SPECIALE CONCORSO

Ragazze/i, la scuola mi sta tenendo super impegnata e anche stendere questa pagina di diario scritta per il concorso di XxxtwodreamersxxxX è stato difficile, più che altro per la mancanza di tempo.
Mi spiace di non aver aggiornato per così a lungo (avevo promesso di farlo durante le vacanze di Natale, ma non ho avuto un momento di respiro).
Chiedo scusa e vi lascio alla lettura lampo dello "speciale".💕


Caro diario,
non sei il primo che scrivo, ho scatoloni pieni di tuoi fratelli in soffitta, il ché è strano per un uomo, ma di certo non si può cercare la normalità in me.
Questa è una delle poche certezze che mi rimangono sul mio conto.
Mi sento perso, non so più chi io sia.
Se prendo in mano la carta d'indentità leggo "Ryan Sitkowski" affianco alla voce "nome", ma ora come ora mi si addicerebbe di più "Mr. Depresso".
Se poi osservo la fototessera sulla sinistra del documento vedo un volto totalmente diverso dal mio: di certo non ho gli occhi così vivaci ed il sorriso così disinvolto, spensierato; piuttosto assomiglio ad un palloncino sgonfio.
E la residenza? Ne vogliamo parlare?
Non è Scranton la mia casa. Forse lo era un tempo, ma ora lo sono un paio di occhi: uno sguardo d'ambra che è lentamente diventato la mia rovina da quando ho iniziato a guardarlo io in maniera diversa.

Chris è sempre stato un ragazzo piacevole: una compagnia simpatica ed un amico leale, premuroso.
Le sue attenzioni sono sempre velate di dolcezza, quella che ti crea dipendenza, un po' come il suo fascino.
Una trappola impossibile da evitare ed io ci sono caduto.
Ci sono caduto quando ci siamo baciati la prima volta, ci sono caduto quando ho preferito lasciare andare a rotoli il mio matrimonio per lui e ci sono caduto tutte quelle volte che sono rimasto abbracciato a lui, sotto le lenzuola. Ho preferito vivere un amore occultato da amichevoli pacche sulla spalla, ho continuato a passare anni senza capire se i miei sentimenti fossero ricambiati e a pormi domande esistenziali senza risposta, rimanendo confuso e spiazzato come un adolescente.
Il problema è che, al contrario di un teenager, io ho il doppio degli anni e, pur essendo un adulto (o almeno dovrei esserlo), non sono stato in grado di gestire la situazione.
Ho continuato ad esser fragile come un ragazzino, ad assistere inerme alle bugie di Chris e vederlo negare di essere omosessuale mentre usciva in continuazione con sciacquette, una più volgare e donna dell'altra.

È per colpa sua che sono qua ad annoiarmi mentre attendo la morte in uno squallido ospedale.
Tumore ai polmoni.
Una fine lenta e dolorosa.
Me lo sarei dovuto aspettare, anche perché era da mesi che mi ero reso conto che così non poteva andare, che soffrivo troppo.
Mi sentivo, anzi, mi sento come un laccio di cotone bianco, ma lezzo e sfilacciato, tenuto così in tensione che la rottura è vicina.
Che sia questo il momento che mi spezzo? Il momento in cui sarò un laccio diviso in due, tra le mani di Christopher?
Probabilmente sì, ma lui non se ne fa nulla di un me rotto, figuriamoci di un me morto. E meno male che sarò morto, almeno eviterò di vederlo indifferente sulla mia tomba, indifferente come è ora, mentre abbraccia la sua lei al ristorante, o forse al cinema.
Non mi ha mai portato al cinema... Seppur me lo avesse promesso.
Mi aveva promesso tanto e deluso ancora di più, tracciando con le sue carezze ferite indelebili, tagli nel tessuto del mio essere.

A differenza sua, però, io so mantenere le promesse, anche se poi me ne pento, ed io mi sono ripromesso di non illudermi oltre. Per questo ho deciso di dargli quel bacio d'addio, quando eravamo sommersi e dispersi nella bufera di neve. Mai come in quegli istanti ho faticato e sentito la forza di volontà ribellarsi a me, volersi assopire e farmi gettare -di nuovo- fra le sue braccia.
In quel momento sentivo il suo sguardo trafiggermi la schiena e penetrare nel cuore mentre gli dicevo che era finita, che il nostro era stato uno sbaglio e che ormai aveva scelto lei; perché è così: sceglierà sempre lei, o l'altra, o un'altra ancora, ma mai me.
E lui fingeva pure dispiacere.
Chiedeva con aria rammaricata e sorpresa "Ma cosa stai dicendo?!".
Così bravo che sembrava sincero. Ahimè, ho imparato a mie spese come distinguere le sue meravigliose bugie dalla triste realtà.
So di aver fatto ciò che era giusto, ma questo non affievolisce il dolore che provo nel petto, i rimpianti assordanti e i ricordi che, come spilli nella carne, mi rimembrano che la realtà è solo sofferenza.
E se solo avessi la forza, il coraggio di scrivere ogni mia lacrima, so che queste bianche pagine sarebbero un nero totale, coperte da infinite emozioni e pensieri sottoforma di parole, parole sottoforma d'inchiostro, inchiostro che si sovrappone, strato su strato, fino al buio qual'è la mia anima.

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