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Onofrio:
Una ragazza, nel nostro collegio, ancora non ci credo! Come ha fatto a trovare questo luogo sperduto oltre le Alpi Lombarde? E la cosa più incredibile è che Fiamma la conosce! Devo proteggerla da questi tipacci che sono qui...qualche giorno fa, poco prima di andare da Nerio, ne ho visti un gruppo che si masturbavano guardando vestiti, scarpe e accessori femminili da internet; fuori del collegio, vicino agli altri ragazzi, senza alcun ritegno. E ridevano come dei pazzi. Tuttavia, uno dei peggio, a parer mio, si chiama Stefano. Entra ed esce dall' infermeria, continuamente. Ha una specie di crisi epilettiche; con la differenza che gli esce il sangue dagli occhi e dalla bocca...è come una specie di Epilessia modificata...avete presente il virus dell' influenza, che poi è diventato Corona Virus; a causa delle mutazioni subite in laboratorio? Più o meno, Stefano ha lo stesso problema, solo con le crisi... non so di preciso cosa abbia. So solo che è uno dei peggio qui. Esulta in sala studio, fa la voce dei cani e dei gatti. Poi, quando sanguina e nessuno prova ad avvicinarsi, si diverte a spaventare i più piccoli. Soltanto quando arrivano gli insegnanti si rimette composto, perché i sedicenni ed i diciassettenni si lamentano abbastanza di lui. Con me non fa tanto il gradasso; perché sa che ha vita breve se ci prova... la sola cosa positiva è che, non so come, ma gli infermieri riescono a prevedere prima se qualcuno si sta ammalando e lo isolano immediatamente in infermeria... forse è per questo che la pandemia è quasi inesistente qui, o comunque molto debole... tornando al discorso di prima: mi sento responsabile di Diamante. Ho scoperto, per caso, delle terme sotterranee, con acqua naturale. Non è esattamente 'il sole' della spiaggia, però per noi è abbastanza 'sole'... si sta davvero bene lì, anche più che in piscina. È incredibile sapere che in questo collegio non manchi proprio nulla! Mi ricorda molto quelle scuole di élite; che, negli anni '30 o nell' '800, erano tra le favorite dai nobili per far entrare i giovani nella 'Buona Società'. A quei tempi solo certe persone potevano permettersi gli studi. Fortunatamente, oggi non è più così. Nessuno di noi è 'figlio di disgraziati', qua dentro; ma non siamo certamente Sacerdoti né 'figli di re'... qualche vip ci sarebbe anche; ma si tratta di 'pesci molto, molto piccoli'... per ora... Senza volere, ho lasciate vuote le prime due pagine del quaderno. Le scriverò tra un po' di tempo... adesso ho ben altro di cui occuparmi...

Diamante si guardò intorno, leggermente confusa "Scusa ma...dov' è il sole?" Chiese, più a sé stessa che al suo accompagnatore.
"Beh, per noi collegiali questo è il sole, che dici?", Gli occhi di Onofrio non erano stati mai più azzurri, da quando era giunto in collegio. Le luci del luogo riflettevano sul suo volto, delicato e maschile allo stesso tempo "Un biglietto gratis alle terme per la signorina!". Le venne da ridere "Sei tu il sole?"
"Se la signorina lo desidera, sarò lieto di modificarle la giornata".
"Ma si può stare alle terme senza pagare?"
"Pago io per te, il collegio lo pagano i collegiali, non gli ospiti".
"E a cosa devo questa gentilezza?"
"Mi basta la tua presenza".
"Se non ti avessi conosciuto solo oggi, penserei che ci stai provando con me..."
"Perché? Non sei conquistabile?". Diamante mise le mani davanti alla bocca e scoppiò a ridere, di nuovo "Dipende dal conquistatore..."
"Sta' a vedere allora, bambolina". Si tolse il pantaloncino del costume, rimanendo con gli slip, sempre della stessa marca; poi prese la rincorsa e si tuffò nel bagno termale. "Entra!" Le urlò dall' acqua "è caldissima". Diamante fece un segno di dissenso con il capo, come a dire 'Questo playboy', poi toccò uno dei bordi della piscina. L' acqua era veramente calda. Inoltre, la forte luce della stanza sembrava davvero un piccolo sole. Si allontanò leggermente dalla grossa e lunga vasca, per togliersi gli indumenti e godersi il bagno. "Non mi guardare!" Gridò, facendo scivolare i pantaloni e rimanendo con un costume arabo che la copriva praticamente tutta. Infine, si sedette sull' orlo della piscina e si gettò al suo interno. Onofrio la squadrò mentre il suo corpo entrava a contatto con l' acqua, lasciandola poi coperta fin sotto ai seni. Notò l' indumento fuxia a décolleté che si chiudeva elegantemente su di essi, lasciando intravedere tutte le sue curve; ma lasciando comunque molto spazio all' immaginazione di un uomo. "Bikini no?" Le domandò, fissando gli occhi sul suo petto. "Non ancora" rispose lei "dal momento che sono in una scuola maschile..."
"Ti vesti così anche alla spiaggia?"
"Assolutamente no, solo qui. Fiamma mi aveva detto che c' era una piscina interna, ma non ha accennato alle terme..."
"Ovvio..." si avvicinò a lei, giungendo a pochi centimetri dalle sue labbra "questo posto lo conosco soltanto io".
Una voce bloccò il magico momento:
A tutti gli studenti. 'Annunciamo che la lezione di Retorica di domani sarà svolta oggi, tra mezz' ora. Se avete intenzione di rimanere assenti, per qualunque ragione, siete pregati di comunicarlo immediatamente a Fiamma!'.
"Cavolo!" Proferì innervosito lui "Proprio adesso! Potevano dirlo prima, devo ancora indossare l' uniforme!"
"Devi andare?" Trasse conclusioni lei.
Onofrio le sfiorò il viso con due dita, Diamante socchiuse gli occhi. "Promettimi che ti rivedrò" la supplicò con lo sguardo. Lei sorrise "Tornerò, te lo prometto".

Mezz' ora dopo

L' insegnante di Retorica se ne stava in piedi, vicino all' aula, con la bacchetta in mano. Ogni studente che arrivava in ritardo, beccava una bacchettata sul fondoschiena.
Dal momento che l' evento era stato annunciato appena una quarantina di minuti prima, molti collegiali arrivarono in ritardo; tra cui Onofrio.
"Che cavolo ti sei messo addosso?" Chiese a Nerio, una volta ripresosi dal dolore fulminante e notando il pantalone grigio anni '30 con tanto di bretelle nere.
"Mi si è sporcato l' altro!" Rispose, a bassa voce, cercando di non farsi sentire da nessun altro. "Neanche il mio bisnonno indossava un indumento simile!"
"Però l' ho trovato nell' armadio. È segno che è mio. C' era anche un cappello sopra, sempre grigio".
"Ma va'? E quello non l' hai messo?"
"Stai zitto!". Una mano rozza, dalle unghia violacee, batté sulla cattedra; per richiamare a sé l' attenzione: "Vi avevo assegnato un compito l' ultima volta. Qualcuno se ne ricorda?". Subito dopo indossò una maschera grigio scuro; che, invece di tranquillizzare i ragazzi, li fece inquietare "Oggi è il giovedì grasso" si portò un dito alla bocca "quindi io ho intenzione di fare un regalo a tutti voi. Non sarò io a chiamare alla cattedra, sarete voi a scegliere chi vuole cominciare a raccontare..."
"Io" alzò la mano Mattia "ho inventato qualche storia, per oggi".
"Le hai scritte? Come avevo richiesto?"
"Sì".
"Va bene, comincia pure". Il modello tirò fuori dallo zaino blu notte dell' Invicta un blocco note, si alzò in piedi e l' aprì "In realtà non sono molto bravo, ancora, con la Retorica..."
"Non preoccuparti, ogni uomo potente ha, alle sue spalle, qualcuno che decide per lui. Nessun potente diventa tale da solo. Le nostre parole, i nostri racconti, le nostre favole; diventano importanti solo se qualcuno le legge. Se a nessuno interessano, saremo sempre costretti a vivere all' ombra. Per farsi conoscere bisogna vedere l' ombra, che ce lo impedisce, come qualcosa che ci tiene prigionieri e dalla quale vorremmo evadere", si sistemò meglio la 'mascherina di carnevale', lasciando intravedere vicino all' orecchio sinistro una piccola rottura e qualche leggera incrinatura; come se fosse fatta di cera antica "Quindi comincia pure. Sarò ben lieto di ascoltare..."
"Ecco..." fece un profondo sospiro "C' era un tempo..."
"Cappuccetto rosso!" Cinguettò Stefano, leccandosi il labbro superiore e facendo ridere alcuni studenti. L' uomo alla cattedra si girò lentamente verso di lui, come un automa "Vuoi leggere prima la tua?" Lo fulminò, con occhi metallici. Poi bisbigliò qualcosa; che la maggior parte della classe intese come un "Non si scrivono più i racconti e le storie nel 2.900?"
"Come ha detto?"
"Ho detto: hai scritto un racconto o la storia che ho richiesto?" Scandì, ad alta voce. "Dopo, per favore" si fece piccolo piccolo "dopo Mattia. Non si arrabbi".
"Allora taci e fammi ascoltare il tuo compagno".
"Sì, mi scusi". Era incredibile come anche un tipaccio come lui diventasse educato innanzi a quegli insegnanti. Era una cosa che, in Italia, non si vedeva da oltre 60 anni. "Mattia?" Lo invitò di nuovo.
"C' era un tempo una ragazza; che, però, aveva problemi con i suoi genitori...in special modo con suo padre. Era un uomo molto prepotente ed immaturo. Soffriva, infatti, di gravissimi problemi emotivi. Quando era bambina, le regalarono molte bambole di porcellana; perché era il solo modo che avevano per dimostrarle il loro 'affetto'. Questa ragazza si chiamava Genoveffa..."
Uno del gruppo di Stefano scoppiò in una risata "La sorella di Cenerentola, professore!" Prese in giro il modello.
"Grazie Dawson per la precisazione. Ora, però, fai silenzio. Mattia continua. Ignorali".
"Genoveffa non era mai riuscita ad avere una camera tutta sua, perché aveva sempre dormito con sua madre..."
"E il padre dove l' hanno messo? A cavalcioni sulla finestra?" Continuò Dawson, facendo di nuovo ridere gli altri bulli. Mattia tentò di non farci caso e proseguì "Genoveffa dormiva con la madre perché quest' ultima e suo padre erano separati, anche se lui era sempre in casa sua; perché da solo non era autosufficiente. Un giorno i due coniugi decisero di costruire una stanza per la figlia e vi riposero, all' interno, tutte le bambole che le avevano comprato. Solo che...quando Genoveffa si mise a dormire sul suo letto, caddero tutte dalle mensole, una dietro l' altra. Erano principalmente bambolotti, più che bambole; ma erano fatti tutti di porcellana".
"Sì, questo l' hai già detto" disse d' istinto Stefano. L' insegnante gli fece il cenno dello stop con la mano. "Caddero addosso a Genoveffa?" Si rivolse al modello. "Sì" terminò il racconto, con un altro sospiro. "E poi?"
"Non so, professore. Credo che...le fecero male".
"L' hanno ammazzata!" Squittì Stefano "Poveraccia, che brutta fine!".
Il docente raschiò la gola, come per far capire 'che era sufficiente'. Aprì un grosso libro e si segnò il voto della storia "Un racconto macabro. Non si sa se è morta, se è viva, se è rimasta sconvolta, se è rimasta ferita...oppure illesa", valutò "Quanti anni aveva Genoveffa"
"Credo una trentina" deglutì.
"150 professore! Era rimasta in vita grazie all' isolamento del gene della vecchiaia, sia lei che i suoi genitori...fino a quel maledetto giorno..." la buttò sul ridere il bullo della classe.
"Beh, morire a 150 anni è una buona età comunque. Tu che dici, Stefano?" Si rivolse nuovamente a lui, dopo aver chiuso registro e penna stilografica blu.
"Da dove vengo io, queste sono tutte cavolate. Tra la tecnologia, la guerra e gli umanoidi perfidi, non esistono più le bambole di porcellana".
"Ma gli umanoidi sono soltanto dei robot" si giustificò l' ideatore del racconto. Stefano mise i piedi sopra al tavolino "Sì, nel 2022. Aspetta tu..."
"Stefano, hai bisogno di una decina di frustate? Ti siedi troppo bene oggi?" Lo minacciò l' uomo. "No" rispose lui, intimidito. "Allora giù i piedi dal tavolo, non siamo al circo!".
"Potrei sapere il mio voto?" Chiese Mattia, leggermente infastidito. "Per ora è un 18, più o meno..."
"Un cosa?" Si domandò Vincenzo.
"Una sufficienza" gli spiegò l' amico "l' avevo detto che non ero molto bravo in queste cose".
"La Retorica è eloquenza" spiegò l' insegnante "non è solo grammatica. Migliorerai in questi mesi, fidati di me. E poi la storia è un po' troppo tetra. Comprendo che siamo in inverno e che, con questa pandemia, è meglio non uscire molto, per non ammalarsi. Però, posso assicurarti che quassù è molto difficile venire contagiati. Quindi, se ti manca l' ispirazione, puoi uscire in giardino e vedere un po'..."
"Sì, certo".
"Bene, visto che oggi è il giovedì grasso; direi di terminare la nostra lezione con qualcosa di divertente. Chi ha scritto qualcosa di comico per oggi?"
"Io" alzò la mano uno dei più giovani.
"Perfetto, raccontaci pure".

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