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Achille:
E, alla fine, il famoso quaderno rivestito in pelle che hanno gli altri è giunto anche da me. Anche il mio porta la data del 1942.
Ho provato a chiedere al professore di Retorica se un tale oggetto può servire in classe, ma lui mi ha risposto duramente "Qui usiamo tavole nere, gessetti e fogli sparsi; che voi, poi, metterete in un adeguato raccoglitore. Non so chi ti abbia dato quel quaderno, ma è roba tua! A me non interessa".
Insomma, a quanto pare, posso farne l' uso che voglio. In realtà, mi sembra di essere un po' dentro 'Harry Potter'; con la speranza che questo oggetto non sia posseduto da una specie di 'Voldemort'.
Mi auguro di no 😅.
Praticamente, ci sono cresciuto con quei film. Da ragazzino facevo sempre il cosplay di Harry. Mi sarebbe anche piaciuto farlo di 'Draco Malfoy'; ma non ero abbastanza biondo. Così, a 17 anni ho cominciato a tingermi i capelli e adesso tutti mi chiamano 'Goku'. È incredibile che, in questo vecchio collegio, nessuno abbia a che ridire delle mie meches e dei tatuaggi. A loro basta che siamo in uniforme; poi, se qualcuno è anche più tatuato di 'Fedez', sono fatti suoi. Il ragazzo di ieri, che voleva vedere le mie mutande, li aveva verdi i capelli. Sembrava il 'Joker', in tutti i sensi. E pensare che, al liceo, dicevano che ero 'esagerato' io! Io, almeno, li ho tinti di blu e non metto la biancheria intima di 'Harley Quinn'!
Oggi voglio andare a trovare Simon. Lo tengono in infermeria la notte e ieri non abbiamo fatto in tempo ad andarlo a salutare. Se è arrabbiato, lo posso capire. Sembra che ci siamo dimenticati di lui! E non è vero.
Ad ogni modo, stanotte ho fatto un altro incubo. Mi hanno costretto a dormire con il modello, Heric Kawai. È un nome d' Arte, credo che si chiami Enrico. Ho dovuto fargli compagnia in una delle stanze per gli ospiti; dove si riposavano anche il suo collega, quello robusto con la pelle scura e un braccio di taglia 40, e tutto lo staff.
Mattia ha dormito con Onofrio, nella propria camera, Nerio con Vincenzo, Simon in infermeria e io con lui. Di solito sto in stanza con un tipo omosessuale, ma non ha mai allungato le mani su di me. In fin dei conti, a me piacciono le donne; quindi è meglio per lui che non le allunga...
Tuttavia penso che, se mi mettono in camera con 'testolina d' oro', cioè il modello; anche il mio 'coinquilino' attuale ne sarà soddisfatto, dal momento che potrà dormire con il suo innamorato. Perché lui ha il ragazzo qui. Siamo noi eterosessuali che abbiamo davanti una sola donna, purtroppo, tutti i giorni; ad esclusione del sabato e della domenica, che ognuno fa quello che vuole.
Comunque, non credo proprio che lasceranno Martino (il mio compagno di stanza) libero di dormire tutte le notti con Paul (il suo fidanzato). Forse nei week end, ma il resto della settimana lo metteranno con qualcun altro.
Più che altro sono io, vorrei stare più vicino ai miei nuovi amici...anche solo per bere insieme a loro la sera.
Martino e Paul sono astemi. E guai a me se tocco le loro cose! Se mi azzardo a lasciare anche solo una penna sul suo comodino, me la butta sul letto. È il coinquilino perfetto, niente da ridire: è ordinato, schematico, addirittura fissato con la precisione direi. Sono io che ne combino di cotte e di crude e ho bisogno di qualcuno che le combini con me...
Comunque, tornando all' incubo: ho sognato un teschio rosso, rattristato e indolenzito; sopra una montagna nera, prima di sognare delle piccole scimmie che mordevano tutti quelli che si avvicinavano al teschio. Io ero uno dei 'turisti'. Ho preso per un braccio una scimmietta, dicendo che 'andava di moda', ma mi ha morso.
Mi sono svegliato con il cuore che mi batteva a mille. Io li odio i teschi rossi e, soprattutto, odio le scimmie che mordono.

"Ed io che credevo che non ci avrebbero mai permesso di fare lezione in giardino!" Disse Vincenzo, non contenendo la gioia. Era il 28 febbraio del 2022, un lunedì come un altro. Il cielo era di un azzurro celestiale e qualche piccola nuvola si muoveva nella volta celeste. Quasi nessuno degli studenti era in uniforme e quasi tutti stavano in maniche di camicia. Qualche tappeto era appeso fuori delle finestre dove dormivano gli insegnanti. Sui tavolini rotondi, di legno, stavano quasi tutti vicini; incuranti di pandemie e virus. In un certo senso, alle Otto Valli, qualunque cosa sembrava si fosse fermata. Onofrio indossava una camicia a scacchi: viola, bianchi e neri; che teneva sbottonata, lasciando intravedere una canottiera bianca, con tre bucce di banane dipinte; sistemate in modo tale da formare una specie di emoticon sorridente. "Questo è il mio trono!" Comandò, puntando le mani su uno dei tavoli e guardando, con un sorriso sfavillante, tutti gli altri. Un vento leggero e fresco gli scosse i capelli biondi e lisci. Erano poche le volte che era spontaneo e questo i suoi amici lo sapevano; dunque lo lasciarono libero di sentirsi il re della mattinata.
Simon, che era appena uscito dall' infermeria, dopo l' ennesima medicazione, gli colpì il sedere "Se sua maestà mi fosse venuto a trovare almeno una notte su cinque, sarei più onorato di sedere al suo stesso tavolo..."
"E dai, Simon! Lo sai che non potevo lasciare Nerio da solo! Quello se la fa sotto quando non ci siete tu e Vincenzo. Ieri sera tremava nel suo lettino come un bimbo di cinque anni!"
"Non è vero!" Rispose il rossino, offeso, sbattendo tre manuali di Etica sopra al trono, ehm, al tavolo su cui stava Onofrio. L' insegnante si fece strada tra i ragazzi, tenendo in mano un grosso libro con la copertina in pelle nera. Al suo collo stava un immenso crocifisso, di puro legno, e indossava una camicia marrone a righe nere: "Io non userò bacchette o fruste nel mio corso" cominciò a spiegare "in quanto l' Etica, nota anche come Filosofia Morale, vi insegnerà a distinguere il bene dal male. Ovviamente, l' essere umano è pieno di errori ed imperfezioni; messo a confronto con l' Onnipotente, ma è proprio per questo che egli non ci lascia soli..."
"Non usa bacchette e fruste?" Ripeté Vincenzo, parlottando con i ragazzi "Io non ci credo". Improvvisamente, se lo ritrovò davanti: "Per la miseria!" Si fece uscire di bocca "Si muove attraverso gli oggetti!"
"No, si chiama stile" rispose il docente "tu non credi che io non vi picchi..."
"No, mi scusi" mise le mani giunte "non volevo infastidirla".
"Perché pensi che io possa mentirvi?"
"Perché è un insegnante" deglutì "e qui gli insegnanti ci picchiano tutti?" Non si sa per quale strano motivo, ma le sue parole fecero ridere tutti. "Non io" chiarì lui "io cerco un dialogo con voi. Stamattina..." riprese a camminare fra i ripiani "molti di voi non volevano indossare l' uniforme ed io ho lasciato che si vestissero come volevano. Volevate fare lezione in giardino ed io vi ho portato in giardino. Io vorrei insegnarvi a vedere le cose in un altro modo. Probabilmente vi starete chiedendo per quale motivo siete qui, chi vi ha costretto a frequentare questo luogo...ebbene, io vi assicuro che noi abbiamo un vero e proprio contratto con chi vi ha mandato qui o ha fatto in modo che voi ci finiste; ma hanno l' obbligo di riservatezza. Sapete cos'è?". Nerio si alzò in piedi "Quando non bisogna fare parola con nessuno di qualcosa che si è fatto".
"Esatto. Anche se siete maggiorenni..."
"Evidentemente i docenti di Etica non menavano gli studenti neanche nel 1942" trasse conclusione Vincenzo, a voce bassa. "Non siamo nel 1942, anche se questa scuola esisteva già in quell' anno". Il sedicenne si morse le labbra. L' aveva sentito di nuovo. "Non so, però, se a quei tempi..." proseguì l' uomo "gli insegnanti di Etica erano come me".
"Perché cerca un dialogo con noi?" Domandò Nerio "Non pensa che siamo qualcosa da raddrizzare, come tutti gli altri?"
"Ogni luce ha l' obbligo di brillare dove c'è l' ombra...io ho viaggiato a lungo, poi qualcuno mi ha offerto di insegnare qui ed io ho accettato".
"In questo collegio ce ne sono un po' troppe di ombre direi".
"Lo so meglio di te, meglio di voi; anche per questo sono qui ogni anno, dal 1985. Tuttavia, non è degli esseri umani che bisogna avere paura; e nemmeno di chi è stato un essere umano, in realtà. Molto spesso si è costretti a rimanere in un luogo perché non si può andare più via. Non è di questo, però, che io voglio parlare. Non posso frenare le fruste o le cinture degli altri colleghi, posso soltanto non usarle io".
"Lei lo sa che non è una cosa del tutto normale ciò che ci fanno qui, vero?"
"Questo non lo so, ho conoscenze limitate in questo ambito...però una cosa la so: tutti quelli che sono usciti da qui, sono sempre diventati qualcuno in questa vita".
"Quando? Nel 1942?"
"Sempre". Onofrio prese parola "Io non ci credo. Lei è esattamente come tutti gli altri".
"Non posso entrare nella tua testa, se tu non lo desideri" aprì, poi, il libro alle prime pagine; e cominciò a spiegare "Rispetto. Rispetto per tutti e per tutto. È uno dei principi fondamentali dell' Etica. Perfino degli oggetti bisogna avere rispetto, se essi ne sono degni...".

"Solo cavolate!" Espresse Vincenzo, una volta terminata la lezione "Secondo me, quando si incavola, ci picchia anche più forte degli altri!"
"Cerca di essere positivo, insomma!" Lo rimproverò Nerio "Se ha detto che non lo farà, non lo farà".
"Io sono positivo, ma in queste cose mi è impossibile".
"Non mi stupirei se avesse ragione Vincenzo" disse Onofrio, allacciandosi il fiocco dell' uniforme "i collegi sono i sovrani delle punizioni corporali. Ne ho prese tante anch' io durante la mia adolescenza, all' estero; che oramai non mi sorprendono più".
"Qui siamo in Italia, Onofrio. Te ne dimentichi sempre" lo fermò Mattia "e in Italia le punizioni scolastiche nelle scuole pubbliche sono state abolite nel 1992".
"E tu dimentichi sempre che questo è un collegio maschile, Mattia. Vedi qualche ragazza? Di norma avrebbero tutti i diritti di castigarci, comunque... La sola donna che c' è è Fiamma".
"Sembra quasi che ti piacciano queste cose..."
"Sono un uomo, non un bambino" gli diede un colpo di spalla e raggiunse l' aula di Retorica.
Quella mattina per il corridoio c' era un altro 'studente', sempre in uniforme, che solo Mattia conosceva bene. "No" proferì con voce tremante, dietro Simon "l' hanno preso".

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