Epilogo

-Stavolta ti alzi tu.

-Oh, andiamo, Marlene... - Niels arriccia il naso e si tira le coperte fin sopra di esso, in attesa della sentenza, non certo clemente, è probabile, della moglie.

- Ho partorito quella creatura famelica e insonne da sola, due mesi fa, mentre tu eri steso a terra, svenuto, con piú infermieri a rianimare te di quanti ce ne fossero ad aiutare me, e per quasi tutto il tempo da quel giorno mi sono alzata io la notte. Stavolta lo farai tu, perché se non riprendo sonno entro cinque minuti non sarà lei che tenterò di uccidere domani.

- Ma potrebbe avere fame...

- Dopo l' ultima notte, ho riempito un biberon da riscaldare ieri sera apposta per quest' occasione, tesoro.
"Non posso credere che abbia sul serio fatto una cosa del genere."
Niels si mette a sedere puntellandosi sui gomiti e, con uno scatto, tira via la coperta. Rabbrividisce, sebbene sia estate inoltrata, chiedendosi come cavolo faccia Marlene a dormire in canotta e scoperta. Due giorni fa, lui ha addirittura preso un plaid da mettere sopra il lenzuolo.
Si alza e si avvia scalzo verso la culla, vicino alla finestra.
Man mano che si avvicina ad Anne Marie sente che i timpani lo abbandonano. Sua figlia ha la prodigiosa capacità di scegliere proprio il momento in cui uno è piú immerso nel sonno per cominciare a reclamare che la suddetta persona torni nel mondo dei vivi a darle attenzioni -e cibo, quasi sempre.

Anne Marie Ishiyama ha fatto il suo ingresso in tale mondo il tredici maggio, salutando con occhietti marroni e una zazzera di capelli neri e ricci che hanno il vizio di gonfiarsi peggio di un palloncino. Ogni volta che la guarda, Niels è assalito dai ricordi e dalle domande; anche se deve rinunciare a dormire per lei, non osa pensare dove sarebbe ora senza sua moglie e sua figlia. Diventare padre gli ha fatto questo strano effetto. Forse perché ha pianificato quello, ma non le conseguenze. Amy dovrebbe saperne piú di lui, riflette mentre culla dolcemente Anne Marie tra le braccia e cantilena a voce bassa una ninnananna camminando verso la cucina.

Amanda ha avuto suo figlio esattamente due anni e trecentosessantaquattro giorni fa, e il domani durante il quale la distrutta Marlene vorrebbe farlo fuori comprende un viaggio domenicale di tre ore in un treno preso alle sei e mezza alla volta di Nizza per festeggiare il terzo compleanno del nipote.
Roy Dunbar è la testimonianza vivente di quanto sua cugina incarni una pazienza degna probabilmente di un santo, perché per averlo l'attesa di Amy non è stata certo esigua. Steve ci ha messo un anno, prima di tornare in visita nella capitale con la notizia che sí, che finalmente era "pronto". Loro non si sono immischiati piú di tanto. Quei due, si sono detti, hanno un modo tutto loro di capirsi. E ancora oggi, a quindici anni di distanza dallo spegnimento del supercomputer, lo hanno e nessuno pare in grado di decifrarlo.

Niels prende il biberon, lo scalda, fa sí che la bambina trangugi fino all'ultima goccia di latte.
Anne Marie smette di urlare, finalmente, ma ormai è sveglio: tanto vale passeggiare per casa finché non gli riverrà sonno.
L'appartamento dove vivono non è molto grande, ma basta e avanza per una famiglia di tre persone che non ne pianifica una quarta, almeno a breve. L'uomo vaga per le stanze, scalzo, in attesa delle palpebre che non si decidono ad abbassarsi di nuovo.

- Accidenti... sei un veicolo naturale per l'insonnia, tu - bisbiglia alla figlioletta, che dal canto suo sta per scivolare tra le braccia di Morfeo. Oltre al danno, la beffa.

In soggiorno, guarda fuori dalla finestra. È un quartiere tranquillo, il loro, senza molto movimento. Niels e Marlene sono stati gli unici dell'ex gruppo a non lasciare la capitale. Lui non se l' è sentita di allontanarsene e lei neanche, troppo presa dagli studi che l'avrebbero resa infermiera.

La carriera è sempre stata un punto strano da toccare per Niels. Forse perché il suo utopistico sogno di seguire le orme del nonno e dello zio nel campo della scienza si è schiantato contro il muro della realtà. Non che non ne avesse le abilità: semplicemente, dopo una lunga riflessione, si è reso conto di poter essere felice anche senza. La guerra ai terroristi, ricorda con amarezza, per fortuna è conclusa da un pezzo, e gestire un negozio di articoli elettronici non fa di certo schifo, guadagni in primis.

Anne Marie è crollata e con lei le speranze del padre di tornare a riposare. Ora capisce cosa provi sua moglie...
Posa la bambina nella culla. Vorrebbe coprirla, ma Marlene lo picchierebbe accusandolo di volerne fare un bollito a vapore, perciò rinuncia all'idea e torna a letto. Si infila tra le coperte con discrezione per non svegliare nuovamente la donna, già addormentata. Posa la testa sul cuscino e pensa all'indomani. Roy è un bel bambino, non troppo vivace e praticamente identico alla madre. Niels ci vede anche alcune somiglianze con la sua bambina, ma ha visto Roy e Anne Marie insieme solo quando i Dunbar sono venuti a trovarlo in ospedale per la nascita di lei, quindi potrebbe sbagliarsi. In effetti nella piccola coglie anche qualcosa degli Schaeffer, come il naso sottile, le ciglia lunghe e le labbra piccole e rosse come il sangue.
Amy ci teneva che fossero lí per il suo compleanno. La sorella di Steve, Faith, è sommersa dagli esami universitari a Narbonne e non ne avrà la possibilità, cosí come non potranno andare Astra e Tom. Niels sa che ciò significherà ritrovarsi fra i piedi come minimo una decina di compagnetti d'asilo urlanti del nipotino e non avere quasi nessuno che lo distragga; sospira. Triste vita delle tristi persome normali. Sono quindici anni che la vive ininterrottamente, quattro che si è sposato, eppure a volte riserva di quegli ostacoli che fanno venir voglia di mettere quattro indumenti in uno zaino e andarsene per due giorni in mezzo a un bosco, dove gli animali selvatici non disturbano te se tu non disturbi loro.

In quei casi, Niels chiude gli occhi e pensa. Pensa che è per questo che molte persone si sono sacrificate, perché potessero avere di quei momenti che loro non sono riusciti a ottenere e alla fine ogni cosa che considera scocciante o noiosa è un'occasione. Lo fa anche ora. Pensa a Jeremy e Aelita, a suo nonno e anche a Laura; a William, che solo nel sud è riuscito a riprendere a vivere e a Steve che di farlo non poteva permettersi di smettere.
Forse è per questo che Niels riesce ad affrontare la vita con meno pessimismo rispetto ad altri: il mantra è un aiuto prezioso, per l'uomo, anche se non sembra.

Continua a ripeterlo. Continua a pensare, a pensare a quegli avvenimenti e a tutti ciò che di bello ha ottenuto, che non è poco. La donna che gli dorme accanto è la prima cosa di cui vorrebbe ringraziare, seguita dall'esserino a pochi metri da loro. Niels ringrazia. Fa in tempo anche a sorridere prima che il sonno tanto atteso giunga e gli chiuda gli occhi già immersi nel buio.

***** *****

I turisti che passano accanto a lei si guardano attorno estasiati, come se avessero visto chissà quale miracolo invece di un ammasso d'acqua verde visto da uno pietra. Astra si sente vagamente cinica ogni volta che pensa una cosa simile, ma stare a Firenze da due anni e spiegare ai suoi connazionali ogni giorno le stesse identiche cose deve aver avuto quest'effetto. Ha girato l'Italia in lungo e in largo, andando dove fosse richiesta una guida che parlasse francese. Aver sudato per anni su libri di storia dell'arte l'ha resa una vagabonda che vive grazie alle parole che sciorina cercando di metterci enfasi e di rendere interessante la magnifica cultura italiana. Suppone di riuscirci visto che finora non è ancora morta di fame, eppure le manca casa. Anche da quando ha deciso che errare per la penisola non le va piú e si è stabilita nel capoluogo toscano, nulla riesce a farle pensare che il tanto lodato Stivale sia meglio della Francia; ottima cucina, è vero, ma il piú delle volte le sembra di ritrovarsi in mezzo a persone buone solo a urlare, ridere e scherzare. Un po' di serietà in piú non guasterebbe. Forse è per questo che di amici è riuscita a farsene pochi.

Un gruppo di bambini corre sul ponte schiamazzando. Molti ridono ma ad Astra sfugge solo un sorrisetto; i bambini le piacciono, ma non crede di volerne di suoi: ha praticamente cresciuto suo fratello François come un terzo genitore e ciò gliene ha dato le prove. Niels e Amy sono tagliati per quel ruolo, non lei. La donna è conscia di avere un pessimo carattere per fare la madre e che pur volendo mancherebbe una cosa fondamentale. Di cose del genere nella sua vita ne sono andate e venute di diverse e tutte con la sua stessa idea sui figli, perciò ha poco da fare. E non vorrebbe ritrovarsi come mamma e papà, che hanno avuto la malsana idea di farne uno ogni sette anni col risultato di ritrovarsi, dopo trenta, con l'ultimo ancora in casa e pensione e riposo che salutano da lontano.

I riflessi del fiume illuminato dal sole di mezzogiorno le gettano una luce accecante negli occhi chiari. Opta per andarsene, visto che ha dimenticato gli occhiali da sole. Oggi è il suo giorno libero, le persone sul ponte vecchio per fortuna non sono state affidate a lei.
La donna si allontana inosservata dalla calca, camminando quanto piú rapidamente i tacchi alti le consentano di fare. Scende da Ponte Vecchio e si appoggia con la schiena alla ringhiera che delimita il ponte.

- Astra Belpois qui, le casualità della vita! - La frase è in francese e la voce... Astra conosce una sola persona a cui associarla.

Tom della Robbia, camicia nera con le maniche ripiegate, pantaloncini corti e barba mal fatta, alza una mano per salutare mentre cammina disinvolto verso di lei.

- Non credo sia una casualità, visto che sai che vivo qui da anni - sorride, per ricambiare, e lascia che il biondo la abbracci e le schiocchi un bacio su ogni guancia. - Piuttosto, cosa porta te qui?

- Ufficialmente sono semplicemente venuto a fare un salto a casa dei miei nonni a Fiesole e a godermi le ferie... ma se ti fa piacere potrei confidarti di essere qui per cercare una certa testa rosa. - Astra ride.

- Sei il solito idiota.

- Certe abitudini sono dure a morire, lo sai, e senza mia sorella a darmi manforte dovrò pur portare avanti l'attività di famiglia.

- La svendita di neuroni?

- Una specie. Oggi sono gratis... quelli e un caffè, vieni! - Tom le fa cenno di seguirlo. Astra si ritrova condotta per vie di cui nemmeno immaginava l'esistenza, mentre cerca di non prendere una storta e di stare al passo con lui. Non vede Tom da circa un anno: a Natale, quando è riuscita a tornare a casa per l'ultima volta, lui era al lavoro, quello vero, in centrale di polizia. Come riesca a mantenere l'ordine per le strade e non nella sua testa è un' informazione sconosciuta ai piú, eppure da quando ha vinto il concorso non lo hanno ancora sbattuto fuori a calci. Astra ricorda che ha proposto a Erik di farlo con lui, ma il tedesco aveva ed ha tutt'altre aspirazioni che lo portano ad essere l'unico del vecchio gruppo a studiare ancora fino a notte fonda, sbattendo la testa sui tomi di medicina. Se non sbaglia quest'anno dovrebbe finalmente terminare la sua specializzazione.

Il bar è piccolo, pieno, caldo e pervaso da un piacevole ma pungente odore di caffè misto a pizza e altri impasti dall'aroma di burro. È una fragranza che contraddistingue un buon novanta per cento dei locali di qui e alla rosa piace, deve ammetterlo.
Tom ordina due caffè e le chiede se voglia altro. Alla sua risposta negativa, prende lo stesso un cornetto al cioccolato e una pasta mignon. Astra scuote la testa divertita e al contempo sconcertata da come quell' uomo possa avere una forma fisica perfetta pur mangiando per sei.

- Come ti trovi qua? Se non sbaglio prima eri a Roma.

- Sí... diciamo che è meno caotico, e già questo è un vantaggio. Ma vorrei tornare piú spesso a casa, vedo i miei genitori poco e niente.

- Situazione opposta: i miei non ci sono mai. Si stanno dando alla pazza gioia girando l'Europa, come quelle coppie anziane di turisti che ti trovi seduti accanto in aereo! - Astra scuote la testa ridacchiando. Per quanto Odd e Marthine siano relativamente giovani, la descrizione che il figlio ne fa calza loro a pennello.

- E i tuoi fratelli?

- Gary e Chantal ci stanno prosciugando i conti con l'università. Marlene vado a trovarla spesso, ora che ha Anne Marie. - Al sentir nominare la figlia della sua amica, la donna sospira.

- Vorrei proprio farle visita anche io. Non ho ancora visto mia nipote - commenta dispiaciuta.

- È la copia di suo padre - la informa Tom.

- Marley me ne ha parlato - conferma lei. - Però non essere riuscita a conoscerla di persona dopo quasi tre mesi mi spiace molto. In questo periodo siamo invasi dai turisti e lasciare l' Italia prima di settembre sembra dura...

- Non puoi prenderti una settimana libera?

- A stento ho potuto ritagliarmi una giornata di pace oggi, figuriamoci sette... - Per un po' Tom non parla; continua a muovere su e giú a ritmo frenetico la gamba sinistra, però, come Astra vede da sotto il tavolo.

- Sarai sempre la benvenuta a casa - risponde infine, con voce calda. Lei sorride per ringraziarlo. Un cameriere posa loro sul tavolo il vassoio contenente le ordinazioni e il conto. Astra ricorda cosa le ha detto lui prima di entrare nel bar, ma fa lo stesso per prendere quest'ultimo.
- Neanche per idea - Tom la precede a velocità fulminea. Si rassegna, prendendo il caffè cortissimo e iniziando a zuccherarlo. Non ha mai capito come si possano volerne quattro gocce e chiamarlo ancora "bevanda", ma per stavolta si accontenta e lo sorseggia in silenzio.

- Che mi dici di te? - rompe il ghiaccio dopo aver bevuto. - Quando ripartirai?

- Tra un paio di settimane, il primo settembre.

- Sei da solo?

- Uno spirito libero.

- Mi avevano raccontato di una ragazza... Jeanne?

- Ci siamo lasciati il mese scorso.

- Oh... mi spiace - mormora imbarazzata. Per un attimo le torna alla mente il periodo in cui Tom si contendeva le sue attenzioni con Erik. Tutto sommato sono bei ricordi, rispetto a quel che è successo dopo a tutti loro. A causa della morte di Laura, inoltre, i due ragazzi non hanno piú tirato fuori il discorso del bacio scambiato con ciascuno di loro, rispettivamente su Lyoko e in fabbrica, e la loro guerriglia è gradualmente scemata, lasciando il posto alla maturità. Astra ripensa con nostalgia a quanto fosse spensierata la sua adolescenza, quando le capita di farlo dopo una lunga giornata di lavoro, coi piedi doloranti e le corde vocali a pezzi.

- Non hai nulla di cui dispiacerti - la tranquillizza Tom. - Non sono fatto per scegliere una persona e passare con lei la mia vita al primo colpo. In me non c'è il sangue di uno Stern, né quello di un Ishiyama. La mia ricerca continua, e se devo dirtelo è una di quelle che sono tutt'altro che noiose.

- Credo... di capirti - risponde lei. Il biondo dà un morso al croissant e ne stacca via metà in un colpo solo. Tempo due minuti e anche la pasta alla crema non è che un ricordo.

- Mi sa che ne prenderò un altro, ho lo stomaco che dichiara di essere solo all' antipasto. Sicura di non volerlo anche tu?

- No, grazie... tra un'ora devo pranzare e non vorrei rovinarmi l'appetito.

- Ma duecento calorie sono uno stuzzichino - scherza Tom, mentre si pulisce con un tovagliolo una macchia di cioccolato vicino alla bocca.

- Prima o poi farò colazione qui e ne divorerò due - promette una divertita Astra. - Piuttosto, se vuoi, posso ricambiare il caffè con un pranzo.

- Mi piacerebbe molto, ma oggi non è proprio possibile. Se diserto il ragú di mia nonna potrei non avere piú un posto dove stare.

- Domani avrai spazio nello stomaco?

- Per un reggimento.

- Aggiudicato. Hai ancora il mio numero? - Lui annuisce. - Ti farò sapere il luogo per messaggio.

Continuano a parlare, raccontando aneddoti e scherzando come i vecchi amici che sono. Astra non ricordava che farlo le mancasse cosí tanto. Quanto tempo ha passato lontana da queste cose per dedicarsi esclusivamente al lavoro?

La chiacchierata con Tom sembra passare in un istante ed è già ora di andare per entrambi. L'uomo si alza, scrollando via dalla camicia i resti dello "spuntino" appena fatto.

- Allora... a domani.

- Sí. Spero di vederti spesso finché sarai qui.

- A Fiesole non ho molto da fare. Da quando sono arrivato vengo in città quasi ogni giorno. Abiti in centro?

- In periferia. Non posso dissanguarmi - spiega ironicamente - Ma il centro è dove lavoro ogni giorno. Non hai idea di quanti pazzi rinuncino al sonno e alle vacanze pur di apprendere la storia dei Medici e visitare qualche chiesa.

- Il turismo artistico non è per tutti, suppongo. Oh, cielo... - Tom fissa nervoso l' orologio. - Devo proprio scappare, Astra, mi spiace! - La saluta con altri due baci sulle guance.

- Non preoccuparti! - fa in tempo a dire lei prima che il biondo corra via dal bar. Uscendo, Astra si trova nuovamente assordata da cinguettii, grida e frasi in ogni lingua. Serra i pugni e cammina velocemente, diretta a casa.

~~~~~ ~~~~~

La cartella delle e-mail è strapiena. La maggior parte sono dell'agenzia, che le manda una decina di gruppi da prendere tra cui scegliere. Astra, stravaccata sulla sedia e stanca morta pur non avendo fatto nulla oggi, ci mette poco a chiudere la pagina e ad aprire google. Non ha grossi problemo di coscienza, non dopo un'estate trascorsa a lavorare come un animale, ad andare sul primo sito di voli low-cost e sceglierne uno per la capitale francese, per le sue vie ampie, la sua Senna, la Torre e la vita che sente di voler respirare di nuovo, sia anche solo per pochi giorni. La data di partenza la decide in fretta: 01/09.
Paga all'istante, prima di pentirsene. Solo dopo aver fatto fissa il cellulare poggiato sulla scrivania, lo prende e con le dita digita in pochi secondi il numero di un certo della Robbia, per comunicargli la notizia.
Appena questo risponde, Astra pronuncia sei parole:

- Ci ho pensato. Torno a casa. Torno a casa, Tom.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top