato Steve, che frequentava una scuola diversa.
Almeno, fino ad ora.

La classe lo fissa in silenzio mentre si dirige all'unico banco libero in fondo all'aula, ma lui sembra non accorgersene.

-B- bene- balbetta la Delmas ostentando sicurezza e cercando di ristabilire un clima normale tra gli alunni. - Se non ci sono altre interruzioni direi di cominciare ufficialmente l'anno scolastico.

***

La valigia pesa una tonnellata, le rotelle si impigliano a ogni irregolarità del terreno, minacciando di staccarsi del tutto dal trolley. Dannazione. Perché sua madre lo riempie di paccottiglia inutile?

Tornare a casa non è dispiaciuto a Niels nemmeno un po', nonostante ora debba stare in collegio e quindi la sua libertà sia notevolmente ridotta.

In realtà, zia Yumi e zia Aelita avevano entrambe proposto ai suoi genitori di ospitarlo, ma visto che casa Stern non è molto grande e che l'altra donna è al quinto mese di gravidanza, la mamma ha ritenuto opportuno rifiutare.

All'entrata lo accoglie il custode, Jim Morales. Niels ricorda che ai tempi dei miei genitori oltre a svolgere questo lavoro ha insegnato educazione fisica, ma che ora hanno preferito farlo tornare un custode, dato che per un certo periodo ha dovuto dedicarsi solo all' insegnamento. Secondo il ragazzo, dopo oltre vent'anni è già un caso eccezionale che stia ancora lavorando. 

-Ishiyama!- lo saluta con una voce piuttosto roca, messa a dura prova dal tempo.

-Jim- ricambia lui, sapendo che permette agli studenti di chiamarlo col suo nome.
Lui sposta gli occhi sulla valigia rossa accanto al giovane:

-Cosa c'è, hai deciso di restare a darci grattacapi a tempo pieno?- scherza.

-Ebbene...

-Sai, anche io da giovane ho vissuto l'esperienza del collegio.- comincia a raccontare. - Era un posto simile a un carcere, in Germania...

-Conosci il tedesco?- domanda Niels.

-Ehm... Preferirei non parlarne.

Soffoca una risata. Questa frase la dirà dieci volte al giorno, ed è anche motivo di molte battutine ironiche da parte degli studenti.
I due portano i bagagli nei dormitori degli interni e Jim mostra a Niels la sua stanza. Fortunatamente, è una singola.

-Evvai- esulta senza farsi sentire alla vista di un computer sulla scrivania.

Ovviamente ha un portatile, ma ha avuto modo di imparare che due apparecchi non fanno mai male.
È una passione di famiglia, quella per l'informatica: suo zio Jeremy è uno scienziato piuttosto importante e anche suo nonno lo era, da vivo...
E di certo a sua figlia, la zia Aelita, non manca il talento, anche se lei preferisce lasciare certe cose al marito e usare il pc solo per i suoi programmi di musica e registrazione.

Visto che è arrivato stamattina alle nove, anche per oggi Niels è esentato dalle lezioni; da domani, tuttavia, gli toccherà seguirle come tutti. Legge distrattamente un foglietto lasciatogli sul letto contenente i suoi orari, prima di metterlo accanto al computer sulla scrivania e stendersi, addormentandosi dopo tredici ore di volo.

Sfortunatamente, il trambusto - certamente provocato da qualcuno degli studenti del primo gruppo che torna nei dormitori prima che termini la loro pausa- lo riporta alla realtà che sono appena le due meno dieci.
Si alza intontito e va velocemente a fare una doccia per svegliarsi del tutto. Una volta vestito, decide di andare in mensa, dato che non tocca cibo praticamente da ieri sera.
Una volta raggiunto il refettorio e preso un vassoio pieno da scoppiare, Niels si guarda intorno finché non individua dei volti familiari.

-Niels!- sua cugina Amy si accorge di lui e fa cenno con la mano di raggiungerli, scansandosi per fargli posto.
Lui accoglie l'invito e si accomoda:

-Come va?- domanda Erik- E com'è la situazione in Giappone?

Solitamente, i tre si recano lì a far visita ai nonni a periodi alterni, visto che questi non hanno una casa molto grande per accogliere due famiglie: lì, il problema dello spazio è abbastanza sentito.

-Si va avanti- sospira vago. - Mamma e papà stanno cercando un appartamento nei dintorni del centro economico di Kyōtō, dato che per il momento si fanno ancora ospitare.

-Capisco... e col giapponese?

-Sicuramente è migliore del tuo- lo schernisce amichevolmente.

Tecnicamente non sarebbero obbligati a studiarlo, dato che i nonni hanno vissuto im Francia per vent'anni, ma per comunicare in un Paese dove gli tocca trascorrere un sesto dell'anno, sia i due ragazzi che Amy hanno deciso di provare. Per quanto riguarda la ragazza, un genio, le è riuscito più facile che imparare a fare due più due. Erik, al contrario, non ha la propensione per le lingue di sua madre. Niels se la cava spinto dalla necessità, ma preferirebbe dedicare il suo tempo a qualcosa che lo interessa maggiormente.

-Ehi- nota. - Ma non manca qualcuno?- effettivamente non aveva fatto molto caso a quante persone ci fossero al tavolo: a parte Amy ed Erik, vede solo Marlene della Robbia seduta con loro, intenta a masticare un pezzo di carne meno collaborativo del previsto.

-Tom è in punizione per aver lanciato una pallina di carta alla professoressa di storia- prende la parola proprio lei, ridendo sotto i baffi.

-Già al secondo giorno? E tu? Se non sbaglio non sei esattamente una santa.

-Ho provveduto ieri- si vanta Marlene. - Ma credo che gran parte della classe mi imiterà presto, visto che basta respirare per far incazzare quella professoressa.

-Nuova professoressa? E chi sarebbe?

-Si chiama Delmas.
A Niels pare di aver sentito nominare una donna con quel nome, da suo zio Ulrich. Ma attualmente sta pensando ad altro:

-E Astra? Dov' è?

-Oh, oggi non aveva lezioni pomeridiane, credo sia rimasta in piscina- interviene Amy.
Ma certo, si dice, domanda retorica.

*****

Se c'è una cosa che spesso non ama a questo mondo, sono le persone.

Astra non può evitare di pensarlo, mentre termina la quindicesima vasca della giornata. Ha un sacco di amici, ma è una a cui parecchie volte piace stare per conto proprio, senza vedere né sentire nessuno. Se si immerge nel suo mondo di pensieri, portarla via a forza da quest'ultimo è un atto che percepisce come un affronto.

Una cosa che invece adora dannatamente è stare in acqua. Ha sempre amato nuotare, che sia nel mare o in una piscina. Ha imparato a tre anni.
In acqua, si dice, può immergersi in quel mondo tutto suo, dove non deve temere di essere interrotta o giudicata da niente e da nessuno.

Molte amiche la chiamano "Ariel" o "sirena", dato che il tempo che passa in ammollo è quasi maggiore a quello in cui si trova sulla terra ferma. Non che le importi molto. Che chiunque pensi ciò che vuole, lei non cambierà per nessuno.

Mamma dice che è come il suo nome: con la mente su un altro pianeta.
Astra e Aelita. "Stella" e "Nata dalle stelle" che combinazione ha fatto la donna, quando l'ha messa al mondo.
Mentre riemerge con la testa da un'immersione, gli occhi ancora chiusi a causa dell acqua clorata, sente una voce conosciuta:

-Lo sapevo.

-Ma ciao anche a te, cugino- la capacità di farsi gli affaracci propri non è qualcosa di cui Niels Ishiyama si avvale spesso.

-Ti spunteranno le branchie, a furia di startene là dentro- scherza lui mentre si inginocchia vicino al bordo della piscina. Astra gli schizza un po' d' acqua in faccia e la sorpresa lo fa sbilanciare e cadere col sedere per terra come un ebete.
-Stronza!- grida, ma dal tono capisce che non è arrabbiato.

-Hai ancora sete, cuginetto?

-Cuginetto a chi? Ti ricordo che sono di sei mesi più grande di te, Belpois- gongola con tono di superiorità.

-Oh, chiedo umilmente perdono!

-Concesso- sta al gioco. - Non hai più lezioni, vero?

-Sì, ho finito per oggi.

-Bene... ti lascio sguazzare, allora. Volevo solo salutarti, dopo due mesi arrivi a mancarmi perfino tu!- Niels si alza dandole le spalle, fa un cenno con la mano destra e se ne va.
Le verrebbe voglia di innaffiarlo per bene, ma non ne varrebbe la pena: suo cugino non cambierà mai. Si limita a seguire il suo consiglio, scrollando le spalle e rimettendo la testa sott'acqua.

*****
Erik Stern cammina fianco a fianco con sua sorella Amy, diretto a casa.

-Ho saputo che ieri avete avuto un nuovo compagno che si è inserito in classe all'ultimo secondo - dice alla ragazza, tanto per fare conversazione. Non che ami le chiacchierate, ma perlomeno con sua sorella sa di poter tenere una conversazione tranquilla e dai toni posati, senza esagerare col chiasso e le baraonde, al contrario di quanto accade con certi dei loro amici.

Amy annuisce pensierosa, lo sguardo basso.

-Che c'è? Non dirmi che ti sei già innamorata di lui a tal punto da non riuscire a parlarne- la prende in giro, buttando il discorso sull'ironico. Effettivamente, quella reazione per un semplice compagno di classe è anomala.

Lei gli scocca un' occhiataccia e torna a fissare il suolo:

-Non è un compagno "nuovo". Lo conosco, Erik. Lo conosciamo tutti.
Le sue parole non fanno che aumentare la sua curiosità:

-Sentiamo, chi sarebbe, insomma?

-Steve Dunbar.

All'improvviso anche Erik tace e rallenta il passo per pensare. Un nome che non sente da anni, ma che nessuno ha potuto dimenticare... non dopo la tragedia accaduta a Laura.
A casa notizie della famiglia Dunbar da allora, e la mamma ci è rimasta molto male: William, il padre di Steve, era il suo migliore amico. Da quando sua moglie è sparita però, è come se si fosse eclissato, scomparendo con lei, e il figlio ha fatto a stessa fine. Tutto ciò che si sa è che ha voluto tagliare ogni tipo di rapporto con le famiglie dei suoi amici, smettendo persino di lavorare col padre di Tom e Marlene, Odd, nonostante quel sodalizio gli fruttasse entrate economiche non da poco.

-Steve?- ripete incredulo- Ma come è...

-Sinceramente? Non lo so, Erik- lo anticipa Amy.

-Però... lui ha la mia stessa età, come può essere in classe con te?
Sua sorella fa spallucce:

-Secondo te lo so? Sono quattro anni che non si fa vivo. E con i problemi che ha avuto non mi meraviglierei se avesse perso un anno.

Erik annuisce:
- E dimmi, ci hai parlato?

-No. Non ne ho proprio avuto l' occasione, anche se voglio provarci, magari potrò scoprire qualcosa su di lui e su che fine ha fatto in tutto questo tempo.

-Cerca di non giocare troppo alla piccola Sherlock, credo che a nessuno andrebbe di parlare di cose del genere- le raccomanda.
Erik butta un occhio all'orologio digitale che ha al polso:
-Sono quasi le sei, diavolo!

-E allora?- domanda ingenuamente Amy .

-E allora, non ricordi? Aelita ci ha invitati a cena stasera, ma la mamma si è offerta di andare da lei un po' prima per aiutarla!

-E dobbiamo per forza andare prima anche noi due?- sbuffa.

-Non vuoi approfittarne per stare un po' con Astra a chiacchierare?

-Onestamente preferirei approfittarne per stare un po' col mio letto, visti gli impegni che ho quasi tutti i pomeriggi dopo scuola!

In realtà ne ha solo uno, ma per coltivare la sua "passione" Amanda Stern impiega quattro pomeriggi su sette a settimana, che passa alla scuola di musica a suonare quel suo odiosissimo piffero traverso. Erik ringrazia il cielo che quella scuola le permetta di scatenarsi in qualunque luogo disti oltre cinquecento metri dalla sua stanza.

-Non è colpa mia, dai, vedrai che ti divertirai a... beh, a ciarlare come fate voi ragazze! Ma muoviamoci, o mamma ci farà più neri dei vestiti che le invadono l'armadio.

Saaaaalve sobrinos!
Eccomi con un nuovo capitolo! So che non succede quasi nulla (togliamo pure il quasi), ma in questa parte il mio obbiettivo era definire meglio i caratteri di Astra e, almeno un po', Niels, e soprattutto raccontare la storia di Steve.
A proposito di lui, nella foto lo trovate (sbavate pure quanto volete ma Natsume è mio, lo ripeto)
Kincha007

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