Episode 9: Only On You

Nat

"Togliti gli occhiali." ordinò Harry, facendo lenti passi verso di me, il suo petto si alzava e abbassava e il respiro era irregolare mentre si avvicinava a me.

Non stavo ascoltando, ancora concentrata su Talie che, con gli occhi spalancati, si trovava tra me e suo padre.

Mi aveva chiamato mamma.

Harry ora era di fronte a me, coprendomi la vista verso di lei e mi guardava, la mascella serrata e le mani stavano visibilmente tremando mentre io non obbedivo.

"Togliti gli occhiali Nat." ripeté, ringhiando ed io abbassai lo sguardo sui miei piedi, per evitare l'intensità dei suoi occhi infuriati, come se stesse per scattare da un momento all'altro.

Trattenni il respiro quando Harry sollevò le mani, raggiungendo i miei occhiali e lentamente me li tolse dal viso, facendomi chiudere gli occhi, sentendo il suo respiro accelerare, prima di trattenerlo e rivelare il mio occhio nero.

"Non è- non è così male come sembra." ammisi, aprendo infine gli occhi, solo per trovare Harry con l'espressione più spaventosamente incazzata mai vista prima, gli occhi sbarrati per lo shock e le nocche bianche, stringendo i miei occhiali da sole.

"Dov'è lui..." iniziò in un basso borbottio, la sua voce carica di sadiche intenzioni ed io mi paralizzai.

Mai in tutti i miei anni che conoscevo Harry l'avevo mai visto così arrabbiato, e l'avevo visto incazzato così tante volte.

Questa volta era diverso, di solito esplodeva, urlava, o imprecava.

Ora era in silenzio tombale, la mascella serrata, le spalle ampie in tensione e la vena del collo prominente mentre il petto si alzava ed abbassava a ritmo irregolare, mantenendo lo sguardo fisso sul mio viso.

Sollevò lentamente una mano ed accarezzò esitante il mio viso, come se non potesse credere che ero stata picchiata, ritirando poi le dita quando feci una smorfia di dolore nel momento in cui sfiorò il mio occhio nero.

"Dov'è lui." ripeté Harry ed io abbassai lo sguardo sui miei piedi.

"Harry... ci penso io, tu non-"

"Non lo chiederò di nuovo." disse in tono freddo, voltandosi allora verso Talie, facendomi spalancare gli occhi.

"All'ospedale locale." informò lei, evitando il mio sguardo con l'espressione colpevole sul volto.

Harry tornò a guardarmi, continuando a fissarmi a lungo e per un momento mi sentii come osservata da un toro imbizzarrito, pronto ad attaccare in ogni momento.

"Lo ucciderò." borbottò sotto voce in tono basso e oscuro, che mi fece alzare lo sguardo per incontrare il suo implacabile.

"Aspetta, calmati per un secondo-"

Lui si voltò, sbattendo violentemente il paio di occhiali da sole che teneva in mano contro il bancone della cucina, prima di uscire fuori dalla stanza come una furia, aprì la porta e la richiuse con un fortissimo botto che echeggiò nel resto della casa.

Mi avvicinai lentamente al bancone, guardando la forma insolita e le lenti rotte dei miei occhiali da sole, che Harry aveva inconsciamente distrutto nella sua presa.

"Mi dispiace Nat, io solo, Aaron se l'è cercata mi dispiace, sono arrabbiata e lui è un coglione." iniziò Talie a scusarsi, temendo fossi arrabbiata con lei.

"Va bene, non sono arrabbiata." le assicurai, guardandola e un'espressione sollevata si fece spazio nei suoi lineamenti preoccupati, prima che tornassi a guardare i miei occhiali rotti.

"Forza, dobbiamo trovare tuo padre, prima che faccia qualcosa che lo metta in qualche guaio serio." dissi, conoscendolo troppo bene e Talie annuì ubbidientemente, seguendomi velocemente fuori dalla porta e in auto.

"Scrivi ad Haz e digli di venire diretto a casa tua quando finisce di lavorare. Quando parcheggio di fronte all'ospedale tu rimane in auto e aspetta che recupero tuo padre, okay?" chiesi, allacciando la cintura e azionando il motore, uscendo frettolosamente dal vialetto, dando un'occhiata alle striature dei pneumatici impresse dall'auto di Harry.

"Perché non posso venire anche io?" chiese curiosamente Talie, guardandomi mentre io tenevo lo sguardo sulla strada.

"Perché," iniziai, svoltando l'angolo e accelerando, cercando di mantenere la calma.

"Non voglio che vedi cos'è in grado di fare tuo padre."


++


"Grazie ancora per i punti doc." disse Aaron, palpeggiandosi il naso ed il dottore accanto a lui sorrise, poggiando una mano rassicurante sulla spalla del mio presto ex-marito mentre io uscivo dall'ascensore.

"Quando vuole Mr. Turner, è stato un bel colpo ma sopravvivrà." sorrise il dottore, controllando la sua cartellina, prima che Harry facesse irruzione nel corridoio, le due porte che separavano un'ala dall'altra sbatterono violentemente contro i muri, spaventando la maggior parte dei pazienti e delle infermiere.

"Ti ucciderò cazzo!" urlò Harry, avanzando verso Aaron che spalancò gli occhi alla vista dell'alto uomo furioso alla carica verso di lui, prima che Harry sferrasse un pugno contro il naso suturato di Aaron, si sentì un distinto crack mentre il sangue già iniziava a sgorgare dalla ferita aperta ed Aaron cadde a terra scioccato.

"Oppure no... Hey Miranda, sì ho bisogno che cancelli i miei prossimi appuntamenti...." disse casualmente il dottore al suo telefono, guardando qualche documento nella sua mano e si fece da parte, camminando via quando Harry attaccò Aaron sul pavimento, afferrandolo per il colletto e colpendo ripetutamente con il pugno sulla faccia ormai già sanguinante.

"Non la devi toccare! Non devi mai più toccarla cazzo mi hai sentito! Ti è piaciuto colpire una donna huh? Vuoi fare del male alla mia Natalie? Che ne dici di questo, schifoso figlio di puttana!" sputò Harry, i suoi pugni diventarono inarrestabili anche se Aaron piagnucolava sotto di lui, una flotta di dottori e infermiere immediatamente corsero per staccare Harry ed io mi unii a loro.

"Sei morto! Sei fottutamente morto!" continuò Harry, completamente fuori di sé, un barlume pazzo negli occhi mentre continuava a spingere e allontanare chiunque provasse a fermarlo, come se fossero piccoli moscerini.

"Va bene basta Harry, Harry!" dissi, alzando la voce e afferrando la sua spalla in tensione, prima di prendere il suo polso quando cercò di sferrare un altro pugno sporco di sangue verso Aaron, fermandolo ad un soffio dal suo viso, la sua testa scattò verso di me, il respiro pesante e i denti stretti mentre ci guardavamo negli occhi.

Quello che vidi mi distrusse completamente.

Lacrime stavano scivolando sul viso di Harry, la sua espressione ancora arrabbiata e implacabile, ma gli occhi verde scuro arrossati e colmi di lacrime, le guance accaldate bagnate e velocemente distolse lo sguardo dal mio, spostandosi in stato confusionale da Aaron mentre io tenevo ancora la mano sulle sue spalle ansimanti, trattenendolo.

Guardai Harry, poi abbassai lo sguardo sul volto sfigurato di Aaron che sputò sangue dalle labbra lacerate, prima di sentire delle grida.

"Aaron!" due donne urlarono allarmate, correndo frenetiche verso di lui mentre piagnucolava, entrambe si piazzarono ai lati del suo corpo e lo aiutarono ad alzarsi.

"Come hai potuto." parlò quella con il caschetto di capelli castano chiaro e l'altra donna, con le onde di capelli ossigenati, rivolse uno sguardo torvo a me ed Harry.

"Scusate, chi siete voi due?" chiesi confusa, strofinando la spalla di Harry, prima di camminare verso di loro e guardarle.

"Le sue mogli." dichiararono entrambe con voce orgogliosa ed i miei occhi si spalancarono.














"Cos- Scusatemi, le sue mogli? Ma io sono- beh ero sua-"

"Sì, anche tu eri sua moglie. Come possiamo dimenticare la donna che si è intrufolata nelle nostre vite e ha rovinato il nostro matrimonio." sibilò ripugnante quella con i capelli castani.

Aaron aveva più di una moglie.

E le due lo sapevano.

"La poligamia è illegale negli USA." dissi, la rabbia ribolliva e feci un passo verso Aaron, facendo spostare in avanti la donna dai capelli ossigenati, per proteggere il loro marito.

Poligamia, quando un uomo è sposato con più di una donna o viceversa.

E per tutto questo tempo, io non avevo idea di esserci in mezzo.

"Loro sono le mie mogli Natalie, e anche tu." parlò Aaron, la sua voce debole e fiacca mentre le donne continuavano a calmarlo, tenendolo e muovendo le mani sul suo petto e sui suoi capelli, ed Harry si avvicinò.

"Lei non è più tua moglie. Ha già firmato i documenti del divorzio." parlò Harry ed io incrociai le braccia al petto.

"Già." dissi, prendendo la fede dalla mia tasca posteriore e lasciandola cadere a terra di fronte ai piedi di Aaron, realizzando che l'anello fosse assolutamente identico a quello nelle dita delle altre donne.

"Più drammatico." sussurrò Harry accanto a me, sporgendosi verso il mio orecchio ed io mi accucciai, prendendo di nuovo l'anello.

"Già!" urlai questa volta, lanciandolo in modo più drammatico sul pavimento invece di lasciarlo cadere.

Harry si raddrizzò con un sorriso soddisfatto sul volto.

"Te l'ho detto, non ti stavo tradendo. L'ho giurato solennemente, non ero con nessun'altra che non fosse mia moglie ed era la verità-"

"Tu hai più di una moglie! Oh mio dio, sei così- dio quanta stupidità per pensare che non contasse come tradimento quando io neanche lo sapevo!" esclamai, gesticolando tra lui e le sue mogli e lui mi fissò attraverso i gonfi lividi agli occhi.

"Avevo intenzione di dirtelo, lo sapevo che avresti reagito in questo modo, lo sapevamo tutti. Avevo pianificato di dirtelo in vacanza, solo te, io, Brenda e Lily." disse, introducendo i nomi delle altre mogli che raddrizzarono la postura con un'espressione orgogliosa sul volto mentre io aggrottavo le sopracciglia verso di loro.

"Oh intendi il viaggio alle Hawaii, quello che hai pagato con la mia carta di credito. Per questi." dissi, sventolando i quattro biglietti che avevo trovato nel suo cassetto delle mutande quando avevo riordinato e gli occhi di Aaron si spalancarono increduli.

"Come hai fatto- dove li hai-" iniziò, sbattendo le palpebre verso di me scioccato ed io lo guardai attraverso i biglietti.

"E dimmi esattamente, dove rientra nostro figlio Haz in questo piccolo piano di vacanza." dissi, incontrando il suo sguardo con un'occhiata severa ed il suo petto iniziò ad andare su e giù velocemente.

"Non ho dimenticato Haz. Avevo intenzione di chiedere ad Harry e Cynthia se poteva rimanere a casa loro per una settimana mentre noi eravamo via. Così potevo trascorrere più tempo con voi, con le mie mogli." spiegò Aaron con voce saggia, come se predicasse una lezione morale, facendo sospirare Brenda e Lily con un sorriso di ammirazione, guardandolo incantate mentre io strinsi gli occhi verso di lui.

"Non puoi dire sul serio! Quanti giorni hai detto che stavi lavorando quando invece tornavi dalle tue altre spose huh?"

"Non è colpa mia! Quello che abbiamo fatto è stato un errore, l'ho visto nella tua faccia! Io ero ubriaco e tu eri fatta! Pensi che volessi un bambino con te- o un bambino in generale?! Non ho mai voluto avere figli, volevo solo stare con le due donne che amo e tu hai mandato tutto a puttane!" mi urlò Aaron, sporgendosi in avanti, facendo fare ad Harry un passo verso di lui solo perché lo fermassi, piazzando una mano sul suo petto e fissando il mio ex-marito con un'espressione neutrale.

"Lo sai, fa male. Fa male che per tutto questo tempo che eravamo insieme, vivendo sotto lo stesso tetto, è stata tutta una bugia e che non potevi trovare due cazzo di minuti per tuo figlio. Ma sai cosa- non ho intenzione di piangerci sopra, perché tu non vali nemmeno una delle mie lacrime." gli dissi con voce bassa e profonda, guardandolo dritta negli occhi gonfi e lividi.

"Cos'ha detto!" urlò uno degli anziani pazienti dell'ospedale, reggendosi sulla flebo.

"Ha detto che lui non vale le sue lacrime." lo informò l'infermiera accanto a lui.

"Cosa dici!"

"Lei ha detto che lui non vale (worth) le sue lacrime (tears)!-"

"Ha partorito (birth) delle birre (beers)!" il vecchio signore interruppe l'infermiera, guardando verso di me con gli occhi spalancati e meravigliati ed io ghignai, annuendo con la testa e alzando i pollici.

"Non puoi lasciarmi, non puoi fottutamente prendere i biglietti-" ribollì Aaron e le mogli cercarono di calmarlo.

"Oh ma io posso perché sono stati comprati sotto il mio nome, e così come la casa perciò.... forse in questa settimana dovresti passare a prendere tutte le tue cose ed il mio avvocato contatterà il tuo." dissi con un cenno della testa, sventolando i biglietti nella mia mano con un sopracciglio alzato, prima di infilarli dentro la mia tasca posteriore.

"Andiamo, dobbiamo ricucirti." dissi, la mia voce ora dolce, rivolgendomi ad Harry accanto a me, presi la sua mano con le nocche tagliate e sporche di sangue e lo guidai verso l'infermiera più vicina che offrì il suo aiuto, non preoccupandosi di guardare o controllare Aaron dietro di noi mentre la sicurezza entrava.

Entrai nella piccola stanza in cui ci accompagnò l'infermiera, che pulì e bendò le ferite di Harry, seduto sul letto accanto alla finestra. Mi passò un impacco di ghiaccio per il mio occhio e sorrise dolcemente ad entrambi, nonostante l'espressione vuota nel volto di Harry.

"Parlerò con la sicurezza e spiegherò che cos'è successo, rimanete qui solo nel caso, va bene?" mi rassicurò, piazzando una mano amichevole sulla mia spalla ed io le feci un sorriso grato, annuendo, prima che lei guardasse Harry seduto pacatamente.

Se ne andò senza un'altra parola, chiudendo la porta e lasciandoci soli.

Spostai lo sguardo verso Harry che fissava il pavimento, non incontrando i miei occhi e mi alzai in piedi, facendo qualche passo cauto, avvicinandomi.

"Hey," dissi in tono gentile, ora di fronte a lui, la mia mano esitante scosse la sua spalla quando non rispose. Continuò a fissare il pavimento, poi si sporse in avanti, appoggiando la sua fronte contro il mio petto.

Ed in quel momento Harry iniziò a piangere.

Avvolse le sue forti braccia intorno al mio corpo, tirandomi più vicina e spostò la testa per nascondere la faccia nell'incavo del mio collo. Avvolsi le mie braccia intorno a lui, accarezzandogli la schiena in modo rilassante, provando a consolarlo.

"Shhh... va tutto bene, io sto bene. Basta piangere." sussurrai, piazzando una delle mie mani sui suoi capelli, facendo scorrere le dita attraverso le sue ciocche, per fermare le sue lacrime.

"Mi ero ripromesso- mi ero ripromesso che non avrei mai permesso a qualcuno di farti del male." disse con voce rauca e tremante, stringendomi più forte, come se potessi dissolvermi nell'aria da un momento all'altro, mentre il mio cuore si spezzava in due alle sue parole e azioni.

"Mi dispiace così tanto Nat." disse Harry contro il mio collo, le sue lacrime scendevano sulla mia pelle ed io aggrottai le sopracciglia, prendendo il suo viso e sollevandolo, permettendo ai nostri occhi di incontrarsi.

"Non c'è niente di cui scusarsi. Non è colpa tua, guardami, io sto bene. Noi stiamo bene." gli dissi, usando le maniche per asciugargli le lacrime ed i suoi occhi si chiusero per il gesto, continuando a tenergli una mano sulla guancia.

"Ricordi cosa facevo per tirarti su di morale?" chiesi, inclinando la testa di lato, guardandolo aprire gli occhi verdi e tristi e annuire leggermente.

"Non stressarti vanilla boy," dissi, afferrando il suo mento e alzandolo in modo che potesse vedere il piccolo sorriso sul mio viso.

"Perché io ti proteggerò, il mio cuore batte per te," iniziai, recitando quello che avevo sempre detto ad Harry per calmarlo ogni volta che si arrabbiava o era turbato e piazzai le sue mani sul mio cuore.

"Il mio sorriso è per te." dissi poi, portando le sue grandi mani a incorniciare il mio viso e gli feci un super esagerato sorriso che lo fece ridacchiare leggermente, i suoi occhi ancora lucidi e provò a scacciare via le lacrime.

"E i miei occhi," dissi, ora alzando le mani di Harry sui miei occhi con un ghigno sfacciato, solo perché lui le spostasse dal mio viso, per poter incontrare il mio sguardo.

"Solo per te." finì Harry, guardandomi ed io annuii, mordendomi il labbro per trattenermi dal prenderlo in giro per il fatto che se lo ricordasse e lo abbracciai, nascondendo la faccia sulla sua spalla e chiudendo gli occhi, inalando l'essenza di vaniglia.

Mi manchi.

Mi manchi così tanto Harry, se solo sapessi.

"Mi manchi." disse Harry, spezzando il confortante silenzio tra di noi e i miei occhi si aprirono di scatto per la sorpresa, sentendo come se avesse letto i miei pensieri e mi staccai dall'abbraccio.

"Mi manca la tua fastidiosa risata, le tue ripetitive prese in giro e le beffe per il mio accento. Mi manca svegliarmi accanto a te, anche se il tuo corpo è praticamente disteso al rovescio sul letto, ritrovandomi i tuoi piedi in faccia." rise, facendomi sorridere al ricordo dei nostri risvegli insieme.

"Mi manca dirti di mettere a posto e riordinare dopo di te in ogni caso. Mi manca il tuo terribile cantare e i balli esagerati. Mi manca cucinare per te e vederti mangiare il mio cibo. Mi manchi tu, così tanto." disse ed io abbassai lo sguardo non sapendo che cosa dire ma allo stesso tempo volendo dire così tanto e feci un passo indietro, le sue mani afferrarono immediatamente le mie.

"Ma-" iniziai, abbassando lo sguardo sulla sua fede, prima che la porta si aprisse.

C'era Cynthia in piedi all'entrata, il mascara sbavato e rigato sul viso pallido, che guardava verso di noi, la sua postura rigida e l'aspetto sconvolto, prima che i suoi vuoti occhi azzurri si abbassassero verso sulle nostre mani intrecciate, cercai di allontanarle ma Harry le strinse più fermamente.

E poi Cynthia alzò lo sguardo, facendo incontrare quello duro di suo marito con il suo.

"Harry sono incinta."

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