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Simon:
Okay, sono di colore. Problemi? Somiglio molto al 'principe William', una famosa serie degli anni '90. Sono il matto del gruppo, o meglio, sono proprio fuori di testa; ma in questo collegio sono il solo che può risollevare tutti con la risata. Sono single e nella scuola non ci sono signorine; neanche una. In poche parole, i ragazzi, qui dentro, non possono fare l' amore fuorché con loro stessi, allo specchio. A cosa servo io? Beh, ve lo spiegherò: appena vedrete 'It il clown' uscire fuori da uno dei lavandini del bagno, io sarò là a fare dell' umorismo. Comunque, questa cosa che ho aperto l' armadio e il diario mi è caduto sulla testa ha dello strambo.
Non sono iscritto, però devo per forza studiare qui. Mentre Mattia si ammazza di paura con l' infermiera che gli massacra il sedere e Onofrio è incavolato con tutti, incluso il sottoscritto, io mi sono felicemente ritirato in camera a scrivere. Io odio, in realtà, scrivere; ma questo diario diceva "Ti supplico, usa la tua penna su di me!". Insomma, mentre il libricino mi supplicava come una vedova di scaldarlo con la mia manina, ho notato che una folata di vento ha chiuso a chiave la mia cameretta. Nella disperazione ho urlato "Segretaria! La porta si è chiusa!" E la porta si è riaperta, cigolando come un piccolo maialino quando lo rompi per tirare fuori gli spicci. Il discorso è che la segretaria non c' era. A meno che l' uscio non ha un' anima trovo insolito che si apra e richiuda da solo. Comunque, la chiave, alla fine, era sotto alle mie chiappe. Ora spunta fuori 'Saw' dall' armadio e mi dice "Auguri per la tua morte!". Speriamo di no. Scherzi a parte, la chiave era davvero sotto di me. In che razza di collegio mi trovo? Sento bizzarramente che nessuno mi farà del male qui, allora cosa mi faranno? 'Obbligo di uniforme e di orario' è scritto in rosso sul muro. Non ha fogli né applicazioni, è solo scritto lì...e mi inquieta. Non ho ancora visto professori in giro, forse perché è domenica. Ho chiamato i miei genitori ed erano contenti di sapere che ero dentro a una scuola. "Ti credevamo morto!" Ha sospirato mia madre, aggiungendo poi "L' uniforme ti dona!".
Ho paura, sì, ma non di mostri o zombie. Qui non ci sono. Ho paura di non riuscire a rispettare gli orari, anzi, ho il terrore di non riuscirci. Temo che, se non li rispetterò, potranno farmi male.
Mi sono fatto una doccia calda, con un bagnoschiuma che profumava di cocco ed orchidea. Mi sono riposato, cambiato. Sono sceso a pranzo ed ora sto aspettando la cena. È domenica, quindi l' obbligo di uniforme non c'è. Sono il solo del gruppo che si è portato dietro un ricambio ieri. Infatti ho tolto l' uniforme e ho indossato la tuta dell' 'Adidas'. Dovrò farmi spiegare come possono tenermi qui benché non sono iscritto; anzi, come possono tenerci tutti qui!? La cosa più assurda è che non riesco a contattare il numero della polizia. Sono riuscito a parlare con i miei genitori, ma non con gli sbirri. E non posso farmi venire a prendere da loro perché...non so nemmeno io dove mi trovo! È un collegio, dentro a un bosco; dove, però, non ci sono animali vaganti. C' è un grande giardino e sembra un luogo bellissimo ed ospitale. Eppure c' è qualcosa che non va, qualcosa di strano. Ho più di 20 anni, però, per loro, sono uno studente.
Posso perfino parlare con i miei amici ed i social network funzionano. Ma a cosa serve poter parlare con loro se non sai dove ti trovi? Credo di essere verso le Alpi, sì, ma dove?
"Non so allacciare il fiocco" si lamentò Vincenzo, guardandosi allo specchio. "Dai, lascia fare a me" disse Onofrio, facendo passare il delicato e sottile nastrino di stoffa rossa sotto il colletto dell' amico e richiudendolo in un elegante nodo "ora è allacciato. Si vede che voialtri non siete mai stati in un collegio prima..."
"Non in un collegio come questo".
"Perché?" Rise "Credi che collegi più moderni abbiano uniformi più moderne?"
"Io non ho mai messo un fiocco sotto al collo per andare a scuola..."
"Voi ragazzini di oggi siete tutti uguali!" Espresse, in tono altezzoso; prima di raggiungere il corridoio nero e bordeaux in tutta furia "Dovevamo cominciare alle 8:15 o alle 8:45?"
"Perché?"
"Perché sono le 9".
"Cosa?" Sollevò la manica dell' uniforme e guardò l' ora sul suo orologio da polso, in pelle marrone "Ci avevano detto la massima puntualità!"
"Senti, tu segui me e basta. So io come parlare con i professori dei collegi. Ci sono già stato altre volte..."
Persa nel bosco innevato, vicino all' immenso cancello che divideva l' antica e gotica scuola dal bosco, stava parcheggiata una slitta; dalla quale scese un uomo alto e austero, con capo e orecchie coperte.
Teneva in una mano una grossa frusta, mentre nell' altra stringeva una cintura di plastica. "Ecco i ritardatari" disse, intravedendo i due ragazzi correre in corridoio "cominciamo bene il corso dei 9 mesi. A quanto pare oggi si arrosserà qualche morbida e candida chiappa" si passò la lingua sul labbro superiore e un sorrisetto crudele si accese nel suo volto violaceo.
"Tutti seduti!" Ordinò poco dopo, avvicinandosi alla cattedra e appoggiando frusta e cintura sul ripiano superiore. "A quanto pare, già il primo giorno, qualcuno ha ben pensato di arrivare più tardi dell' ora prefissata". I suoi occhi spenti si posarono su Onofrio e Vincenzo.
Poco dopo cominciò a girare fra i banchi "Voi sapete che chi non rispetta gli orari trascritti nelle pareti dei dormitori viene punito qui, vero?". Un ragazzo che stava giocando con il cellulare, lo sentì vibrare forte e dovette spengerlo. Alzando gli occhi si ritrovò faccia a faccia con il docente. "Credete che io sia un sogno, ragazzi?" Proseguì, con una strana voce "O un incubo?". Tutti gli smartphones e i- phones vibrarono, infine si spensero da soli. Onofrio si tirò su "Ha ragione, sa?" Disse, in tono provocatorio "Io sono arrivato in ritardo...e il mio amico ha fatto tardi con me..." indicò il compagno di banco "mi stupisce che si può stare tutti vicini senza rispettare le distanze e senza indossare mascherine. Immagino che lei sia uno degli insegnanti che sono stati licenziati dallo Stato perché non vaccinati... non avendo trovato un impiego migliore, presumo si sia iscritto in questo vecchio collegio, disperso tra le montagne. Per rivendicare la sua autorità andata, ha pensato bene di ricordarci le regole dell' istituto; con le rispettive conseguenze in caso di mancato rispetto delle tali. Li conosco quelli come lei, ho frequentato molti collegi di élite nella mia vita; l' ultimo in Spagna".
"Non mi sembra di aver detto 'in piedi'. Però, se tu stai meglio in piedi, resta pure lì".
"Non cambi discorso".
"Sai, Onofrio" disse, lentamente "ciò che lo stato e il mondo non riescono a capire è che ci sono individui al di fuori delle loro regole. Tu sei arrivato in ritardo alla mia lezione, non contento, ti sei alzato in piedi e mi hai rivolto la parola... io non so in quanti o quali collegi sei stato; ma questo non è uno di quelli..."
"Io mi alzo e mi siedo quando voglio, prima delle lezioni. Già che sono costretto a frequentare questo posto, anziché tornare alla mia vecchia vita; ora anche la presenza di insegnanti non in regola!"
"Risulti regolarmente iscritto qui, per quello che ne so io. Se vuoi le prove, è sufficiente che le richiedi alla segretaria. Ed io posso tranquillamente lavorare, in questa scuola".
"Perché in un' altra la manderebbero via, nevvero?"
"No. Tuttavia, ci sono luoghi dai quali non si può scappare... la tua lingua è troppo biforcuta per i miei gusti. Resta pure in piedi" e tornò alla cattedra. Onofrio tentò di sedersi, ma una strana forza lo teneva in piedi. Era come se qualcuno gli tenesse le braccia sul tavolino e lo obbligasse a non toccare sedia "Che mi avete fatto?" Urlò "Qualunque cosa sia, smettetela subito!"
"Altrimenti?" L' uomo raggiunse la lavagna e cominciò a scrivere il suo nome: Remo Alfa. Nato il 22 aprile 1915. Insegnante di Retorica.
"1915" deglutì Simon "ed è ancora vivo?"
"È un trucco per spaventarci, non ci credere Simon!" Esordì Onofrio "Se fosse nato veramente nel 1915 ora non potrebbe insegnare! Siamo nel 2022!". Il rumore di un gesso rotto in due irruppe nell' aula "Mi hai veramente scocciato, Onofrio!" Digrignò i denti l' uomo "Vieni alla cattedra!"
"Lei non mi può toccare!".
"Sì invece. Io posso". Si spensero, a un tratto, tutte le luci e le finestre rimasero con le serrande abbassate. Mentre tutta la classe si chiedeva se ci fosse stato o meno un blackout, Onofrio si sentì abbassare i pantaloni e gli slip; dopodiché una frusta gli colpì il sedere più e più volte, finché i suoi occhi non si riempirono di lacrime. Dopo 25 colpi si ritrovò nel suo letto, in camera, con un dolore insostenibile sulle natiche. L' uniforme era appesa dentro l' armadio, con una delle ante aperta, e la luce del sole attraversava la finestra. L' orologio segnava le 12. Alle 13 ci sarebbe stato il pranzo.
Qualche minuto dopo il suono della prima campanella, Vincenzo, Simon e Mattia si fiondarono nella sua stanza. "Che è successo?" Chiese, ancora un tantino scombussolato. "Sei svenuto durante il blackout" gli spiegò Mattia "credo che l' insegnante ti abbia frustato quando la luce è andata via".
"Quel pazzo" proferì, con un filo di voce "come cavolo ha fatto a farmi questo?". Poco dopo li raggiunse il ragazzo dai capelli rossi "Ho fatto delle ricerche su internet, attraverso il laptop" si sedette ai piedi del letto "Vincenzo mi ha mandato il nome di quell' uomo, non appena i cellulari si sono riaccesi. Mi sono svegliato alle 10 e... dopo che ho saputo ciò che ti ha fatto, ho preferito non scendere, per non ricevere lo stesso trattamento".
"Che ti aspettavi? Siamo in un collegio! E anzi, ti dirò che mi aspettavo di peggio. Poteva anche frustarmi il culo a luce accesa" spiegò, tenendo la testa piegata sul cuscino e lo stomaco ben fermo sulla trapunta nera "se tutti i cellulari erano spenti, cosa lo poteva preoccupare?"
"Onofrio, non è questo il punto..."
"Nerio, li conosco questi professori. Fanno spengere i cellulari per impartire agli adolescenti e ai giovani adulti un' educazione tradizionale. Anche in Spagna ce n' erano tanti. Si licenziano da una scuola perché li vuole vaccinati contro la pandemia e si ri- iscrivono in un' altra che ha regole meno severe; possibilmente il più lontano possibile dalla città. Favoriscono collegi o istituti persi nei paeselli e restano lì finché non possono prendere la pensione" poi si portò una mano verso il sedere "Ahiahiii!" Si lamentò "Povero il mio culo! E poi guardano male i severi docenti asiatici! Guarda me: cosa mi tocca sopportare!"
"Onofrio, lui era veramente un professore".
"Lo so! Se voleva punirmi non c' era bisogno di fare tanta scena: 'Sono nato nel 1915' e tutte le altre cavolate che ha detto! Era grosso il doppio mio ed era più istruito di me, che potevo fargli io?"
"Onofrio, era un professore... nel 1940..."
"Ma che stai dicendo?" Domandò, in tono improvvisamente serio "Semmai avrai letto nel 1990!"
"No". Tirò fuori dalla tasca un foglietto spiegazzato, con stampata la foto di Remo Alfa, poi lo porse all' amico "È morto nel 1942, mentre faceva lezione". Il biondino osservò la grafica e l' immagine "Questo pover' uomo non è lui. Forse sarà un suo parente, scomparso durante la guerra".
"Nato il 22 aprile del 1915?"
"L' avrà scritto per impressionarci. Il suo obiettivo era frustarmi il sedere. L' ho capito appena è entrato. Non c' era bisogno di tutta quella scena. Appena i cellulari hanno vibrato e si sono spenti, ho capito che non sarebbe potuta andare diversamente; ecco perché mi sono alzato e l' ho provocato".
"Avvengono troppe cose inspiegabili qui".
"Insomma Nerio!" Piantò le braccia sul materasso e sollevò la schiena "Stai dicendo che siamo bloccati in una scuola di fantasmi e che ci siamo ritrovati iscritti per magia? Siamo qui perché qualcuno ci ha iscritto! Potrebbero essere stati anche i tuoi, lo sai? Se ci fossero veramente i fantasmi non avremmo lenzuola pulite e pancia piena! Hai mai visto un film dell' orrore? Si vede che voialtri non avete mai frequentato un collegio in vita vostra! Dovreste vedere il lato positivo: qui possiamo stare senza mascherine e senza distanziamento sociale... non vi basta?"
"Allora il tuo sedere sta bene come se stesse in una scuola normale?"
"Ve l' ho già detto: è un collegio maschile. Ogni struttura ha le sue regole. E poi, sinceramente, non sono mai stato in una scuola normale. Ho sempre frequentato privè, istituti correttivi e collegi d' élite. Non mi spaventa niente. Mi dispiace solo che anche voi siete costretti a stare qui con me".
"Dai, ti lasciamo riposare" si tirò su dal letto e raggiunse l' uscio "ti aspettiamo a pranzo. Ce la fai?"
"Esistono i cuscini! E non servono solo per metterci la testa!" Prese il foglio che Nerio aveva lasciato vicino a lui e glielo lanciò "Riprenditi il tuo ritaglio! Ci vediamo dopo".
Quando Onofrio rimase solo si alzò pian piano. Tirò fuori una felpa blu notte dall' armadio e un jeans strappato sulle ginocchia: 'Mi hanno fatto avere proprio tutto quello che mi serve' pensò 'che brava servitù! Ora mio padre sarà contento che il suo bambino ribelle plachi, finalmente, il suo temperamento! E bravo papà! Ottima scelta, complimenti!'.
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