Clap Clap.
Ed eccomi ancora una volta davanti ad uno specchio a fissare il mio viso, sfiorare i punti di sutura, e creare immensi silenzi per sentire il ticchettio che mi rimbomba in testa.
Può sembrare che me ne sia pentita, a volte, di aver fatto ciò che ho fatto; potrebbe sembrare che non mi vada più di far paura, ma ormai la paura altrui è l'unica cosa di cui mi nutro, le urla, i gemiti di dolore, le ossa che scricchiolano quando si rompono o quel rumore soave di quando si lacerano i muscoli o la pelle.
Sono nascosta in un edificio abbandonato da anni, credo dev'essere stato un hotel, mediocre, ma sto benissimo. Ho il letto ed uno specchio in ogni stanza che percorro.
Ora però devo andare via, mi aspetta un posto, una casa credo, me ne parlò Toby circa qualche mese fa, ma non mi importava, stavo bene.
Questa 'casa' dovrebbe essere il raduno di /persone/ come me o come Toby.
A proposito, dovrei chiamarlo.
Presi il cellulare dalla tasca destra dei miei Jeans neri, i soliti jeans neri, quelli ancora macchiati del sangue dei miei genitori, i genitori che uccisi più di un anno fa, ma dopo tutto il loro tempo era scaduto.
"Pronto, Toby?"
Dissi con tono pacato non appena prese la chiamata.
"Dimmi, Natalie.."
Rispose lui con un certo tono sarcastico, osava chiamarmi con un nome dimenticato dal tempo, Natalie non esisteva più eppure lui continuava a scherzarci sopra.
"Smettila e dimmi dove devo andare"
"Prendi il primo taxi che trovi e dici di raggiungere la Villa Hetshire"
"Okay, a dopo"
Staccai la chiamata, presi i miei adorati coltelli e mi coprii il volto con il cappuccio della monotona felpa verde, poi uscii dall'edificio e raggiunsi un incrocio li vicino aspettando l'arrivo di un taxi.
Passarono circa venti minuti e ne arrivò uno che si fermò notando la mia mano alzata. Salii cercando di non incrociare lo sguardo dell'autista e sotto voce dissi la meta, guardai lo specchietto con la coda dell'occhio e notai il suo sguardo impaurito.
"Sei sicura sia quello l'indirizzo giusto?"
Chiese lui preoccupato.
"Si, si sbrighi, il suo tempo sta per scadere"
Mise subito in moto e nel giro di una mezzora arrivammo dinnanzi ad un enorme villa bianca, li ad aspettarmi c'era un uomo incappucciato.
Scesi e chiudendo la portiera sentii l'autista schiarirsi la voce, cercava denaro.
Mi tolsi il cappuccio mostrandomi in tutta la mia orribile magnificenza, l'uomo sospirò.
"Le avevo già detto che il suo tempo stava per scadere, beh ormai la sveglia è suonata."
Sussurrai al suo orecchio per poi sgozzarlo con uno dei miei coltelli che subito re incastrai nella cintura dei jeans.
Sentii un applauso alle mie spalle, battiti lenti e separati ognuno da una pausa, mi girai di scatto protendendo i coltelli, che lentamente abbassai non appena vidi il volto di Toby insieme ad altri esseri imbrattati di sangue e terra.
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