Like a worm
Le mani le tremano, mentre cerca di afferrare il telefonino dalla tasca della larga felpa rubata a Erik. Amy si ricompone un attimo, mentre l' apparecchio vibra, e legge il nome sul display. Suo fratello, ovviamente. L'agitazione non viene dal dover uscire, visto che affrontare la tormenta in sé non la preoccupa, ma proprio dal fatto che Erik l'abbia chiamata.
Aveva promesso che non gli sarebbe successo niente.
Certo, Erik non può manipolare la situazione, ma sa comunque cavarsela più di lei in combattimento, e in mezz'ora dovrebbe già essere arrivato al Kadic ad avvisare mamma e papà. O forse sono loro, quelli nei guai? L'unico modo per saperlo è rispondere, visto che ormai è mezzo minuto che il cellulare le sta squillando in mano. Preme l'icona verde e lo porta all' orecchio.
- Erik? - Cerca di sembrare calma. Non è ancora successo niente, non allarmarti. Vedrai che Niels sarà quasi alla torre.
- Amy, ho bisogno di aiuto.
Al diavolo, la calma.
Si alza di botto dal divano e si precipita all' ingresso, afferrando il giubbino più pesante che trova e un berretto di lana. Per i guanti non c'è tempo, ma ora come ora non le importa.
- Sto arrivando. Dammi il tempo di arrivare in fabbrica e...
- Non è successo nulla a Lyoko, non serve che tu esca, puoi aiutarmi da lì.
Si sente come se un macigno le scivolasse via dal petto, sentendo la risposta del fratello. Si lascia sfuggire un sospiro di sollievo, mentre comincia a sfilarsi il cappotto e il cappello. Come al solito, si è fatta prendere dal panico per niente.
- Cosa ti serve? Hai trovato i nostri genitori? - Ulrich e Yumi sono la sua unica altra preoccupazione. In mezzo a tutta quella gente, non sanno chi mai potrebbe nascondersi per attaccare loro, Jeremy o gli altri.
- No... ma ho depistato chi voleva inseguirli. Solo, devo virtualizzarmi nel settore... pare che ci siano molti mostri. Per non far perdere agli altri la concentrazione, potresti aiutarmi? Devo farlo alla svelta!
Pensava peggio, molto peggio. Se Erik ha portato via i terroristi, gli spettri o qualunque altro pericolo, allora non c'è problema. Perché allora suo fratello sembra avere tutta questa fretta? Non dovrebbe preoccuparsi tanto, con anche l' ascensore bloccato.
-Sicuro vada tutto bene? Se servono rinforzi, posso correre lí. Sembra stia smettendo di nevicare cosí fitto, non ci metterei molto.
- No, tranquilla. La situazione non è cosí critica: ho solo bisogno che mi detti la sequenza di scannerizzazione e saremo a posto!
- In questo caso... - Ma sí. Erik ha poteri e armi sufficienti ad aiutare, di che si preoccupa? Inoltre, se la situazione fosse seria, non avrebbe chiamato Tom e Marlene per avere piú aiuto?
Richiama alla memoria le procedure studiate con Niels e inizia:
-Anzitutto, il file in basso; poi, digita questa sequenza...
***** *****
Si sente probabilmente peggio di come deve essersi sentito Giuda ma davvero, davvero non poteva fare altrimenti. Contattare Tom avrebbe significato perdere tempo, oltre a rischiare di sbagliare la materializzazione, e lui, di tempo, ne ha già perso abbastanza... e anche di persone.
La prima cosa che ha trovato quando è entrato in sala scanner con Danielle e Nickie, ancora completamente incosciente e in via di peggioramento, è stata Astra completamente in lacrime, inginocchiata in uno dei macchinari. Da lì, non è certo che riuscirebbe a parlarne senza problemi. Singhiozzando, senza quasi far caso alle due gemelle dietro di lui, ha spiegato ad Erik che dei mostri li hanno attaccati, che Niels è stato colpito e non ha potuto fare niente, sul serio, non ne ha avuto il tempo.
Niels è stato come distrutto da un'esplosione di fulmini, non è stata colpa sua, poi è caduta a terra, i fulmini sono comparsi anche sotto di lei, Steve l'ha infilzata con la lancia e si è ritrovata sola. Fine. Non sa quanto tempo sia passato, forse pochi minuti; non sa dove siano, se siano vivi. Non ha potuto fare niente, è questa la frase che ha balbettato più volte, mentre Erik tentava di farla respirare normalmente. Non era Astra, quella che ha trovato rannicchiata nello scanner, ma una persona totalmente disperata che ha visto due amici praticamente esploderle davanti, da quanto ha carpito dalle sue parole spezzate dal pianto. Vederla così l'ha distrutto, ma mai quanto sapere che Steve e suo cugino non ci sono più.
Forse è per questo che ha scelto di non dire una parola ad Amy, almeno finché non avesse saputo come scannerizzare Nickie. Nessuno resterebbe indifferente a una notizia del genere, loro ne sono la prova. Inoltre, ha dovuto a Danielle almeno le spiegazioni più essenziali su dove cavolo le abbia condotte; figurarsi se aveva anche il tempo di tranquillizzare la sorella, con la sua amica viva non sa per quanto, priva di sensi e con un proiettile nel corpo.
Bel modo di merda di iniziare il 2029.
Ora sta ancora eseguendo le procedure che Amy gli sta dettando, il senso di colpa che aumenta ad ogni secondo assieme a quello del dovere di salvare Nickie, nello scanner di sotto, con le ragazze. Quella ragazza ha compiuto un gesto a dir poco suicida, ma la cosa che lo sconcerta è che lo abbia fatto per lui: si conoscono da pochi mesi, chiunque sarebbe rimasto immobile alla vista della pistola, o al massimo avrebbe chiamato la polizia. E Danielle, poi... l'incontro avuto a scuola, quella volta, non gli ha detto nulla sulla ragazza, se non il nome e la sua personalità totalmente opposta da quella della sorella. Gli è apparsa vagamente superficiale... ma forse si sbagliava, di queste gemelle non conosce che la minima parte, e sono totalmente diverse da come se le immaginava. Se Danielle fosse stata come se l'era immaginata, non avrebbe sfidato una tormenta per cercare la Nickie.
Erik preme l'ultimo tasto, invio. Gli basteranno pochi secondi per capire se ce l'ha fatta o ha fallito anche stavolta. Non è riuscito a proteggere Astra dallo Schifozoa, mesi fa, non sta affatto proteggendo Amy nascondendole tutto, ma almeno in ciò non vuole commettere errori. Se sa di tutta questa storia, al pari di tutti, se è un Guerriero Lyoko deve pur esserci un motivo; non può fare ancora cilecca. Erik Stern non è inutile, e questo devono saperlo anche gli altri.
- Astra! - chiama. Una goccia di sudore freddo gli scivola lungo la guancia, ancora rossa, ne è sicuro, per il gelo a cui è stato esposto fino a poco fa. Strofina tra loro le mani, anche se ormai le dita hanno recuperato mobilità, e attende che la ragazza gli dia la risposta che potrebbe decretare la sua azione migliore, come la peggiore. Non vuole guardare lo schermo, ha gli occhi chiusi. Si accontenta di sentire il ronzio della scansione che va ad unirsi a quello dell'intero complesso di macchine che è il supercomputer, mentre aspetta uno due, tre secondi. Ma la voce di Astra è preceduta da un altro suono, simile a quello che si annuncia alla fine di un processo nel pc. Non vuole aprire gli occhi, non ancora.
Fa' che sia andata bene...
- Ha... funzionato! Erik, ha funzionato! Ora devi solo invertire il processo e riportarla qui!
Le palpebre si spalancano quasi di riflesso, una reazione involontaria. Il suono di poco prima, scopre, era l'apertura della schermata che consente di monitorare il settore ghiaccio, dove un puntino verde collegato ad una schermata, mostrante una ragazza castana in tuta bianca, con un guanto nero, continua a pulsare con splendida, meravigliosa regolarità. Non risponde. Non bada nemmeno al mugugnare di Nickie, appena risvegliatasi; tutto ciò che fa è inserire i codici inversi a quelli di prima, stavolta in tutta calma e sicurezza.
Purtroppo, la sensazione può durare solo un minuto scarso, quello in cui la ragazza torna sulla Terra stordita, guarita, ma soprattutto desiderosa di spiegazioni, al pari della sorella, ancora totalmente ignara di un buon novanta per cento della storia di questa fabbrica. Ha salvato Nickie, ha avuto il suo momento eroico da ragazzino, ma ora sente che è arrivato quello di fare l'adulto, di prendersi le proprie responsabilità. Con Nickie e Danielle, con i vecchi Guerrieri... con Amy.
~~~~~ ~~~~~ ( N.B.= le ondine non indicano il cambio di pov, ma un salto temporale senza che questo passi ad un altro personaggio. È una scelta che ho fatto perché davvero, ci ho provato a scrivere di Erik e Astra che convocano gli adulti e spiegano tutto, ma la parte risultava meccanica, noiosa e soprattutto inutile.)
Marlene sussurra che ha bisogno d'aria e Tom guarda i loro genitori: Jeremy ha ripreso il posto al computer, l'aria assente, come se spiritualmente si trovasse tra i pixel proiettati sullo schermo. Sta cercando qualcosa che probabilmente non troverà, ma nessuno degli altri vuole smettere di sperarci, anche se ormai è chiaro che per un po' non presteranno attenzione ai figli. Annuisce.
A raccontare quanto dovevano, probabilmente, Erik ed Astra hanno impiegato un quarto d'ora stentato. La reazione che è scaturita da ciò, invece, sta andando avanti da oltre mezz'ora.
Hanno chiamato tutti i genitori che potevano -William compreso-, che a loro volta hanno chiamato in fabbrica tutti i figli. Quelli che ci sono ancora, si intende. Hanno spiegato la presenza delle gemelle Pichon in fabbrica, e fin lì non ci sono stati grossi problemi; insomma, alla fine le ragazze stavano bene. La virtualizzazione è stata un vero colpo di genio.
Poi, Marlene ha iniziato a fare domande, ed è stato il caos. Astra ha raccontato, stavolta con calma, l'accaduto al settore cristallo.
Se prima William era lo spettro di sé stesso, apprendere quanto è successo al figlio lo ha praticamene distrutto, ucciso. Al settore cristallo, Erik non lo ha visto, dato che è stato trasportato vicino a Niels. A pensarci bene, stasera è la prima volta che lo fa dopo quasi cinque anni; beh, forse avrebbe preferito non rincontrarlo.
L'uomo che è arrivato in fabbrica era già un fantasma. Non un'ombra, come appariva a Lyoko a causa della tuta nera e dei poteri sul fumo, ma uno vero e proprio, quasi inumano. Gli occhi color della pece si sono illuminati quando hanno detto che Niels e Steve sono scomparsi, ma di disperazione. Ha già perso una persona, ha mormorato, ha già perso Laura. Ora, ha sputato, prima di farsi prendere dal panico assieme a Therese, devono portargliene via un'altra. Che male ha fatto?
Erik non se l'è sentita di aprire bocca. Si sente colpevole della situazione, anche se non ha fatto altro che spiegarla. Lo sguardo di sua zia e quello di William non li dimenticherà poi facilmente.
Forse anche a lui servirebbe un po' d'aria. Va dietro a Tom e Marlene, in ascensore, posizionandosi nell'angolo col solo desiderio di sparire e dormire, rintanato nelle coperte. A quanto pare, uscire è un bisogno generale, visto che a seguirli non sono solo Nickie e Danielle, ma anche le ragazze. Appena escono, il gelo si scontra violentemente con la sua faccia, ormai abituata ai venti gradi che la presenza di quindici persone ha causato in sala di comando. Si stringe nel cappotto rubato a Ulrich.
Nessuno parla; tutti si limitano a fissare il pavimento della fabbrica, mezzo imbrattato dai fiocchi di neve che il vento ha spinto fin dove glielo consentivano le forze, che domani saranno già mezzi sciolti e daranno vita a un' odiosa, sporca brodaglia di fango e acqua ghiacciata. È una voce flebile, ma carica di risentimento, a spezzare il loro silenzio.
- Perché... perché non me lo hai detto? - Lungo le guance di sua sorella stanno scendendo, copiosamente, le lacrime. Gli occhi a mandorla solo ancora più sottili del solito, ridotti a due fessure. La rabbia che contengono è tutta indirizzata al fratello, e non accenna a diminuire. Sembra di star guardando Astra, o Marlene, piuttosto che la calma, riflessiva Amy.
- Amy... - Il castano dapprima non sa cosa dire. Probabilmente sapeva che avrebbe reagito così, ma ha ignorato la consapevolezza per ragionare a mente lucida sul da farsi con Nickie. Per una volta, che male ha commesso? Perché ora deve sentirsi responsabile per una cosa che è stato costretto a fare?
- Volevo farlo, ma non ero nelle condizioni.
- Ah, no? E quando lo avresti fatto?
Erik stringe i pugni. Ormai, è come se ci fossero solo loro due in quello spiazzo. Non gli importa di chi stia ascoltando.
- Cosa avresti fatto al mio posto, sentiamo? Nickie rischiava di morire, se non l'avessi virtualizzata: dicendoti di Niels ti saresti preoccupata, e in quel momento l'ultima cosa di cui avevo bisogno era che ti allarmassi.
Amy non risponde subito. Si gira, distogliendo lo sguardo da lui, e per un po' il solo rumore che si sente è lo sfumare dei motori delle auto, che si muovono ignare poco lontano da lí.
- Quindi è questa la fiducia che mostri nei miei confronti. - Il tono della ragazza stavolta è gelido, inespressivo. - Cosa credi che abbia, sei anni? Se mi avessi parlato di Nickie, pensi che mi sarei fatta prendere dal panico? Beh, Erik... grazie.
Amy comincia a camminare di nuovo verso l'interno della fabbrica. Suo fratello la guarda, ma non dice niente. Non ha nemmeno il coraggio di voltarsi; ad affrontare gli altri ora non ci pensa proprio, ed è sicuro che se si girasse non potrebbe evitarlo, almeno con Marlene.
Amy è già in ascensore. Le porte si chiudono, riecheggiando metallicamente nella notte di Capodanno. Nell'aria, ogni tanto, riecheggia ancora qualche sporadico boato dato dai fuochi d'artificio. Per un attimo, se pensa che anche suo cugino e Steve sono stati presi da un'esplosione del genere, è sul punto di sghignazzare. Si morde il labbro, finché non sente in bocca il sapore del sangue. Per fortuna riesce a trattenersi.
***** *****
Per un attimo si chiede se essere venuta da sola sia stata la scelta migliore, la mano guantata sospesa a mezz'aria, incerta se suonare o no il campanello.
La ritrae, rimettendola in tasca. La casa non è cambiata di una virgola, eppure sono quasi cinque anni che non ci mette piede. L'esterno ha retto bene a quel periodo, nonostante sia stato trascurato: la vernice, di un arancio caldo, accogliente, è solo un po' annerita dalla polvere e dal fumo. Le persiane invece sembrano nuove; qualcuno evidentemente le ha riverniciate da poco. Quasi come se ne fosse uscita pochi giorni prima.
Si decide finalmente, riesponendo la mano al gelo di gennaio. Mentre fa per bussare, nota che qualcuno però ha lasciato le chiavi nella serratura. Prende coraggio e le gira nella toppa.
Entrando,Yumi non viene investita dalla tipica ondata di calore che ti abbraccia appena entri in un edificio in inverno. Al contrario, sembra quasi che faccia piú freddo dentro che fuori. Rabbrividisce, muovendo qualche passo nell'ingresso. Dalla cucina proviene un forte odore di caffè, ma quando controlla vede che la stanza è vuota.
Un rumore impercettibile la avvisa che qualcuno sta scendendo le scale. Alza lo sguardo: la bambina la sta osservando nascosta dalla ringhiera, terrorizzata. Non gliene fa una colpa, dopotutto si è pur sempre introdotta in casa sua.
- Ciao, Faith... Non credo ti ricordi di me. - Queste ultime parole le mormora sottovoce, rimproverandosi per non aver pensato prima che è impossibile che ricordi che l'ha tenuta in braccio, ci ha giocato, se l'ultima volta che lo ha fatto aveva appena due anni.
- Sei sola?
- Chi sei? - Naturale che lo chieda, in fondo. Yumi si guarda intorno nervosamente, prima di rispondere:
- Un'amica... di tuo padre. - Almeno, spera di esserlo ancora.
Faith la scruta, ancora incerta sul da farsi. Per un istante, uno solo, le sembra di avere davanti Laura. Fortunatamente la sensazione non dura abbastanza da permetterle di intristirsi.
- Per caso è in casa?
La bambina riflette ancora un attimo, come se fosse indecisa se fidarsi o meno della strana donna giapponese che le è piombata davanti senza preavviso, ma a quanto pare è meno sospettosa di sua madre.
- È di sopra - biascica, quasi inudibile. Yumi la ringrazia con un cenno del capo e un sorriso. Inizia a salire le scale, stando attenta a non fare troppo rumore coi tacchi. Ma come fa questa bambina a non ammalarsi? Ha solo una maglietta sottile addosso, in tinta col pantalone rosa.
La donna riconosce subito la porta della stanza giusta semplicemente perché è l'unica ad essere completamente chiusa, a differenza delle altre. Stavolta non ci pensa molto prima di abbassare la maniglia, ma una volta fatto ciò si blocca.
Lui è seduto sul letto, di spalle. Non sa dove stia guardando. Non sa nemmeno se sia stata una buona idea venire, a questo punto, ma ieri, quando Erik ha finito di spiegare a tutti la situazione e le gambe di Wiliam non hanno retto, costringendolo a terra, umiliato, disperato, ha deciso che non poteva essere lasciato solo. Non di nuovo.
Yumi si schiarisce la voce, poi avanza lentamente nella stanza. Qui sembra fare ancora piú freddo che nel resto della casa.
Arriva davanti a quello che un tempo è stato il suo migliore amico, si inginocchia e prova a guardarlo negli occhi cercando di risultare sicura, un punto fermo.
- William - chiama. L'uomo le rivolge un' occhiata muta, fredda.
- Non dovresti essere qui, Yumi
.- mormora. - È il primo dell' anno. Almeno voi potete passarlo come una normale famiglia.
La donna si morde il labbro.
- Non potevo lasciarti qui. Therese non accenna a voler lasciare casa di Anthea... ma lei ha Aelita, con sé. William, nemmeno tu puoi restare qui. So cosa stai passando. - Per un attimo le torna in mente il periodo del liceo, quello piú buio. Quello in cui non sapeva nemmeno se e quando Ulrich sarebbe uscito vivo da Lyoko. Ora, Niels. Se pensa che fino a pochi mesi prima aveva totalmente rimosso ogni dato relativo alla fabbrica dalla sua mente, credendo che non le sarebbero più serviti, si sente una stupida.
- Prendi Faith. Potete venire a stare da noi, almeno finché le cose non migliorano.
- Tu non capisci, Yumi- replica lui, con voce rotta. Non riesce a vederlo bene, con la testa bassa, ma teme stia piangendo.
- William...
- Steve mi odia. Mi detesta, perché dopo che Laura è scomparsa non ho fatto altro che scappare da voi, dai miei figli, dal lavoro. E ha ragione. E piú ha ragione, piú io mi sento l'essere viscido che sono diventato, e continuo a scappare. Quel ragazzo ha praticamente cresciuto la bambina da solo. È convinto che io me ne freghi e basta, che sia estraneo a tutto. - Adesso non ha problemi a vedere le lacrime che scendono senza sosta, imbrattando un viso magro, pallido.
Yumi non sa fare altro che abbracciarlo. Lo ha fatto anche l'ultima volta che lo ha visto, quando sua moglie, la sua amica, pareva evaporata senza aver lasciato traccia di sé sulla faccia del pianeta. In quell'occasione William ha gridato, urlato fino a finire il fiato nei polmoni, l' aveva stretta fino a farle male. Ora se ne sta immobile, senza reagire. L'unica cosa che gli è rimasta sono gli occhi per piangere.
Solo ora capisce che non si è mai curato di sua figlia. Di nessuno dei due, a dir la verità. Senza Laura, non ne ha la forza; lei, che portava un po' di luce a quell'uomo che sempre, da tutti, persino un macchinario, è associato alla piú profonda e impenetrabile tenebra, d'un tratto è andata via come il sole che viene coperto da una nuvola.
- Tu non ne avevi l' intenzione, William - gli dice.
- Io ho solo paura. Sono sempre stato un codardo, niente piú. Avevo paura di due bambini, di non poterli crescere da solo, e ho lasciato mio figlio senza niente a cui aggrapparsi. Ora ho perso anche lui e ho di nuovo paura di non riuscire a rivederlo. A dirgli che gli voglio bene. Sono cinque anni che tento di farlo, e ogni volta mi tiro indietro...
Il moro esplode in un nuovo attacco di pianto, affondando a testa nella spalla della donna, tremando forse di freddo, forse di rabbia, forse di entrambi. Yumi chiude gli occhi, lasciando che si sfoghi, che pianga, che versi anche ogni sua lacrima se solo così può esternare il dolore adesso.
- Ce la faremo... - Non può dirgli che va tutto bene, non vuole prenderlo in giro. Ma non sta mentendo su questo. - Ce la faremo, te lo prometto. Ritroveremo Niels e Steve, insieme.
Ok, ok, ammetto che se sparire per un mese non è il massimo, ritornare con un capitolo del genere è peggio ancora. Ma dai, mi si può perdonare, no?
Questo capitolo l' ho spezzato in due; nella prossima parte (se la scaletta non erra) vedremo anche la reazione della nostra adorata (citazione necessaria) Therese alla sparizione del figlio, che tra parentesi deve nascondere a quel poraccio di marito, dopodiché l' atmosfera cambierà radicalmente e finalmente ci avvieremo alla conclusione di 'sta benedetta storia.
Prima di andare, annuncio solo che se la scorsa volta in un anime ho trovato Astra, stavolta in un solo anime ho beccato niente meno che William
E Yumi
, alleati nel solo intento di crivellare di colpi qualsiasi persona gli si metta davanti. Il tizio ha pure una moglie bionda leggermente cornuta, se vogliamo essere precisi.
Me ne vado a continuare la mia ricerca di Warriors, per stasera, ma state certi che tornerò... ehi, un minuto. Urgerebbe una pedoluna dopo questa frase. Ehi, regia! Le abbiamo le pedolune?
...
🌚🌚🌚 eccole le mie amore😍😍😍😍
Ok, mi defilo. Ciao, e scusate eventuali errori ma ho scritto in macchina da cellulare😅
Kincha007
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top