20 Capitolo
Il suo piano era perfetto, studiato fin nei minimi particolari, ma era necessaria la massima concentrazione.
Tutti i punti della sua lista dovevano essere svolti con attenzione, senza però destare sospetti. Doveva essere naturale, anche se Diletta non sapeva come un'altra ragazza sarebbe rimasta naturale in un momento del genere. Era sicura di poter ingannare facilmente Tommy, il vero problema era suo fratello, ma con il magico aiuto dell'alcool avrebbe messo fuori gioco anche lui.
Diletta doveva ammetterlo, non voleva che i due gemelli entrassero in quella stanza, lo studio tanto amato da suo padre; era stata una vera sfortuna farli curiosare lì dentro, ma non tutti i mali vengono per nuocere.
Quel colpo di genio le aveva salvato la vita. Far mirare la loro attenzione solo ad una parte della stanza, fargli trovare la riserva di vini e super alcoolici rendendoli ciechi su tutto il resto. Altro punto a favore era che era assicurato il beveraggio necessario per farli ubriacare. Sembrava andasse tutto bene.
Come richiesto da Kam, si mise uno dei vestiti più eleganti che avesse nell'armadio, nero quanto la notte e messo una sola volta ad un concerto di musica classica, si truccò leggermente, per poi andare di corsa verso la valigia rossa. L'ultima volta che l'aveva vista era piena di vestiti per la sua fuga, ora era vuota e buttata in un angolo inerme. Si voltò verso la porta sperando che nessuno entrasse proprio in quel momento, poi frugò dentro la valigia; all'interno, a lato, c'era una tasca nera nascosta dove metteva le cose più importanti come i soldi e i documenti. Kam fortunatamente non aveva controllato in quella tasca e non aveva trovato la salvezza di Diletta. Neanche fece in tempo a contemplarla che sentì dei passi avvicinarsi.
Prese la chiave e la nascose in mezzo ai suoi capelli, incastrata con l'elastico rosso per far sì che non cadesse. Quanto aveva paura che non reggesse, infatti si sistemava accuratamente l'acconciatura non appena sentiva qualcosa di strano, ma doveva stare tranquilla, doveva sembrare normale.
"Primo punto della lista, tenere la chiave sotto mano, nascosta anche se Kam dovesse perquisirmi, fatto."
Dopo aver incontrato Tommy e scelto con il lancio della moneta cosa avrebbero messo come maratona di film, Diletta non poté che compiacersi nel vedere le varie bottiglie e gli stuzzichini sul tavolino. Avevano spostato la disposizione della mobilia, il divano da quattro posti e il tavolino ricolmo di roba li avevano spostati davanti alla televisione, a due metri di distanza. Se sua madre avesse visto ciò, sarebbe svenuta a terra.
La situazione poteva sembrare imbarazzante da un altro punto di vista; tre ragazzi che all'ultimo dell'anno, alle sei del pomeriggio, si erano messi a vedere il primo film di Harry Potter. Erano seduti sul divano, Kam, Tommy e Diletta, con davanti i loro bicchieri di vetro presi direttamente dalla dispensa del padre di quest'ultima.
Era iniziato il film, silenzio assoluto riempito solo dalla famosa colonna sonora e appena Tommy aveva aperto bocca per chiedere delle patatine, Kam lo aveva zittito subito per poi passargliele. Diletta... Sembrava disorientata e anche un po' delusa. I due suoi aguzzini che quella mattina stessa avevano preso ad accettate la porta in maniera inquietante e disturbante, ora stavano vedendo Harry Potter. Sinceramente si aspettava qualcos'altro, anche se le andava benissimo così. Il vero problema però era che non avevano toccato ancora le bottiglie, erano rimaste lì, ferme, aspettando con pazienza il loro momento. Doveva fare qualcosa, doveva istigare i due a bere senza destare troppi sospetti... Fortunatamente Harry l'aveva ascoltata; a pochi minuti dall'inizio del film, qualcuno aveva chiamato "Harry Potter".
Kam, senza esitare, prese la bottiglia di rum e riempì i tre bicchieri abbondando allegramente con le dosi.
-Diletta, tu berrai, non fare storie questa volta. Se farai la guasta feste giuro che ti punirò.- le disse intimandola con lo sguardo, ma Diletta non aveva sentito la solita paura che provava con quel ragazzo. I suoi occhi sembravano più rilassati.
-Se vuoi, posso metterti la coca-cola, se é troppo forte per te.- Disse invece Tommy sorridendole.
Kam, forse contrario a quello che aveva appena detto suo fratello, aveva spostato lo sguardo serio verso la televisione e trangugiò ciò che c'era nel suo bicchiere in un solo secondo, mentre Tommy la guardava speranzoso, volendo aiutarla in qualche modo.
Diletta non doveva destare sospetti, doveva bere anche lei, non c'era altra scelta. L'esitazione c'era e anche molta, doveva essere lucida nell'attuare il suo piano, ma a mali estremi...
-Non serve, tranquillo Tommy.- E bevve il suo senza fiatare.
Diletta aveva astutamente mentito a Tommy, prevedendo una situazione simile; aveva detto che era astemia, ma non era assolutamente vero. Era abituata a bere, sia con i suoi genitori che la portavano a noiose degustazioni di vini, che con gli amici in squallide serate dove bevevano alcool scadente preso al primo supermercato che trovavano, forse lo stesso in cui era andato Kam. Non aveva mai avuto problemi con il dopo sbornia, reggeva bene e poteva durare a lungo, ricordava che ogni volta si stupivano tutti nel vederla sempre in piedi anche se gli altri erano ridotti in fin di vita.
"Ma sei una spugna! E dire che sei così magra, chissà come mai. Lo reggi davvero bene l'alcool." sosteneva sempre Dario, ma lei non lo prendeva tanto come un complimento; non riusciva a divertirsi come gli altri, nelle feste erano sempre le sue amiche a sorridere e a ballare come matte, lei non riusciva a liberarsi in quel modo, doveva essere sempre perfetta, come se qualcuno la controllasse con la lente d'ingrandimento.
Fortunatamente quella dote le era sempre rimasta, ma la doveva nascondere bene. Bevuto il suo bicchiere, simulò una forte irritazione alla gola e cercò di tossire.
-Com'è forte...- disse sorridendo a Tommy.
Il film ricominciò e non ci volle troppo tempo prima che qualcuno dicesse nuovamente "Harry Potter."
-Cioè, il gioco consiste nel bere ogni volta che qualcuno dice il suo nome e cognome?- chiese incredula quando Kam le riempì nuovamente il bicchiere.
-Esattamente.- rispose stranamente accondiscendente.
-Ma sapete che é il protagonista di ben otto film? Lo chiameranno in quel modo mille volte!
-Il bello é proprio quello, l'importante é bere.- e buttò insieme a suo fratello un altro bicchiere di rum. Stavano iniziando a divertirsi, constatò Diletta mentre beveva lentamente e li studiava con la coda dell'occhio; da che inizio film tutti e due erano concentrati, a meno della fine e con un numero indefinito di bicchieri di rum, erano euforici e recitavano in contemporanea le battute insieme agli attori. Ed erano solamente al primo film. Sembravano proprio bambini. Diletta invece stava abbastanza bene, anche se non si aspettava di bere così tanto fin da subito; per non esagerare, astutamente, scambiava il suo bicchiere pieno con quello vuoto di Tommy senza che nessuno se ne accorgesse per quanto fossero impegnati con il film.
Passarono subito al secondo film senza esitare un momento e qui, il gioco alcolico, stava iniziando a scemare come la speranza di Diletta. Gli "Harry Potter" stavano diminuendo, solo Dobby, l'elfo domestico, ascoltava la sua supplica.
Doveva prendere in mano la situazione.
-Tommy...
-Dimmi Diletta.- fu subito disponibile il ragazzo seduto accanto a lei. Le sue gote iniziavano a diventare rosee, ma non era ancora abbastanza per Diletta, dovevano bere di più.
-Non starete esagerando? Stiamo bevendo troppo... Tra poco vedrò doppio. Non sarebbe meglio smettere e giocare a qualcosa?
Sembrava sorpreso, i suoi occhi azzurri si erano ingranditi ancora di più; forse non si aspettava quell'interessamento. Posò il bicchiere e stava per dare ragione a Diletta, ma suo fratello non sembrava pensarla allo stesso modo.
-Non ascoltare quella racchia!
Disse prendendo un'altra bottiglia, questa volta del cognac con ancora un velo di polvere ad opacizzare il vetro. Sorprendendo suo fratello, Kam si attaccò alla bottiglia nemmeno fosse un pellegrino del deserto che trovava una fonte d'acqua fresca.
-Te l'ho già detto Diletta. Se romperai le scatole ti ammazzo.
Detto ciò passò la bottiglia a suo fratello; Tommy guardava il poco liquido che ne era rimasto.
-Ma questo non era il famoso cognac che desideravi tanto? Almeno te lo sei gustato?
Diletta dovette nascondere il suo sorriso beffardo. Non credeva che fossero così facili da manipolare, utilizzando una cosa così semplice come la psicologia inversa.
"Indurli a bere il più possibile, fatto o almeno ci sto lavorando."
Tommy seguì senza fiatare suo fratello. Diletta dovette fare i complimenti a quei due ragazzi, almeno mentalmente. Ormai erano arrivati alla terza bottiglia e stavano ancora in piedi e riuscivano a fare ragionamenti sensati.
-Tu Diletta come lo passi il capodanno?- le chiese interessato Tommy.
La ragazza doveva recitare bene la sua parte, anche se iniziava a girarle per davvero la testa. Si era poggiata meglio sul divano e faceva finta di avere uno sguardo vuoto e con la mano si massaggiava la fronte.
-Lo... Passo con i miei... Amici.- disse con difficoltà mangiandosi ogni parola.
-O almeno... Lo passavo.
-Non mentire Diletta.- si intromise Kam non distogliendo lo sguardo dalla televisione.
-Vorrei ricordarti che ho letto il tuo diario ed ho anche trovato una cosa interessante. Ho visto una foto dove sbaciucchiavi un ragazzo sotto i fuochi d'artificio. Mi sembra si chiamasse Dario. Te il capodanno lo passi con il tuo ragazzo.
Tommy sbarrò ancora di più gli occhi a quella rivelazione per poi girarsi verso Diletta. Le sue guance non erano più rosee.
-Hai... Hai il ragazzo Diletta?
Oh no. Era la fine.
Diletta non voleva assolutamente parlare di quell'individuo, non voleva raccontargli di Dario. Solo ripensare a lui... Gli veniva il nervoso. Tutti sentimenti contrastanti nascevano a causa di quel nome; ricordi felici, divertenti, romantici, rovinati da un singolo momento.
-Ci... Ci siamo lasciati.
Quella rivelazione incuriosì Kam, forse perché era accaduto nemmeno una settimana fa e Diletta non aveva scritto nulla sul suo diario; per una volta aveva fatto la cosa giusta.
-E perché vi siete lasciati?
Due facce identiche dagli occhi diversi la stavano osservando. Il film ormai non aveva più importanza e Diletta si diede della stupida per aver attirato l'attenzione su di sé togliendolo alle bottiglie. Dovevano bere, maledizione!
"Maledizione!"
Ma cosa stava succedendo? In quel momento si era macchiata il vestito con il rum, piccole gocce stavano cadendo sulle cosce bagnandole. Il bicchiere che teneva stretto fra le mani stava tremando rendendo il liquido all'interno instabile come una tempesta. Poi capì. Non era il bicchiere a tremare, ma le sue mani. Perché lo stava facendo? Perché stava piangendo?
-Mi ha lasciata... Per un'altra.- disse fra un singhiozzo e l'altro. Si odiava in quel momento, era ceduta subito. Si sentiva così fragile, vulnerabile. Non aveva mai affrontato apertamente quella rottura, l'aveva messa da parte come un vestito vecchio infondo all'armadio, ma i gemelli l'avevano tirato fuori riportandolo alla luce. No, era sicuramente l'alcol a farla parlare, a farla sentire in quel modo. Ne aveva bevuto molto e questi erano gli effetti, lacrime che non smettevano di scendere per il ragazzo che credeva di amare, ma che aveva imparato ad odiare e dimenticare in pochi giorni.
Si era ripromessa che non ci sarebbe più ricascata, aveva promesso a se stessa di essere forte. Forse Dario era uno dei tanti motivi per cui voleva scappare via dalla sua vita. Maledetto, la faceva sentire così debole, così arrabbiata! La maggior parte delle foto in cui erano insieme le aveva strappate dalla collera, altre le aveva lasciate in tante in camera sua per rimpianto...
Tommy spense all'improvviso la televisione e si alzò in piedi, lasciando interdetto suo fratello che protestava indignato.
Accese la radio e mise la prima musica che trovò, una che andava in onda molto spesso a causa del successo che stava riscontrando.
-Vuoi ballare Diletta?
Le chiese porgendole una mano amica, una mano grande che chiedeva di essere stretta. Diletta stava continuando a piangere e le sue labbra non smettevano di tremare.
-Tommy... Io...
-Ti prego Diletta, balla con me.
-Non essere ridicolo Tommy!- Kam si era alzato in piedi di scatto, ma barcollò a causa della dose eccessiva di alcool che aveva in corpo.
-Dobbiamo almeno arrivare al "Calice di fuoco" e poi fare i giochi da tavolo! Che c'entra ballare?
Tommy si rivolse a suo fratello con una fredda determinazione. Forse era offeso da quella mancanza di tatto.
-Facciamo le stesse cose da anni Kam. Fin da quando da bambini nostro padre ci ha comprato quelle cassette per tenerci buoni, mentre si andava a divertire e a ubriacarsi per poi ritornare più infuriato che mai. Ora sono stufo. Voglio fare altro. Voglio ballare con Diletta.
Kam sembrava interdetto da quelle parole, non si era mai rivolto a lui con quel tono. Si appoggiò al divano con una mano per reggersi, forse si stava sentendo male? Voleva parlare con Tommy, farlo ragionare, ma lo sguardo affilato davanti a lui lo fece desistere.
-Se é così, allora me ne vado! Divertiti con la tua patetica amichetta... E Diletta...- si rivolse a lei con astio. Era tutta colpa sua e Kam lo sapeva bene.
-Questa me la paghi per davvero.- e se ne andò barcollando verso il bagno.
-Kam, non ti senti bene?
-Non ti azzardare a seguirmi Tommaso!- urlò dall'altra stanza.
Tommaso, era da tanto che non lo chiamava in quel modo, lo faceva solamente quando era davvero arrabbiato con lui.
Era rimasto da solo in piedi, la voce della radio che chiedeva agli ascoltatori di inviare un sms descrivendo il loro capodanno, Diletta seduta sul divano con gli occhi pieni di lacrime. Non lo avrebbe permesso, non poteva lasciarla così.
La mano era rimasta ferma davanti a lei, una nuova musica straniera era cominciata, una melodia che raccontava di un mondo dove si muore una volta sola e per questo bisognava vivere insieme.
Diletta accettò quella mano. Si alzò in piedi e si avvicinò a lui. Aveva paura, riusciva ad intuirlo, ma non esitò oltre ed appoggiò la sua mano sulla sua spalla.
Tommy non aveva mai ballato un lento, era la prima volta e aveva paura di sbagliare, di calpestarle un piede. Aveva imparato poco rubando solamente con gli occhi, osservando gli altri. Chiara e Kam ballavano sempre insieme quando ascoltavano una musica e Tommy doveva sempre stare a guardare, ma questa volta era lui il protagonista. Fra le sue braccia c'era una creatura che tremava, che seguiva i suoi passi e che si stringeva forte a lui.
La mente di Tommy vagava libera, non gli importava più nulla, il resto non esisteva più. Era felice. Era felice con Diletta accanto a sé, si sentiva un ragazzo diverso, più coraggioso, più felice, più forte. Tutto questo solo per proteggerla e per non farla più tremare. No, non era un ragazzo diverso.
Ora si sentiva un vero uomo.
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