21 Capitolo
Cosa stava facendo Diletta?
Era determinata ad attuare il suo piano, pronta ad essere di nuovo libera, ma qualcosa dentro di lei l'aveva bloccata. Quella mano, la mano di Tommy che ora stringeva la sua in quel dolce e caldo lento la stava trattenendo. Si muovevano come le onde del mare, dondolando trasportati l'uno verso l'altra. Tommy era così vicino, poteva sentire il cuore del ragazzo scalpitare come un cavallo imbizzarrito, sorrise a quella dolce quanto irruenta melodia dedicata solo a lei. Nessun cuore aveva mai battuto così forte per Diletta. Era una stupida a cadere in quella trappola, una stupida, felice e lusingata, ma quel momento non durò a lungo.
La musica che voleva durasse per sempre, si zittì lasciando spazio al conduttore della radio che annunciava i dieci minuti prima della mezza notte. Si staccarono entrambi imbarazzati e confusi per quello che avevano provato con un semplice ballo.
-...Io.- Tommy voleva dire qualcosa, il rossore delle sue guance si era esteso su tutto il viso.
-Io... Credo di aver bevuto troppo. Fa molto caldo... Come ti senti ora?
-Meglio. Grazie Tommy, sei stato molto gentile.
Diletta gli sorrise dolcemente, trattenendo un risolino per l'imbarazzo. Tommy era felice di vederla contenta, era riuscito a far sparire quelle tristi lacrime dal suo volto, ma i sensi di colpa lo travolsero all'improvviso. Era preoccupato per suo fratello, scappato di corsa al bagno e che non era ancora ritornato.
-É... É meglio se vado a vedere come sta.- le disse, -Tu rimani qui, torno subito.- e se ne andò, anche se nel suo viso c'era un'ombra di riluttanza nel lasciarla da sola. Non voleva andarsene così presto, gli sembrava come se quell'attimo si sarebbe dissolto nel nulla se non avesse fatto qualcosa per ancorarlo nella realtà, ma doveva andare a vedere come stava suo fratello.
Diletta si sedette sul divano, ubbidiente, osservando la mano con cui aveva stretto quella di Tommy. Si sentiva meglio, quel ragazzo tanto gentile aveva trasformato Dario in un brutto ricordo che doveva essere dimenticato, cancellato. Dario non l'aveva mai trattata cosi dolcemente, non si era mai interessato veramente a lei.
All'inizio erano solo amici, i loro genitori si conoscevano da molto, dai tempi dell'università, ed erano costretti a frequentarsi dato che avevano la stessa età. Più in là, Dario le disse che la trovava molto carina, nessuno gliel'aveva mai detto, non aveva mai avuto un ragazzo che le facesse complimenti, non aveva mai avuto una storia d'amore. Si erano messi insieme con la benedizione di tutte e due le famiglie, a ripensarci, erano la causa principale di quell'unione. Si sentiva bene con lui, ma la cosa che apprezzava di più era che Dario l'aspettava, non le metteva pressione, i loro erano baci casti che rispettosamente non andavano oltre. Diletta non aveva mai amato il suo corpo e non le allettava l'idea di farsi vedere in quel modo. Per due anni Dario fu molto paziente riguardo la parte intima della loro relazione, ma la verità era un'altra...
Diletta non doveva più pensarci, Dario era il passato, ora doveva pensare al suo futuro.
"Ma quale futuro?"
Una voce dentro la sua testa pose questa semplice domanda e un'ombra nera la circondò cancellandole qualunque tipo di felicità avesse provato in quel momento grazie a Tommy. All'improvviso, le parole che Kam le aveva sussurrato quella mattina, le invasero il cervello, come un'onda anomala che la stava inghiottendo lasciandole senza fiato; le sue minacce, l'astio nei suoi confronti, il taglio che aveva sul braccio, i lividi sulla sua pelle.
Lui aveva detto che l'avrebbe uccisa...
Diletta doveva risvegliarsi, quella che stava vivendo non era una stupida storiella d'amore, ma una storia di sopravvivenza. Forse Tommy l'avrebbe difesa, ma non ne poteva essere certa; era un tipo così volubile, manipolabile e devoto a suo fratello.
Kam l'avrebbe sicuramente convinto che ucciderla sarebbe stata la cosa migliore e lei non poteva correre questo rischio. Doveva ritornare al piano originale, doveva fuggire alla svelta ed essere fredda su tutto il resto.
"Punto numero tre. Se si sentiranno male, se se ne andranno e mi lasceranno da sola; o tento di fuggire dalla porta, però ci sarà il rischio che mi inseguiranno..."
Diletta si alzò lentamente, si tolse le ballerine e si avviò fuori dal salotto. Doveva essere veloce, ma allo stesso tempo cauta e di certo tutto l'alcool che aveva bevuto non le sarebbe stato d'aiuto.
No, la porta non era libera. Il bagno in cui erano andati Kam e Tommy era situato lì vicino, se solo avesse fatto un rumore, come appunto aprire i catenacci, se ne sarebbero subito accorti.
"O, senza indugiare oltre, corro nello studio di mio padre."
Diletta cercò di essere più veloce possibile e andò dritta dentro la stanza dalla porta maciullata. Si slegò i capelli per avere la chiave fra le sue mani, fredda e rigida quanto lo doveva essere lei in quel momento. Non doveva sbagliare, era la sua unica occasione.
Aprì l'armadietto di metallo, quello che Kam voleva tanto vedere cosa ci fosse dentro, ma di carte non ce ne era la minima traccia. Diletta aveva mentito.
Era lì davanti a lei, il compagno di giochi di suo padre ed anche il suo vecchio amico. Erano stati stupidi i gemelli a non captare i chiassosi segnali per tutta la casa; con tutti gli animali impagliati, i quadri raffiguranti scene di caccia, dovevano intuire che la sua era una fiera famiglia di cacciatori. Suo padre la portava spesso nel bosco nei periodi stabiliti per cacciare, le aveva insegnato a sparare quando aveva dieci anni ed aveva una mira impeccabile. Lo scoiattolo sulla scrivania era la sua prima preda, un trofeo che suo padre andava molto orgoglioso. Della famiglia, solo lei aveva condiviso questa passione con suo padre, forse per avere qualcosa in comune con quel genitore che a stento osservava i suoi figli. Era per questo che Diletta non voleva che i gemelli entrassero là dentro, per il fucile nascosto dentro la stanza.
Diletta era stata brava. Aveva raggiunto il fucile senza troppi problemi. Lo afferrò avidamente, la mano tiepida con cui aveva toccato Tommy stava diventando fredda a causa del nuovo contatto con il metallo. Doveva solo caricarlo con le cartucce e sarebbe stata libera...
-Diletta!
Una voce rabbiosa e non troppo distante la chiamò da dietro le sue spalle. Prima che potesse succedere altro, Diletta puntò il fucile verso l'entrata della stanza.
Kam e Tommy la guardavano allibiti da quella scena. I due gemelli erano rimasti a bocca aperta nel vedere Diletta con stretto fra le mani un fucile, la cui canna era puntata verso di loro. Tommy, con una goccia di delusione in quel mare di sorpresa, stava per alzare le mani quando al suo fianco suo fratello lo bloccò.
-Te l'avevo detto Tommy di non lasciarla sola! Sapevo che avrebbe tentato qualcosa di stupido.- lo rimproverò appoggiandosi sullo stipite della porta per avere un minimo di sostegno. Doveva essere ubriaco perso. Tommy, invece, era più lucido di quanto Diletta si aspettasse e quello sguardo di delusione, di tradimento, la stava torturando. Avevano condiviso un così bel momento, delicato, leggero, che aveva spazzato via ogni cosa, ma Diletta doveva essere salda sui suoi principi.
Non doveva dimenticare cosa fossero. Erano due stranieri che hanno occupato casa sua, non c'era nient'altro da spiegare, né tanto meno da giustificare. Non doveva nulla a quei gemelli, non doveva nulla a nessuno.
-State indietro!- li intimò a voce alta tenendo saldo il fucile, non lo ricordava così pesante, forse era l'alcool che aveva bevuto... O forse era quello che stava per fare a rendere le sue braccia così molli?
-Vi ordino di andare via o sparo, non sto scherzando!
Diletta non sapeva dove puntare la canna del fucile, se sul viso spaventato di Tommy o sul sorriso di Kam.
-Non ti azzardare a puntare quella cosa su mio fratello, Diletta.- disse quest'ultimo avvicinandosi.
Il gemello dagli occhi verdi iniziò a ridere mettendosi le mani sullo stomaco mentre barcollava avanti verso la ragazza armata. Era impazzito? No, era semplicemente un ragazzo ubriaco. Diletta allora optò per spaventare quel farabutto di Kam.
-Dove hai preso la chiave dell'armadietto Diletta? Non avevi detto che ce l'aveva tuo padre?- chiese Kam avanzando sempre più.
-Non devo spiegarti proprio nulla! Se ti avvicini ancora ti sparo!- urlò Diletta non rispondendo alla sua domanda. Sentendo la frustrazione della ragazza, Tommy si preoccupò per suo fratello.
-Kam, ti prego non ti avvicinare...
-Sta zitto Tommy! É solo colpa tua se ora siamo in questa situazione.
Kam scuote la testa, come per togliersi di dosso l'alcool che stava ovattando i suoi sensi.
-E scommetto cinquanta bigliettoni che non ha nemmeno un proiettile in quel fucile.
-Si dice cartuccia non proiettile! E non ti consiglio di scoprire se é carico.- lo intimò Diletta mantenendo la mira su Kam. Il ragazzo allargò le braccia, come se fosse pronto per abbracciarla, mantenendo sul viso quel ghigno fastidioso.
-Se fosse carico mi avresti già sparato. Non é vero, oh mia Diletta?
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Ciao, sono io (come sono inquietante) come vi va la vita?
La mia è un pò pesante... in questo periodo mi sto stressando troppo sigh* e forse si riflette sul mio modo di scrivere... maledetti errori!!!
Ma bando alle ciance! Questo capodanno è bello scoppiettante eh?
Fatemi sapere cosa ne pensate "e fate pure il vostro gioco"... Come potrebbe mai finire questa situazione? ^^"
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