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"Rigida". Fu la prima cosa che venne in mente a Michael Zurri guardando l' antica volta della scuola, il tavolo in legno nella segreteria e l' immagine di una cartina di Anatomia, piazzata proprio dietro alla segretaria, raffigurante un corpo umano con tutte le sue membra scritte in Latino. Non sapeva se fosse più sublime quella figura dipinta con tanto di vene, arterie e organi interni o Fiamma stessa; modestamente seduta su una sedia dei primi anni del Novecento, con solo un cuscino sotto la sua schiena comprato di recente. Eppure, la stanza aveva prese moderne e oggetti tecnologici piazzati un po' qua e un po' là. Era un futuro inserito nel passato. "Come ci avete trovati?" Chiese lei, trovando insolita la presenza di due 'stranieri' alle 'Otto Mura'. Zurri raschiò la voce e allungò il suo palmo "Signora, sono Michael Zurri. Avrà sentito parlare di me". Sfoggiò uno dei suoi sorrisi migliori "Ho saputo della vostra struttura attraverso delle foto e quelle del gatto Gino hanno destato la mia curiosità. È veramente un bellissimo esemplare di felino. Trovarvi non è stato molto semplice. Ho dovuto chiedere ai fotografi che hanno lavorato qui di indicarmi la via. Signora, questa scuola ha bisogno di un rinnovamento. E quando parlo di Rinnovamento, io intendo una ripulita del vecchio e un' aggiunta del nuovo. Mi spiego meglio: io sono un insegnante di musica" tirò fuori il suo biglietto d' invito "l' indirizzo che vede è quello che rimanda direttamente alla mia Accademia. Io, però, sono anche un politico e fondatore di un partito di giovani; nonché un critico e un influencer. Ho imparato a guardare in alto, molto in alto, già in tenera età. Infatti, a soli 31 anni, io sono già uno degli artisti più conosciuti in Italia". Tirò, poi, fuori il suo i- phone e mostrò a Fiamma la sua page di Instagram "Signora, io ho ottenuto tutto quello che volevo dalla mia vita. Proprio tutto. Ed ora vorrei farle una proposta. Le interessa?". Fiamma aggrottò la fronte, cercando di unire le immagini che fluivano nella sua retina visiva con i numerini incisi nel foglietto da visita; non capendoci, però, nulla. "Non compriamo biglietti della lotteria" rispose "e oggi non sono neanche passata in Chiesa a prendere gli spiccioli. Non posso comprarlo, mi dispiace" e restituì l' invito a Zurri; che si fece in viso viola, bordeaux, verde e cremisi "comunque, hai un volto carino. Non che i nostri studenti siano più o meno carini di te; anche se loro non hanno di questi bigliettini in tasca. Vi faccio i miei complimenti: sono molto colorati e attirano l' occhio. Davvero vorrei aiutarvi a venderli; anche se, a giudicare dal vostro abbigliamento, non mi sembra abbiate bisogno di soldi, nessuno dei due. Magari potete ripassare lunedì prossimo, così mi date il tempo di passare in Chiesa e prendere qualche monetina". Dopo aver ripreso il respiro, Michael tentò, di nuovo, un approccio con Fiamma "No, signora. Io non sono venuto per paragonarmi ai vostri studenti, anche se non ce n' è uno che non sia qualcosa nei social network, almeno qui dentro. Mi interessa l' insegnamento". Gli ombrosi occhi di lei si spostarono sull' ometto tozzo e paffuto al suo fianco "Ha l' attestato?". Tommy fece due pupille più grosse di due biglie fluorescenti "Io. No. Io...no. Io sono soltanto..."
"Taci!" Gli chiuse la bocca, con il solo sguardo, il suo capo. Fiamma li guardò entrambi di sottecchi, prima di farsi ancora più scura e trascurata in volto "Mi dispiace, signore, ma per accedere qui ci vuole un attestato...anche solo da insegnante di Latino va bene, se però ha terminato gli studi prima del 2000".
"Lui non ha alcun attestato di questo tipo!" Irruppe tra loro il musicista, acido "Ce l' ho io. Ho studiato a Milano, dopo il 2000 però!".
"E allora cosa volete da me?" Alzò le spalle Fiamma "Siamo a posto qui".
"Voi non siete affatto a posto, qui, signora!" Perse la pazienza "Qui c' è bisogno di rinnovamento e menti giovani! Ma almeno è statale questa struttura?"
"No, è privata. Appartiene al preside e alla sua famiglia da molti anni".
"Un gioiello simile costa miliardi su miliardi, signora, non può essere di un solo uomo al giorno d' oggi, specialmente se di una certa età! Io sarei la mente adatta per utilizzare questo edificio nel modo giusto. I ragazzi che escono da qui ottengono sempre un buon posto nella vita, ma a vederla da fuori sembra una scuola del Novecento appena! Anche solo le pareti andrebbero ridipinte e gli insegnanti di questa scuola non hanno numeri di cellulare né profili in internet. Al giorno d' oggi non esiste!"
"Mi dispiace, lei non ha i requisiti per insegnare qui" tagliò corto la segretaria, diventando improvvisamente formale "se è vero che lei è tutto questo in così giovane età, non le serve questa scuola. E poi noi non insegniamo musica, ma Retorica e Metrica. Arrivederci". Cercò di allontanarlo dalla segreteria. Inizialmente Michael si innervosì, si alzò di scatto e portò fuori il suo assistente.
In corridoio Stefano, seguito dai suoi scagnozzi, gli diede una spallata "Oh ci scusi, professore! Non volevamo urtarla!" Lo canzonò, poi si rivolse al suo gruppo "Perché questo idiota ha lasciato la sua politica e la sua scuola per venire quassù, in mezzo alle ortiche?"
"Non lo so, Stefano" gli rispose un suo nuovo acquisto, vestito da punk "Siamo diventati famosi a quanto pare! Il gatto Gino ha fatto strage di cuoricini!" Sghignazzò. "Ehi, voi!" Tuonò l' interessato "Sapete che posso denunciarvi? Chi vi credete di essere per trattarmi così?". Non riuscì a dire un' altra parola che Stefano gli fu addosso e cominciò a tempestarlo di colpi "Vuoi denunciarmi, razza di damerino, eh? Perché non denunci questo?" E continuò a colpirgli il volto; mentre il povero Tommy, terrorizzato, se ne era scappato.
Un sibilo dal corridoio interruppe per un attimo il combattimento, poi vi fu un altro sibilo. Stefano lasciò Michael a terra con il labbro sanguinante e si guardò intorno per capire chi fosse "Di nuovo, sempre dallo stesso corridoio..." commentò Shiro "torniamo fuori, è meglio". Il brunettino lanciò un' occhiata alla sua ultima vittima, che se ne stava immobile, cercando di bloccare il flusso del suo stesso sangue "E di questo montato che facciamo?"
"Lasciamolo lì, tanto non può denunciarti. Non sa il tuo nome".
Non appena furono lontani, l' ennesima voce attraversò le pareti e una mosca cominciò a ronzare. "Ecco, ora sono anche diventato psicotico" si tirò su a sedere Zurri "quell' idiota di Tommy lo dovrò licenziare! Ora come si esce da questa sottospecie di tunnel a forma di corridoio?"
"Vuoi una mano ad alzarti?" Udì a poca distanza. Erano Achille, Vincenzo e Mattia, rientrati un attimo per andare in bagno.
"Stefano è fatto così" gli si avvicinò il modello "è un attaccabrighe e ci mette sempre nei casini, oltre che mettere nei casini anche sé stesso".
"Tu...tu sei Mattia...allora è vero, studi proprio qui. Come hai fatto a mettere fuori gioco Marco Sazzi?"
"Ci conosciamo?" Domandò, con gli occhi incuriositi, che apparivano sfumati di verde chiaro nella fioca luce delle lampade ad olio. "Tu, tu hai fatto lo shooting con Leone Bianco. È grazie a quel servizio fotografico che il gatto Gino è diventato una celebrità..."
"Sei venuto fin qui per vedere quel gatto?" Trattenne una risata Achille "Devi stare attento o ti graffia, sai?".
"Dov' è? Dov' è quel felino immenso?" Si alzò da solo e si asciugò il sangue con la manica del maglione; che, tuttavia, servì soltanto a farlo sanguinare di più. "Perché è vestito come mio padre?" Commentò a bassa voce Vincenzo, sperando di non venir capito. Purtroppo per lui, il tipo 'aveva orecchie anche dietro la testa', e non esitò a far sentire la sua voce squillante "Io sono un insegnante e un padre! Ho un bimbo di pochi mesi".
"E perché saresti giunto fin qui?" Questa volta, il sedicenne si fece sentire eccome "Non dovresti essere con il tuo bambino, ora?"
"Sono venuto fin qui per diventare il vostro docente" spiegò, fiero; ottenendo, però, solo tre risate meschine dai suoi interlocutori. "Non ti prendono qui se non hai oltre i 50 anni" chiuse la discussione Mattia "Non siamo al liceo. Questo è un corso di nove mesi. Abbiamo tutti, più o meno, la tua età. Beh, visto che non hai bisogno di aiuto, noi ce ne torniamo fuori...comunque, tornando al discorso di prima: sì, sono Mattia e ho fatto lo shooting con Leone Bianco. Il gatto che dici è della segretaria, non della scuola!" Fece per allontanarsi, insieme agli altri due.
"Lavorare qui, che montato!" Dissero tra loro, prendendo l' ascensore e digitando il tasto 'T'.
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