43 Capitolo

E niente... siamo arrivati al capitolo 43... quanta strada è stata fatta anche se siamo sempre rimasti dentro una splendida villa. Lo so che ho tardato molto con gli aggiornamenti, chiedo scusa, ma è perché manca davvero poco e voglio assaporare ogni momento.  ----------- (Se vi annoiate avrei altre storie nel profilo... fate un salto ad "In Mezzo" se vi va) -----------
Sono comparsa ora perché nei prossimi capitoli spariró nel nulla per non rovinare il pathos... vi avverto fin da subito che anche questi tarderanno ad arrivare...
Commentate e fatemi sapere cosa ne pensate, ci tengo molto ^^
Scusate il disturbo e buona lettura... passo la linea a te Kam.

------------ ----------- ----------- ----------- ----------- ----------- ----------- ----------- -----------

-Maledetta, stupida, deficente, disgraziata...

Nella mente di Kam si erano affollate in fila solo parolacce ed offese verso la strega dai capelli corvini. Mentre se ne andava dal salotto per salire le scale, non riusciva più a tenere il controllo della propria lingua ed elencava quella che, a detta sua, era la descrizione ideale di Diletta.

Come aveva fatto? Come era riuscita a plagiare in quel modo Tommy davanti ai suoi occhi?! A questa domanda proprio non sapeva dare risposta. E poi cosa aveva in mente quella strega? Quando si era presentata davanti a loro mentre litigavano poteva benissimo raccontare cosa era successo fra lei e Kam, così sarebbe riuscita ad alimentare ancora di più la furia di Tommy, invece l'aveva tranquillizzato, l'aveva calmato tenendosi per sé quel segreto.

Era proprio vero che le donne portano solo guai.

Andava tutto bene prima di entrare in quella casa, prima di conoscerla, ora invece era tutto strano. Era colpa sua, era tutta colpa di Diletta.
Kam era irritato quando c'era lei, covava dentro del nervoso che cercava in tutti i modi di nascondere con il sarcasmo e a volte con le minacce, provando a spaventarla ed allontanarla da loro, ma più ci provava e più si appiccicava a loro come una cozza sullo scoglio.

Doveva trovare il modo di staccarla, di eliminare quel parassita.

Ma la domanda più importante non era quando questa ragazza aveva preso tutto quel potere tanto da plagiarli, né come facesse a controllare Tommy. La domanda era perché Kam ne era così ossessionato; perché era nervoso quando li vedeva insieme? Perché era furioso proprio in quel momento? Perché... Perché in fondo aveva passato una bella notte insieme a lei... Forse perché l'aveva scambiato con un altro...? E che quando aveva capito la verità... L'aveva trattato in quel modo, come se fosse un mostro disgustoso?

-Perché sei un essere inutile.- e ritornò quella stramaledetta voce. Era sempre stato così, con suo padre che lo rimproverava tutte le volte, soprattutto degli stupidi errori di Tommy. Suo fratello non era mai stato capace di fare niente e si comportava da inetto fin da quando era bambino, andando a nascondersi dietro le gambe della loro madre. Lei lo prendeva in braccio e con voce quasi assente gli diceva che era un bravo bimbo, mentre Kam non faceva altro che collezionare segni orribili sulla sua mano destra grazie a loro padre.

Poi collegò tutto, più che altro il perché di tutti quei brutti pensieri...

Forse... Forse Kam si era stufato? Si era stancato di suo fratello? Ne era quasi... Geloso?

In fondo erano gemelli, no? Perché la gente si comportava in modo tanto diverso con lui anche se erano uguali d'aspetto? Perché doveva essere sempre punito lui per gli errori del fratello? Perché non poteva essere lui quello tanto amato e coccolato dalla mamma?
Perché anche se erano in due ad aver occupato quella casa, anche se erano due i delinquenti apparentemente uguali, Diletta aveva scelto l'altro?

Perché lei preferiva Tommy?

-Basta...

Non voleva più pensare a quelle stupide cose... A quella rivelazione così ovvia. Sembrava quasi un drama adolescenziale. L'importante in quel momento non era lo strano triangolo che si stava piano piano formando, ma il contesto che era attorno. Dovevano andarsene, non c'era altro su cui riflettere.

Era entrato nella camera dei genitori di Diletta, in quella che per un periodo breve era stata la sua di camera, e guardò se avesse preparato tutto quanto. Controllato più volte e, finalmente, si era tranquillizzato, andò invece nella stanza di Tommy, sperando di trovarlo lì da solo, ma ovviamente non c'era nessuno, solo un letto disfatto, uno zaino che aveva tutta l'aria di esplodere ed alcuni vestiti abbandonati a terra.

Kam, pur di avere le mani occupate per non pensare oltre ed innervosirsi come un momento fa, si mise a frugare nello zaino di Tommy per vedere se avesse preso tutto il necessario. Controllato, più e più volte come era d'abitudine, si sedette sul letto aspettando un segno che gli altri suoi "compagni" di viaggio avessero finito di mangiare e di preparare i bagagli.

In quello strano silenzio, la trappola che stava in tutti i modi evitando stava per scattare. Era tutto uno stress inutile e Kam si sdraiò sul letto abbandonandosi a se stesso. Sta volta i suoi pensieri si trasformarono in ricordi, sensazioni dolci, delicatezze istintive e timidi gemiti provati proprio su quel letto, con una donna veramente strana che non sarebbe mai appartenuta a lui.

...

Non poteva sopportarlo e l'idea di partire da solo senza quei due si affacciò nella sua mente più invitante che mai. Andarsene per non voltarsi più indietro e dimenticarsi di tutta quella terribile storia, ma i suoi occhi verdi curiosi incrociarono i vestiti di Diletta abbandonati a loro stessi dalla notte prima. Kam ricordava bene il momento in cui si era tolta con difficoltà quel maglione color verde acqua, mentre quei jeans che aveva proprio di fronte gliel'aveva sfilati lui con una certa frettolosità.

Ora che era calmo e non c'era la stessa fretta, Kam notò qualcosa.

In quei jeans, nella tasca destra posteriore, c'era qualcosa che era molto visibile dato che Il tessuto faceva una strana forma; l'oggetto doveva essere duro e grande quanto un palmo di una mano.

Che cosa strana, pensò il curioso Kam.

Come un gatto svogliato che si stiracchiava sul pavimento, rimanendo sdraiato allungò la mano per raggiungere quei pantaloni che avevano catturato la sua attenzione.
Tastò per un momento per poi non aspettare oltre, rivelando lo strano oggetto.

Constatò che non era poi così strano, ma a dir la verità non sapeva neanche cosa fosse e per un secondo pensò che fosse qualcosa che le donne utilizzassero e che i maschietti come lui non potevano comprendere.

Fra le mani aveva un cilindro di plastica che sarà stato largo tre centimetri e lungo cinque, color azzurro con una specie di tappo verde e una marca in rilievo che non conosceva. Forse era un medicinale? Lo sembrava dato i colori e il nome particolare su quell'oggetto. Tolse il tappo rivelando un beccuccio obliquo.

Kam aveva capito cosa fosse quell'oggetto anche se non aveva mai avuto l'occasione di vederlo da così vicino dato che non aveva mai conosciuto nessuno che lo utilizzasse.

I successivi pensieri e le seguenti considerazioni avvennero uno dietro l'altro, in una velocità apparentemente normale, ma all'esterno molto ma molto più veloce del solito.

Quello che aveva fra le mani era un inalatore che, per l'appunto, non ne aveva mai visto uno da così vicino dato che non conosceva nessuno che soffrisse d'asma.
Ma subito dovette contraddirsi; non aveva mai visto un inalatore, e ciò era vero non contando le volte che l'aveva intravisto in farmacia, ma aveva incontrato una persona che soffriva d'asma.

Dopo aver elaborato quella frase nella sua mente, Kam si alzò di scatto dal letto.

Kam aveva incontrato una persona che soffriva d'asma, lui aveva incontrato una persona che era morta a causa dell'asma. Una persona che se avesse avuto quell'inalatore fra le mani, proprio come faceva lui in quel momento, sicuramente sarebbe sopravvissuta.
Dario era morto anche se la sua salvezza era dentro quella casa, quello che aveva fra le mani era l'oggetto che avrebbe potuto aiutarlo...

Ma la domanda più stupida che Kam si fece fu...

"Dove ho trovato l'inalatore?"

Ovviamente l'aveva visto qualche secondo prima, nella tasca posteriore dei pantaloni...

"Nei pantaloni di chi?"

Un campanello di allarme si accese nella testa di quell'improvvisato detective.
Perché dentro la tasca dei jeans di Diletta c'era quello stramaledetto inalatore? La risposta lo spaventò, tanto da renderlo pallido, come se tutti i suoi colori fossero stati risucchiati rimanendo una macchia bianca e grigia.

"No, deve per forza essere una coincidenza..."

Forse Diletta l'aveva trovato dopo la tragedia.
In fondo dovevano nascondere tutte le prove, si erano messi a cancellare tutte le prove della presenza di Dario in quella villa, sicuramente mentre stava pulendo l'aveva trovato e pensato di tenerlo e di buttarlo molto lontano da lì...

Ma perché non dirlo? Perché non dirlo ai gemelli così che potessero sbarazzarsi loro di quella prova fondamentale.

"Forse per non far nascere qualche dubbio... Avere la completa fiducia, almeno quella di Tommy."

Non voleva che venissero fuori malintesi? Ma perché?
Kam, per risolvere quell'enigma, doveva spremere le meningi, ricordare a malincuore ciò che era successo il giorno prima, riflettere ed indagare su ogni frase, su ogni gesto, su ogni aspetto apparentemente sospetto.

...

Aveva fatto entrare Dario che era fin dall'inizio visibilmente nervoso, forse perché doveva parlare con la sua ex ragazza che di tutto era purché paziente. Diletta, non appena gli cadono gli occhi su di lui, lo insulta maledicendo Dio stesso per averlo mandato come salvatore.

Fino a qui sembrerebbe filare tutto, dimostrando che lei covava una gran rabbia nei confronti di Dario.

All'improvviso entra in scena Tommy che lo colpisce in testa davanti i suoi occhi, ma a Kam non gli era sembrato che in quella botta gli fosse caduto qualcosa. Dopo di ché aveva discusso con suo fratello, dicendogli che non poteva colpire la gente solo perché lo innervosiva e...

Che cosa stava facendo Diletta in quel momento?

Lei era china su Dario mentre controllava le tasche della sua giacca blu elettro e aveva tirato fuori un telefono... Forse in quel momento? In quel momento gli avrà rubato l'inalatore? In fondo era la sua ragazza, sapeva dove lo portava.

Ma aveva veramente organizzato tutto quanto? No, era impossibile dato che tutti quanti si erano innervositi e la situazione era letteralmente sfuggita di mano... O forse... Era tutto studiato...?

No, non poteva essere così. Kam non poteva credere che Diletta potesse essere così manipolatrice.

Il dubbio, però, gli era comunque venuto.

Lei aveva imparato a conoscere i gemelli, a capire le loro emozioni; Tommy, persona semplice che non rifletteva due volte a mostrare le sue emozioni, si era follemente innamorato di Diletta.
Quindi lei cosa fa? Lo fa ingelosire.

Con una gentilezza che poteva cancellare la riabbia provata fino ad un secondo prima, prende ed abbraccia Dario e lo chiama perfino Lentiggini, sostenendo che aveva bisogno di un ospedale... Forse questa era anche una tattica per scappare dalla casa, ma fallisce miseramente dato che Tommy era talmente geloso che avrebbe tanto voluto colpirlo un'altra volta, mentre Kam era contrario all'ospedale...

Allora che potrebbe mai fare Diletta?

Prende di mira Kam facendolo ancora di più innervosire, chiamandolo pazzo, e poi utilizza perfino la psicologia inversa supplicando di non fare del male a Dario. E poi anche il fucile; quando l'aveva dato a Diletta lei aveva la tentazione di sparargli spaventando ancora di più la povera vittima. 

Ma era veramente così? O stava solo immaginando tutto?

Fatto sta che alla fine Dario era a terra, con le guance rosse a boccheggiare alla disperata ricerca d'aria e del suo inalatore.

Kam ricordò la scena come se fosse appena accaduto in quell'istante.
Diletta che con sincera paura gli diceva, -Dario, devi rimanere calmo, cerca di restare tranquillo... Devi dirmi dove è il tuo inalatore. Nella tua giacca non c'è. Ti prego dimmi dove l'hai messo!

Dario aveva sgranato gli occhi fissando Diletta.

-... Tu...

...

Dario era solito mettere l'inalatore nella tasca sinistra di ogni giacca, vicino al suo cuore, era una sorta di scaramanzia e di porta fortuna nelle gare di bicicletta, che gli permetteva di rimanere tranquillo anche quando non ce ne era il bisogno, ma questo Kam non poteva saperlo.

Nella sua giacca non c'era nulla... Perché l'inalatore era nella tasca dei pantaloni di Diletta.

Lei l'aveva preso.
Lei l'aveva nascosto.
Lei era rimasta ferma a guardarlo soffocare nel suo muco e nella sua saliva.
Lei sorrideva.
Lei aveva ucciso Dario.

...

Quella pausa di riflessione non durò a lungo dato che un altro problema stava per coglierlo di sorpresa.

Kam era fermo a fissare l'inalatore rimasto inerme nella sua mano. Quell'oggetto, da ché rappresentava la salvezza di uno sconosciuto, in quel momento non era altro che la dimostrazione di una pazzia a cui ancora non credeva.

Doveva avere delle certezze, forse così sarebbe anche riuscito a staccarsi definitivamente da lei e portarsi via Tommy.

Doveva solo chiedere spiegazioni a Diletta che...

Solo nell'aver pensato a quel nome e alle domande che le avrebbe fatto, Kam si rese conto di un particolare a cui non aveva fatto caso fino a quel momento.

Se Diletta era una pazza calcolatrice... Che non ha battuto ciglio nell'uccidere ed elaborare un piano all'istante per nascondere il cadavere...

In quel momento... Dove era? Ma più importate, con chi era?

Kam corse più in fretta che poté per raggiungere il prima possibile suo fratello Tommy.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top