Terza Prova - Sceneggiatura
Personaggi:
Hypatios: Politico ateniese aristocratico, fedele alla polis e ai suoi valori.
Isidoros: Giovane filosofo, brillante allievo di Platone nel suo Liceo. Aristocratico innamorato della giovane Aulampia, sapendo però, di non poterla sposare. Fratello minore di Hypatos.
Aulampia: Giovane donna di facili costumi, costretta al suo lavoro a causa della povertà.
Padre: Genitore di Hypatios e Isidoros.
Atto I
*ambientazione interno casa greca*
Padre: È una cosa inaudita! Inaudita, figlio mio!
Hypatios: Padre... È solo giovane e sognatore. Compredilo! È il suo ardire giovanile a parlare per lui!
Padre: È vero! Ma una cosa del genere... La nostra famiglia potrebbe venire disonorata se questa storia diventa di dominio pubblico! Ho passato una vita intera a costruirmi un nome degno di rispetto, e lui... Lui!
Hypatios: Padre, ragiona! La ragazza è solo una serva, chi le crederebbe mai? In quanto a mio fratello... Me ne occuperò io, non temere!
Padre: Figlio mio... Luce dei miei occhi, sono grato agli dei della tua esistenza! Mi rendi sempre più orgoglioso ogni giorno che passa, al contrario di quell'inetto di tuo fratello. Magari potesse essere come te, ahimè!
Hypatios: Non preoccuparti, risolverò personalmente la faccenda.
Padre: Non mi aspettavo niente di meno da te.
*abbraccia il figlio per poi uscire di scena*
Hypatios: Mi spiace fratello, ma ne va del nome della famiglia.
*si ferma a pensare, per poi scuotere la testa e uscire di scena anche lui*
Atto II
*ambientazione strada di Atene*
*entrano, dai lati opposti del palco due figure, con circospezione*
Isidoros: Mio padre si opporrà a questo... Lo conosco.
Aulampia: Mi allontanerà dalla città, lo sento.
Isidoros: Non temere, non lo permetterò! Piuttosto rinuncerò al mio stato di cittadino!
Aulampia: Non urlare. E no, non lo farai. Non per me, non ti ho mai chiesto ciò.
Isidoros: Ma non mi serve quel titolo finché avrò te...
Aulampia: Smettila! Togliti queste assurde idee dalla testa, non sai cosa significa vivere da schiavo...
Isidoros: Aulampia... Il mio scopo ultimo è la felicità. E con te l'ho raggiunta. Non serve altro all'uomo, se ha ciò.
Aulampia: Taci! La filosofia ti ha detto alla testa, quello stupido Platone ti ha dato alla testa... La felicità non procura il cibo! Non permette di sopravvivere! Stupidi ricchi aristocratici, siete nati con tutto e perciò vi permettete di sognare... Ma fate bene! Nulla vi manca!
Isidoros: Hai torto. È vero, io avevo tutto, ma non ero felice. Con te, invece, lo sono stato. Mio padre ha tutto, e tutto mi ha dato, ma ero triste. Tu non mi hai dato niente, se non affetto, affetto puro, e ora sono felice.
Aulampia: Allora vivi di ciò! Vivi dei nostri ricordi!
Isidoros: I ricordi non bastano!
*sentono dei rumori, quindi si nascondono nell'ombra*
*due ubriachi passano camminando a zig-zag, inciampando a volte, per poi uscire di scena*
*i due innamorati ritornano al centro della scena*
Isidoros: Temevo fossero delle guardie...
Aulampia: Anche io... Devo andare, Isidoros.
Isidoros: No. Ti prego, dobbiamo trovare una soluzione.
Aulampia: Non esiste una soluzione... Mi dispiace, addio.
Isidoros: Aspetta! Potremmo... Scappare!
Aulampia: E dove? Dove andremo? Come?
Isidoros: Non lo so...
Aulampia: Appunto. Addio Isidoros. Dimenticati di me, sarà meglio per entrambi.
Isidoros: Mai!
Aulampia: Lo farai. Preso o tardi, ma lo farai.
*esce di scena correndo, mentre l'altro tenta di afferrarla, fallendo*
Isidoros: Perché, Afrodite, perché?! Perché ci hai fatto innamorare sapendo non saremmo potuti stare insieme?!
*esce di scena furente*
Atto III
*ambientazione interno casa greca*
*Isidoros seduto in un angolo della scena su un letto a testa bassa*
*entra Hypatios dal lato destro*
Hypatios: Fratello mio, ti vedo triste.
Isidoros: Come se non ne conoscessi la causa.
Hypatios: Temevo che volessi infrangere il veto di nostro padre, ma mi rallegro notando la tua rassegnazione ad esso.
Isidoros: L'ho infranto fratello, invece.
Hypatios: Se progetti una fuga, informarmi sarebbe controproducente.
Isidoros: L'avevo progettata. Avevo progettato di andarmene di casa, di diseredarmi... Ma lei non ha voluto! Mi ha abbandonato, capisci?! No... Ovvio che non puoi capire... Quale marionetta nelle mani del nostro genitore, è ovvio che gioisci per questa notizia!
Hypatios: Modera i termini, fratello! L'unico burattino qui sei stato tu, nelle esperte mani di quella manipolatrice... Ravveduta, devo constatare con sollievo.
Isidoros: Non parlare in questo modo di lei! Non mi ha mai costretto a fare niente. Nulla di nulla!
Hypatios: Voglio conoscerla questa donna così esperta da soggiogarti senza nemmeno che tu, mente brillante, te ne sia accorto!
Isidoros: Non è così, ti dico!
Hypatios: E allora, sentiamo, che cosa avrebbe questa donna di così speciale da trattenerti con sè?
Isidoros: Qual è lo scopo ultimo dell'uomo, fratello?
Hypatios: Servire e far progredire la propria polis, difendendo i suoi valori e proteggendo tutti i suoi abitanti.
Isidoros: Quelli sono gli scopi di un cittadino, non di un uomo.
Hypatios: Non vi è differenza.
Isidoros: Sì invece! Cosa credi, che i non-cittadini non siano uomini?
Hypatios: Infatti sono schiavi.
Isidoros: Anche loro sono esseri viventi. Anche loro sono uomini! E, se non lo fossero, perché il periodo più felice della mia vita è stato tale grazie ad una schiava? Non avrebbe senso, non trovi?
Hypatios: Anche prima eri felice... Hai tutto, puoi comprare tutto ciò che vuoi! Cosa vuoi di più?
Isidoros: Io voglio quello che tutti vogliono! Quello che ogni uomo, o essere pensante, cerca: la felicità.
*Hypatios resta immobile a fissarlo, per poi girarsi di scatto e uscire di scena*
*Isidoros si siede sul letto e il sipario si chiude*
Atto IV
*ambientazione prigione greca*
*Aulampia seduta per terra a destra della scena*
*entra Hypatios*
Hypatios: Alzati schiava!
Aulampia: Sono stanca, non sai forse che è una notte che sono chiusa in questo luogo così umido? Ma certo che lo sai, è a causa tua se mi trovo quì!
Hypatios: Come osa una del tuo rango rivolgersi a me con tali parole?
Aulampia: Come osa, di fronte agli dei, un rispettato cittadino come te, far rinchiudere un'innocente per un furto non commesso?
*si alza in piedi pronunciando tali parole*
Hypatios: Riconosco il tuo coraggio, a rivolgermi tali accuse.
Aulampia: Dinnanzi agli uomini, potrai anche professare il falso, esercitando il tuo potere su di loro, ma di fronte agli dei... Trema, per aver detto il falso! Essi non perdonano facilmente le ingiustizie, e lo sai.
Hypatios: Dalla bocca di quale profeta escono tali premonizioni? Chi sei tu, forse il grande Tiresia? No, quindi taci, schiava! Cosa vuoi da mio fratello? A cosa miri?
Aulampia: So cosa vuoi fare e so cosa pensi, ma risparmiati ulteriori infondate accuse; io non cerco niente. Quando le cose si sono fatte difficili, ho abbandonato Isidoros affinché potesse seguire la strada che è giusto che segua. Non l'ho più cercato da allora e non lo farò in futuro, lo giuro sullo Stige. Non voglio denaro o potere, non cerco niente di tutto ciò.
Hypatios: È impossibile che una come te non abbia un fine. Come posso essere sicuro della veridicità delle tue affermazioni?
Aulampia: Non potresti capire in ogni caso. Quindi va per la tua strada, fammi processare in modo che io non possa più vederlo, fammi esiliare, se vuoi. Mi renderai solo più facile la separazione da lui. E ora, ora che hai sentito cosa avevo da dire, ma che non hai comunque cambiato idea, lasciami sola, in questa buia e umida cella.
*si volta dando le spalle a Hypatios*
*l'uomo sospira, per poi uscire di scena*
*Aulampia guarda verso l'alto e poi si chiude il sipario*
Atto V
*ambientazione scena iniziale*
*Padre e Hypatios entrano da sinistra*
Padre: Ci sei riuscito, figlio mio! Ce l'hai fatta, ormai la nostra famiglia non corre più rischi.
Hypatios: Sì, è vero. Ma non noti Isidoros? Non noti in che stato si trova tuo figlio?
Padre: Il mal d'amore si cura facilmente, figlio mio. Si vede che hai ancora molto da imparare dalla vita, dopotutto. Ma non preoccuparti, al massimo una stagione, e sarà tutto finito.
Hypatios: Non credo si tratti solo di questo...
Padre: Non dirmi che ti sei fatto abbindolare anche tu da quella puttana? Era forse così bella? Per Zeus!
Hypatios: No, non è questo padre...
Padre: E allora di che si tratta? Tuo fratello minore è abbastanza intelligente da superarlo e tu, mio erede, sei in ritardo. Anzi, lo siamo entrambi. Forza! L'amministrazione di Atene non aspetta noi.
*Padre esce di scena a destra*
Hypatios: La città... Sempre la città. È veramente questo che voglio?
*si posiziona al centro del palco*
Hypatios: Forse Isidoros aveva ragione, forse non è questo il mio scopo... Che sia possibile ciò...? No! No! Mi sto solo facendo contagiare dalla loro folle follia! Sono un cittadino ateniese, i miei doveri sono solo e unicamente verso la poleis e i suoi cittadini! Nulla di più!
*esce di scena velocemente seguendo il padre*
Atto VI
*ambientazione cella*
*Aulampia seduta a destra della scena canticchia intrecciandosi i capelli*
*Hypatios entra furente in scena*
Hypatios: Che cosa significa tutto ciò?!
Aulampia: Non capisco il motivo di questa tua ira. Io sono rimasta qui, non mi sono mossa da dove tu mi hai lasciato al nostro ultimo incontro.
Hypatios: È colpa tua! Tua e di mio fratello! È colpa vostra se ora... Se ora ho degli strani pensieri!
Aulampia: Di che parli? Non comprendo.
Hypatios: Prima... Prima pensavo solo alla Poleis, alla mia attuale famiglia, alla mia carriera e al mio futuro... Ora mi chiedo se tutto ciò non sia sbagliato! E tutto da quando ho parlato con te e mio fratello. Mi avete riempito la testa dei vostri discorsi senza senso!
Aulampia: Se continui a pensarci, significa che non sono così insensati come tu predichi.
Hypatios: Smettila di riempirmi la testa di queste stupidaggini! E poi, se davvero ami mio fratello, e non cerchi altro da lui, perché lo hai lasciato?!Perché? Non lo comprendo.
Aulampia: Perché... Se fossimo davvero fuggiti, se lui avesse davvero rinunciato a tutto per me... Se ne sarebbe pentito. È vero, avrebbe ottenuto ciò che voleva, ma per quanto sarebbe durata la felicità scaturita da ciò? Non è forse vero che, un fanciullo, una volta ottenuto il balocco che tanto desidera, presto si stufa e vuole altro?
Hypatios: Mio fratello è un uomo adulto.
Aulampia: Ma i suoi desideri funzionano allo stesso modo. L'uomo, per sua natura, crede che ciò a cui aspira così tanto gli darà la felicità, ma una volta ottenuto ciò, capisce che quella cosa non potrà mai soddisfarlo pienamente. E quindi passerà ad altro. Se perdesse tutto a causa mia, poi si accorgerebbe del suo errore, e allora io ne soffrirei. Per questo, ho rinunciato a lui.
Hypatios: Ciò che dici non ha senso. Sarebbe felice con la schiava che ama così profondamente, non trovi? Se lo hai reso felice fino ad ora, non vedo perché non dovresti più farlo.
Aulampia: Anche se tu conquistassi il cielo con tutte le stelle... Una volta ottenuto, te ne stuferesti, prima o poi. Perfino gli dei non sono immuni a ciò, non è forse vero che Zeus, pur avendo lottato per conquistare la sua sorella e moglie Era, cerca spesso la compagnia di donne mortali e ninfe? Questo poiché la sua consorte, comunque, non gli basta.
Hypatios: Esatto... O meglio, no! Non... Non so più cosa pensare. Ha ragione mio padre, oppure voi?
Aulampia: Non lo so. Ma immagino sia questo ciò che ci rende umani.
Hypatios: Trovare qualcosa che lo soddisfi appieno? Il fatto che tutti siamo alla continua ricerca di ciò?
Aulampia: Queste sono parole tue.
Hypatios: Forse un demone si è impossessato di me, ma credo di capire il motivo per cui mio fratello ci tenga tanto a te.
Aulampia: Mostro solo una visione diversa del mondo.
Hypatios: Tu apri gli occhi alla gente come me che si ostina a tenerli chiusi, donna.
Ciambella198 parla a vanvera( il quale è offeso per non essere stato contattato per un po' di tempo):
Allora, ecco qui la terza prova di questo fantastico concorso. Ho trovato molto difficile stendere questa sceneggiatura, pur avendo recitato molte volte.
Mi sono "largamente ispirata" alle sceneggiature delle commedie e tragedie greche, essendo, comunque, le opere teatrali che preferisco, sia da guardare che da recitare.
Il fatto del cittadino che è uomo e uomo che è cittadino è un concetto propriamente greco, del tempo in cui è ambientata la vicenda. Per cui gli schiavi, ossia i non-cittadini, non erano considerati uomini ma bestie. Vorrei solo farvi notare che, Hypatios, in tutto il tempo in cui si rivolge a Aulampia, non si appella a lei nemmeno una volta come "donna", se non alla fine. Era solo per dire che era una cosa voluta. Se ci sono altre cose che non vi tornano, non esitate a chiedere :) .
Spero che non inizi in modo troppo banale e che l'argomento non sia troppo scontato, non sono giunta ad una conclusione del ragionamento del desiderio poiché l'unico, che nella letteratura, è arrivato a dire come si può essere felici, è stato Dante con un messaggio cristiano, e spero che capiate il perché non ho concluso in quel modo, lasciando quindi la domanda aperta(?) per stuzzicare(??) la vostra mente(???) all'argomento, lasciandolo in dubbio come ha fatto Leopardi.
Se proprio volete una morale, diciamo che consiste nel fatto che il protagonista capisce che il concetto cittadino-uomo non è valido, e che quindi anche uno schiavo è considerabile come uomo e non come animale.
Fatemi sapere cosa ne pensate, se posso migliorare in qualcosa, ovviamente devo migliorare, lo so. E spero di non essere eliminata, quindi...
Alla prossima(maybe)!
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