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Era il 6 febbraio del 1970 quando trovarono, vicino al fiume, il corpo senza vita di un' alunna delle Otto Valli.
In realtà, la scuola era nata come collegio maschile. O almeno, era stata ciò fino al 1942; finché una bomba non la colpì in pieno, distruggendola per metà.
Per qualche strano motivo, i collegiali non persero la vita; ma gli insegnanti ed i bidelli sì.
Qualche anno dopo, la struttura fu ricostruita e adibita a scuola per ragazze fino ai 14 anni.
Il 12 agosto del 1970, tuttavia, un forte terremoto si abbatté di nuovo sull' antica costruzione, facendola crollare. Nessuno morì, poiché era in piena estate.
Poi, in base ai giornali, suddetta scuola non fu più ricostruita...
Benché ciò, gli attestati continuarono misteriosamente ad esserci e molti giovani, famosi o popolari, dichiararono di aver studiato lì; anche molti anni dopo il 1970.
Nel giardino esterno all' istituto, ora, uno studente stava guardando nervosamente il suo cellulare.
I suoi capelli erano biondi ed i suoi occhi di un azzurro magnetico.
Era bello, molto bello, se paragonato alla bellezza della luna o della notte, anziché del sole.
Aveva litigato con la sua fidanzata, perché quest' ultima aveva trovato la porta aperta mentre era in rapporti intimi. Si rifiutava di parlargli dalla sera precedente...
A poca distanza da lui un ragazzo nomade si era tolto la maglietta a righe blu e verdi, a causa del forte sole, e mostrava a tutti quelli che passavano i suoi innumerevoli tatuaggi. Se fosse nato in America, anziché a Napoli, sarebbe stato facilmente scambiato per il membro di una gang.
Tuttavia, nel 2022, nemmeno le Otto Mura si permettevano di criticare il look degli studenti durante le ore di svago; sebbene in orario scolastico erano frustate, se li sgamavano troppo spesso senza uniforme.
Al di là delle mattine e dei pochi giorni di studio pomeridiano in classe, i giovani erano liberi di essere ciò che volevano...
Il giovane biondo si chiamava Onofrio. L' altro si chiamava Alcide.
Infine, alla finestra, stava un tipo chiamato Michael Zurri, di carattere insopportabile e altezzoso; ma che, grazie alla disciplina scolastica, si stava pian piano addolcendo...

Le notti passarono veloci; con i loro cieli blu scuro avvolti dalle nuvole, mentre le luci interne della scuola continuavano ad illuminare la radura sottostante.
I profumi dei ragazzi attraversavano i corridoi e le aule, mentre più volti si aggiungevano a quelli già conosciuti.
Ogni giorno giungeva, alle Otto Valli, uno studente nuovo; sempre per le stesse, identiche ragioni di tutti gli altri: passeggiata nel bosco, seguita da caduta o da smarrimento di bussola.
E Fiamma, la segretaria, si occupava sempre di ogni new entry, con la pazienza tipica d' una donna d' altri tempi...
Tra intervalli di ore e passaggi di stagioni, un giorno giunse una domenica.
Alle 10 Onofrio si destò. Aveva addosso una camicia bianca e corta, e un pantalone, a vita alta, dello stesso colore. Nerio era seduto al suo fianco, con il volto lentigginoso rivolto verso la luce della finestra e i capelli che apparivano d' oro infuocato ai raggi del sole.
"Amico..." gli disse il biondo "è troppo corta la tua felpa, ti si vede tutta la schiena lentigginosa". L' altro ragazzo non rispose e cambiò argomento "Mi hai contagiato".
"Che dici?" Si tirò su a sedere.
"Le iniezioni che devi fare per 17 anni..."
"E allora?"
"Dovrò farle anch' io, d' ora in poi".
"Chi lo dice? La scuola?"
"No, il mio medico". E in silenzio raggiunse l' uscio.
Purtroppo, due occhietti tra il verde e il nocciola, furbi e maliziosi, lo sorpresero a poca distanza dalla camera dell' amico. Stefano indossava un giaccone scamosciato beije; con una taschina a sinistra, verde militare e un jeans strettissimo, a vita alta.
Sotto all' orlo dell' indumento superiore si intravedeva una felpa corta, nera e metallica, che ne copriva appena l' ombellico. "Miao!" Proferì, poggiando le mani nelle tasche posteriori "Altre iniezioni per la Volpe! In Giappone, alcuni credono che le Volpi siano spiriti di donne, crudeli e spietate. Certa gente dice perfino che sono spettri!". La voce di Onofrio, infastidita, attraversò stanza e corridoio, e tuonò "E cosa c' entrerebbero queste donne crudeli con il mio amico? È perché ha i capelli rossi?"
"Pel di Volpe!" Continuò "Ti riempiranno di punture, Nerio".
"Pensa al tuo sedere, Stefano, sennò dissangui il lettino!".
"Vai a quel paese, Biondo!" E si dileguò nel corridoio; mentre i suoi capelli, bruni e arruffati, brillavano sotto le luci delle candele accese.

A poca distanza dalla camera un urlo terrorizzato percorse i corridoi della scuola. In breve, Simon e gli altri chiamarono Onofrio dalla loro camera: "Vincenzo! Aiutaci Crumiri!".
Li raggiunse poco dopo: il ragazzo stava steso esanime sul letto, con la salopette gialla addosso.
Disperatamente, i giovani tentarono di destarlo. Non appena aprì gli occhi, le sue pupille apparvero più chiare del solito, come fatte di vetro e avevano una gradazione che tendeva all' azzurro.
"Che ti è successo?" Gli domandò il biondino.
"L' ho sognato di nuovo" rispose lui, con un filo di voce.
"Cosa hai sognato?"
"Un vampiro biondo, in un bar".
"Ti mordeva?"
"No, ma i canini c' erano".
"Togliti la salopette" ordinò.
"Perché?"
"Vincenzo, toglila e basta!".
"Eppure... l' avevo tolta, ieri sera".
"Vincenzo, tu non la stai togliendo. A parte quando vieni a lezione, questo indumento è sempre addosso a te".
"Voi non mi credete" singhiozzò il sedicenne "vi odio tutti!"
"Ehi, vedi di stare un po' calmo" continuò l' altro "altrimenti te la toglieremo noi, quella salopette! Ci fa solo male, specialmente al sottoscritto..."
"Nessuno ti ha chiesto di coprirmi! Non mi serve protezione, specialmente se non mi credi, Onofrio!" Lo scansò con il braccio e saltò giù dal letto, poi corse in bagno.
Chiuse la vecchia porta e guardò la sua immagine allo specchio: le occhiaie gli facevano paura. Era sempre più biondo, sempre più intrattabile, sempre più pallido.
In un sol colpo fece scendere i suoi indumenti, rendendosi conto che era nudo dalla vita in giù.
Non ricordava nulla; a parte di essersi tolto la divisa, la sera prima, e di aver indossato il pigiama, prima di buttarsi sul letto e cadere in sonno REM.
Cosa gli stava succedendo? Non lo sapeva neanche lui...

Intanto, seduti sul letto, i suoi amici discutevano: "È irriconoscibile" commentò il biondino, mentre la camicia bianca gli scendeva sulle spalle "sono stufo del suo comportamento! Mi sta andando tutto male e le botte che prendo, per proteggerlo, mi bruciano da morire. Dovrebbe essere più comprensivo, almeno con me. Ringraziarmi, per lo meno! Se c' è qualcuno che dovrebbe sprofondare nei singhiozzi, quello sono io..."
"Onofrio, ha sedici anni..." intervenne Mattia "non ti ricordi com' eri, a quell' età?"
"Io non mandavo a quel paese chi cercava di proteggermi!"
"Non lo proteggere più allora, con gli insegnanti. Non ce la fai più, lo vedi?"
"Se non lo proteggo, lo spezzano in due!"
"Ora non esagerare. Lui dice di esserci alle lezioni pomeridiane".
"Non mi sembra di vederlo tanto, ultimamente" alzò le spalle.
"Magari gli va bene e lo sbattono fuori dalle Otto Mura..." sibilò Simon "sai che fortuna sarebbe per lui! Niente più lezioni né castighi! Anche io, da cioccolato fondente, sono diventato cioccolato alla fragola!". La sua frase fece ridere tutti.
"Allora devi stare attento e non farti mangiare!" Formulò Achille, entrando all' improvviso.

"Che ci fai qui?" Domandò Crumiri, con gli occhi ormai lucidi.
"So di Diamante e di te, non preoccuparti. E so anche cosa stai facendo per Vincenzo".
"Non volevo farla soffrire..."
"Lo so, e lo sa anche lei. Non preoccuparti..." guardò gli altri "Ho sentito un urlo agghiacciante e sono corso. Cos' ha il sedicenne? Gli ormoni fanno qualche dispetto di troppo?"
"Ha sempre addosso quella salopette gialla" proferì Mattia.
"L' obiettivo della scuola è renderci uomini d' altri tempi, secondo me" continuò Onofrio, leggermente più tranquillo "di questo passo, però, Vincenzo finirà per essere sbattuto fuori prima..."
"Tu smetti di assumerti responsabilità più grandi di te, Crumiri! Ha 16 anni, non 12. Non sei suo padre, né suo fratello. Inoltre, stai passando un brutto periodo. Dovrebbe chiedersi lui come stai, non il contrario".
"Scusati con Diamante da parte mia, ti prego" sospirò, poi si rese conto che una lacrima stava scendendo sulla sua guancia. Si affrettò immediatamente ad asciugarla con la manica "Dille che le voglio bene... e che mi chiami". Poi, per orgoglio, uscì di corsa e tornò nel suo mini appartamento. Solo dopo aver chiuso la porta alle sue spalle, diede libero sfogo al pianto.

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