Brotherhood
-Ci vediamo.
Erik sparisce dietro una colonna al suono della campanella, diretto verso la sua classe. Nickie sta per fare lo stesso, quando una voce ben conosciuta la paralizza:
-Carino... e molto. Sembra che finalmente tu stia dimostrando di avere un po' di gusto.
La ragazza stringe i pugni e si gira.
Alla vista dell'altra, come ogni volta che la guarda, le sembra di specchiarsi e di ritrovarsi con un trucco decisamente eccessivo sulla faccia di una quindicenne, ma a parte questo non ci sono differenze: stessi capelli castano scuro, stessi occhi marroni. Nickie ormai non fa più caso a quanto possa essere strana la sensazione che provi quando hai una gemella. Chissà, forse perché la differenza caratteriale tra lei e Danielle è talmente grande che la somiglianza fisica passa in secondo piano quando uno le ha entrambe davanti, pensa.
-Che intendi?- domanda, visibilmente irritata. Da quando ha memoria lei e sua sorella sono sempre cresciute in case diverse, e soprattutto con diverse abitudini. E di certo vivere da sola con la loro madre non ha avuto effetti molti benefici sul comportamento della ragazza.
-Ehi, ehi, non c'è mica bisogno di usare quel tono! Per una volta che ti faccio un complimento... Stavo appunto dicendo che stavolta hai scelto bene, sorellina.
Nickie alza gli occhi al cielo:
-Danielle, è solo un amico. Anzi, ci conosciamo appena: siamo insieme in classe di...
L'altra la interrompe con fare annoiato:
-Beh, di sicuro le storie non nascono tra due che prima si odiavano a morte. C'è una piccola fase di amicizia transitoria e poi... puf!
-Credimi, quest'amicizia non è di quel genere.
-Ah, no? Beh, in questo caso...
-In questo caso cosa?
-Non fare la finta tonta... se tu non lo vuoi, nessuno mi vieta di provarci, no? Lo hai visto anche tu, è davvero un bel ragazzo.
Nickie fissa la sorella, che la guarda a sua volta negli occhi con aria di finta innocenza. Si chiede cosa si aspettasse di nuovo, dopotutto: con Danielle, è sempre stato così. Ha avuto tanti di quei ragazzi che non bastano le dita di due mani a contarli, da due anni a quel momento, e loro sembravano tutti felici di stare al gioco. Erik non è quel tipo di persona, secondo lei. Non scenderebbe mai a quei livelli. Eppure, non c'è poi molto da dire:
-No, Danielle, sei libera di agire come credi... anche se non potessi, lo faresti comunque.
-Vedo che finalmente ci capiamo, sorellina.
La ragazza fa per andarsene, ma la gemella la ferma:
-Non ho finito... e non credere che io appoggi tutto quel che fai. Anzi... No, lasciamo perdere. Ti dico solo che potresti rimanere delusa da questi tuoi tentativi.
Danielle squadra la sorella, gli occhi socchiusi e affilati come spilli:
-Che vuoi dire? Stai per caso dicendo che non credi che ce la farei? Hai avuto prove sufficienti del contrario.
-Dico solo che non tutti i ragazzi sono uguali. E lo dico per te. Stammi bene.
Nickie si dirige a passo svelto verso l'aula dell'insegnante di latino, mentre controlla l'orologio al polso. Diamine, quella stupida e snervante conversazione le ha già fatto perdere troppo tempo.
Ripensa velocemente a quel che si sono dette e sospira contrariata. Ma si può sapere che ha fatto di male?
Con milioni di sorelle normali al mondo, a lei doveva capitarne una così strafottente. Non è certa che sia andata sempre così, ma sa che in certi casi, nonostante sembrassero contenti della situazione, persino i suoi piccoli cagnolini da compagnia - che trovava rigorosamente secondo degli standard quali media non sopra il dodici e abbigliamento rigorosamente alla moda - non ne avevano più potuto di lei. E ora Erik... Nickie si chiede se dovrebbe dirglielo, ma poi scuote la testa.
Dopotutto, si ripete, Erik ha già quindici anni e sa benissimo capire qual è la ragaza per lui da solo. È abbastanza responsabile, dunque perché impicciarsi?
***** *****
-Basta, io ci rinuncio!
Marlene chiude di botto il libro di matematica, incrociando le braccia e successivamente alzando una mano per sbadigliare.
Dal ripiano della cucina, sua madre si gira e le domanda:
-Cosa c'è che non va, tesoro?
-Matematica, ecco cosa c'è. Certe volte mi chiedo perché la genetica sia così crudele. Non potevi passarmi un po' di bravura in questa materia? Scommetto che, giusto per ironizzare, quando avrò un figlio invece sarà un genio, ecco.
Marthine scoppia a ridere, sentendo il suo discorso:
-Beh, cerca di consolarti, la genetica ha saltato anche tutti i tuoi fratelli. E se consideri che con Tom non parliamo solo di matematica, dovresti sentirti grata!
-E meno male! Sai che noia avere quattro soldatini?
A parlare non è stata Marlene, però. La ragazza salta giù dalla sedia e corre alla finestra della cucina, gli occhi spalancati. Al davanzale è affacciato proprio Odd, a separarli solo una zanzariera.
-Ma... papà! Tu non dovevi essere di ritorno fra dieci giorni?
-Accidenti, non pensavo che la mia presenza fosse così sgradita in questa casa! Se vuoi me ne vado. Non credo che a tua madre dispiaccia, visto come mi ignora- quest' ultima frase la dice con tono melodrammatico, fingendo di singhiozzare. Marlene alza la zanzariera e lo abbraccia mentre la donna, per tutta risposta, gli si avvicina e lo bacia.
-Oh, vi prego, non ora almeno- li riprende lei.
I suoi genitori si separano subito, entrambi sorridenti e leggermente rossi in viso.
-Vado ad avvisare gli altri, non oso immaginare che faccia faranno Gary e Chantal.
-Ferma lì, signorina- le ordina il padre. -Hai finito di studiare?
-Dovrei finire matematica.
-Perfetto, hai finito di studiare dunque. Marthine, potresti passarmi un post-it e una penna, per favore?
Lei glieli porge e Odd scribacchia qualcosa sul foglietto.
-Ho bisogno che tu e tuo fratello compriate queste due cosucce per me, mentre sistemo la mia roba. Stasera vorrei invitare a cena il nostro gruppo, se a te non dispiace, tesoro.
-Oh, tanto saresti capace di farlo anche se avessimo il frigo vuoto... non preoccuparti, basta che non sia prima delle nove visto che sono già le sei. Avrò bisogno di almeno tre ore per preparare la cena, me e i bambini. Stiamo parlando di... otto persone, se contiamo anche i ragazzi. Più noi sei... in verità non so proprio se è il caso, Odd.
-Ah, per i ragazzi ho altri piani.
-Spara- gli dice la figlia.
-Per celebrare il tanto atteso ritorno anticipato del sottoscritto... stavo pensando che ci meritiamo un po' più di relax, visto che ormai siete abbastanza cresciuti. Perciò...
-Suvvia, di' direttamente quanto sborserai per spedirci in pizzeria e facciamola finita.
-Razza di sanguisuga, pensa solo al denaro... tutta suo padre, su questo punto! Quindici euro per te e tuo fratello bastano?
-Odd, sei incorreggibile- interviene Marthine. -Mi spieghi cosa dovrebbero comprarci in due nel centro di Parigi? La bottiglietta dell'acqua? Sai quanto mangino in certe situazioni i ragazzi... e ricordo che tu non badavi esattamente a spese, nei ristoranti. Dai, perlomeno da' loro venti euro in più.
-Ogni tuo desiderio è un ordine! Marlene, tu prendi quello scansafatiche di Tom e andate subito al supermercato, su!
-Sbaglio o non vedi l'ora di sbarazzarti di noi?- gli chiede lei, scherzosamente.
-Ecco... in effetti vorrei anche parlare un attimo con tua madre da solo, c' è una questione di cui dobbiamo discutere. Ma non preoccuparti, nulla di grave.
-Dio, che nausea... comunque sia, pur di non finire quella dannata equazione farei di tutto. Tom!- grida. - Tom, scendi, dobbiamo uscire un attimo!
Nemmeno dieci secondi dopo, Marlene sente suo fratello che si precipita per le scale.
-Cosa dobbia... papà!
-Ecco il meno sapientone tra i miei figli! Finalmente, con queste due stavo soffocando.
Marlene è sicura che il desiderio di rifilargli una botta sulla nuca sia provato anche da sua madre, ma si limita a sbuffare con un sorriso rassegnato.
-Vorrai dire quello che ogni anno si chiude in casa in estate per passare gli esami di recupero a settembre... Dai, vestiti, somaro, dobbiamo comprare un paio di cose.
Tom nota il post-it che ha in mano e glielo prende, per poi mettersi a leggerlo:
-Uova, pancetta, peperoni, peperoncino, carne di maiale, melanzane, vino rosso, pepe nero, pepe bianco, noce moscata, olio per fritture... la lista continua anche dall'altro lato, ma preferisco non girarla per non rischiare di vomitare.
-Papà- lo chiama Marlene -Sei consapevole che Aelita non potrà mangiare nemmeno la metà di questa roba, vero?
-Ovvio - afferma boriosamente lui- Secondo te perché l' altro lato dell' elenco è invaso solo da nomi di disgustosi cibi leggeri?
-Lasciamo perdere- rinuncia la ragazza, andando con il fratello verso l'ingresso. Indossano i giubbini, e uscendo prendono i soldi per la spesa dal padre, incamminandosi verso il supermercato più vicino.
-Mamma ha detto che saremmo stati in quattordici, prima di sapere che noi ragazzi saremmo andatj fuori a cena- dice, rompendo il silenzio.
-Beh, sì. In effetti siamo sempre stati in tanti. Che vuoi dire?
-Un tempo eravamo di più. Quattro anni fa, prima che...
Marlene non sa perché nominare la scomparsa di Laura all'improvviso non le riesca più tanto facile. Probabilmente, vedere come sia cambiato Steve dopo la vicenda le ha fatto capire quanto essa sia grave.
-In effetti.
Per un po' i due fratelli non dicono più nulla. Poco dopo, Marlene riapre timidamente bocca:
-Sai, mi chiedevo se... se non dovremmo invitare anche loro stasera. Se Steve venisse con noi, non sarebbe un problema. Scommetto che ai nostri genitori farebbe davvero piacere, anche se poi dovrebbero cucinare per più persone.
-Sicuramente ne sarebbero felici, ma non penso proprio che verrebbero. Anche se Steve volesse, suo padre ha tagliato i ponti con noi da anni. Non so nemmeno cosa lo abbia spinto a iscrivere il figlio al Kadic, visto che sapeva che lo frequentiamo.
-Probabilmente è così indifferente alla vita di Steve che non ci ha fatto caso.
La ragazza si pente di aver parlato così di William. Lo ricorda come un padre davvero stupendo in realtà, anche se questi ricordi si fermano a quando Marlene era una bambina di dieci anni. Ora, quando le mancano poco più di sei mesi a compierne quindici, non sa come William Dunbar possa essere cambiato dalla scomparsa della moglie. Come possa essere cambiata la vita dei suoi figli.
Sicuramente Amy potrebbe dirle qualcosa in più. Se non lei, almeno sua madre Yumi deve sapere. William era il suo migliore amico. Magari prima di isolarsi lui le ha raccontato qualcosa. Ma a che serve pensarci? Dopotutto, Marlene non avrà mai l' occasione di chiederglielo. E soprattutto, delle buone ragioni per farlo senza risultare pazza.
-Beh, almeno ora lui è nostro amico. Anche se ho l'impressione che la persona con cui vada più d' accordo sia Niels.
Niels, giusto! Marlene si era quasi dimenticata che stavolta lui non potrà venire. Certo, a meno di non chiedere un permesso...
-A proposito, e lui? Dovrei chiamarlo? Secondo te lo lasceranno uscire per qualche ora?
-Non penso. Non di sera, almeno, soprattutto in un giorno che non sia sabato o domenica.
-Prova a scrivergli comunque. Magari potrà anche dirci qualcosa sulla vicenda di Astra.
Ma si può sapere che diamine mi prende oggi? La ragazza continua a chiedersi perché dica cose così inopportune.
Il ragazzo alza le spalle:
-Mh.
-Mi spiace, Tom, sono stata stupida. Non avrei dovuto dirlo.
-Cosa hai detto?
Marlene lo fissa, interrogativa.
-Beh... che non avrei dovuto ricordartelo.
-No, prima.
-Che sono stata una stupida, ma...
-Finalmente, dopo quattordici anni Dio, se lo dici un'altra volta ti registro. Comunque sì, sei stata idiota, stavolta te ne dò atto. Ma non sono arrabbiato. E non è Astra a preoccuparmi, in fondo, perché in un paio di giorni dovremmo riuscire a tirarla fuori da quella situazione. A farmi ribollire il sangue è...
-Erik.
Certe volte Marlene arriva davvero a pensare che la gente abbia enormemente ragione a crederli gemelli. Di fatto lo sono, in effetti. Marlene non ricorda una sola occasione del genere in cui lei non abbia completato i pensieri o le frasi di Tom e Tom i suoi. Questa capacità mette facilmente in secondo piano tredici mesi di differenza.
-Il suo carattere è quel che più mi dà sui nervi. Crede che tutto questo sia ancora una gara. È un comportamento che giudico enormemente immaturo, credimi. Stamattina sono esploso.
-Andiamo bene... non mi pare di avergli visto un occhio nero in faccia, però. Stai facendo progressi, o è solo con la tua povera sorella minore che ti diverti ad andarci pesante?
-Come se tu non mi avessi disseminato il corpo di lividi viola, fino a qualche anno fa! E per risponderti, no, non siamo arrivati alle mani. Eravamo a scuola, e non lo avrei fatto nemmeno fuori. Semplicemente gli ho gridato di crescere. E che se lui tiene ad Astra deve dimostrarlo, non scappare.
-E tu?- Marlene guarda gli occhi del fratello mentre questo inarca un sopracciglio.
-Io cosa?
-Tieni ad Astra? No, Tom, non fissarmi cosí, perché ormai ti conosco meglio di quanto faccia tu stesso.
-Se mi conosci cosí bene non dovresti aver bisogno di chiedere, no?
-Suppongo. Potremmo anche definirla una domanda retorica. - Marlene sorride furbescamente. - Oppure potrei averla fatta non conoscendo la risposta, sapendo che avresti reagito cosí. Ma ora ce l'ho comunque, la risposta!
-Devi sempre vincere, vero?
-Sempre e comunque!
Tom le arruffa i capelli e lei si vendica con una gomitata micidiale. Suo fratello boccheggia mentre ride, piegato in due.
-Altro che Krab...
Marlene alza gli occhi al cielo, divertita. All'improvviso, le sembra di essere tornata a quando ancora non conoscevano XANA, la fabbrica e il supercomputer.
La sensazione dura solo un attimo. Nota che una cosa non è cambiata, però. Marlene è certa che in qualsiasi circostanza, bella o brutta che sia, non potrebbe fare a meno di suo fratello. Mai.
*marcia trionfale*
Sono risorta dalle profondità degli inferi, signori.
Confesso che all' inizio non avevo la minima idea di cosa scrivere per non mandare questi poveri cristi a fare sempre la spola Lyoko-Terra, anche perché avrei dovuto anticipare tutto di un capitolo e sarebbe stato un casino.
A proposito di casini, annuncio che mi prenderò una settimanina o piú per pensare ad alcuni dettagli della trama.
Non vi lascerò a bocca asciutta (dio se suona male), non temete. Ho intenzione di aggiornare (finalmente) la traduzione in settimana, e probabilmente mi ci dedicherò molto di piú, per motivi che vi dirò direttamente nello spazio autrice del prossimo capitolo di quella storia.
Detto questo mi dileguo, perché è appena iniziato Made in Sud e dai, chi vorrebbe stare sul cellulare invece di ammirare Gigi e Ross? ♡.♡
À bientôt!
Kincha007
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