11
La camera in cui alloggiavano Onofrio e Mattia, quella domenica del 27 gennaio, profumava di mughetti. La finestra leggermente aperta dava sul giardino, in cui Fiamma stava piantando i fiori. "Ma non fa soltanto la segretaria?" Si chiese Nerio, vedendo le sue mani coperte dai grossi guanti; che carpivano il terreno e vi inserivano varie radici. "Oggi è domenica" disse il biondino "a quanto pare, Fiamma fa giardinaggio quando non lavora..."
"Chissà che fiori pianterà..."
"Sicuramente rose gialle".
"Cosa ne sai tu?"
"Riconosco le radici. Anche mio nonno amava tanto le rose, mi raccontava mio padre..."
"Io non ho capito una cosa della 'domenica', però..." affermò Vincenzo, sedendosi sul letto di Mattia "alla Messa bisogna partecipare per forza?"
"Si, ma c'è stasera alle 19, in TV" rispose prontamente Stefano "sono qui da un po' più tempo di voi. Ho visto tre o quattro domeniche". Dunque aprì la credenza e si fece aiutare dal ragazzo biondo a tirare giù i calici vuoti. "Comunque questa scuola è una rivelazione sul mondo!" Rise Mattia, distribuendo bene il liquore negli antichi bicchieri. Infine, ne sollevò uno, con eleganteria e guardò tutti "A noi aristocratici!". In effetti, le famiglie dei cinque ragazzi avevano tutte, in loro, sangue aristocratico; ma non erano i soli presenti in quel collegio di elite e ciò era saputo. C' era anche qualche ex borghese e due o tre con la pelle più scura, ma niente di più. Piuttosto e soprattutto erano tutti, o quasi tutti, giovani di bell' aspetto; benché l' antichità del luogo. Tuttavia, essere di sangue nobile, nel 2022, non era proprio la cosa più importante, purtroppo; dal momento che l' intera Italia era in crisi economica e sociale. Ciò nonostante, benché i problemi e gli insegnanti fantasmi, i giovani, là dentro, si sentivano dei principi; specialmente nei momenti di relax e nei giorni festivi. "A noi aristocratici!" Ripeterono in coro, prima di bere il brandy e cominciare a scattarsi selfies. Fecero, poi, una foto ai bicchieri pieni di liquore e la postarono in Instagram. Ottennero immediatamente oltre 300 'mi piace'. Erano soddisfatti del loro nuovo amico e di come si stesse evolvendo la giornata.
Alle ore 17:30 sentirono bussare alla porta. Un bellissimo ragazzo afroamericano entrò, leggermente imbronciato "Senza invitare cioccolatino, la festa? Guardate che il mio bisnonno era un nobile indiano! Anche io ho sangue aristocratico in me, solo che sono di un altro colore!". Mattia gli corse incontro "Hai ragione! Credevamo che non uscissi più dall' infermeria!" E lo abbracciò, poco prima di porgere un bicchiere di brandy anche a lui. Simon lo guardò "Mi fanno le punture lì, ma non mi ci tengono dentro" spiegò, bevendo in un solo sorso tutto il liquore. "Lui è Stefano" lo presentò a Mister Goku. "Cavolo! Che capelli che hai, fra'! Chi è il tuo parrucchiere? Pensi che vengano con le mie treccine?" E si toccò i rasta, che pendevano solo da un lato della sua testa. "Tu sei figo così" gli rispose, stringendogli la mano.
Quando cominciò il primo tramonto, Stefano si appartò per un po' di tempo con l' ultimo arrivato "Dunque il tuo trisnonno era un nobile indiano..."
"Sì" confermò Simon "prima di trasferirsi negli Stati Uniti..."
"Cosa è successo?"
"Vedi...è che, a volte, le violenze, le guerre, gli spargimenti di sangue ed il potere di alcuni preferiti portano alla distruzione delle cose più belle. La mia trisnonna era africana. Si trasferirono in America, poi la mia famiglia venne qui, in Italia. Il discorso è che la vita negli Stati Uniti non era facile per noi...quindi, regolarmente, siamo venuti in Italia".
"Che lavoro fanno i tuoi, ora?"
"Lavorano entrambi per un' azienda. Ho fatto le elementari con Nerio" poi si allontanò leggermente da lui e si versò altro liquore "mi fanno male le punture, scusami. Mi bruciano troppo per non bere" si scusò. Stefano picchiettò il suo bicchiere con quello di Simon "Che lavoro vorresti fare tu?"
"Il comico" rispose "mi piacerebbe partecipare a qualche film, in America. Sono il fan numero uno di Will Smith".
"È un grandissimo attore".
Vincenzo osservò il suo bicchiere: Sembrava che la bevanda non finisse mai. 'Sarà solo un' impressione' pensò tra sé e sé, prima di buttar giù l' alcool come se fosse una lattina di Sprite.
Guardò i suoi amici. Parlavano fra di loro come qualsiasi altro giorno, per ciò continuò a bere. Più ne deglutiva, più il liquido aranceo- marroncino compariva. Nella sua testa tuonarono, fredde e tetre, le aspre parole di un uomo: "Se sei minorenne, non puoi bere! Se sei minorenne, non puoi bere!"
"No! La prego!" Lo supplicò mentalmente "Non volevo disobbedirle, non volevo disobbedirle. Non mi punisca, la prego, non lo faccia!" E con una mano scese verso il suo fondoschiena.
Quando Onofrio e gli altri se ne accorsero, era troppo tardi. "Vincenzo! Il brandy!" Mattia si gettò sulla bottiglia a fianco del sedicenne. Era tutta vuota.
La scritta 'Carlos 1' sul vetro di una e 'Numa' sul vetro dell' altra sembravano addirittura fluorescenti per quanto svuotate. "Oh no, quelli ci frustano!" Gridò terrorizzato "Perché non l' abbiamo guardato? E ora come facciamo?" E lo scosse, cercando di farlo riprendere. "Aveva detto di sapersi controllare lo scemo!" Tuonò Onofrio, togliendogli immediatamente il calice dalla mano "Vincenzo, è liquore, non è mica coca- cola! Sto cretino!" Poi si rivolse agli altri "Qualcuno mi aiuti a portarlo al bagno!"
"Che vuoi fare?" Chiese Nerio, mettendosi dall' altro lato del biondo. "Voglio farlo vomitare, è ovvio? Hai un' idea migliore?"
"Ci frustano! Ci frustano!" Ripeté Mattia, stavolta piagnucolando. "Lo so benissimo! Levati di mezzo!" E gli spinse la testa verso il water. "È pallido..." notò il ragazzo dai capelli rossi. "Io in infermeria non ce lo porto!" Lo zittì Onofrio, quasi con le lacrime agli occhi.
"Ma dobbiamo portarcelo. Sta male".
"È solo colpa nostra. Era scritto sulle regole: 'Vietato bere alcolici in collegio, se minorenni'. Questa volta ci faranno male davvero. Prepariamo il sedere, ci sculacceranno finché avranno le forze..."
"Dovevamo stare attenti" sospirò "è minorenne".
Tre colpi alla porta. Nessuno rispose. Altri tre colpi, i giovani raggelarono. Poi altri tre. "Qualcuno deve aprire" supplicò, in un bisbiglio, Stefano. "Perché non lo fai tu?" Gli disse Simon, con aria disperata. Altri tre colpi, più forti dei precedenti. "Dai" continuò l' afroamericano "magari è quel poveretto del bidello!"
"Non è il bidello" Mattia chiuse gli occhi e sospirò "basta. Dobbiamo assumerci la responsabilità del nostro atto. Non abbiamo altro modo..." e aprì l' uscio. Era un uomo alto, con capelli e occhi scuri, sui 60 anni "Sono l' insegnante di Etica, buona domenica" si presentò "volevo invitarvi a partecipare alla Messa, alle 19".
"Ci saremo" confermò il modello.
"Bene. Vi aspettiamo in sala studenti. Saremo io, Fiamma, voi e altri giovanotti" fece prima per andarsene, poi dietro- front "Cos' è questo odore di alcool?"
"Abbiamo bevuto".
"Questo l' ho capito. Non c' è niente di male a bere un po' di brandy ogni tanto. Ma cos' è questo cattivo odore che viene dal bagno?"
"Uno di noi si è ubriacato" tagliò corto Mattia. "Sul serio? Oh, non preoccupatevi, sono cose che succedono..."
"Certo..."
"Posso vederlo?"
"Chi?"
"Ma come 'chi?' Il ragazzo che si è ubriacato, è ovvio! Lo porteremo in infermeria e gli daremo una bustina di Biochetasil, no?"
"No, non ne ha bisogno...lui...si riprenderà presto...ce ne occuperemo noi. È meglio non muoverlo troppo..."
"Ma dai! Per una bustina di Biochetasil! Sono stato anche io giovane, sai? Anche io a 18 anni ho bevuto con gli amici! Suvvia! È solo una leggera sbronza, può capitare a tutti, sai?"
"Sì, certo! A tutti!" Finse di stare al gioco. Il docente continuò "L' importante è che lo studente sia...?"
"Cosa?"
"Ma come 'cosa?' Maggiorenne, è ovvio, no?"
"Ah, già. Sì, non si preoccupi..."
"Mattia" diventò serio "fammi passare e fammi dare il Biochetasil a quel ragazzo. Se ha 18 anni, non avete nulla da temere". Il modello abbassò lo sguardo e si fece da parte. L' uomo entrò e raggiunse il bagno. Onofrio teneva il palmo sulla schiena di Vincenzo, aiutandolo a vomitare "La prego, non ci fate troppo male" supplicò, con occhi che diventarono acqua "la prego, non succederà più..." lo invitò delicatamente a spostarsi, poi vide il volto pallido del giovane "Vietato bere, se minorenni" espresse, con voce seria e severa "Tutti di sotto" ordinò.
"25 scudisciate per uno!" Decise un altro uomo, calvo e in soprappeso "Al sedicenne 35, per la sua disobbedienza!"
I sei collegiali erano tutti in lacrime, chi con gli occhi serrati e chi che, con il suo orgoglio, teneva il volto alto. "E ora giratevi e abbassatevi i pantaloni!". Sentirono di nuovo quella forza sconosciuta che li bloccava sul luogo, ma non era più necessaria ormai. Non si sarebbero comunque ribellati.
Il castigo fu veloce e li portò soltanto ai singhiozzi silenziosi subito dopo.
"Io mi so contenere, io mi so contenere, ho fatto l' animatore turistico!" Fece la voce di un galletto ferito Onofrio, per prendere in giro Vincenzo; subito dopo essere usciti dalla sala insegnanti "Ora sarai contento che ci hanno sculacciati con la cintura!"
"Mi dispiace, ho rovinato la giornata..."
"Hai rovinato? No, non l' hai rovinata, ci hai solo fatto arrossare il sedere! Altro che '50 sfumature di Grigio', qui sì che si arriva direttamente al 'Rosso' e senza mezzi termini!" Poi si sfiorò pian piano le natiche "Ahiiiii! Tu, d' ora in poi, farai quello che diciamo noi, hai capito?"
"Ehi, smettila di fare il bullo. Tanto il dolore non passa!" Lo riprese, razionalmente, Nerio. "Io salgo in camera, va'..." cambiò discorso Achille.
"Ti ricorderai di noi, eh?" Lo abbracciò il biondino "Mi dispiace".
"Sono cose che succedono..." alzò le spalle "ci vediamo in sala studenti, per la Messa" e prese l' ascensore che lo avrebbe portato al terzo piano.
"Immagino che ora non vogliate più parlarmi, vero?" Si rabbuiò Vincenzo.
"Adesso falla finita con questo discorso!" Gli ordinò Onofrio "Oramai la frittata è fatta. Ci passeranno, come sempre" e pigiò il tasto dell' ascensore. "Dove vai?" Lo guardò Simon.
"A cambiarmi! Voglio farmi una doccia e presentarmi come si deve alle 19".
"Vengo con te" si avvicinò a lui Mattia.
"Fa' un po' come ti pare".
"Ma siamo qui da nove giorni appena" guardò i tre rimasti il più giovane "perché parliamo come se fossimo qui da sempre?".
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