1
Onofrio:
La mia storia non avrei mai voluto raccontarla. Dalle superiori sono sempre stato un ribelle, un cocciuto ragazzo dai capelli biondi e una bellezza crudele. Prima di entrare in quella scuola ero soltanto un playboy che ascoltava la 'trash italiana'. Cominciai a scrivere alla fine delle lezioni, perché tutti gli studenti una cosa ce l' avevano: un quaderno in più. Era un libraccio degli anni '30, con una copertina talmente scura che avrebbe fatto timore al romanzo "Cuore" di "De Amicis". Sfortunatamente per i fans del mio caratteraccio, sono stato io a cambiare in questo caso; non gli insegnanti. Il mio segreto è tanto misterioso quanto fragile. Chiudete qui se vi aspettate un romanzo in cui i fantasmi sono solo maligni.
Gli adolescenti di oggi scrivono storie 'CreepyPasta' in completo anonimato, mostrando foto che hanno scattato loro stessi, raccontando in terza persona il loro piccolo inferno. Se la mia storia diventasse un libro 'creepy' sarebbe figo, ma vi avverto: solo chi si mette nei miei panni mi può realmente capire; perché per gli altri altro non è che la vita di cinque ragazzi in uniforme, costretti a frequentare un collegio che... da un lato li ha salvati, dall' altro ha fatto loro molto, molto male. Io non voglio fare paura, sono così abituato ad averne che preferisco 'informare' anziché 'spaventare'. La mia storia è ciò che, una volta, gli studenti chiamavano "normalità"; con l' aggiunta di qualche piccolo fatto inspiegabile. Ho avuto timore, sì, e mi è piaciuto. Sono un masochista, un 'influencer', il re di un profilo da brivido. Prima di entrare da quel cancello non ero proprio niente. Ero viziato, prepotente, arrogante. Ero incapace di diventare importante. Ci credereste che sono stati dei fantasmi a rendermi così famoso? La scuola mi ha regalato più di '90 000 followers'. Una comune scuola degli anni '40. Oramai sono ciò che tutti definiscono 'vip'.
Vi siete mai chiesti perché una ragazzina carina, con gonna rosa e maglietta celeste, non riesce ad avere il successo strepitoso di una giovane bellissima in uniforme e con un sedere da favola? Perché queste uniformi piacciono tanto? Cos' hanno di così sexy e cool? Una fanciulla innocente ed incantevole non attira quanto una top model vestita in pelle nera; anche se nella nostra vita è una ragazza graziosa e simpatica che abbiamo al nostro fianco... e per fortuna.
Allora perché siamo fans dell' altra? È molto semplice: la vita non è affatto facile e divertente, anzi, è un vero e proprio incubo. Io sono il tipo di ragazzo che mette i 'mi piace' a tanti volti e corpi di donna, ma solo una ragazzina carina e con una gonna rosa è stampata sullo schermo del mio cellulare. Ora però non voglio dirvi il perché. Voglio fare un po' di capricci sull' argomento. Ve lo dirò dopo, alla fine. Cari ragazzi, quante volte avete detto alle vostre fidanzatine "Mi fa male qui, mi duole il braccio, ho male alla gamba". Ecco, ora immaginatevi di essere nati 70 anni fa; quando i dolori fisici erano anche ben altri.
Non sono abbastanza 'creepy'? E va bene: immaginatevi un ragazzo in uniforme scolastica, di colore nero, che guarda fuori della finestra; mentre una lampada accesa illumina il suo banco. Non spaventa, ma direi che è molto sul gotico...che ne dite? Amate lo stile 'dark'?
Ora aggiungeteci una cattedra in legno, ben lucidata e sistemata; con sopra una verga, una frusta di plastica e una specie di mestolo piatto. No, non è sadomaso, desolato. Adesso sistemate là vicino un ragazzo, possibilmente bellissimo e con un corpo di quelli che fanno urlare le ragazzine ai concerti o davanti alla TV. Che starà facendo secondo voi? Ci siamo: fatelo chinare. Ora, immaginatevi un uomo, vestito come nei film di 'Stephen King' che gli colpisce forte il sedere o la schiena, oppure le gambe; con uno degli oggetti sul tavolo...ma non 15 o 20 colpi, come nelle severe scuole asiatiche o delle regioni più povere. Molti di più. Direi una quarantina; finché, letteralmente, a lui non tremano le mani e il ragazzo non può toccare sedia per giorni e giorni. Ho raggiunto l' horror, presente in tanti libri e film. Infine, aggiungeteci che l' uomo che colpisce il ragazzo sia, in realtà, morto nel 1942. Però il ragazzo può essere anche degli anni '90, oppure del 2000...2003, 2005...più piccoli non credo che li possano prendere, per ora. Ed ora sono abbastanza 'creepy'?
Ovviamente, non è stato solo un inferno che io ho vissuto là dentro. Ho avuto anche molti momenti belli, direi spensierati addirittura. Avevo una bella camera, un bell' armadio, un bagno ben pulito, Wi- Fi disponibile, al di là delle ore in cui stavamo in classe e cellulari reperibili, una volta terminate le lezioni. Anche la mensa non era male, non ci mancava niente. Nelle foto che facevamo, noi comparivamo, e anche il collegio. Solo il personale, educativo e non, spariva. Non puoi denunciare chi non c' è più. Puoi solo sperare che non ti faccia, poi, così male... e non puoi scappare da una scuola fantasma a metà lezione. Però, se non fossimo entrati in quel collegio, saremmo morti tutti di freddo.
Ora sono famoso, ma ho pagato caro il mio successo.
Ah già, volevate sapere perché tengo la foto di una ragazzina graziosa e carina sul mio cellulare. È la mia ragazza! Permettete?
Quando i cinque amici entrarono nella stanza dedicata agli ammalati si stupirono nel trovare soltanto tre letti occupati; dal momento che la pandemia era ben conosciuta in tutto in mondo. Inoltre, la stessa segretaria aveva ammesso che non le importava niente di vaccini e non. "Fatelo stendere, pian piano" si rivolse ai giovani e scoprì il letto beije, classico, da ospedale. Sul comodino stava acceso un candelabro con due candeline incastonate. "Perché non usate la luce elettrica?" Domandò il ragazzo biondo, fattosi improvvisamente più mite. "La usiamo..." rispose la donna "ma quando è necessaria. Le bollette costano. Toglietegli la felpa e la canottiera..." ordinò. "È influenza" deglutì il ragazzo con i capelli rossi "a che scopo spogliarlo? Basta una tachipirina..."
"Questo lo dirà il medico. Sta arrivando, ma...se tarda ancora, lo richiamo di nuovo. Voi intanto fatelo stendere a pancia in giù" detto ciò si avvicinò alla porta e suonò la piccola campanella appesa al muro, di nuovo. "Strano modo per chiamare infermieri e dottori..." parlottarono tra di loro i ragazzi, poggiando delicatamente Mattia sul lettino. "Speriamo che non è il virus..." disse Vincenzo, quello che era solito stare zitto; carezzando delicatamente il capo dell' ammalato. Il suono della piccola campana rimbombò per tutta l' infermeria e, in meno di quarto d' ora, giunse un uomo vestito di bianco, con il viso coperto fin sotto agli occhi. "È lui il dottore?" Fece spallucce il ragazzo con gli occhiali "Che strano uomo...". Il tizio si avvicinò a passi lenti, come se dovesse camminare dietro a una Via Crucis. Aveva una grossa cicatrice, lungo tutto il volto; ed i suoi occhi erano scuri e spenti. Forse, un tempo, anch' essi avevano brillato di vita; ma, di nuovo, chissà quanti anni prima.
Mattia era steso immobile sopra al piumino chiaro; che stava restituendo, grazie al suo calore, un po' di luce al suo viso. Il medico gli toccò il collo, la schiena; fino a raggiungere i suoi fianchi, snelli ed atletici. "Febbre alta, ma non ha niente a che vedere con il virus. Dovrò fargli fare un' iniezione per farla abbassare..."
"È sicuro che non è necessario effettuare un tampone?" Domandò Vincenzo.
"Sicuro. Copritelo per ora. Vado a chiamare l' infermiera".
Quando la donna giunse al capezzale, Mattia aveva ripreso conoscenza e aveva già chiesto dove si trovasse. "Sei in un collegio, che tu stesso frequenterai" espresse lei, entrando immediatamente nel discorso. Anch' essa era coperta fin sotto agli occhi, con una mascherina di stoffa. "Potete andare voi" ribadì ai ragazzi "ora lui è affare mio". I giovani uscirono, lasciando il morettino da solo con lei. Gli occhi verde chiaro del giovinetto si soffermarono per un istante a cercare i suoi, che però erano nascosti da dei lunghi capelli, castani e ricci. "Non cercare il mio sguardo" espresse lei, tirando fuori un antibiotico moderno con una siringa degli anni '30 "una signora non mostra mai i suoi occhi".
"Non vorrà davvero iniettarmelo con quella cosa?" Deglutì Mattia, preoccupandosi immediatamente "Farà male!"
"Mi dispiace, ma...purtroppo, in questo collegio, non ci sono altre siringhe disponibili".
"Ma...andatele a cercare in farmacia! Io mi rifiuto di farmi iniettare il siero con quell' oggetto!"
"Non fare così..." dichiarò nervosamente lei "chi sta male deve curarsi". Poi una folata di vento attraversò la stanza, spengendo una delle candele; e il modello (perché Mattia, di mestiere, faceva il modello) si ritrovò snudato il sedere, con i jeans neri calati sulle cosce. "Come cazzo hai fatto?" Tuonò "Ma qui dentro siete tutti stregoni? No! Non mi toccare con quell' arnese, no! Non ci provare! Giuro che ti denuncio, sai?".
"È solo un ago, Mattia" specificò lei, disinfettando la natica da bucare e facendo trasalire l' interessato "ne hai fatti tanti di vaccini..."
"Si, ma con aghi normali!" Piagnucolò lui, tentando invano di allontanarla da sé e rivestirsi.
Appena la siringa perforò la sua carne, gli occhi di lui si riempirono di lacrime trattenute. Il forte bruciore gli fece sentire le farfalle nello stomaco "Ahiii!" Urlò, sprofondando nei singhiozzi subito dopo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top