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Nerio:
Mi sento un pazzo masochista a dire che la mia storia all' interno del collegio risulti essere vera. Potrei anche essermi inventato tutto, in realtà; perché da un po' di anni soffro di schizofrenia acuta. Non sento solo voci che non esistono, vedo anche immagini, forme, volti che non ci sono.
Ed è un vero inferno.
Mia sorella ha sempre letto libri horror o fantasy, legati a leggende o storie vere. A soli 14 anni ha letto tutti i libri di 'Maya Fox' e ha perfino creduto che la mia schizofrenia fosse, in realtà, una dote paranormale.
Non ci ho mai creduto fino in fondo, ma mi risulta strano che solo noi cinque ci siamo ritrovati in quel collegio...e regolarmente iscritti, per di più.
E va bene, ammetto che io, Mattia, Simon, Onofrio e Vincenzo siamo sempre stati un tantino ribelli; anche con i nostri genitori. Quando compii 13 anni, una notte del 25 ottobre, tornai in ritardo, e mio padre si arrabbiò di brutto.
Fu la prima volta che sentii la sua cintura sulla mia carne. E mi fece male.
Da allora, per ogni mio errore, cominciarono a minacciarmi; dicendomi che, un giorno o l' altro, mi avrebbero mandato in collegio. Con quel poco che resta della mia sanità mentale, potrei pensare che proprio i miei genitori mi iscrissero in quella strana scuola, senza dirmi niente né lanciarmi alcun avvertimento...ma non voglio essere troppo 'cattivo' nell' etichettarli.
Che Onofrio, quel giorno, subì le frustate è vero; perché sul suo sedere c' erano dei segni veri e che si stavano già gonfiando... Quando Vincenzo e Simon mi avvertirono mi misi subito a cercare informazioni dell' istituto su internet. Il nome della scuola non esisteva, ma quello degli insegnanti sì. Ciò che ha dell' incredibile, però, è che si starebbe anche bene in quel luogo; se non fosse per le punizioni corporali e le siringhe degli anni '30, usate spesso in infermeria.
Che io e i miei amici ci fossimo immaginati tutto? Se quel posto fosse soltanto una comune scuola, nella quale ci iscrissero i nostri parenti, come si spiega il dolore fisico che abbiamo provato?
In Italia è proibito picchiare gli studenti di ogni età, dall' asilo all' università. Perché là non lo era?
Adesso, però, non voglio più lamentarmi. Ciò che è stato, è stato...anche perché le iniezioni su Mattia e le frustate su Onofrio erano solo l' inizio di tutto...
E poi, a che scopo rimuginare sul passato? Forse è bene che sia andata così, in realtà. Le persone più importanti, in questo mondo, sono sempre quelle che hanno sofferto di più...ed io devo ringraziare quel collegio per avermi permesso di diventare quello che sono...

"Ahi! Ahi! Ahiii!" Si lamentava Mattia, prima ancora che l' ago sfiorasse la sua carne "Piano, dai..." sussurrava "mi sembra di avere il fuoco qui dietro". Poi l' antica siringa perforò ancora e lasciò al giovane gli occhi lucidi. "Stai già molto meglio rispetto a quando sei arrivato..." spiegò l' infermiera, disinfettando la parte bucata con un tamponcino di alcool. "Quante ancora dovrò farne?" Domandò, ricoprendo delicatamente il suo corpo bellissimo. "Finché ce ne sarà bisogno..." rispose lei "ma tra qualche giorno potrai andare in camera tua e venire qui solo la mattina, prima delle lezioni e la sera..."
"Ma non ho più la febbre..."
"No, hai una bronchite però...hai preso troppa acqua addosso sei giorni fa. Ad ogni modo, oggi puoi andare a pranzo, insieme a tutti gli altri. Non c' è più bisogno che mangi in infermeria..."
"Grazie"
"Io adesso devo uscire, vedi di non prendere freddo".
"Va bene". Aspettò che la donna andasse via, poi si avvicinò allo specchio, all' interno del bagno, e si tirò giù pantaloni e slip. Sul suo sedere c' erano all' incirca dieci segni di iniezioni. Era in infermeria da cinque giorni e una notte. Ancora era ben vivido il risultato della prima puntura e gli faceva male. Sembrava l' avesse subita da neanche 10 minuti. 'Il dolore ti rende reale' ripeté a mente la frase del suo libro preferito 'il dolore ci rende reali', poi si massaggiò delicatamente, prima di tirarsi su gli slip blu notte di Intimissimi. "Dovrebbero farmela adesso una foto, quei perversi dello staff" disse tra sé e sé "un bello scatto di nudo. Sarei scelto per la copertina del nuovo magazine, parola mia!" Si disse, per sollevarsi il morale.
"Come stai?" Gli scrisse Nerio, su whatsapp. "A parte le natiche in fiamme, bene direi!" Rispose "Oggi mangerò con voi...a mensa..."
"Quante punture ancora dovrai fare?"
"L' infermiera ha detto 'finché ce ne sarà bisogno'...quando non avrà più niente da bucare, smetterà...che ti devo dire?"
"Ti fanno molto male?"
"No, mi tengono di buonumore! Mi tirano su il morale!"
"Fatti prescrivere un' altra cura!"
"No, ho la bronchite".
"Ahio! Ti tocca farle!".
"Dai, ci vediamo a pranzo. Che dice Onofrio?"
"Prima o dopo che gli hanno frustato il culo?" Mattia si mise a ridere "Sia prima che dopo. Ma come cavolo è successo?"
"Eravamo in classe, c' è stato un 'blackout' improvviso e...sembra che le abbia prese!"
"Qui è tutto assurdo".
"Comunque, occhio al bidello della scuola, Mattia. Quello è il più strano di tutti...appena lo vedrai ti augurerà il 'buon 28 dicembre 2021', quando siamo nel 2022. Inoltre fa paura: si muove come uno zombie e dice che vuole la testa del presidente appesa alla sua finestra". Mattia trasalì, poi rispose "Va bene, starò attento. Devo chiederti una cosa, però..."
"Chiedi".
"I vostri vestiti, quelli che avevate a casa...anche voi ve li siete ritrovati nell' armadio?"
"Sì, e siamo tutti regolarmente iscritti. Forse i nostri parenti ne sanno qualcosa..."
"Tanto, anche se sanno qualcosa, non ci diranno mai niente. Il corso dura 9 mesi, vero?"
"Già".
"Va bene, mi cambio e salgo su".
"Sì". In quell' istante sentì bussare forte alla porta del bagno. "Ora esco" rispose. Quando aprì la porta vide un ragazzo immobile, con le braccia attaccate al muro. "Puoi andare, è libero il bagno". Appena, però, girò il volto verso di lui, Mattia notò che aveva un occhio cucito e la pelle mezza violacea. "Che ti è successo?" La sua voce era puro terrore "Che ti hanno fatto?"
"Se due occhi non sono più in un volto" cominciò a parlare lui, lentamente "possono ancora cercare gli occhi dei quali sono innamorati?"
"Non lo so..."
"Se le facce sono state strappate, possono essere ricucite e raggiungere i volti che amano?"
"Io non so cosa ti è successo; ma, se fossi nelle tue condizioni, non mi alzerei dal letto!".
"Non mi sono alzato, ho bisogno del bagno!" E spinse la sua mano grigia verso la maniglia "Sicuro di aver finito, amico?". Il modello corse via. Prese una tuta dal suo armadio, la indossò alla veloce e si precipitò fuori dell' infermeria.
Corse così tanto che non si rese conto di aver già raggiunto la mensa. Una mano scura, con all' anulare destro un grosso anello, gli toccò la spalla "Chi è?" Si girò di scatto Mattia, spaventato. "A quanto pare il nostro ammalato sta meglio..." una voce amichevole e conosciuta proruppe nel freddo corridoio. "Simon" si riprese pian piano il ragazzo "Stai bene?"
"Certo! Che ti aspettavi? Che mi uscissero gli occhi dalle orbite o che mi sparisse la faccia? Oppure ti aspettavi che mi cadesse la bocca a terra? Eh no! Queste cose non capitano a cioccolatino!"
"E gli altri?"
"Stanno bene. Stanno scendendo. Ho saputo da Nerio del tuo sedere, desolato. Quando ci avranno fatto male abbastanza da soddisfare il loro sadismo, la smetteranno...per ora scaldo io il tuo letto..."
"Tanto da domani potrò dormire in camera".
La mensa era buia, benché le lancette dell' orologio puntassero a mezzogiorno e mezzo. "Siamo i primi oggi. Quando arriveranno gli altri, le luci si accenderanno". Un piccolo ragno si era messo a camminare sul maglione di lana di Simon, portandolo a sgrullare la manica rossa e facendo intendere che era un ospite non gradito. "Non fargli del male!" Irruppe un' altra voce, dal nulla "Dorme sempre sulla mia parete". Quando i due amici si girarono, videro un giovane molto pallido, con lunghi capelli corvini e una cicatrice sopra l' occhio destro.
Si incamminò verso di loro e aprì i palmi come se dovesse bere acqua da una fontana, quindi si avvicinò all' afroamericano e lasciò scendere il ragnetto tra le sue mani, prima di posizionarlo sulla sua cravatta nera "Non guardatemi così" proseguì il discorso "non è neanche un ragno vero. L' ho comprato in un negozio di giocattoli" Detto ciò entrò in mensa e si dileguò nel buio.
"Non era vero?" Si chiese Simon, a voce alta "E' impossibile. L' hai visto anche tu, vero?" Guardò Mattia. "Non so se era vero o no, ma lo sembrava davvero...e poi, come si fa a tenere un ragno finto aggrappato alla cravatta? Non siamo mica ad Halloween!"
"Se non le conosci tu, le nuove mode, che sei un modello. Dovrei conoscerle io?"
"Ma non va di moda tenere un ragno appeso alla cravatta!". I due si guardarono per un istante, poi le luci della sala da pranzo si accesero; mostrando tre immense tavole imbandite, con tanti piatti coperti, su tovaglie bordeaux e blu notte. Qualcuno abbracciò da dietro Mattia. Era Nerio. Aveva i capelli lisci e rossi, tenuti elegantemente di lato, e le lenti a contatto. Indossava una camicia firmata, di tessuto non molto pesante; di colore celeste, con dipinti tanti piccoli fiori bianchi. Sotto portava un pantalone nero, classico; mentre la t- shirt color panna gli scendeva leggermente sui fianchi. Sul mignolo della mano destra portava un anello, d' argento. Gli coprì gli occhi con i palmi "Chi sono?" Interrogò "Chi dei tre?"
"Nerio. Ho sentito l' anello sull' occhio". Il rossino fece scendere le braccia sui suoi fianchi, poi si mise a lato di Mattia "Amico, bentornato fra noi!".

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