26 Capitolo

-Come al solito?- ripeté Kam in modo insistente. La sua mano sinistra protesa in avanti che stringeva salda la moneta d'argento, mentre l'altra teneva stretta a sé il corpo tremante di Diletta.

Sembrava proprio la scena di un film, l'eroe impavido che doveva salvare la principessa dal cattivo di turno, ma l'eroe era ormai stufo. A Tommy doleva il viso, sentiva l'occhio sinistro pulsare e gonfiarsi ad ogni secondo. Era sicuro che il giorno dopo si sarebbe trovato una serie di lividi su tutto il corpo, per non parlare dell'occhio nero che ci avrebbe messo molto tempo a guarire. Anche Kam era ridotto abbastanza male, ma non quanto lui; aveva il labbro superiore rotto e graffi sulle braccia, si era difeso fin troppo bene...

La cosa che preoccupava di più Tommy, riguardo al suo corpo, era il dolore allo stomaco che gli rubava il fiato ad ogni respiro. Faceva un'enorme fatica a parlare, ma doveva farlo. Doveva continuare a resistere per vincere, almeno questa volta non sarebbe stato un perdente, agli occhi di Diletta sarebbe stato un vincente. Tutto quello che voleva era aiutare Diletta, salvarla e non farla più tremare per la paura. Voleva renderla felice, vedere il suo sorriso. Non l'avrebbe lasciata nell'oblio, non avrebbe fatto lo stesso errore un'altra volta.

-Vuoi che la storia si ripeta? Vuoi replicare quello che è successo a Chiara!?- tentò di urlare con voce roca, riuscendo comunque a sopraffare tutto il resto. Tommy si mordeva le labbra, sia per il dolore fisico sulla pelle che quello emotivo; stava sentendo troppe emozioni in quel momento. Lui, un sempliciotto, provava cose che doveva buttare fuori in qualche modo per non impazzire, doveva riuscire a mantenere il controllo per Diletta.

-Ti ricordi di Chiara!? Ovvio che si e del suo sorriso? Della sua gentilezza!? Era lei che mi comprava sempre le liquerizie, che mi accarezzava la testa dicendo sempre "Andrà tutto bene! Non importa se cambiamo sempre città, l'importante è che siamo sempre uniti."

Le lacrime gli incorniciarono gli occhi, quel fiume di ricordi lo stavano travolgendo; le carezze morbide di quella ragazza che non esisteva più in quel mondo, i suoi incoraggiamenti così spontanei, la sua ombra proiettata sul pavimento che Tommy piaceva tanto seguire con lo sguardo. La tristezza si stava mescolando ad una rabbia incommensurabile. Era come assistere ad un'eruzione vulcanica al polo nord, la fredda tristezza che sfociava in una bollente collera.

-Tu eri geloso! Lo sei sempre stato. Con te era solo una questione fisica, carnale! A me invece voleva veramente bene! E poi che cosa hai fatto...? L'hai ammazzata e abbandonata nemmeno fosse un animale!

Quelle pesanti accuse vagarono per la stanza.

Ora era il turno di Kam nel rimanere in silenzio ad osservare suo fratello; nel vedere quella scena gli si strinse il cuore, ma doveva tenere duro. Tommy si stava stressando troppo e questo era un problema. Pensava di calmarlo con una bella scazzottata, invece aveva ottenuto l'effetto opposto, aveva bisogno di una nuova strategia.

-Io non l'ho uccisa. Lo sai benissimo.

-Ma é come se l'avessi fatto!

-Devi calmarti Tommy.

-No che non sto calmo!- la voce era come se fosse ritornata in quell'urlo, più prepotente che mai.

Dopo quella scena, Diletta non sapeva di chi avere più paura; se del cattivo di quella pazza storia che la teneva stretta in quel finto abbraccio o se dell'eroe che tentava di salvarla. La reazione di Tommy era esagerata, sembrava quasi un pazzo, mentre Kam, molto lentamente, cercava di ritrovare la calma. Sembrava che i due gemelli avessero cambiato di posto, si fossero scambiati i ruoli a sua insaputa.

In tutto quel macello però, quel nome era saltato fuori per l'ennesima volta; chi diavolo era Chiara? Quel nome l'aveva sentito fin dal primo giorno che erano entrati in casa... Era una loro amica? Kam l'aveva veramente uccisa? Numerose domande affollarono la testa di Diletta rendendola ancora più pesante mentre osservava le reazioni dei due gemelli in conflitto, soprattutto il viso di Kam, il viso di un possibile assassino.

-Tommy, tu ora sei confuso; stai scambiando la figura di Chiara con quella di Diletta. Credi che facendola scappare via, la riavrai indietro? Ormai è morta, non c'è altro che puoi fare.

-Non c'è niente che posso fare? Ti ho detto che posso salvare Diletta.

-Ma é quello che vuoi veramente?

-Che... Che intendi?

-Ti ho chiesto se è quello che vuoi veramente.

-Si.

-Ne sei sicuro?

Questo era forse il metodo migliore per far calmare Tommy; confonderlo ancora di più, indirizzarlo verso l'unica soluzione più ovvia e fargli credere che abbia ragionato tutto da solo. La soluzione a quel problema sarebbe stato il problema stesso.

-Se ora manderai via Diletta, non la rivedrai più. La lascerai alla stazione dei treni e poi? Vi siete dati appuntamento da qualche parte come dei fidanzatini? Non ha nemmeno un telefono per dirti dove si troverà domani. Tu non saprai niente di lei; se starà bene, se avrà trovato un posto dove vivere... Lo sai benissimo che la vita da fuggitivo é molto difficile, l'hai provato sulla tua pelle, eppure la lasci andare così? Con qualche consiglio e basta?

La solita parlantina, le solite parole giuste. Doveva usare questa mossa fin dall'inizio e non lasciare spazio alla sua rabbia e ai pugni. Ora che si era sfogato, si sentiva più leggero e tutto lo stress che aveva provato un istante fa era come volato via, ritornando un essere freddo e calcolatore.

Davanti a lui, gli occhi azzurri erano ancora pieni di lacrime, ma non più in collera. Kam era riuscito a tenerlo a freno. Ora lo vedeva che rifletteva su quella soluzione che gli aveva lanciato, soppesandola come più poteva. Kam aveva fatto bene a mettere sul piatto della bilancia l'affetto che Tommy provava per Diletta, a rigirare la situazione a suo favore; ora era estremamente curioso di sapere che espressione stesse facendo Diletta, sicuramente di delusione. Sperava di sfruttare l'ingenuità di Tommy? Che stolta.

-Però... Però lei...- Tommy continuava ancora a riflettere mentre guardava Diletta, come se lei avesse la risposta. Kam alzò nuovamente la mano dove teneva stretta la moneta, sfruttando quel momento di confusione.

-Come al solito?

Tommy soppesò quella proposta; da che all'inizio era contrario ad affidare il destino di una vita al lancio di una monetina, ora valutava quell'idea. Cosa avrebbe dovuto fare? Avrebbe dovuto aiutare Diletta, ma quale metodo era più giusto per lei? Lasciarla libera da sola contro il mondo o averla accanto per proteggerla?

Alla fine affidò questa scelta al caso.

-... Come al solito. Se esce testa, accompagnerò Diletta alla stazione... Poi andremo via anche noi da questa casa.- propose Tommy asciugandosi con le maniche i suoi occhi. Continuò poi Kam.

-Se esce croce, lei rimarrà qui, almeno finché non ce ne andremo via noi. Prometto che non la maltratterò più senza un motivo, ma se farà qualcosa di azzardato come la scorsa notte, verrà punita... Ah, aggiungo un'altra cosa.

Diede la moneta a Diletta, sarebbe stata lei a sfidare la sorte, a segnare il suo destino. La responsabilità sarebbe stata interamente la sua.

-Se esce testa e voi andrete alla stazione, puoi anche non tornare, perché non mi troverai ad aspettarti.

Tommy era confuso.

-Che cosa...?

-Me ne andrò via anche io e non ti dirò quale sarà la mia destinazione, sarai solo se tornerai.

Aveva liberato Diletta dalla sua presa, lasciata da sola con quella monetina in mano. La ragazza la studiava, non era nemmeno larga cinque centimetri; come poteva essere una cosa così importante un oggetto piccolo di metallo come quello, che ora era così pesante fra le sue mani.

I due gemelli la stavano fissando.

Le sembrava così difficile mettere quella stupida monetina sul pollice e l'indice, la sua mano non smetteva di tremare e lei non smetteva di pregare.

"Ti prego... Esci testa!"

In un attimo che sembrava racchiudere l'eternità, la moneta volò. Cinque lunghissimi secondi bastarono ed era già a terra. Quel tintinnio metallico così delicato che decretava il suo destino, il suo futuro...

Cosa era uscito? Testa... Oppure croce?

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