- 26 - What Do You Want?


«Giulia, si può sapere cosa ti prende?», sbottai fermandomi.
Vedendo che stoppai la mia camminata, anche lei smise di andare avanti e si voltò verso di me.
Era giorni che mangiava in modo esagerato ed aveva persino chiuso molti dei suoi vestiti nella cantina di Devin; ne compro di nuovi, erano orridi e oversize di parecchie misure.
«Hai deciso di diventare una mongolfiera? Mi sta bene, ma non intendo vederti coi sensi di colpa e le insicurezze sulla tua immagine.», dissi agitandole un dito contro.

«Non ti ci mettere anche tu! Ok?», mi urlò contrò non curandosi della gente che ci osservava nella galleria del mall. Riprese ad abbuffarsi di frozen yogurt, affogando così il suo nervosismo.
Ho dimenticato di elencare i suoi sbalzi d'umore, sempre più frequenti e repentini.

«Cos'è? Sei incinta?», intesi sarcasticamente incrociando le braccia.

Le si sgranarono gli occhi ed iniziò a tramare. Afferrò il bordo della sua felpa, fucsia a rombi azzurri, come se fosse l'unico appiglio per rimanere in piedi. «S-sì», ammise con un filo di voce, iniziò a piangere e scappare verso un fast food del centro commerciale. E ti pareva?

Erano passati quattordici mesi da quando io mi ero trasferita a Scranton, per lei era quasi un anno, e quella era una pungente giornata del febbraio 2020.
I ragazzi erano partiti da poco per un breve tour in Sud America, ma l'assenza di Ricky diventò - per via dell'abitudine - più sopportabile.
Nel frattempo, mi decisi a comprare un nuovo telefono cambiando numero e spedendo la vecchia SIM in Groellandia facendola partire dal Congo con l'aiuto di Ryan che si recò là dato che ormai non aveva più nulla che lo legasse a Scranton; così avrei depistato di più la polizia di cui ancora non c'era traccia.
Dopo diversi mesi e parecchie indecisioni mi feci coraggio a chiamare casa e far sapere tutta la verità ai miei genitori. Mai mi sarei dimenticata il tono di mio padre che pianse al telefono pensandomi morta.
Non benedirono molto la mia relazione con Rick, ma capirono che la mia persistenza negli States era necessaria.
Per un po' tirai un sospiro di sollievo, abituandomi anche al lavoro di Ricky e ai miei nuovi ritmi quotidiani.
Si poteva dire che tutto funzionasse, secondo i miei standard.

La raggiunsi a passo spedito.
«Giulia, basta!», le ordinai strattonandola fuori dal locale per un braccio mentre lei si dimenava facendo capricci.
«Ora mi spieghi.», pretesi con un tono che non permetteva risposte negative.

Non osò alzare lo sguardo, innervosendomi ancora di più.
«È da due mesi circa che salto il ciclo e... Sof, io ho solo diciannove anni. Come potrebbe prenderla Devin?»
Era disperata e tentò di nascondersi nel suo involucro rosa evidenziatore XXL mentre si era seduta su una panchina.

«Devi chiamarlo. Ora, intendo.», mi accovacciai davanti le sue ginocchia, alla ricerca dei suoi occhi lucidi.

«No!», rispose terrorizzata ritraendosi, ma io composi il suo numero.
«Sofia, non glielo dire, ti prego!», mi supplicò stringendosi il ventre come a tentare di proteggere dal dolore almeno il bimbo.

«Io non gli dirò nulla perché sei tu a doverlo fare. Devi.», le porsi il cellulare che afferrò con mano tremante, mettendola davanti alla verità.
Lo avvicinò al viso e quando dall'altra parte della cornetta apparse la voce di Devin, Giulia mi strinse la mia mano, così forte da farmi accavallare le dita.

«Amore, sono io...», esitò, «Sì, sto piangendo perché devo dirti una cosa...», prese un respiro profondo preparandosi a sganciare la bomba.
«Non mi abbandonare, ok?... È certo: sono incinta.»
E riattaccò troppo spaventata da una risposta, fu già una fortuna che non lanciò via il telefono.

«Ma che fai?», cercai di rendere il mio tono meno critico possibile, mi riappropriai del cellulare che presto suonò alla chiamata di Devin e schiacciai il verde.

«SÌ, GIULIA, SÌ. TI AMO!»
In sottofondo un boato di cori da parte del resto della band. Distinsi chiaramente la voce di Ricky urlare "E fuori un altro!"

«Fuori un altro cosa?», domandai infastidita.

«Ah, ciao Sof.», rispose Devin e sentii zittirsi il brusio di esulti.

«Rick, sei nella merda.», commentò Ryan sghignazzando.
Giulia stava ascoltando divertita e rincuorata; sapere che il suo compagno l'aveva presa bene la rilassò all'istante.

«Passami Richard.», Devin obbedì senza obbiettare. Era risaputo che se usavo il suo nome di battesimo potevo essere pericolosa.

«Tesoro!», esordì con nonchalance, il nervosismo celato a fatica nella sua voce giunse anche a Giulia che trattenne una risata.

«Cosa intendevi con fuori un altro? Eh?», inveii sforzandomi di mantenere bassa la voce.

«Nulla, era solo... Ehm... Amore mio, come stai?», era agitato, perciò cercò di sviare su un discorso sicuro.
Sentivo delle risatine sommesse dall'altra parte della cornetta; si stavano godendo la scena come la ragazza accanto a me.

«Tu quando torni farai i conti con me!», ero furiosa.

«Sof, non ti scaldare, è solo il conto alla rovescia...», cercò di scusarsi alludendo al futuro figlio di Devin e quello di tre mesi di Josh e Ryan-Ash.

«Cos'è? Tu non vuoi bambini solo per vincere una scommessa?! Sei un idiota!», urlai risentita, l'attenzione della gente su di me.

«Amore, non-»
Riattaccai.
Non volevo esser madre, ma era una questione di principio.

«Ma cosa fai?», si lamentò Giulia, ribaltando i nostri ruoli.
«Meno male che quella gravida sono io.», commentò ironicamente strappandomi un sorriso.
Presto la nostra uscita diventò una chiacchierata al cellulare tra lei e Devin riguardo il bambino, ed io assistevo come terza in comodo, ancora arrabbiata con testa di R(d)ick.

I discorsi sul futuro pargolo firmato Sola si moltiplicarono. Tornavano in continuazione sulla bocca di Giulia e delle nostra amiche.
Non passava giorno in cui lei non osservasse la sua pancia che lievitava piano deformandole l'ombellico.
Parlava solo di come potesse essere il visino del bimbo e di cosa sarebbe significato diventare madre.
Ad ogni passo Giuli immaginava di tenere la manina a Olivia o a Emily, quei nomi che sempre più si materializzavano nella sua mente come le sue figlie; neanche prese in considerazione nomi maschili perché lei sentiva che si trattasse di una bambina.

I MIW tornarono dal Sud America e subito Devin sfrattò Giulia da casa per indire una riunione con i ragazzi e con me - in quanto sua migliore amica.
«Sto per diventare padre e se per così tanto tempo sono stato alla larga dalle donne, be', Giulia è riuscita a farmi innamorare di nuovo.», iniziò il suo mini-monologo.
Raccolse le mani e si preparò all'annuncio dell'anno.
«Ragazzi voglio sposarmi.», i suoi occhi erano languidi dalla gioia.

Ryan che da poco terminò il divorzio con Allie chiese di uscire perché non si sentì bene, invece Rick, nonostante la discussione avuta sulla scommessa della band sui bambini, tenne la mia mano per tutto il tempo, aumentando la presa alle parole "matrimonio" e "figli". Preferii interpretarlo come un qualcosa di positivo, perché se a quei vocaboli stringeva di più la mia mano per paura di sposarmi o aver figli con me... Be', sarebbe significato che un futuro con me proprio non rientrava nei suoi piani. Tutto mi fu più chiaro, sollevandomi, quando invece di far battute scadendi mi mise un braccio attorno le spalle e mi regalò un bacio.

«Eccolo.», Devin esibì un rubino enorme, comprato in Perú.
Sorrisi perché non ostante fosse uomo (be', più o meno) si era ricordato che quell'enuance di rosso era il colore preferito della sua amata.

«Quando vuoi darglielo?», chiese Vinny osservando la pietra estasiato.
Era di una bellezza mozzafiato.

«Non lo so. Per questo ho bisogno di Sofia.», rispose guardandomi con aria implorante.

«Perché io?», domandai, seppur me lo aspettassi.

«Perché sei una donna, sai cosa piace a voi donne, no?», spiegò il bassista mettendosi a sedere.

«A me pare che volessi dire "a noi donne".», Chris scoppiò a ridere e Devin lo fulminò.

«Intanto sei tu quello affascinato dalle Grag Queen.», gli rispose per me rime.
1-0 per Ghost.

«Ragazzi, voi quando intendete sposarvi?», Balz si rivolse a me e Rick, ammiccando. Ricky fece segno di star zitto a Josh tentando di non farsi notare da me.

«Si può sapere cos'hai in mente?», gli domandai incuriosita abbozzando un riso indagatore.

«Nulla! Vado in bagno.», si defilò paonazzo.
Korel mi guardò con aria interrogativa ed io scrollai le spalle.
Avevo una bozza, un'ipotesi, ma non volevo farmi troppe aspettative.
Meglio non correre con la fantasia, mi ricordai saggiamente.

«Ci sta pensando.», Balz mi fece l'occhiolino ricevendo una gomitata da Chris.

«Zitto.», gli bisbigliò cercando di non muovere le labbra, a mo'di ventriloquo.
Se c'era una cosa da sapere riguardo al tastierista era che non fu mai in grado di mantenere i segreti.

«Dunque?», mi incalzò Devin distraendomi totalmente dai pensieri che la frase di Josh scatenò nella mia testa.
Meglio non sperare troppo, ribadii mentalmente, sempre dell'avviso di non volermi illudere, deludere e scontrarmi con una realtà differente da quella immaginata per poi distruggermi.
Che negatività!, protestò la mia coscienza ricordandomi che comunque Ricky mi amava e che certi piani non erano tanto impossibili.

«Al tramonto, in riva al laghetto del parco. Ama quel posto a quell'ora.», sentenziai, consigliandogli il luogo e il momento perfetto per ottenere la giusta atmosfera romantica.

«Mi raccomando vestiti bene. Ti aspetto qua al laghetto, a dopo.», riattacai al telefono. Lei non sospettava nulla, quello era ancora orario di lavoro per i ragazzi in studio ed io le dissi che ci stavamo incontrando per un aperitivo.
Per distrarmi andai da Ryan e Ricky che si sfidavano a chi faceva rimbalzare più volte il sasso sull'acqua, sentivo l'attesa premere sul petto e la loro sfida mi rilassava.
Josh, Chris e Vinny erano attorno a Devin, il quale era il più elegante tra tutti noi ed il più teso.
Stava seduto su una pancina a rimirare l'anello e a ripetere la frase "Mi vuoi sposare?" come se se la potesse dimenticare.
Giulia arrivò ed io con gli altri mi nascosi dietro un cespuglio di bacche sempre verde.
Nonostante il mio avviso, lei si vestì scialbamente comunque e si trovò a fronteggiare Devin da sola.
Ryan stava filmando il tutto.

«Devin, che ci fai qua?», lasciò la sorpresa partecipe saltandogli al collo e lui si rilassò.
«Sofia?», chiese poi accigliandosi e guardandosi attorno, per cercarmi.

«Prima devo dirti una cosa.», era così emozionato che quasi quasi tremava.
Si inginocchiò estraendo la scatoletta del negozio.
Erano baciati dal tramonto che rendeva nere le loro sagome in controluce.
Aprì il cofanetto rivelando l'anello che risplendeva alla luce del sole.
«Sposare... Ehm... No... Sì! Mi vuoi sposare? Ce l'ho fatta!», Devin esultò rivolto a noi che li stavamo sbirciando dall'arbusto.
«Ce l'ho fatta... Wow, l'ho detto!», pensò ad alta voce, col capo chino, rivolto a sé stesso.
«Allora?», ritornò a fissare gli occhi stupiti di Giulia.
Lei in preda alla gioia urlò di sì e saltando rovinò, finendo in acqua.
Era marzo inoltrato e seppur fosse stata una rara giornata di sole, il lago era gelido.
Devin senza pensarci si buttò in acqua a prenderla e a darle l'anello.
Si baciarono teneramente nell'acqua dando vita ad uno scenario dalle sfumature ridicole, romantiche ed improbabili.

Senza riuscire a trattenerlo, Ryan uscì dal nascondiglio, avvicinandosi ai due.
«Che cariiiiiniiii! Fate un sorriso per la telecamera!», urlacchiò Ryan commosso da tanto amore.

«Ryan! Hai interrotto tutto!», lo rimproverò Ricky correndo verso di lui, ma il migliore amico lo spinse in acqua facendosi trascinare.
Una coppia di anziani li squadrò disgustati da quel comportamento.
Io e gli altri raggiunsimo la riva del laghetto avvertendo i quattro che si stavano avvicinando i cigni con intenzioni non molto pacifiche.
Scattai parecchie foto ricordo, come mi chiese Devin.
Questo scomparì con Giulia bordo della loro auto diretti a casa per cambiarsi i vestiti e andare a cena fuori, in uno dei ristoranti migliori della città.
Li osservai sognante andare via finché le braccia fradice di Rick che mi stringeva mi riportarono sulla Terra.

«Tesoro, sei bagnato di acqua poco raccomandabile.», gli ricordai cercando di sfuggirgli.

«Lo vuoi?», chiese mantenendo una voce bassa e rilassata a confronto della mia incrinata dalle forti emozioni provate quella sera.
«Vuoi che anche io te lo chieda? Vuoi anche tu una famiglia con me?», specificò con sguardo assente, proiettato nel futuro, cingendomi da dietro.

«Ecco, io... Non saprei...», la mia risposta imbarazzata fu interrotta da un...

«Allora aspetta. Stai tranquilla che avrai il mio cognome.», sembrava in trance e mi prese contropiede.
Dov'era finito l'effetto sorpresa?

«Rick, tutto ok?», domandai voltandomi verso di lui e poggiando la mano sul suo smoking fradicio.
Non mi diede risposta e si limitò a baciarmi.

«Va tutto benissimo.»

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