37 Capitolo

-Cosa diavolo significa?- Kam non si accorse del suo tono di voce, di esprimere in modo così evidente un emozione come la preoccupazione.

Stavano solo giocando, era solo uno scherzo... Si stava solo divertendo.

-Significa che non respira, ha un attacco d'asma.

-E faglielo passare!

-Per prima cosa smetti di urlare che peggiori la situazione! Tommy aiutami a slegarlo.

Solo in quel momento Kam si accorse di alzare la voce e si zittì da solo restando fermo a guardare, a pensare a ciò che stava succedendo e a riflettere su quello che stava provando. Perché era assalito dall'angoscia? All'inizio gli sembrava ovvio che quel poveretto non avrebbe fatto una bella fine, ma ora che lo vedeva in quello stato, aveva emozioni molto contrastanti dentro di sé.

-Un semplice attacco d'asma può fare... Questo?- domandò Tommy che sotto ordine di Diletta si mise a slegare le cinture sui polsi di Dario.

-Non lo so... Ne ha raramente di attacchi e solitamente sono leggeri, non di questo genere. Deve essere stata la paura a scatenare... Tutto questo.- spiegò Diletta mentre aiutava a stendere il ragazzo che boccheggiava come un pesciolino rosso fuori dall'acqua.

-Perché sei così calma Diletta, potrebbe morire! Vuoi ammazzarlo per davvero?- esclamò Kam alle sue spalle.

-I suoi bronchi ora dovrebbero essere pieni di muco... Ma non morirà di certo per questo.
Basterà utilizzare il suo inalatore e andrà tutto bene.- disse riacquistando sicurezza e rassicurando Tommy che era accanto a lei.

Diletta, sicura di sé, iniziò a tastare il corpo di Dario, ad infilare le sue mani ad ogni tasca che trovava, ma più passava il tempo, più iniziava a preoccuparsi...

-No... Oh no.

-Che succede Diletta?- domandò nervoso Tommy vedendola in difficoltà.

-No.. Non c'è... Non riesco a trovare l'inalatore.

Diletta si prese le mani tremanti, ferma per un istante a riflettere, per poi rivolgersi direttamente a Dario. Gli prese il viso contorto dall'opprimente dolore e la paura. La bocca aperta nella speranza di respirare aria pulita e con l'intenzione di dire qualcosa.

-Dario, devi rimanere calmo, cerca di restare tranquillo... Devi dirmi dove è il tuo inalatore. Nella tua giacca non c'è. Ti prego dimmi dove l'hai messo!

Dario sgranò gli occhi fissando Diletta.

-... Tu...

-Io... Io ce l'avevo il tuo inalatore...- la ragazza abbassò lo sguardo.

-Ma l'ho buttato... Non ce l'ho più. Quel giorno ho gettato la maggior parte della tua roba nell'immondizia.

Tommy si alzò di scatto mettendosi le mani in viso a quella rivelazione.

-Ed ora che facciamo! Lo lasciamo in questo stato? Oh Dio! É tutta colpa mia! Non dovevo colpirlo.

Diletta, circondata dal panico racchiuso in quel salone, con il suono sibilante nelle sue orecchie e lo scalpitare nervoso dei passi di Tommy, tentò di alzare la voce per farsi sentire anche da Kam, che sembrava essere diventato una statua di sale.

-Ora basta, dobbiamo portarlo all'ospedale! Non c'è più tempo!- disse più decisa che mai.

-Se non lo aiutiamo potrebbe veramente morire questa volta, non é uno scherzo!

-... Vado a prendere le chiavi della macchina.- disse Tommy dandole ragione mentre si allontanava, ma si bloccò all'istante dato che Kam lo aveva afferrato per il cappuccio della felpa.

-Dove credi di andare?

-Ma Kam, dobbiamo davvero portarlo in ospedale.

-Perché dovremmo? Così può denunciarci alla polizia? Sei impazzito? Dobbiamo... Dobbiamo risolvere questa faccenda da soli... E poi... Se muore non sarebbe meglio? Così non ci sarebbero problemi...

-Quello impazzito sei tu!- gli urlò addosso Diletta.

-Stai zitta e fai come ti dico! Cerca di calmarlo, di farlo respirare... Io cerco l'inalatore, può essere che quando Tommy l'ha colpito gli sia caduto da qualche parte... Tommy, hai detto che é venuto con una macchina vero?

Suo fratello, titubante, fece cenno di si.

-Bene, può essere che abbia lasciato quel maledetto inalatore in macchina, prendi le sue chiavi e vai a cercarlo.

Più veloce che mai, Tommy infilò la mano nella tasca del giaccone di Dario trovando subito le chiavi della macchina per poi correre fuori. Dopo essersi impegnato ad aprire i pesanti catenacci, appena aprì la porta una folata di vento lo congelò; non c'era mai stato un inverno così gelido, ma in quel momento doveva sopportare quella sensazione. Affrontò l'esterno con indosso una misera felpa, corse superando il giardino ritrovandosi sull'asfalto della strada. Non c'era nessuno, nemmeno un passante, l'unica cosa presente per quella desolata via era un auto sportiva. Con le mani ghiacciate prese la chiave e dopo aver premuto il pulsante si sentì un rumore, segno che quella macchina si era aperta; si precipitò dentro alla ricerca di quel medicinale che avrebbe salvato la situazione, quell'inalatore avrebbe aggiustato tutto, ma cercare una cosa piccola e soprattutto con un occhio ancora dolorante era molto difficile.

"Devo trovarlo... É l'unico modo per aggiustare le cose... Per salvare Dario... Salvare Dario."

Tommy, seduto sul sedile posteriore a frugare dentro il cruscotto, arrestò la sua frenetica ricerca.

-Perché dovrei salvare Dario...?

Pesò l'importanza di quella frase, rimase a riflettere su quella domanda; perché doveva aiutarlo, dato che l'aveva colpito lui stesso con l'intenzione di fargli del male?

Dario era l'ex ragazzo di Diletta, l'aveva ingannata per tutto questo tempo, aveva fatto finta di amarla solo per avere una copertura per nascondersi dagli altri, mentre a rimetterci era stata solo lei. Diletta ha sofferto molto, lei stessa odiava Dario per come l'aveva maltrattata, per essere stata ingannata sia dal suo ragazzo che da suo fratello.
Tommy non sopportava vederla in quello stato, aveva promesso di proteggerla... Ma quale era il miglior modo per farlo? Cosa doveva fare per aiutare non Dario, ma la sua Diletta?

La decisione fu più difficile del previsto, così pesante da affaticare tutto il suo corpo risucchiandone l'energia. Stava parlando di un essere umano, come poteva lui, un ragazzo che si sentiva solo un'idiota, essere giudice e avere la responsabilità di una vita?

Anche solo fare il nulla era complicato.

Scese dall'auto, la chiuse con le chiavi per poi incamminarsi verso la villa. Era strano, da fuori non si sentiva nulla, era tutto tranquillo, una giornata bella anche se fredda, esattamente come quel giorno, il giorno in cui era morta Chiara.

Spinse in avanti la porta aperta, superò il corridoio e si voltò verso il salotto. Esattamente la stessa scena; Tommy, senza volerlo, ripercorse il momento della morte di Chiara, ma questa volta suo fratello Kam era in piedi, immobile davanti a quella scena.

Dario era a terra, non emetteva più nessun sibilo, era silenzioso mentre Diletta non faceva altro che colpirlo al petto.

-Maledetto, respira! Non puoi farmi anche questo! Bastardo devi respirare! Figlio di...

Diletta provava a salvarlo, a fargli la respirazione bocca a bocca concedendogli la sua aria per poi colpirlo al petto. Piangeva, era disperata, era triste, ma non appena vide Tommy ritornare, un barlume di speranza si accese nei suoi umidi occhi.

-L'hai trovato?

Tommy non rispose. Si avvicinò a Diletta e si sedette vicino a lei. Riconosceva quel viso, rivedeva se stesso in quella disperata espressione, era una delle sensazioni peggiori non poter salvare qualcuno, essere impotenti di fronte l'inevitabile. L'abbracciò mettendoci più forza possibile, impedendole di toccare oltre quel corpo ormai senza vita.

-Diletta... Basta.

-... No!- rispose lei tentando di liberarsi dalle sue braccia, voleva staccarsi, voleva salvare Dario, non poteva perdere tempo in quel modo, ma Tommy non le permise di muoversi. Con il viso schiacciato sul suo petto, non poteva far altro che urlare e colpirlo con pugni stretti e rabbiosi e più i secondi passavano, più quei colpi diventavano sempre leggeri finché non si abbandonò a quell'abbraccio.

I singhiozzi erano ovattati dal petto di Tommy, rimbombavano nella sua cassa toracica, le sue rosse mani stringevano la felpa come per ancorarsi a qualcosa, ad una effimera ed illusoria salvezza. Continuò a piangere a lungo, lasciando che quella persona, quella che non aveva fatto nulla la consolasse, anche se lui si sentiva in colpa più di tutti. Era stato Tommy a colpirlo, era stato lui a condannarlo. Forse se avesse cercato meglio nella macchina avrebbe trovato l'inalatore, ma ormai non aveva più importanza, anzi...

La cosa veramente importante era cosa fare da quel momento in avanti.

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Salve gente, vi sono mancata? Non mi sono più palesata dato che la storia era entrata in un momento di PANICO generale ahah.... (povero Dario... insegna agli angeli come diventare personaggi secondari utili solo allo sviluppo di quelli principali)
Cooooooomunque, come sta andando Clear? Spero bene, fatemi sapere cosa ne pensate.
Un saluto, al prossimo aggiornaaggiornamento!

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