City Of Masks
-Dove lo tieni nascosto, uh?!
Tuonò Hank Palmer tirando uno schiaffo con le nocche in faccia a Dan Dark, il quale rideva di gusto con il sangue che usciva dalla bocca rendendolo ancora più raccapricciante.
-Meglio perquisirlo.
Dakota Rain passò all'attacco iniziando a ravanare in ogni tasca che trovava, trovando con una certa facilità un piccolo scrigno con sopra scritto 1965.
Emanava tanti rumori.
-È lui.
Comunicò, non vedendo più altro motivo per lasciare in vita Daniel.
Sherlock le diede la rivoltella, incitandola a sparargli, ma giunta davanti a quella faccia da schiaffi con la punta della pistola alla testa cambiò tutto. Chissà come si sentiva lui anche se mascherava la paura con un ghigno, chissà come sarebbe andata a finire la storia aprendo quello scrigno.
Aveva in mano l'interprete, forse soltanto l'anima dell'attore dietro a tutte le maschere e doveva in qualche modo farlo tornare.
-Non posso più vederlo.
Ringhiò Hank caricando il fucile prima che chiunque potesse fermarlo, riducendo Dan Dark in un dvd del detective cantante. Holmes e Dakota intanto erano chini sulla scrivania dell'avvocato ad analizzare lo scrigno con le lenti d'ingrandimento, mentre Watson e Palmer iniziarono a conoscersi.
-Se l'apriamo potresti farlo tornare, ma in compenso tutti noi moriremo, restando soltanto personaggi di film.
Disse Sherly abbassando lo sguardo con il volto pieno di sangue e ferite per i precedenti combattimenti anche ravvicinati. Dakota gli prese la mano, accarezzandola.
-Io non voglio abbandonarvi.
Infondo si era affezionata alla città, ai suoi abitanti, soprattutto ai più stronzi.
Sherlock Holmes volle spiccicare parola, ma non ci riuscì a farle cambiare idea.
-Il lavoro prima di tutto Dakota, lo sai che non puoi restare.
Eppure nel ghiaccio vide qualcosa spezzarsi, lasciarla attonita da com'era morboso e disperato lo sguardo del detective privato nei suoi confronti. Dopotutto avevano passato momenti indimenticabili, la maggior parte di questi sono e rimarranno top secret per loro personale richiesta.
-Non c'è scelta, lo capisci o no?
Gli disse sincera con il cuore in mano, facendo abbassare lo sguardo:
-Devi riportarlo indietro, non voglio più parlarne.
Sentenziò freddo e distaccato alzandosi e avvicinandosi ai due uomini per comunicare la scelta.
Quando uscirono Dakota prese per la giacca Sherlock, le lacrime oltre le palpebre.
-Perché mi fai questo!
Sbottò sentendosi in gabbia, senza scelta, senza diritto, come nei suoi tempi.
Sherlock rispose seducendola con lo sguardo, pensandoci su, ma alla fine la frase rimase quella impressa nel firmamento:
-Perché quello che provo per te non ha bisogno di deduzioni.
Dakota sospirò soccombendo alla sua misteriosa voce, al suo provocante sguardo e le parole sempre in bocca.
Uscirono nella strada principale tenendo insieme lo scrigno, appoggiandolo per terra ben lontano da loro soprattutto quando tutti i personaggi rimasti formarono un cerchio attorno ad esso. Dakota Rain strinse le mani ad Hank e Holmes, strizzando gli occhi e ricevendo due strette forti come sostegno.
Alzò la testa, mandando un'unica farfalla a posarsi sulla serratura dello scrigno, e appena essa ci si posò delicata, il pandemonio giunse.
Una luce viola enorme accecò tutti finché un qualcuno uscì da quel bagliore quando esso terminò, lasciando i personaggi al cospetto del loro grande interprete: Robert Downey Jr.
Con stupore vide ogni singolo personaggio fare un piccolo inchino, perfino contro la loro volontà.
L'attore subito riconobbe l'estranea, correndole incontro per implorare aiuto, ma una sorta di barriera magica lo fece volare indietro. Nel panico iniziò a tirare pugni invano, urlando a tutti di parlargli, ma nessuno fiatava.
-Portami via di qua.
Implorò a Dakota piangendo, fulcro e segreto che manteneva Masquerade una città esistente.
Tutto quel mondo esisteva soltanto grazie a Robert e se lo portava via sarebbero tornati a far parte di una cassetta.
Harry Lockhart fece lo stupido errore di toccare la barriera, facendo partire un cerchio dal petto di Rob che venne alzato da terra, le braccia spalancate e la luce viola che usciva da ogni parte del corpo.
Dei sorta di tentacoli sgusciarono dal petto, prendono ogni personaggio e portandolo ad unirsi dentro Robert, divenire parte di lui. Dakota si ritrovò a tirare disperatamente Hank e Sherlock indietro per non farsi prendere, ma restando soltanto loro due c'era poco da fare.
Sherlock tremando dalla fatica riuscì a sfiorarle le labbra, svanendo in quattro e quattr'otto quando giunse a contatto con l'attore. Tutto tornò normale, nella città soltanto loro due.
-Grazie mille!
Disse lui abbracciandola stretta, ma lei aveva l'orecchio sul suo cuore e poteva sentire i personaggi urlare per uscire.
Almeno lasciarli vivere lì, senza che nessuno lo sappia.
Dakota Rain rincorse l'ultimo sprazzo di luce che si stava ritirando dalla mano di Robert e l'afferrò, stringendola con forza mentre un dolore atroce attraversò entrambi che si misero a gridare come sotto tortura. Stava cercando di pensare al fatto che il suo unico desiderio era quello di riportarli tutti indietro.
La luce viola uscì anche dai loro occhi, orecchie, bocche.
Tenendosi per mano la ragazza digrignò i denti, sognando col cuore senza finzione, senza maschere, riuscendo a far tornare tutti i personaggi lì dov'erano sempre stati.
-Tu sei così.
Disse sorridendo a Robert, accompagnandolo fino alla Dodge parcheggiata davanti al bar.
Alla fine doveva portarlo indietro vivo, e fu così.
-Se me ne vado rimarrai intrappolata qua per sempre, con loro.
Dakota Rain si voltò con un sorriso naturale vedendo Sherlock ed Hank ricambiare.
-È diventata casa mia. Di' a tua moglie che starò bene.
Gli porse una mappa per tornare dove Susan lo stava aspettando da tantissimo tempo, sicuramente una volta a Vancouver sarebbe tornato in aereo dalla moglie. Si baciarono sulle guance, ma l'affetto per Dakota restava con quei due che la presero in braccio facendola saltare mentre tutti gli altri applaudivano vedendo la macchina sgommare via.
Sarebbe rimasta lì per sempre, ma lo voleva.
Viveva nella fantasia, ma lo voleva.
Voleva vivere con loro, ora tutti mano nella mano, le maschere in faccia.
Ma esiste una Masquerade per ogni film, quando si lascia il cinema, si spegne la tele, i personaggi continuano le loro vite senza essere filmati. È in quel momento, quando il pubblico crede sia finita, che si è i benvenuti nella città delle maschere.
*l'ho detto che sarebbe stato strano. Una storia per svago, prendetela così. Domani altra storia nuovissima in arrivo siate pronti. Al solito ringrazio tutti, belli e brutti. Commentate e votate altrimenti vi crucio...*
Qua da Shinimal è tutto
Alla prossima storia.
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