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"Lei fuma, signor preside?" Chiese il capofamiglia Crumiri, porgendo all' interessato una Marlboro Light. "Fumavo i sigari una volta, ma in Occidente non sono più in vendita da un po'..." rispose, allontanando la gentile offerta del suo interlocutore. "Certo che no, non sono più in vendita da un bel po' di anni, signore".
"Le altre sigarette non mi interessano" si strinse nelle spalle. "Non pensa sia bello fumare in compagnia?".
"Io non sono di molta compagnia. Tendo ad essere un misantropo".
"Un cosa?" Crumiri strizzò un occhio, prima di tirargli una pacca sulla schiena, in gesto di amicizia "Tende a scherzare lei, eh?" Poi, a un tratto, si fece leggermente acido "Immagino venga pagato molto bene dallo Stato, per avere questo senso dell' umorismo... anche se, in alcuni punti, l' istituto avrebbe bisogno di una modernizzata, non crede? Ma immagino valga troppi soldi anche per questo".
"Assolutamente. È impeccabile da oltre il 1942".
"Mio figlio mi aveva accennato qualcosa. È incredibile, un edificio che dura da così tanti anni ed ha resistito anche alla guerra..."
"Non credo abbia resistito molto. Però, un oggetto del 1941 è ancora all' interno della scuola e quello sì che ha resistito!".
"La scuola delle Otto Mura o delle Otto Valli?"
"Può chiamarsi in entrambi i modi. È una scuola. Punto".
"Non spaventi troppo gli studenti, preside. Specialmente mio figlio... va bene?" E si diresse verso il tavolo dei vini. Questa volta il proprietario non lo seguì. "Non faccia caso ai Crumiri" gli si avvicinò lo zio di Nerio "sono Serpeverde da secoli" fece cenno con la testa verso il nipote "Nerio, piuttosto, come va negli studi?"
"Meglio di tutti gli altri".
"Quando era al liceo veniva preso in giro perché era ciò che i ragazzi definivano dark...a quanto pare non ha smesso, comunque, di vestirsi come gli pare".
"È bene che ogni ragazzo abbia il suo stile nel vestire".
"Sono d' accordo". In quel momento gli si avvicinò una ragazza, con 25 anni in meno di lui, all' incirca. Le prese le mani e la portò ad accomodarsi tra loro due "Lei è la mia signora, Nanina".
"Incantato" rispose il preside.

Diamante e Onofrio, poco dopo essere usciti dalla porta al piano terra, si ritagliarono un posticino tra i Crumiri, i quali furono ben lieti di conoscere la sua nuova fidanzata. Poi il capofamiglia tirò fuori un altro discorso, che però fece raggelare suo figlio: "Con le punture che devi fare una volta al mese come va?". Nella mente del ragazzo si formò vivida l' immagine dell' ultima volta, come se fosse successo quello stesso giorno: "Non mi danno gusto, e lo sai" tagliò corto, mentre l' odore dell' infermeria (immaginario) gli inebriava di nuovo le narici. "Questo lo sapevo già...ma, purtroppo, devi farle. Ti hanno fatto molto male in questo collegio?"
"Certo che mi hanno fatto male, che domande mi fai?" Gridò lui, intimidendo anche la ragazza.
"Scusami" disse l' uomo, stupendosi della reazione esagerata del ragazzo "di solito non sei così sensibile alle cose, anche se lo sei agli aghi". Le sue parole lo calmarono appena "No, non volevo essere maleducato. E' che...l' ultima volta mi ha fatto molto più male del solito, ecco".
"Ma almeno è laureata l' infermiera che lavora qui?"
"Spero di sì, per noi che studiamo qui".
"Devi cercare di fare il bravo ragazzo, sempre. Anche se senti parecchio dolore, te l' ho insegnato". Onofrio aprì una coca cola e ne offrì un bicchiere anche a Diamante. Poi bisbigliò "Tu non immagini nemmeno il dolore che devo sopportare in questa scuola". Le orecchie del genitore finsero di non sentire "E tu invece, Diamante?" Decise di cambiare argomento "Lavori?". La giovane mise i capelli dietro alle orecchie "Diciamo che lavoro da casa. Non ho un vero lavoro...però mi piace scrivere..."
"Hai scritto molti libri?"
"Solo su Wattpad".
"Hai tanti lettori?"
"No, non arrivano neanche a mille. Non sono una ragazza fortunata, con il lavoro intendo dire...ho provato a mandare un sacco di curriculum ma non mi hanno preso mai..."
"Non preoccuparti: se ti sposerai con mio figlio, ti manterrà sicuramente lui. Qual' è il tuo account di Wattpad?". Diamante tirò fuori il Samsung Galaxy A22 e mostrò il suo contatto. Il signor Crumiri lo scrutò da cima a fondo "Eppure hai ben 22 libri qui dentro" puntualizzò. Lei alzò le spalle "A quanto pare non piacciono molto al pubblico..."
"Non mi dire..." la sua voce diventò quasi di seta ed i suoi occhi acquisirono una strana luce "sai perché non hai molto successo nei social? Perché oggi molti giovani sono così abituati ad avere tutto comodo; che chi è veramente bravo in qualcosa, non viene quasi mai riconosciuto. Per avere successo devi avere qualcuno che ti segue, per avere un lavoro devi essere 'raccomandato'. Quanti anni hai?"
"31" rispose lei, pentendosi quasi di averlo detto. "Qualche anno in più di mio figlio. Ti dirò una cosa, Diamante: la tua vita cambierà, hai la mia parola. Sei ancora molto giovane, nei tuoi occhi c' è lo sguardo di una donna fiera e radiosa. Avrai la tua occassione. Magari con mio figlio..." e pigiò il tasto 'Segui' dal suo Motorola.

Intanto, una ragazzina sui 13 anni guardava tutta la scena; concentrandosi principalmente sugli oggetti rettangolari e piatti che, con un tocco dell' indice, si illumimavano e navigavano in quello sconosciuto mondo chiamato 'web'. Due mani ossute le cingevano le spalle. "Cosa sono?" Chiese, non capendo come poteva un oggetto illuminarsi a quel modo. "Sono cellulari" spiegò Fiamma, allontanando le dita da lei. "C- E- L- L- U- L- A- R- I" fece lo spelling "Galleggiano i cell- ulari?"
"Temo proprio di no, Sharpay".
"Perché quando io sono caduta in acqua non c' erano i cellulari?"
"Li hanno creati negli anni '90, Sharpay. È roba recente".
"Allora annoieranno un giorno".
"Non è detto". Sharpay guardò la bambola che teneva in braccio, poi il gatto Gino "Voglio anch' io un cellulare".
"E a chi vorresti telefonare?"
"A Stefano".
"È meglio usare il telefono con i fili dentro alla scuola per parlare con gli studenti. Stefano ti risponderà comunque".
"Quando lo posso chiamare?"
"Finché è all' interno del collegio, tutte le volte che vuoi. Poi non più".
"E posso mostrargli il vestito nuovo che metto alla mia bambola?" Il suo volto si illuminò di una luce discreta, troppo debole per una bambina normale; ma abbastanza forte da comprendere che si trattasse di 'felicità'. "Certo, se non deve studiare sì".
"Allora userò il telefono con i fili. Stefano è un bel maschio!". La segretaria rise "Un bel maschio?" Ripeté "Chi ti ha messo in bocca simili parole?".
"Sempre Stefano". Fiamma sospirò "Sì, è vero. È un bel maschio. Ora, però, preparati. C' è la foto".

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