33

Heric:
Preferisco rimanere in solitudine che partecipare alla festa di oggi. Non che non mi piaccia stare in compagnia, tutt' altro; è che oggi avrei più bisogno di dormire che di mangiare. Inoltre, non posso toccare le natiche su sedia, ché mi bruciano troppo. Ma partiamo dall' inizio: mi sto divertendo a far infuriare l' addetto alla disciplina perché so che mi fa il didietro rosso! Hanno tutti paura, invece a me questa cosa comincia a piacere. Ieri sera avevo una camicia bianca trasparente e della biancheria intima dello stesso colore. Sono andato in cucina e ho rotto alcuni bicchieri; ovviamente, sotto il naso di quell' energumeno alto, grosso e pelato. Senza dirmi una sola parola, mi ha caricato sulle gambe come un adolescente che ha fatto infuriare il padre perché ha preso il motorino senza il suo permesso. Mi ha fatto scivolare gli slip sulle cosce e mi ha tempestato di colpi finché, letteralmente, non mi sono ritrovato il sedere in fiamme. Però, che scarica pazzesca di adrenalina! Mi chiedo dove la prendono quella forza questi tizi che comandano qui. Non è una cosa normale. Sono talmente tanto potenti e robusti che nessun uomo o ragazzo di oggi potrebbe dar loro del filo da torcere. In più c' è quell' attrito sul pavimento che ci impedisce di muoverci finché non è terminato il castigo. Più che in un collegio, mi sembra di essere a un servizio militare, ma di un sacco di anni fa. È che non voglio avere paura, voglio sconfiggere la paura; anche se Mattia e gli altri mi prenderebbero per matto. Tutti i miei pensieri contorti, tutti i miei desideri sinistri li sto scaricando in questi mesi e mi fa bene fare ciò. Ieri sera ne avevo troppo bisogno... e poi, anche qualora decidessi di andare alla festicciola della scuola, sarei solo e senza i miei parenti. Preferisco stare qui e parlare su Instagram con una ragazza che ho conosciuto da poco. Si chiama Norina e vive in Umbria con sua madre. Ci parliamo, praticamente, tutti i giorni. Sa tutto della mia vita, dei miei giorni qui e del mio dolore. Ammetto di essermi anche masturbato nel pensare a lei, nel guardare le sue foto nel social network; ma non gliel' ho mai detto, non ancora. Un giorno glielo dirò, anche perché mi piace davvero tanto! E poi è gentile, mi sta a sentire. Quando potrò uscire, tra sabato e domenica prossimi, prenderò il pullman e l' andrò a trovare. Le farà molto piacere! Sto già pensando a quali e quante salopette portare, visto che una notte dovrò passarla in hotel.
Adesso, però, ho solo voglia di dormire.

Sapete quando si pensa che chi ci ha amati non può andarsene mai? Vi capita mai di avere quella sensazione che sia ancora qui e che ci aiuti in qualche modo?
Perché, allora, la TV e internet si divertono a farci paura su una vita oltre la morte? Pur di far apparire chi non c' è più malvagio, persecutore e crudele, fanno di tutto: modificano le foto con photoshop e poi le fanno passare per reali, dicono che i peggiori horror siano tratti da storie vere. Storie vere, come no. "Non chiamare quel numero, non guardare quella foto, non leggere questo o quello" Quante volte l' abbiamo sentito dire? Se scegli di credere a una fotografia, oggi, con tutte le tecnologie, digitali e non, va a finire che non credi più alla realtà; perché le storie vere non le racconta mai nessuno. Gli incubi notturni veri, che assillano le menti umane, si raccontano agli psichiatri, non al pubblico. 
Se sognate una testa, attaccata alla catena di un camino, tenderete a modificare il vostro sogno, a renderlo più vicino alla realtà; quindi lo modificherete.
La vita è un mix di commedia, melodramma, comicità e horror. Nessuno vive felice come un pascià e nessuno è infelice o terrorizzato come i protagonisti delle famose storie vere.
Ogni dolore è passeggero, ma la felicità non dura per sempre...
E se i veri fantasmi (del nostro passato o della nostra mente) non facessero paura?

"La donna pianse talmente tanto che le sue lagrime divennero di sangue, il suo mal di testa aumentò ed il suo capo scoppiò".

La scritta agghiacciante spiccava in inchiostro rosso sotto uno dei tavoli degli invitati. Nessuno l' aveva notata, nessuno si era degnato di abbassarsi per vedere quelle secche e tetre parole incise sul freddo legno. Troppi fantasmi in quel povero cervello di donna, troppa tristezza, troppa insicurezza, troppe incertezze sul futuro. Chi aveva dato una fine così crudele a quella persona? Chi l' aveva condannata a una simile tristezza, inquietudine e morte? Uno studente, sicuramente, ma perché? Dopo aver scritto quelle parole, il ragazzo si era messo sotto al tavolo ed era scoppiato a piangere.
Voleva scrivere "I potenti, a volte, non sanno quanto male ci fanno"; ma era venuta quella frase, su quella figura femminile; perché aveva bisogno di sfogarsi su qualcosa e poteva solo scrivere.
È usanza credere che i nemici siano imbattibili. Eppure, anche il più forte dei forti ed il più ricco tra i ricchi, ogni tanto, hanno versato qualche lacrima.
Il ragazzo, quando incise ciò, non voleva essere odiato dalla sua protagonista. Era il dolore che era troppo forte e l' aveva costretto a 'farla morire'.
Poi una mano calda l' accarezzò, dicendogli di cancellare quella frase; perché era troppo facile rivedersi in quella donna. "Tante ragazze piangono talmente tanto da sentirsi scoppiare la testa!" Lei gli disse. E lui eseguì.

Qualche ora dopo, dal bosco si intravide un altro giovane, con i capelli corti e scuri e gli occhi azzurri. Era seguito da uno scagnozzo tozzo e basso, che faceva tutto ciò che gli comandava: "Signor Zurri" si permise di dire "è questo il luogo?"
"Sì" rispose lui "la scuola delle Otto Valli,  conosciuta anche come Otto Mura. Finalmente l' ho trovata".
"E pensa davvero che l' assumeranno, signore?". Il ragazzo rise, pieno di sé "Caro, vecchio e rintontito Tommy. Io sono il proprietario di un' intera accademia, molto famosa. Sono un professore giovanissimo, un padre fiero, un musicista di successo...e ora anche un politico. Non vedo perché non dovrebbero assumermi...sarei utile nella critica, nella formazione e nell' educazione degli allievi; anche se molti hanno la mia età". Il povero Tommy, vista l' audacia del suo 'padrone', si limitò a sfoggiare uno dei suoi sorrisi ebeti migliori; perché era vero che il signor Michael Zurri era tutto ciò, ma era anche vero che lì gli insegnanti avevano tutti oltre i 50 anni e non amavano la modernità. "Per prima cosa mi farò amico il 'gatto Gino', la star di questa scuola; poi salirò pian piano fino a prendere il posto del preside dell' istituto".
"Il gatto Gino è bello grosso, signore!" Espresse, con una voce che sembrava da porcellino pronto ad andare al patibolo.
"Ho ottenuto tutto quello che volevo dalla vita, caro Tommy, lo sai anche tu..."
"Sì, signore".
"Vuoi che una vecchia e rozza scuola mi sia d' intralcio?"
"Oh no, signore. Lei è il generoso, ricco e importante signor Zurri! Ha fatto tante cose anche per i sordomuti, per le ragazze che cercavano la loro strada, per i senzatetto e per gli immigrati...lei è un professore all' avanguardia, un importante influencer ed è molto, molto ricco...oltre che essere un bravissimo musicista. Inoltre, è anche padre di un magnifico bambino e non ha neanche 32 anni. Loro vedranno il suo valore e la assumeranno sicuramente".
"Ripetilo, Tommy, sai che mi piace sentirmi dire che ho ottenuto tutto quello che volevo in giovanissima età".
"Sì, signore. Tommy chiede permesso di riposare la voce..."
"Acconsentito. Ed ora avviciniamoci, stando attenti all' ortica".
"Or- ti- ca?" Ripeté, rendendosi conto di essere in quel luogo solo allora. Fu in quel momento che qualcosa in lui si accese: una piccola scintilla che lo faceva sentire strano vicino alla scuola. Sentiva, dentro di sé, che non era un giovane docente che volevano a lavorare, specialmente se...'vivo'... Quella parola, 'vivo', gli si seccò quasi in gola. Non riusciva ad immaginarsi Michael Zurri là, tra i docenti o il personale ATA, e non sapeva il perché. Forse perché uno di loro, quello pelato, era troppo simile a un sè stesso che non c' era mai stato. Aveva un' espressione sugli occhi, segnata da qualcosa di orribile. Era come se avesse visto la morte attraversargli il corpo e divorarlo, in un momento tragico della Storia. 'Forse un tempo' si disse 'era stato anche lui più luminoso in viso. Forse un tempo aveva sorriso. Forse era più flessibile una volta...già, ma quando? Perché somiglia troppo a me e troppo poco a Michael? Sì, ma a un me impastato con il fuoco, che non ha alcun tremore alle gambe è che ha vissuto in un' altra epoca'. Tommy aveva ammirazione e ribrezzo per quegli insegnanti e, di nuovo, ne ignorava i motivi. Appena i suoi piedi stanchi toccarono l' ombra dell' edificio, percepì una frase che voleva uscire dalla sua bocca, ma non poteva permettersi di usarla. Tuttavia; le parole, se non dette, a volte, hanno il sapore dei rospi; per ciò le buttò fuori: "Tu fai il sedere a strisce a tanti ragazzi!" Urlò "Io, invece, sto agli ordini di un giovane solo! Progresso Bastardo!". Subito dopo si tappò la bocca, sperando che non lo avesse sentito nessuno. Invece l' avevano udito tutti; tra cui Zurri. Per una volta, scorse negli occhi dell' influencer un leggero timore; che però, poi, si tramutò in una grassa risata e in una pacca sulla schiena "Che hai detto, Tommy? Io ti pago, lo sai?"
"Sì, signore" rispose, di nuovo docile come un agnellino. "Che hai detto, allora? Non ho capito". Non c' era rabbia né minaccia in quelle sillabe. "Vuoi essere pagato di più?" Prelevò altri 300 euro dal portafoglio e glieli porse, senza nascondere niente agli invitati. Appena Tommy li senti fluidi in mano, comprese che neanche lo stesso Michael Zurri credeva che lui fosse stato in grado di dire quelle cose. Era impossibile, infatti. Lui era un dipendente, perché doveva paragonarsi a persone di spicco e cultura? Guardò, di nuovo, le tre banconote da 100 euro l' uno "Mi ha già pagato questo mese..."
"Te li regalo". Se non altro, una cosa positiva il giovane musicista ce l' aveva: era generoso. Avrebbe potuto restituirgli i soldi, però era più comodo tenerseli. Qualcuno, in Latino, disse "Povero morto di fame! Pur di lavorare, i poveri accettano qualsiasi cosa"; ma non ci fece caso. Non si era mai interessato nemmeno di Retorica, quando il maestro la spiegava alle elementari. Doveva interessarsi di Latino? Il povero Tommy aveva fatto fino alla quinta elementare, poi era andato a lavorare con il padre. Non era neanche italiano. Se si fosse chiamato 'Thomas' o 'Tommaso' poteva anche esserlo. Gli sapevano di sublime quei nomi...ma no. Lui era il povero, vecchio Tommy.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top