Mayor
Mentre la giovane Dakota Rain si incamminava a passo d'uomo verso la suddetta Masquerade, attorno a lei una grande foresta si ergeva sopra la sua testa, rendendo il cielo irraggiungibile.
Gli zoccoli di Crimson risuonavano sulla strada, uno scorcio di città intanto iniziò ad aprirsi più si avvicinavano.
Con sguardo di falco partì al galoppo entrando nella foresta, giungendo fino ad uno spiazzo della collina che sovrastava la città. Vide il classico paese canadese, con le montagne che circondavano Masquerade spruzzate da una spolverata di neve sulle cime appuntite. Vide un grande lago a sinistra, mentre la valle ospitava campi di ogni genere e foreste, ma soltanto un paese. Un falco pellegrino l'accolse volando appena sopra la sua testa, volteggiando libero tra cielo e terra.
Crimson mosse il muso in avanti, facendole sapere che era tempo di andare.
Muovendo le redini lo fece impennare, partendo al galoppo sfrenato appena posò le zampe anteriori sul suolo ricoperto da foglie cadute d'autunno. Corse per tutta la discesa che la portò nella strada principale della cittadina:
Con la mano placidamente appoggiata sul pomello della sella si guardò attorno curiosa, proprio come un forestiero.
Quella città aveva qualcosa di strano...come se più epoche fossero cucite tra di loro e costrette a vivere insieme.
Vide un'auto parcheggiata e un ragazzo dentro che si stava facendo la barba e da quello che vide Dakota capì che quella macchina era la sua casa. Tenendo sempre il cappello da cowboy calato sul volto vide con sospetto un uomo in smoking con un cappello da mafioso accendersi una sigaretta e guardarla.
Il suo fiuto da detective le fece capire che aveva una pistola carica in tasca.
Da un bar uscirono quattro uomini di cui uno dalla carnagione scura che parlava di una guerra, di un film e della fama.
Passando davanti al palazzo della giustizia l'essere umano di sesso maschile forse più attraente che Dakota Rain abbia mai visto le apparì davanti agli occhi, mentre si metteva gli occhiali da sole entrando nella costosa auto nera.
Il posto che l'affascinò di più fu quando passò davanti ad una via ed una porta con sopra scritto 221B, sentiva un qualcosa di antico, di ottocentesco provenire da quella intera casa.
E passando in quella via, davanti a quella casa, si sentì osservata, per questo fece aumentare il passo a Crimson.
-Ehi, lei chi è?
Una voce la fece fermare, voltandosi e vedendo un uomo in camicia e cravatta correre nella sua direzione.
Aveva una faccia piuttosto giovane ma con dei chiari segni lasciati dal tempo, e una certa paura di fallire dentro la luce che emanavano gli occhi.
-Dakota Rain, e lei?
Sorrise, strizzando gli occhi per guardarla dal basso mentre dava fuggenti occhiate al cavallo.
-Larry Paul.
Annuì, restando con metà volto coperto dall'ombra.
-Sa dirmi dove posso trovare il municipio?
-Oh certo! Vada sempre dritto e poi sulla destra lo troverà.
Lo vide girarsi quando una donna dai capelli biondi gli gridò di tornare in ufficio, senza poterlo ringraziare spronò Crimson con una vera direzione. Vide uno studio medico, un carcere, una donna dai capelli rossi e un abito elegante camminare risoluta alla sua sinistra e poi il municipio.
Smontò dalla sella e legò le redini ad un albero, togliendosi il cappello per poi giungere davanti alla porta del grande edificio bianco. Suonò il citofono, aspettando.
Un uomo abbastanza alto, ciuffo moro come gli occhi e barbetta ben curata le aprì, lanciando prima una fugace occhiata sul corpo e poi guardandola negli occhi.
Indossava una canotta nera e sporca, come le sue braccia.
Al centro del petto un cerchio luminoso lasciò esterrefatta la Cheyenne .
-Salve, stavo cercando il sindaco della città.
-Sono io.
Rispose vanitoso.
Lei si sistemò la collana con un piccolo diavolo appartenente a qualche cultura come ciondolo, schiarendo la gola.
-Volevo cercare una casa qua se possibile.
Il sindaco la fece entrare, lasciandola sola nel grande ufficio per qualche minuto per poi tornare vestito e pulito di tutto punto.
-L'unica casa libera è una specie di ranch un po' fuori città, al confine con le montagne, il che mi pare ideale per il suo cavallo. È nuova, l'ho arredata io stesso.
Disse con voce sicura, senza mai smettere di fissarla, prendendo qualche sorso dal bicchiere di scotch che aveva portato.
-Lo prendo.
Pagò il dovuto con i soldi che amorevole Susan le aveva dato, firmò le solite scartoffie e alla fine il sindaco le porse le chiavi della sua nuova casa.
-Sono Anthony "Tony" Stark, piacere.
-Dakota Rain, altrettanto.
Si strinsero la mano e lui non lasciò la stretta, sorridendo mentre ci stava spudoratamente provando.
-È davvero un nome particolare signorina Rain, le dispiacerebbe se le offrissi il benvenuto nella mia città questa sera?
La ragazza pensò subito ai vantaggi e ai progressi che quella richiesta avrebbe potuto portare alla sua ricerca, per questo accettò subito nascondendo alla perfezione le sue vere intenzioni.
-Ah e se si trova in pericolo ricordi che Iron Man correrà in suo aiuto!
Le gridò prima che tornasse in sella guardando la mappa che le aveva fornito per arrivare alla casa.
Giunse davanti ad un cartello con scritto:
Welcome to Horizon Ranch
E dietro quel cartello c'era un grande fienile che fungeva da casa, poi i campi da lavoro e la scuderia più americana di sempre. Si avvicinò fino ad arrivare davanti alla casa, sospirando la guardava già pronta e addobbata per la festività imminente:
-Va benissimo!
Disse contenta, avviandosi verso la scuderia per pulire e mettere a nanna il cavallo cremisi.
Entrando ispezionò l'entrata, girandosi e vedendo com'era straordinariamente country come piaceva a lei:
Subito rimase di stucco alla vista del salotto che da fuori pareva meno elaborato e invece restava con una bellezza unica dove le parole non servono:
Sempre più gasata Dakota Rain svoltò verso la cucina, anch'essa senza bisogno di descrizioni:
Il bagno senza parole ovviamente:
Ma l'unico posto che meritava qualche parola in più spesa era proprio la camera da letto poiché non c'era nulla di così originale, magnifico e fatto su misura sui gusti della Cheyenne che si sentì rispedita nei giorni con la tribù vedendo la stanza all'ultimo piano del fienile:
Si: perfetta.
Prima di prepararsi per la serata con il sindaco ripassò la giornata con cura.
Ovvio che le persone che aveva visto le conosceva, dal primo all'ultimo, ma il suo compito era proprio quello: essere incognita in una città piena di personaggi senza il loro attore, e cercarlo.
Eppure sul cornicione del municipio c'era scritto: per vivere a Masquerade l'unica regola è dimenticare se stessi.
*e niente, questa storia sarà molto ispirata a Once Upon A Time per molti aspetti, a partire da quello della città ma shh. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Al prossimo capitolo.
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