22 Capitolo
5 Giorno
Un passo in avanti, il piede destro che ripeteva la stessa azione. Nulla, era ancora vivo.
Diletta non aveva ancora sparato anche se Kam avanzava verso di lei. Davanti aveva un fucile da caccia di quelli che aveva visto solo nei film e che mai avrebbe immaginato di vedere uno da così vicino, troppo vicino. Il buco oscuro della canna lo stava minacciando e Kam si sentiva molto James Bond in quel momento... Dopo quel pensiero era sicuro di essere ancora ubriaco fradicio.
Anche se era in quello stato, avvertiva comunque il pericolo, ma il vero problema era un altro. Kam non era spaventato dal fucile dritto verso il suo petto, ma dagli occhi della ragazza.
L'iride era gelido come il ghiaccio, ma allo stesso tempo la collera che provava era bruciante come un incendio che divampava in un bosco. Era quel contrasto fra caldo e freddo a spaventarlo, era quella sensazione tiepida ad eccitarlo. Doveva essere proprio matto a camminare verso una ragazza con in mano un'arma da fuoco... Oppure se ne stava innamorando?
-É ufficiale, non voglio più vedere alcool nemmeno per disinfettarmi.
-Non ti avvicinare Kam!- gli urlò Diletta stufa di quella situazione. Teneva quell'arma con mani esperte, conosceva addirittura la terminologia giusta; Kam era sicuro che quella fragile ragazza sapeva come usare un fucile, ma non per questo fermò la sua avanzata.
Mise una mano dietro la schiena e dai pantaloni tirò fuori la sua pistola. Diletta ebbe un momento di esitazione e si spaventò, strano dato che era lei quella in vantaggio.
Se voleva un mezzogiorno di fuoco, l'avrebbe accontentata.
-Dove hai trovato quella chiave Diletta?- chiese giocando con la pistola.
-Sono sicuro che non l'hai presa quando siamo entrati qui dentro, ti ho controllato... Quindi ce l'avevi fin dall'inizio?
-Vuoi piantarla?!- gli urlò di nuovo, le sue mani stringevano con rabbia il fucile.
"Se ti do tanto fastidio, perché non mi spari?"
La tensione stava salendo e Kam non smetteva di chiedere dove avesse preso quella chiave. Non sapeva cosa stesse facendo Tommy alle sue spalle, ne era curioso dato che Diletta gli lanciava molte occhiate.
-Tommy.- disse infine la ragazza.
-Voglio solo andarmene, ti prego. Prendete quello che volete, soldi, gioielli, sono tutti vostri. Non chiamerò la polizia... Non voglio che qualcuno si faccia male...
-Questa é una bugia!- la interruppe Kam sorridendole e lasciandola interdetta. Era proprio folle ad alzare la sua voce in un momento del genere.
-I tuoi occhi mia Diletta! Sono gli occhi di un sadico! Li conosco molto bene e i tuoi sono i più cattivi che abbia mai visto.- disse Kam in un moto di pazzia.
Era finalmente arrivato di fronte a lei, con la canna del fucile che indicava il suo cuore.
-Se avessi potuto, ci avresti già sparato.
-Non... Non é vero.
-Se devo dire la verità, mi da fastidio questo tuo perbenismo. La cattiveria ti si addice di più, é così seducente.
-Non mi parlare in questo modo schifoso maniaco!
-Sennò che fai? Mi spari? E poi ammazzerai anche mio fratello? Ti macchieresti le mani in questo modo?
-Sta zitto!
-Diletta...- sta volta a chiamarla fu Tommy. Quel ragazzo era rimasto sulla soglia ed aveva osservato tutta la scena. Era preoccupato, per non dir terrorizzato da quello che sarebbe potuto accadere.
-Diletta, posa il fucile... Non vogliamo farti del male...
-Stai scherzando Tommy!? Non avete fatto altro in questi giorni. Mi avete sequestrato, mi avete maltrattato e torturato!- urlò la ragazza.
-Siete solo dei bugiardi...
-Diletta, sei ubriaca, devi calmarti.- avanzò Tommy con passi titubanti e una mano protesa in avanti. Di nuovo quella mano speranzosa che chiedeva di essere stretta ancora.
-Tommy, non sono mai stata più lucida di così.
Diletta tolse la sicura. Quel click risuonò per tutta la camera fermando ogni cosa. Gli animali impagliati, terrorizzati dal ricordo di quel suono che aveva messo fine alle loro vite, fissavano la scena incuriositi. Il cervo sul muro sapeva bene che la ragazza avrebbe premuto il grilletto, ma allora perché tentennava? Perché non sparava dritto al cuore del suo aguzzino?
Kam appoggiò il suo peso sul fucile, attendendo la sua ora, anche se era sicuro che la sua vita non sarebbe finita in quel modo.
-É scarico.- scandì quelle due parole per poi puntare la sua pistola sulla fronte di Diletta.
Lei, anche se percepiva l'arma vicino al suo orecchio, non lasciò la presa sul fucile. Chiuse gli occhi e serrò le sue labbra.
-Se ora non sparerai, lo farò io. In fondo, capodanno é passato e ancora non ho sentito nessun botto.
-Kam, non dire stupidaggini!- tentò di dire Tommy alle sue spalle.
Ma suo fratello non era contemplato nel loro momento, non aveva spazio in quella scena. Kam percepiva la pressione, quella tensione. Era un momento dedicato solo a loro, per lui e Diletta. Così pieno di pericolo, adrenalina ed eccitazione! Kam non poteva chiedere un capodanno migliore. In fondo, Tommy aveva ragione; fin da quando erano piccoli facevano sempre le stesse cose, come da tradizione. Suo fratello voleva tanto ballare con lei? Bene, lo facesse pure, ma lui avrebbe instillato in quel fragile corpo la paura primordiale. Il terrore di morire a causa di un'entità più grande di lei, sopraffatta dalla legge del più forte e del più astuto.
La canna del fucile a contatto con il suo petto iniziò a tremare, lo sentiva muoversi nervosamente. La rabbia e la sicurezza di Diletta stavano vacillando, scomparendo lentamente. Gli occhi sparirono sotto la frangia nera e i denti si strinsero in un ringhio disperato. Kam aveva perso la pazienza.
-Spara!
Click*
... E poi nulla. Nessun botto, nessun tuono, nessuno sparo. Diletta aveva premuto il grilletto, avrebbe sicuramente ucciso Kam, se solo avesse avuto il tempo di caricare il fucile; ma i gemelli erano arrivati troppo presto, non aveva fatto in tempo e ha dovuto bleffare in un momento del genere. Pensava di aver vinto, ma non aveva fatto i conti con la follia del gemello più astuto.
Fece cadere il fucile sopraffatta da quel clamoroso scacco matto.
Diletta teneva ancora gli occhi serrati, immersa nella sua personale oscurità. Aveva perso ed ora aveva paura delle conseguenze, sapeva che il vincitore avrebbe reclamato il suo premio. Aveva imparato a non buttar via la sua vita, a tenersela stretta con i denti, ma aveva perso comunque. Sperava solo che la pistola sulla sua fronte svolgesse velocemente il suo lavoro, così da non soffrire oltre.
Bang*
L'aria nei suoi polmoni si bloccò a quel suono, neanche se ne accorse di quella lunga apnea. Aprì gli occhi. Era ancora viva.
Alzò lo sguardo verso Kam cercando spiegazioni, che trovò guardando la pistola dalla cui canna usciva una bandierina con scritto "Happy New Yaer!"
Era stata fregata... Da un giocattolo. Mentre lei aveva un vero fucile, ma scarico, lui aveva solamente un giocattolo. Si sentiva così stupida! Così umiliata nell'esserci cascata in quel modo! Voleva saltargli alla giugulare e strappargliela a morsi per quanto era furente, ma strinse solamente i pugni affondando le sue unghie nella carne.
-... No.
-Oh si, mia Diletta.
Kam la prese di peso e se la caricò in spalla mentre lei si dibatteva ed urlava dalla rabbia. Mai era stata così furente, così agitata, tanto che Kam rischiò di cadere più volte. Forse avrebbe dovuto picchiarla per calmarla, ma era già tanto se era riuscito ad acchiapparla per come fosse ridotto. La sbatté dentro al bagno, esattamente come il primo giorno e chiuse la serratura con la chiave dorata. La porta, presa a pugni, si muoveva a ritmo come se respirasse. Erano i tentativi vani di Diletta di sfondarla o di sfogare la sua rabbia.
Kam rimase lì, ad osservare quella porta. Dopo poco i rumori cessarono, Diletta si era calmata.
Il povero ragazzo ricominciò a respirare, si appoggiò sul muro, stanco e stremato. Doveva andare a vomitare ancora, ma si sarebbe trattenuto, non aveva più le forze per alzarsi. Scivolò su quel liscio muro finché non si sedette lasciandosi andare. Gli occhi pesanti, il respiro più lento, le membra rilassate.
Kam chiuse la sua mente, si addormentò soddisfatto sapendo che aveva sventato un terribile pericolo. Se solo avesse sbagliato qualcosa, se solo fossero arrivati un minuto più tardi, forse non avrebbero mai visto quel primo di gennaio.
Sorrise, ora aveva anche un fucile...
Sorrise, perché suo fratello era al sicuro solo per merito suo. Si, grazie a questo avrebbero fatto pace, si sarebbero chiariti e sarebbero stati più uniti di prima. Quella Diletta credeva davvero di separarli? Si sbagliava di grosso. Loro erano fratelli, loro erano gemelli! Si addormentò con quel pensiero, doveva ancora nascere la persona che li avrebbe separati.
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