Capitolo 1


Da leggere :

Ciao a tutti, questa è una prima scrittura - sono ferma al sesto capitolo perché non sono sicura dell'impianto drammaturgico di questa storia. 

Quando sarò soddisfatta di questi capitoli procederò alla pubblicazione dei successivi.

Per chi si aspetta di leggere una descrizione dei personaggi dal primo capitolo vorrei informarvi che sto usando una presentazione indiretta. Quindi, il carattere e l'aspetto dei personaggi si capirà durante la lettura e spesso da piccoli dettagli. Se la protagonista vi sembra un po' "particolare", datale tempo, questo vorrebbe essere un romanzo di formazione e con un arco narrativo articolato. Ogni personaggio avrà una crescita che lo porterà ad essere una persona diversa alla fine del romanzo. Non vi aspettate di capire tutto nei primi cinque capitoli. Se volete aiutarmi, vi prego di farmi notare dove la trama o i dialoghi sono carenti o poco caratterizzati. Grazie a tutti. 

Tutti i capitoli saranno rivisti dopo una prima scrittura. Indicatemi le sviste ma, in questo momento non ne terrò molto conto. 

Grazie a tutti :)

***

Tutto iniziò quando zio Antonio ricevette quella telefonata.

"Greta? Come stai? Come mai hai chiamato a quest'ora?"

In effetti era inusuale perché la signora Greta, una cara amica di Antonio, non chiamava mai dopo le 22:00. Quel giorno, però, doveva essere successo qualcosa di strano, così mi avvicinai per sentire.

"Oh, no! Mi dispiace tanto!" disse mio zio, facendomi cenno di avvicinarmi. "Mi ricordo, sì, mi avevi detto della malattia di Ugo, ma non avrei pensato che sarebbe stato così presto..."

Quando arrivai accanto a zio mi posò una mano sulla spalla.

"È Greta, te la ricordi?"

"La tua amica d'infanzia? Quella signora simpatica che porta sempre un cappello in testa?"

Zio fece un gesto con la testa, poi coprì la cornetta con la mano libera.

"È morto il marito, tieni il telefono e dille qualcosa."

Quando presi il telefono mi sentivo come stordita. Non ricordavo molto del marito della signora Greta. Sapevo che era un uomo molto vecchio, molto ricco, che aveva fatto la guerra e viveva fuori Roma con sua moglie. Forse era un nobile, o forse no, non ricordavo bene. Però, quando ero piccola, Antonio mi aveva portato a trovarli in continente. Avevano una bellissima villa sul lago di Bracciano. Era grandissima, con una torretta merlata al centro della casa, un parco enorme e un giardino colmo di fiori. E fu lì che conobbi sua nipote, Alina, una ragazzina che aveva più o meno la mia età, capelli scuri, l'apparecchio ai denti e una timidezza che la rendeva seria. Eravamo subito diventate amiche. Lei diceva che ero buffa e la facevo ridere, ma non ho mai capito se lo dicesse sul serio o solo per compiacermi. Poi, eravamo tornati in Sardegna. Per un po' c'eravamo sentite al telefono, qualche volta era pure venuta in vacanza in Sardegna. Con il tempo, però, l'amicizia si era allentata e adesso eravamo quasi estranee, probabilmente, se mi fosse passata accanto, non l'avrei neanche riconosciuta.

"Forza Clem, dì qualcosa a Greta"

"Mi dispiace tanto signora Ruda. Ma adesso che cosa farà? Continuerà a vivere in quella villa sul Lago di Bracciano?"

"Clementina, che domande..." disse zio, riprendendo il telefono. La sua voce si fece più cupa.

"Comunque Clem ha ragione, non vorrai continuare a vivere in quella casa tutta sola? Perché non vieni a Muravera per qualche tempo? È quasi primavera e potresti stare un po' con noi. La mia bambina ha finito gli studi."

Alzai gli occhi al cielo, immaginando quanto poco potesse importare alla signora Ruda.

"Sì, sì, ha fatto il liceo G. Bruno."

"Zio..." sussurrai "ho finito l'università non il liceo" ma lui mi fece un segno con le dita per farmi capire che non mi stava ascoltando.

"Sì, certo che sta cercando un lavoro! Come segretaria dici?."

Il mio cuore si fermò di colpo. Poi, balbettando, precisai:

"Zio, sono ingegnere!"

Ma lui non mi sentiva nemmeno.

"Sì, è una ragazza intelligente come sua madre... se solo non fosse stato per quel tipaccio..."

Sbuffai infastidita. Quel tipaccio di cui parlava zio era mio padre, si chiamava Mauro Sanjust. Era un tipo cinico e spietato che dopo aver sedotto mia madre l'aveva lasciata incinta e disperata a soli diciannove anni. Zio Antonio diceva che mia madre non era una ragazza fragile e aveva dato la colpa della sua malattia al precoce abbandono da parte di mia nonna. Una certa Dolores Fumagalli, un'attrice milanese, tanto ricca di bellezza quanto povera di spirito (per non dire altro). Zio Antonio diceva che questa Dolores era talmente scostumata da aver sposato, in gran segreto, mio nonno quando lui aveva appena diciotto anni. Purtroppo, zio Antonio aveva ragione. Dopo neanche un anno di matrimonio, mia nonna partorì mia madre e sparì. Pare che si fosse innamorata di un famoso regista spagnolo e avesse deciso di andare a vivere con lui. Mio nonno non superò mai quell'abbandono e, dopo due anni di grande sofferenza, senza nessuna ragione plausibile, fu trovato morto nel suo letto. Fu zio Antonio a crescere mia madre come se fosse una figlia. Si chiamava Carolina e dicono che mi somigliasse molto. Stessa carnagione chiara, stessi capelli rossi, statura e portamento. Anche gli occhi erano dello stesso colore azzurro, tranne per il taglio un po' all'insù che avevo preso da Dolores. Zio mi disse che Carolina era bellissima e aveva tanti corteggiatori. Fortunatamente era una ragazza modesta e dava sempre ascolto ai suoi consigli. Tutto sarebbe andato bene e la sua vita sarebbe stata radiosa se non fosse che, quando compì diciassette anni, mia nonna tornò a bussare alla sua porta, chiedendole perdono e la possibilità di ricominciare. Zio Antonio aveva un cuore buono e, pensando che mia nonna fosse cambiata, la lasciò andare. Purtroppo non era cambiata. Quando mia madre compì diciotto anni la convinse ad accettare la proposta di matrimonio di un parente del suo amante spagnolo. Si trattava proprio di Mauro Sanjust, un ricco nobile che aveva una baronia in Sardegna, sebbene non più riconosciuta dallo stato Italiano. Pare che questo Sanjust fosse un uomo altezzoso e pieno di sé. Così pieno di sé da lasciare mia madre incinta e senza neanche un soldo per mantenersi. Pare che allora, mia nonna, anziché sostenerla, l'abbia accusata di non riuscire a tenersi il marito. Litigarono furiosamente e alla fine Dolores riportò mia madre da zio Antonio e sparì ancora una volta. Antonio era felice di riavere Carolina a casa ma, subito dopo che mi diede alla luce, cadde in depressione e un giorno di forte maestrale, senza nessuna malattia che potesse giustificarlo, anche lei morì.

Da allora zio era diventato tutta la mia famiglia. Era stato lui ad allevarmi, proteggermi e a pagare la mia istruzione. Certo, per Antonio doveva essere stata una grande fatica, vista la sua età. Io però avevo cercato di aiutarlo in tutti modi, ero sempre stata umile e ubbidiente alle sue raccomandazioni, sebbene un po' antiquate. Fino a quel momento, a dire il vero, avevo sempre ascoltato tutti i suoi consigli, anche se mi avevano costretta a vivere isolata e timorosa di tutto, in particolare degli uomini. E questo era bel problema visto che ormai avevo ventidue anni, avevo finito l'università ed ero in cerca di un lavoro, se mai l'avessi trovato in quell'angolo dimenticato della Sardegna...

"Certo! Certo che sta cercando un lavoro" disse Antonio ridestandomi con la sua voce.

"Lo sta cercando qui vicino, ma a Muravera non cercano molte ingegnere... Non so se hai capito. Comunque non c'è fretta, può restare qui con me fino a che non si sistema..."

Alzai gli occhi al cielo, odiavo quando zio cominciava a parlare del mio futuro. Ma a giudicare dal colorito pallido del suo viso, Greta doveva avergli detto qualcosa che l'aveva spaventato.

"Cosa? Venire da te? Io non credo che sia una buona idea. Non credo proprio che Clem possa allontanarsi da Muravera..."

Antonio cominciò a guardarmi con aria tesa.

"Di che cosa state parlando?" gli dissi, avvicinando l'orecchio alla cornetta.

Antonio mise di nuovo una mano sulla mia spalla.

"Greta vorrebbe che andassi da lei per farle compagnia."

"Sul lago di Bracciano?"

"Sì, ma tu vorresti andare? Tutta sola, in quella grande casa..."

"Certo!" gli dissi, traboccando di gioia. Finalmente sarei uscita dalla Sardegna. "Dille di sì, potrei esserle d'aiuto."

Antonio tolse le dita dalla mia spalla.

"Senti, Greta, ci dobbiamo pensare... Tu sai della maledizione... Sai che vivere lontano da qui potrebbe esporla al pericolo."

Greta disse qualcosa e zio cominciò a camminare avanti e indietro con fare ansioso.

"Lo so, lo so che la terresti sotto controllo, però... non è pronta."

"Ancora con questa maledizione?" sospirai, poi mi feci coraggio "Zio ho promesso che manterrò la mia parola. Nessun uomo mi farà sua tranne mio marito e, anche nel caso in cui dovessi trovare l'amore della mia vita, non lo sposerò mai senza il tuo consenso... e non è per la maledizione... È perché ti voglio bene come nessun'altro al mondo."

Antonio sospirò profondamente, poi abbassò gli occhi e chiuse il telefono.

"Mi dispiace Clem, ma è troppo presto. Non sei pronta per affrontare il mondo... non ancora."


Angolo della scrittrice:

Ciao a tutti, ho iniziato questa nuova storia originale. Spero che vi piaccia :-)

Secondo voi, riuscirà Clementina a mantenere la promessa fatta a zio Antonio o cadrà vittima del primo bellimbusto che incontrerà fuori casa?

Chi lo sa... XD

A presto e tanti saluti da Dolores...

Shaara

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