i n t r o
Nat
O faccio la donna e affronto i miei problemi o salto giù dallo scoglio più vicino con entrambi i medi alzati, ridendo 'fanculo questa merda' mentre precipito.
Non ci sono scogli qui intorno.
Ho già controllato.
Lo guardai attraversare la strada mentre mi facevo coraggio, fissando Harry che semplicemente comprava una borsa di manghi, conversando con il fruttivendolo.
Voltati e butta quei manghi. Voltati e butta quei manghi.
L'abbiamo visto in tutti quei film sdolcinati, dove gli innamorati non si vedono per anni e l'unica cosa che cercano sono gli occhi, o il sorriso, o anche il suono della risata, della persona amata.
Io non vedevo l'ora di vedere quel culo.
C'era una piccola voce infondo alla mia testa che diceva 'che culo', mentre stringevo gli occhi verso gli skinny jeans neri che Harry stava indossando perché, da quello che ricordavo, il mio vanilla man era dotato di un gran bel culo.
Quelle volte, che era nella nostra doccia e mi dava le spalle, il suo sedere era così sodo e pieno, nonostante fosse piccolo.
Come un piccolo pacco del corriere espresso con la parola fragile stampata sopra.
Improvvisamente ad Harry cadde qualche moneta e si piegò in avanti per raccoglierle, i suoi capelli leggermente più lunghi dall'ultima volta che li avevo visti, non raggiungono proprio le spalle ma sono ricci fino alla mandibola.
Diavolo sì...
Due anni da quando non vedevo il mio ex marito dopo averlo lasciato, da quando avevamo parlato o anche solo avuto contatti, e la prima cosa che vedrà dopo tutto questo tempo sarò io che fischio in apprezzamento dall'altro lato della strada guardando il suo culo.
Avevo sempre chiesto informazioni a Georgia o Carlos su come se la passasse comunque.
Lui, come persona e la sua vita, non il suo culo.
Okay qualche volta avevo chiesto anche come sembrava il suo culo tramite cellulare ma sono- sono io.
Non avrei mai potuto lasciare completamente Harry e andare avanti non è mai stata un'opzione, il mio obiettivo era solo stare meglio, superare gli attacchi di panico e sconfiggere la depressione e le paure dopo la gravidanza intrauterina di Olivia.
Perciò ora sono tornata qui, nella nostra città, dove Harry ha continuato a vivere anche dopo che l'ho lasciato con solo una lettera e la fede sopra il nostro letto.
Non è stata la decisione migliore, è stata stupida in realtà, ma sapevo che il mio stato mentale non sarebbe mai migliorato restando accanto ad Harry, guardarlo buttare o dare via tutti i giocattoli o i mobili che avevamo comprato per la nostra bambina che non sarebbe mai vissuta.
Lo vidi fissare con nostalgia una famiglia, una madre a caso e un padre che teneva i suoi bambini per mano tra la folla.
Lui voleva qualcosa che non potevo dargli, perché ero troppo spaventata di provare ancora.
Sapevo di starlo trattenendo dall'avere la famiglia che aveva sempre desiderato.
Ma ora sono tornata, sono in salute, sia mentale che fisica e mi sento di nuovo me stessa.
La mia felicità era Harry, in mezzo a tutte le altre cose, ma lui era quella principale e riuscire a guardarlo di nuovo senza scoppiare a piangere perché sentivo di averlo deluso in qualche modo, mi motivava.
"Hey, ti ricordi di me? La tua ex moglie, ah già, stai bene bello?" iniziai a borbottare nervosamente sottovoce, abbassando le maniche della felpa per nascondere il tremolio delle mani mentre iniziavo ad attraversare la strada, continuando a mantenere lo sguardo su Harry che si stava ancora guardando attorno di fronte al negozio, senza accorgersi di me tra la folla.
Un altro passo.
"Come va? Quei manghi tra le tue mani sembrano molto maturi. Quasi sodi come il tuo culo." dissi, bisbigliando tra me e me e riformulando ogni cosa che avevo intenzione di dire mentre mi avvicinavo ad Harry, scuotendo la testa e provando a pensare a qualcos'altro da dire.
"Io-" iniziai, la mia voce si bloccò in gola e mi fermai in mezzo alla strada mentre vedevo Harry prendere un piccolo assaggio di cocco da uno dei banchetti all'esterno del negozio, tra la folla di clienti accalcati.
Non lo mangiò, fissò solo la piccola tazzina di plastica che conteneva il cocco prima di chiudere gli occhi e avvicinare la testa, inalando il profumo prima di rialzarla, aprendo poi i suoi tristi occhi verdi con un'espressione persa sul volto che mi fece solo venire voglia di corrergli incontro e buttarlo a terra per abbracciarlo.
Ed in quel momento capii esattamente quello che dovevo dire.
"Non devi più continuare ad annusare quella noce di cocco perché io sono qui e puoi annusare me perché io ti amo davvero e mi sei manca-"
E poi venni investita.
E' quello che succede quando si rimane in piedi in mezzo alla strada come una stupida idiota pronta a fare un gesto teatrale e dichiarare il proprio amore.
Mi schiantai sull'asfalto con i primi tre ciclisti che mi schiacciarono a terra mentre il resto dei maratoneti ciechi continuava a correre in mezzo alla strada.
"Sempre avanti fratelli! Nessuna disabilità ci potrà fermare!" annunciò il leader del gruppo che mi aveva investita per primo mentre il resto dei ciclisti cechi esultarono, correndo sulle mie dita, gambe, braccia, le ruote anche schiacciarono i miei capelli ed io urlai, provando a gattonare via.
"Accidenti, è una strada molto irregolare eh Phil." disse uno di loro mentre passava sopra al mio polpaccio, riaggiustandosi gli occhiali neri ed il suo amico annuì.
"Devono davvero sistemare questa strada." fu la risposta del compagno finché il suono delle loro biciclette non sparì lontano. Alzai debolmente la testa dalla strada solo per trovare Harry andarsene via, lontano dai miei occhi dall'altra parte della strada.
Rimisi la testa a terra sul cemento e sospirai, trascinandomi più vicina al marciapiede ma, trovando il mio corpo troppo indolenzito per alzarmi, rimasi a lato della strada. Feci un sospiro mentre le persone mi lanciavano occhiate persistenti e chiusi gli occhi, dando la faccia al cielo.
Beh, non poteva andare peggio di così.
Non mi ricordo molto di quello che successe dopo, era tipo tutto sfocato e ricordo solo qualche frammento di pezzo.
Penso di ricordare qualcuno scuotermi i piedi mentre ero spiattellata a terra con i segni delle ruote sulla pelle, avevo aperto gli occhi e trovato Dennis, uno dei miei clienti abituali che ero solita tatuare quando lavoravo al negozio di Georgia.
Poi mi ricordo di essere andata a sua casa, gli avevo raccontato dei miei problemi e poi avevo mangiato qualche biscotto davvero delizioso che aveva preparato.
Erano davvero ottimi.
Poi solo... vuoto totale... e avevo fatto il più bel sogno di sempre.
Avevo sognato Harry, noi due finalmente a parlare e a vederci dopo tutti questi anni, lui che mi perdonava e mi confessava di essere ancora innamorato di me.
Aprii gli occhi, tastando il materasso estraneo dove stavo attualmente distesa, non sapevo quando o come ci ero arrivata e mi stropicciai la faccia, sentii poi delle briciole di biscotto sul letto.
Le tolsi dalle lenzuola, sostenendomi con i gomiti, grattandomi poi la testa confusa.
"Dio la mia testa..." Una voce maschile sconosciuta mugugnò accanto a me.
"L'hai detto." sospirai in accordo, stropicciandomi la faccia con le mani prima di alzare la testa, i miei occhi spalancati fissarono nulla in particolare di fronte a me mentre iniziavo a metabolizzare la situazione.
Oh no. Oh no no no diavolo no no col cazzo no no no.
Voltai lentamente la testa verso quella voce, il mio intero corpo si raggelò alla vista della pelle chiara del ragazzo, disteso con il sedere nudo nel letto accanto a me.
Va tutto bene Nat- va bene, totalmente bene perché tu non sei nuda e non sei stata con nessuno dopo Harry, non potresti mai-
Abbassai lo sguardo sul mio corpo, solo per trovarmi completamente nuda sotto le coperte, succhiotti e morsi marchiavano la mia pelle e alla vista spalancai la bocca.
Assolutamente bene, assolutamente bene, assolutamentebeneassolutamenteeebeneassolutamentebene- cosìfottutamentebene.
"Buongiorno raggio di sole!" Dennis aprì la porta, il legno sbatté contro il muro facendomi sobbalzare e urlare, stringendo le coperte al petto per la sorpresa.
Dennis rimase sull'uscio con i capelli tirati all'insù e il gilet azzurro, una tazza di caffè tra le mani e mi fece un sorriso smagliante che davvero somigliava alla persona del telegiornale locale quando doveva parlare del tempo.
"Oh, beh ho visto che hai conosciuto il mio coinquilino Aaron, Aaron nudo, ti presento Natalie nuda." sorrise Dennis nella sua solita allegra voce nasale e l'uomo accanto a me si mosse, fece un respiro profondo e si stropicciò gli occhi prima di girarsi su un fianco dalla mia parte.
"Giorno Natalie nuda," salutò semplicemente lui, neanche disturbandosi di coprirsi mentre io lo guardavo in faccia, facendo scorrere lo sguardo terrorizzato da lui a Dennis, in escandescenza mentre Dennis sorseggiava rumorosamente il suo caffè vicino alla porta.
"Giorno Dennis vestito." sbadigliò Aaron, rivolgendo l'attenzione all'amico.
"Giorno Aaron nudo, giorno Natalie nuda-"
"State zitti. Dovete stare zitti adesso." scattai, scocciata dai loro saluti appiccicosi e imbarazzanti e puntai i due con una faccia severa da ramanzina di mamma.
"Ohhhh... qualcuno si è svegliato dal lato sbagliato del pene." continuò Dennis, coprendosi le labbra e ridacchiando con la testa come se fosse troppo piccolo per dire, quello che a lui piace chiamare, cose "sporcaccione".
"Dennis dimmi, ti prego, dimmi che cosa è successo la scorsa notte." implorai, sperando che vedesse la mia rara e seria espressione, segno della mia angoscia.
"Come se non fosse già evidente." ridacchiò di nuovo, facendo vagare le mani in aria mentre io sbattevo lentamente le palpebre nella sua direzione, con un'espressione impassibile.
"Comunque dolcezza mi devi due mila dollari." disse casualmente, portando la tazza più vicina e annuendo, stringendo le labbra insieme mentre la mia mascella cadeva a terra senza parole.
"Di che cosa stai parlando?" chiesi, vidi con la coda dell'occhio la mano di Aaron avvicinarsi nel letto nella mia direzione per togliere la coperta dal mio corpo.
"Provaci e ti do un rovescio così forte che google non sarà più in grado di trovarti." minacciai, senza il bisogno di guardare Aaron, alzando la mano pronta a schiaffeggiarlo prima che la sua si fermasse, e si ritrasse con la stessa lentezza.
"Oh dolcezza, l'erba non cresce mica sugli alberi lo sai. Voglio dire, beh, tecnicamente lo fa ma non sugli alberi ma hai capito il punto, e dopo aver fatto fuori l'intera partita di biscotti, voglio dire è solo che giusto." spiegò, la mia faccia impallidì alla realizzazione e mi alzai goffamente dal letto, tenendo le lenzuola avvolte strettamente intorno al mio corpo nudo mentre mi avvicinavo.
"Erano biscotti alla marijuana?" sbattei le palpebre incredula mentre lui si aggiustava il papillon.
"Potrò non sembrare uno spacciatore, ma è proprio questo che mi rende così bravo a farlo." sussurrò maliziosamente, facendomi un occhiolino prima di girare i tacchi e lasciare la stanza, continuando a borbottare qualcosa riguardo a dover uscire presto per rubare il parcheggio a un collega prima che lo strangolassi.
Mi sentivo di aver tradito Harry, anche se non stavamo più insieme.
Harry era il mio unico amore, dovevo aver avuto le allucinazioni - come l'ultima volta con Carlos quando ho mangiato quei fottuti brownies.
"Metti l'erba nelle canne, non nell'impasto dei biscotti che poi io vado a mangiare!" gridai verso la porta. Il mio petto iniziò ad alzarsi e abbassarsi rapidamente e cercai di stabilizzare il respiro, pensando ad Harry, se lo sarebbe mai venuto a sapere, e accarezzando distrattamente con le dita il tatuaggio con il nome di Olivia sulla mia pelle.
Era qualcosa che facevo sempre per aiutarmi a calmarmi, questo e pensare ad Harry, poi tutto sembrò peggiorare mentre i miei occhi analizzavano il pavimento, cercando disperatamente una qualche scatola di preservativi aperta o strappata, prima di controllare nel cestino in fondo alla stanza.
Niente.
Nessuna fottuta protezione.
"Quindi Natalie giusto?" sentii la voce di Aaron chiedermi dal letto dietro di me mentre io sbattevo le palpebre verso il cestino vuoto ai miei piedi, stringendo le lenzuola più forte intorno al corpo. Aggrottai le sopracciglia, mi strofinai il naso con il retro della mano ed inspirai leggermente mentre pensavo ad Harry.
E questo è stato come io, Natalie Kaufman, con un colpo solo ho distrutto tutte possibilità che mi erano rimaste con l'unico uomo che ho sempre amato.
++
Harry
O faccio l'uomo adesso e la affronto o mi butto nel cestino più vicino e inizio una nuova vita in discarica per diventare il re dei ratti, non affrontando i miei problemi neanche questa volta.
"Signore, per l'ultima volta la prego, smetta di provare ad infilarsi nel cestino." Mi richiamò il barista dal bancone di fronte, facendomi irrigidire sul posto e voltare lentamente verso di lui.
"Io stavo solo uh- solo cercando di prendere qualcosa che mi è caduto dentro." dissi con un sorriso tirato, guardando l'uomo incrociare le braccia al petto con espressione scettica sul volto.
"Sì? Che cosa le è caduto?" domandò accarezzandosi il mento.
Lo fissai prendendo un respiro profondo, spostai lo sguardo e mormorai "la mia dignità," prima di uscire con la parte superiore del corpo dal cestino e di allontanarmi in modo che il barista mi lasciasse stare.
Ignorai gli sguardi dei clienti nel bar perché proprio attraverso la finestra, dall'altra parte della strada, c'era la palestra.
E dalle finestre di quella palestra, l'avevo vista.
Aveva i capelli neri raccolti all'indietro, indossava un reggiseno nero sportivo e dei pantaloni da basket mentre colpiva ripetutamente e con forza il sacco da box di fronte a lei con l'espressione corrucciata nel suo adorabile viso arrossato.
La mia Natalie.
Una parte di me si domandava cosa le stesse passando per la testa, sapevo che ogni volta che era stressata o incazzata, si sfogava facendo box o combattendo in palestra.
Ma alla maggior parte di me non importava, tutto quello che volevo era raggiungerla e baciarla, urlando 'picchiami al suo posto perché mi sei mancata così dannatamente tanto' con una maglia con il fan logo numero uno.
Non mi importa se mi ha lasciato la fede, i fogli del divorzio firmati, la lettera, era e sarà sempre mia moglie nel mio cuore, non importa cosa succederà.
Praticamente possedeva anche il mio cazzo, avrei potuto tatuarci le parole "proprietà di Nat" sopra e non avrebbe fatto differenza.
Erano passati due lunghi, tristi anni di solitudine senza di lei.
"Hey Nat- hey sono tuo marito- uh tecnicamente ex marito. Wow sei molto sudata, sudata e e sexy... così sexy..." borbottai, passandomi nervosamente le mani tra i capelli e tenendo gli occhi fissi su di lei dentro la palestra dall'altro lato della strada.
No idiota, non puoi fottutamente dirle questo, sei serio?
Mi fermai, guardando Natalie voltarsi e darmi la schiena mentre si abbassava per afferrare la bottiglia d'acqua dal pavimento.
Cazzo che culo.
Che ho.
Natalie avrebbe riso se fosse stata accanto a me in questo momento.
Due anni dall'ultima volta che avevo visto mia moglie dopo che mi aveva lasciato, da quando abbiamo parlato o anche solo avuto contatti, e la prima cosa che vedrà dopo tutto questo tempo lontani, sarò io con la faccia schiacciata contro il vetro della finestra del bar oltre la strada, con le narici verso l'alto contro il vetro e gli occhi spalancati come un bambino, incantato a fissare insistentemente il suo sedere.
"Mi sei mancata, mi sei mancata tanto. Mi fa male vederti - non perché sei brutta no ma perché - perché solo non capisco perché mi hai lasciato ma mi ferisce ancora di più non averti con me." bisbigliai, cercando di controllare i miei sentimenti, non sapendo cosa diamine dovessi dire mentre iniziai a camminare verso l'uscita del bar.
"Ti amo ancora, tu uh- tu per caso mi ami ancora-" mi scontrai improvvisamente contro qualcuno proprio mentre aprivo la porta per uscire, un piccolo sussulto uscì dalle labbra della persona prima che io spostassi lo sguardo da Natalie nell'altro lato della strada.
"Harry." mormorò Cynthia, mi si raggelò il sangue nelle vene alla vista dei suoi occhi azzurri e al suono della sua voce mentre combattevo contro la voglia di spingerla da parte e correre nella palestra.
"Cynthia," ricordai con un cenno distratto della testa, provando a destreggiarmi per oltrepassarla.
"Harry dobbiamo parlare." mi interruppe lei, facendo un passo di fronte a me, bloccando l'entrata e facendo irrigidire immediatamente il mio intero corpo infastidito.
"No, non dobbiamo." risposi in tono freddo, incontrando i suoi occhi.
"Riguardo la scorsa settimana-"
"Riguardo a niente." la interruppi con un'espressione dura.
"Quello che è successo la scorsa settimana tra me e te è stato un errore, proprio come ti ho già detto. Io ero ubriaco e anche tu, non mi ricordo nemmeno quello che è successo quella notte, eravamo due sconosciuti ed è stato un errore. Perciò te lo ripeto un'altra volta. Io sono sposato." dissi, la mia voce piena di irritazione mentre avanzavo per sorpassarla ma lei mi si riposizionò davanti.
"Cynthia togliti di-"
"Lo so che non sei sposato. Almeno non più." provò a dire con compassione, mantenendo un'espressione determinata nei lineamenti mentre la mia mascella si serrava alle sue parole, facendo sparire la sua espressione e la fissai dall'alto mentre si strofinava il retro del collo.
"Lo so che ti ha lasciato, è un paese piccolo. So anche che porti ancora la fede e che ti reputi ancora un uomo impegnato." disse lei con un tremolio nella voce, i suoi occhi guardarono il mio anulare, confermando le sue supposizioni mentre io mi schiarii la gola, infilando le mani dentro le tasche.
"Arriva al punto."
"Personalmente penso che sia dolce quello che fai." ammise lei con voce sincera, finalmente alzando lo sguardo sul mio viso mentre io provavo a guardare oltre le sue spalle, verso la palestra.
"Ma forse, non hai mai pensato che sia ora di voltare pagina..." concluse il discorso sussurrando imbarazzata, torturandosi le mani mentre io spostai di nuovo lo sguardo su di lei, si accigliò scioccata quando vide la rabbia formarsi sui miei lineamenti.
"Chi diavolo ti chiedi di essere per dirmi-"
"Scusami," un ragazzo si schiarì la voce, attirando la nostra attenzione.
"Non vorrei interrompere la vostra conversazione ma stareste bloccando la porta del bar." dichiarò semplicemente, facendomi chiudere gli occhi e inspirare, prima di afferrare Cynthia per un braccio e trascinarla verso un angolo in fondo al locale.
"Dov'ero rimasto?" sbottai, lasciandola andare per tornare a fissarla, lei sospirò.
"Chi diavolo ti credi-"
"Chi diavolo ti credi di essere?" la interruppi, camminando avanti e indietro e puntandole un dito contro mentre lei pazientemente mi guardava.
"Mi dispiace, non avrei dovuto dirlo," si scusò, scuotendo la testa.
"No non avresti dovuto, ora devo vedere una persona." le dissi, voltandomi verso l'uscita senza guardarla di nuovo.
Allungai la mano, il mio sguardo ancora su Natalie dall'altro lato della strada, ancora dentro la palestra, il mio palmo spinse contro la porta pronto per aprirla prima di sentire il suono della voce di Cynthia da dove l'avevo lasciata.
"Harry io sono incinta."
Mi irrigidii sull'uscio.
I clienti si raggelarono.
Lentamente mi voltai verso di lei, trovando il barista dietro al bancone con la bocca aperta verso di noi mentre faceva colare il caffè che continuava a spargersi sul pavimento poiché la mano con cui stava afferrando la tazza era a diversi centimetri di lato, e tutti i clienti avevano alzato lo sguardo dai loro libri, cellulari, bevande e computer.
"Oh merda, Jude devo richiamarti," sussurrò un cliente, terminando una chiamata per guardare la scena.
Guardai il volto di Cynthia, provando a cercare un qualunque accenno di divertimento o qualsiasi traccia di disonestà solo per non trovarne alcuna.
"Tu sei..." mormorai con voce tremante, gli occhi spalancati con orrore e incredulità mentre il mio sguardo cadde sulla sua pancia, come se potessi trovarne una conferma.
"Ho la prova, se è questo che cerchi." disse lei con voce spezzata, estraendo un test di gravidanza dalla borsa.
Non può essere.
Non può essere successo sul serio.
E Natalie?
"Ascolta, mi prenderò cura del bambino, mi prenderò le mie responsabilità ma non-"
"Farò un aborto." disse Cynthia con l'espressione addolorata, facendo morire il resto della mia frase in gola mentre l'intero bar sussultò.
Cadde qualcosa dal bancone.
Il barista aveva fatto cadere la caffettiera sul pavimento, ancora incantato a fissarci con la bocca spalancata.
"Un aborto." ripetei dopo di lei in confusione, sbattendo le palpebre incredulo mentre il panico si faceva strada in tutto il mio corpo.
"Tu, tu vuoi uccidere il bambino, il mio bambino?" sussurrai, facendo qualche passo verso di lei e incatenando i nostri sguardi, le mie dita accarezzarono per un attimo il tatuaggio con il nome di Olivia sul mio polso mentre sentivo la bile salirmi in gola al solo pensiero.
"E' anche il mio bambino e sai che non lo volevo tanto quanto te," provò a difendersi velocemente, toccandosi la pancia e facendo qualche passo indietro mentre io mi avvicinavo.
"Non puoi solo uccidere il bambino!" esplosi, la mia voce alta rimbombò attraverso sui muri del locale mentre il mio respiro si faceva affannoso, le mie mani si serrarono in pugni stretti ed il mio corpo tremava mentre lei si accigliò al mio tono.
Non un'altra morte.
"Non puoi solo..." mi bloccai, provando a calmare il mio battito cardiaco mentre deglutivo, la mia bocca improvvisamente diventata secca e i flashback di Olivia si ripetevano nella mia mente, di lei ancora, un piccolo corpo senza vita tra le mie mani.
Mia figlia, la mia prima figlia.
"Devi sapere che vengo da una famiglia rigida e severa Harry. Quella notte tu eri ubriaco, ma anche io. Non avrei mai dovuto farlo, io non sono per niente così e se i miei genitori lo venissero a sapere- se mai venissero a sapere che ho avuto un figlio e non sono sposata," iniziò, sembrava come se stesse per scoppiare a piangere ad ogni secondo mentre io la fissavo.
"Cosa stai cercando di dire?"
Cynthia si morse un labbro, aggiustandosi la tracolla della borsa scesa dalla sua spalla prima di guardarmi.
"Ho promesso a me stessa e ai miei genitori che non avrei mai fatto un figlio fino al matrimonio. Fino a quando non avessi avuto una vita agiata e un marito." sospirò, ora facendo qualche passo verso di me.
"Forse, forse se ricominciassimo, se veramente iniziassimo a conoscerci a vicenda." continuò lei mentre io sentivo le budella rivoltarsi per il disgusto alle sue parole.
"Io non posso, non possiamo- io ho qualcuno che-" balbettai, sbattendo le palpebre verso di lei che stava in piedi di fronte a me.
"Cosa le dirai quando la troverai, che hai messo incinta un'altra durante la sua assenza? Andrò ad abortire se decidi di andartene, se tu puoi scappare allora anche io. E' anche il mio bambino e una mia scelta, su questo non puoi dire niente." concluse, i miei palmi sudavano mentre la guardavo, la mia mente fece diventare lentamente i suoi capelli biondi e i suoi occhi azzurri molto simili ai lineamenti di un mostro.
Mi stava minacciando con la vita del bambino se non rimanevo.
Non un bambino qualunque ma il mio, anche se non con la donna che amavo, era comunque mio.
Abbassai lo sguardo verso il tatuaggio di Olivia, fissandolo intensamente, immerso nei pensieri, prima di rialzare la testa e guardare in direzione della palestra dall'altro lato della strada.
Natalie se n'era andata.
Sentii il mio cuore e la mia speranza svanire.
Cosa le avrei detto ora se l'avessi incontrata, che avevo un bambino con un'altra ma che l'amavo comunque?
Aw non incazzarti Nat, stavo probabilmente pensando a te quando le sono venuto dentro- non che mi ricordi qualcosa perché ero ubriaco come la merda ma ora sono padre di un bambino.
Solo non il tuo.
Deglutii, sentendo i miei occhi bruciare un po' prima di guardare Cynthia che stava ancora aspettando una mia risposta.
Presi un respiro profondo.
"Io ci... io ci penserò su." dissi infine, la mia voce più rauca del solito.
"Tu ci penserai?" ripeté lei con un sopracciglio alzato e incrociò le braccia al petto.
Strinsi i denti, provando a controllare il mio temperamento.
"Ti porterò fuori, la prossima settimana... Solo, solo non uccidere il mio bambino." dissi, sapendo che sentisse la disperazione nella mia voce e mi camminò incontro con un piccolo sorriso, facendomi spostare lo sguardo quando arrivò troppo vicino per i miei gusti e la sentii piazzare una mano sopra il mio polso tatuato dove stavo inconsciamente tracciando l'inchiostro delle lettere del nome di Olivia con le mie dita.
"Il nostro bambino." disse Cynthia prima che il suo sorriso crescesse in quello di sempre, in un caldo gesto di comprensione, e tutti nel bar esposero in cori di approvazione e batterono le mani, urlando e sguainando per festeggiare tutto quello che era finito bene.
Ma non andava bene, niente andava bene ormai.
Mi sentivo vuoto.
E questo è stato come io, Harry Styles, con un colpo solo ho distrutto tutte le possibilità che mi erano rimaste con l'unica donna che ho sempre amato.
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