6 Capitolo
Si alzò di scatto per rinchiudersi in bagno, dopo tanto tempo si sentiva di nuovo al sicuro e avere anche solo quella chiave stretta fra le mani le aveva fatto riacquistare un minimo di fiducia, un po'di coraggio, anche se sapeva che non poteva rimanere lì dentro per sempre. Se avevano intenzione di entrare lo avrebbero fatto facilmente, rompendo la porta del bagno, proprio come aveva fatto Kam per entrare nella sua camera. Senza indugiare oltre, si preparò per farsi una leggera doccia calda. Ringraziò quelle piccole gocce per essere così delicate con il suo fragile corpo. L'acqua non stava pulendo solo la sua sporcizia, ma anche la vergogna che ancora stava provando. Rannicchiata nuda su quella vasca guardava il sangue amalgamarsi con l'acqua e cercava di non pensare a quello che le aspettava fuori da quel bagno.
Si asciugò velocemente con l'accappatoio, lasciando però i suoi lunghi capelli bagnati dato che le avevano rubato l'asciugacapelli e non aveva nemmeno una spazzola per sistemarseli. Era perplessa sul dover indossare nuovamente quei sudici stracci che aveva lasciato a terra, macchiati anche di sangue a causa della sua ferita. Li guardava con disgusto, tanto che prese una decisione azzardata. Sarebbe corsa in camera sua per prendere qualche indumento, per poi ritornare subito al bagno per cambiarsi. Nessuno se ne sarebbe accorto.
Aprì silenziosamente la porta e si affacciò fuori con cautela, contenta che non ci fosse nessuno che la controllasse. A piedi nudi, passo dopo passo, si avvicinò alla sua stanza ammirando la maniglia rotta ormai inutilizzabile. L'afferrò e l'aprì entrando dentro vittoriosa. Stava per afferrare qualche vestito quando si accorse di una cosa; l'ultima volta che era stata nella sua stanza tutti i suoi abiti erano accatastati sul letto, amalgamati fra di loro pronti per essere messi in valigia, ma ora sopra a quel letto c'era solamente un vestito, quello color ciano con i merletti neri sulle spalle.
-E mi piacerebbe che indossassi anche queste.- Entrò improvvisamente Kam tranquillo, non turbato dalla presenza di Diletta in quella stanza, come se la stesse aspettando. In mano aveva delle mutandine di pizzo rosso e un reggiseno intonato che appoggiò sul letto vicino al vestito.
-Il rosso è il mio colore preferito.
-Che ci fai in camera mia?- Farfugliò Diletta coprendosi meglio con l'accappatoio.
Kam si offese, sicuramente non gli era piaciuto quel tono impertinente che aveva acquistato improvvisamente.
-Ho scelto cosa dovrai metterti, stai tranquilla, le tipe secche come te non mi eccitano.
Alzò gli occhi al cielo ed indicò un piatto appoggiato al comodino.
-Infatti ti ho portato la tua colazione che hai così tanto sdegnato, cucino molto bene e mi sento offeso. Devi mangiare tutto quello che ti preparo o la cosa mi darà tanto fastidio. E poi..
Si sedette comodo sul letto accanto al vestito di Diletta, rimarcando il fatto di non voler andare via.
-Non vedo l'ora di riempirti di cibo e di mangiarti tutta in un boccone.
-Come scusa?
Diletta si irrigidì stringendosi ancora di più dentro accappatoio, come se fosse uno scudo contro quell'entità ostile. Cercò di non dare peso a quelle parole per non dargli soddisfazione.
-Quelle mutande non sono mie, nemmeno il reggiseno.
Kam guardò quegli indumenti eleganti, stupito del cambio d'argomento.
-Lo so, la maggior parte della tua biancheria non mi piaceva e l'ho buttata. Scommetto che queste sono di tua sorella. Devo dire che ha più gusto di te in fatto di intimo, peccato che non ci sia lei al posto tuo, è anche più bella e ha molte più curve.
-Esci da camera mia.- Era stufa. Quel diavolo le aveva letto il suo diario; tutto quello che provava l'aveva scritto su quelle pagine, i suoi sentimenti, i suoi problemi e le sue gelosie. Aveva scritto più volte che non sarebbe mai stata perfetta come Letizia e questo le faceva molto male, ma avere qualcuno che ricordava quelle parole era anche peggio, era come avere una malattia che ti divorava dall'interno.
-Il mio intimo era perfetto, perché l'hai buttato?
-Non ascolto le parole di una verginella come te che indossa ancora le mutande con i delfini, ma se ti consola, ho buttato anche altre cose.- Indicò il guardaroba e lei lo aprì per scoprire cosa non avrebbe mai più indossato.
Non solo la sua biancheria si era drasticamente ridotta, anche alcuni abiti e moltissimi accessori erano spariti, sicuramente non riscontravano i gusti di Kam o erano pericolosi per la sua salute.
-Hai buttato il mio golfino rosa...
-Quello con cui sei uscita con il tuo amichetto? Si chiama Dario se non sbaglio...
-C-come lo sai?
Indicò le foto sulla scrivania, in particolare quella del primo appuntamento di Diletta con Dario, il suo ex ragazzo. Kam era fin troppo scaltro, fin troppo intuitivo, e questo era molto pericoloso.
-Non parli molto di lui sul diario? Come mai?
-Finiscila. Quello che hai letto erano cose personali, cose che non ti riguardano...
Si zittì da sola, non doveva far arrabbiare quel ragazzo e stava percorrendo una strada che portava solo alla sua inevitabile furia. Guardando il taglio sul suo braccio abbassò la voce coprendosi timidamente la bocca con una mano.
-Volevo dire... che quello che hai letto sono solo pensieri, nulla d'importante.
-Ah, capisco, ma non ti devi sottovalutare in questo modo. Per me i tuoi pensieri sono molto importanti.
Si alzò dal letto, avvicinandosi pericolosamente.
-Infondo, senza le tue debolezze, come potrei torturarti?
Diletta si allontanò dalla sua traiettoria, fortunatamente Kam non stava puntando a lei, ma al suo guardaroba.
-Ora non voglio perdere altro tempo. Ho un'altra domanda da farti, molto ma molto più importante...
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