1. Fluttuare nel nulla

Fluttuare nel nulla. Sì, è proprio così che ci si sente all'interno del grembo materno, anche se lo percepisci implicitamente, è quella la sensazione a cui si va incontro.

È la definizione giusta da dare; simile a una soffice e compatta nuvola sulla quale ti ritrovi steso a osservare il cielo illuminato da stelle, racchiuso in un piccolo spazio che ti permette di sentirti al sicuro e che odora di acqua marina, nella quale ti sembra di affogare, la quale in realtà ti culla docilmente permettendoti di dormire beato.
Al suo interno non hai bisogno di molto infondo.
Non ti occorre andare a lavoro, svegliarti presto la mattina, procurarti attivamente del cibo, doverti vestire, fare amicizie, studiare, soffrire per i primi amori perduti o andare incontro a malattie e moltissime altre cose che potrei benissimo elencare, ma di cui la lista non terminerebbe mai e io finirei per annoiare tutti quanti.

Ti senti costantemente in uno stato di quiete all'interno del quale tutto ti viene dato, dalle sostanze nutritive all'affetto.
Nulla ti manca, niente per cui soffrire, poiché non esistono sfide, ostacoli che devi affrontare per andare avanti; non ti occorre sbucciarti le ginocchia per realizzare i tuoi sogni.
Al contrario lentamente cresci, pezzo dopo pezzo, dormendo tranquillamente tutto il dì, udendo unicamente parole confortanti dall'esterno, sentendoti accettato dal mondo, prima di venire fuori e vivere nelle costanti derisioni altrui, problemi, indecisioni e ostacoli i quali non tutti sono in grado di superare, a volte ti schiacciano così tanto che senza rendertene conto ti consumano le ossa portandoti alla morte e tu sei lì che rimani in ginocchio impotente di fronte alla vita.

Lì invece, in quel luogo all'interno del quale per nove mesi esatti ogni bambino abita è oggettivamente un altro universo, totalmente differente, dove non vi sono disuguaglianze di alcun tipo, discriminazioni, odio, vendetta, dove le uniche parole che sei in grado di udire è il dolce suono di quella che sarà la tua famiglia, della tua mamma chiamarti per nome in attesa di portarti alla luce e osservare per intere ore i tuoi occhi, così che' sia in grado di leggerne l'anima.
Non sono urla potenti come uragani in grado di distruggere in mille pezzi il tuo cuore, quello che senti all'esterno è solo il chiacchierio degli altri mutare in una dolce melodia che ti permette di chiudere gli occhi e dormire sereno cullato da essa, ignaro di cosa ti aspetti là fuori.

Il fato ti illude, fingendo che il mondo là fuori è il paradiso, ti convince all'idea che se il posto che tu adesso reputi perfetto è un granello di sabbia rispetto alla bellezza che si nasconde là fuori dove tu hai il terrore di approdare e tu all'inizio ci credi, ci credi davvero, abbandonando ingannato la bolla di protezione nella quale ti eri nascosto, uscendo così allo scoperto, ma non potendo più tornare indietro, anche se ti piacerebbe così tanto farlo, smetterla di vivere all'interno di un mondo con così tanto odio.

È solo crescendo che capisci che il mondo non è come te lo aspettavi, che in realtà è solo una maschera destinata a non cadere per non rivelare le vere illusioni che la vita ti pone, le quali in realtà sono solo inutili bugie.
Quelle che consideravi dolci voci che ti parlavano prendono il suono di coltelli affilati che tagliano la tua pelle e tutto il sentimento antecedentemente provato inizia a evolversi in disprezzo, per qualunque ragione, anche la più banale, perché magari sei diverso e hai deciso di non divenire lo specchio della società, piuttosto rompendo gli schemi ed essendo te stesso; il problema è uno solo, non verrai mai accettato.
E tu che vuoi farlo così tanto sei davvero così forte come pensi da affrontare tutto quel male da solo? (Poiché nessuno ti resterà più accanto). I più fortunati dopo tante lotte saliranno in cima sconfiggendo le prepotenti onde del mare, ma tu che sei fragile ti ritroverai dinanzi uno specchio pieno di lividi, trasformandoti in quello che loro volevano tu diventassi: nessuno, oppure morirai.

Ero terrorizzato all'idea di andar via da quella che era ormai diventata la mia casa, non credendo affatto a tutte quelle innumerevoli promesse che il destino mi aveva fatto sussurrando lievemente che il mondo lì fuori sarebbe stato bello.
Ma lo feci comunque però, rischiai, non potendo far altro se non andare incontro alla morte, così decisi di vivere.
Era stata davvero la decisione giusta? Beh, nessuno ne era a conoscenza, avrei dovuto vivere per scoprirlo, sperando solo che l'esistenza come promesso mi risparmiasse dal brutale destino a cui ogni essere umano incombe.

Dal confortante stato di semi oscurità una mano grande e ruvida mi portò fuori dal mio paradiso, permettendomi di scontrarmi con la realtà.
Aprii gli occhi, una fortissima luce mi abbaglio' la vista, urla stridule miste a lacrime erano quelle che si sentivano di sottofondo mentre con violenza acqua gelata mi era stata versata addosso per poter lavare via il resto del sangue che mi cospargeva il corpo.
Venni stretto all'interno di panni caldi che furono in grado di far smettere al mio gracile corpicino di tremare e lentamente ombre sfocate che non ero in grado di vedere mi insegnarono gradualmente a convivere con quella che era la realtà.

La rammento bene quella visione, un bracciale blu stretto al polso e le braccia calde della donna che per mesi non aveva fatto altro che chiamare il mio nome ininterrottamente, aspettando con trepidazione quel momento in cui mi strinse forte a sé mentre una lacrima le scendeva dal viso.
Aveva la fronte madida di sudore e le labbra violacee, le stesse che però furono in grado di sorridermi dolcemente accarezzandomi la mano, trasmettendomi così il suo calore.
Mi strinse a sé, non volendosi più separare da me e io potei annusare il suo dolce profumo invadermi le narici, un odore che difficilmente avrei dimenticato.

Tutto ebbe inizio da lì. La partenza di una gara che chissà dove mi avrebbe portato, quante volte mi avrebbe fatto cadere e altrettante gioire. Ma quello era solo il principio di quello che l'esistenza mi avrebbe riservato.

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