Primo incontro.

Il viaggio era stato un po' lungo. Il luogo dove dovevano recarsi era lontano, ma ne sarebbe valsa la pena.
A aveva organizzato una semplice cenetta in un locale molto importante per entrambi. Era il locale dove si erano incontrati per la prima volta. Lo scenario del loro primo appuntamento.
Il loro era stato un incontro del tutto casuale, voluto dal destino.

Ma...
Purtroppo non tutto quel che ci riserva il destino è sempre piacevole. Si dice che tutto il mal non vien per nuocere...ma ne siamo proprio sicuri?

E destino forse è un parolone.
Un termine che si usa spesso ma non ne riusciamo a capire il significato.

"Bisognerebbe avere una visione ottimistica o negativa del destino?"
È un interrogativo rimasto in sospeso da tempo.
C'è chi si rifugia dietro di esso o chi magari lo percepisce come una gabbia. Perché il destino non porta solo cose belle. Perché il destino forse nemmeno esiste.
Magari è soltanto una combinazione di strane coincidenze. O semplicemente non lo capiremo mai.

Perché il destino siamo noi.
Noi, che ci guardiamo e non ci capiamo.
Che parliamo e non ci ascoltiamo.
Come pretendiamo di capirlo?

Il nostro destino dipende essenzialmente da noi.
La vita ci manda ostacoli, persone, finti amici, amicizie vere, l'opportunità di un amore, una critica o qualsiasi altra cosa.
La vita ci offre tutte le possibilità per essere felici o tristi: sta a noi coglierle. Perché è come e se ci rialziamo dopo un insuccesso, a determinare il nostro futuro.
Perché è la nostra capacità di dire addio a tutto ciò che ci fa star male, a determinare il nostro futuro.

Ed è per questo che Amanda non potè incolpare il destino per ciò che le sarebbe successo.
Ed è per questo che A non poté incolpare il destino per quello che gli era successo e per quello che avrebbe fatto.
E per questo e tanti altri motivi Jane, la cara e dolce Jane, non aveva colpe.
Il suo unico peccato era quello di aver vissuto troppo in così poco tempo. Lasciando agli altri il compito di elaborare il lutto.
A loro il rendersi conto che la vita ha una fine.
A loro capire che la parola addio diventa difficile da pronunciare quando si cerca di soffocare il dolore e la speranza.

Amanda, della bomba ad orologeria che la vita le aveva lanciato contro, non se ne era resa conto. E così l'aveva accolta tra le sue braccia.
Purtroppo non aveva avuto la possibilità di rialzarsi, di riscattarsi.
La vita va così.
A volte lancia ostacoli che andrebbero riconosciuti a priori.
Altrimenti ci si incammina verso la fine.

Il loro incontro era avvenuto proprio quando nessuno dei due pensava che sarebbe successo qualcosa di interessante quella giornata.
Lei passeggiava tranquilla e lui la stava osservando da un po'. Amanda era spensierata e nel bel mezzo di una sessione di shopping compulsiva.
A invece stava seduto su una panchina del parco a leggere. Lei gli era letteralmente sfrecciata davanti più volte. Probabilmente era alla ricerca dello sconto più vantaggioso. Lui l'aveva notata, più di una volta. Quella donna aveva catturato completamente la sua attenzione. Purtroppo A non aveva il coraggio d'avvicinarsi.

E forse proprio qui entra in scena il destino.

A notò un particolare alquanto bizzarro: il pretesto perfetto per avvicinarsi.
"Mi scusi," aveva esordito "non vorrei essere invadente o offensivo ma ha quel volantino appiccicato sotto la scarpa da un po'. Non vorrei essere scortese."
Amanda si era guardata le costose scarpe bianche che indossava quel giorno e aveva visto appiccicato al tacco un volantino di un ristorante lí vicino. Diventò tutta rossa.
"Oddio, chissà da quanto tempo me lo sto tirando dietro..."
Lo guardò terribilmente imbarazzata e poi aggiunse:
"Grazie per avermelo detto...i ristoratori dovrebbero come minimo offrirmi una cena gratis. Ho fatto loro pubblicità per tutta la città."
Sorrise dolcemente e A ricambiò con una debole risata.
"Si figuri."
Lui non poté fare a meno di pensare che si era imbattuta in una bella donna. Era graziosa, elegante, forse un po' distratta ma simpatica. Il suo viso era quasi Angelico.
"Forse è quella giusta" pensò.
Era un segno, ne era certo. Voleva rivederla. Prese aria e inaspettatamente si trasformò in un uomo deciso, pronto e senza vergogna.
"Posso sempre offrirla io una cena."
"Oh grazie ma non intendevo ques.."
Amanda voleva rifiutare il suo invito ma non sapeva come. Si era appena lasciata alle spalle una relazione burrascosa e voleva un po' di tempo per sé. Non le sembrava il caso di uscire con sconosciuti anche se si trattavano di uomini di bello aspetto, simpatici, intelligenti e in definitiva perfetti.
Lei si mostrava insicura. Guardava altrove come se l'uomo non stesse parlando con lei. Alla ricerca di una qualsiasi via di fuga.
A intuendo un possibile rifiuto cambiò strategia. Probabilmente l'aveva spaventata: doveva lasciarle i suoi spazi e non voler immediatamente una risposta.
Allora si chinò e raccolse il volantino a terra.
"Oh qui fanno un'ottima spaghettata. Non le piace? Credo sia uno dei miei piatti preferiti. Stasera vorrei andarci. Mi fa compagnia?"
La ragazza sembrava ancora un po' titubante e in parte confusa dal suo atteggiamento.
"Facciamo così. Io l'aspetteró alle nove proprio fuori il locale. Se lei viene, sarei grato di offrirle una cena. Altrimenti capirò."
Lui le sorrise di nuovo. Forse furono proprio quei sorrisi a farla cadere in trappola.
"Va bene!" rispose lei energica. Non capiva cosa fosse successo esattamente ed era ancora confusa.
"Ah dimenticavo...piacere. Io sono Alan ma gli amici mi chiamano A, può farlo anche lei. Non so nemmeno il motivo."
"Piacere Amanda."
Si guardarono entrambi negli occhi e fu proprio quello sguardo, quegli occhi tanto verdi a farle dire decisa:
"Allora ci vediamo stasera!"
"Sarebbe un piacere."
I due si salutarono ed Amanda non poté non pensare
"Fortuna che volevo solo un po' di tempo per me. Nemmeno una settimana e già un appuntamento."
Ma in fondo Alan o A le aveva fatto una buona impressione. Era stato spontaneo, gentile ed educato. Magari sarebbero potuti diventare amici... forze era il caso di dare una seconda opportunità al genere umano. Non erano mica tutti come il suo ex!

Alle otto e mezza Amanda era già pronta. Era seduta su una sedia a guardare il vuoto. Intorno a lei tutto era ordinato: non riusciva a concentrarsi se intorno a lei c'era il disordine. Stava cercando risposte a domani futili che lei stessa si era posta.
Alan era un bravo ragazzo, ma se avesse avuto cattive intenzioni?
Magari doveva portare con sè un garante, un'amica fidata che non la lasciasse sola ma sapeva che non sarebbe stata la stessa cosa.
Quella sera decise di indossare un abito per nulla aderente. Era di un blu molto scuro con un piccolissimo accenno di luce sulla fascia. Era semplice ma elegante. Un tipo di abito che risaltava tra la folla. I capelli li teneva sciolti e un po' ondulati. Un filo di mascara le metteva in risalto gli occhi chiari che splendevano come non mai. Era pronta. Avrebbe solo dovuto varcare quella porta.
Si fece coraggio, nonostante le insicurezze che si portava dietro. Era terrorizzata.
Forse sarebbe dovuta rimanere a casa
Il ristorante si trovava poco più distante rispetto al posto dove si erano incontrati. Prima di avvicinarsi, si concesse il lusso di aspettare un altro po'. Non voleva arrivare troppo presto.
Non voleva fare la figura della scema...se quello di Alan fosse stato uno stupido scherzo? Magari una scommessa.
Decise di aspettare qualche minuto ben nascosta dietro un albero.
Il ristorante era piccolo, lo si vedeva anche dall'esterno ma aveva un fascino tutto suo. Era casareccio, rurale, caratteristico. La facciata era antica. Piccoli mattoncini rossi infilati uno sopra l'altro creavano una perfetta ambientazione vintage. Erano appese al muro diverse piante, ognuna emanava un buon odore. Vi era affisso un cartello dove vi era scritto il nome del locale e sotto a lettere cubitali "La miglior pizza, proprio qui!". La scritta era talmente grande che quasi sovrastava il nome. Si intravedeva una P, una E ma più di questo nulla. E mentre Amanda si soffermava a leggere tutti i premi vinti di quel ristorante, tutte le stelle ottenute, lo vide. Stava proprio davanti a lei.
"Che ci fai dietro un albero? Guarda che l'entrata è di qua!"
Rise.
"Ti stavo cercando." rispose lei quasi come se non fosse stata sgamata e con una leggera aria di sfida.
"Sapevo che saresti venuta."
"Come fai ad esserne tanto sicuro?"
"Chi riesce a resistermi scusa?"
"Troppo ego qui." controbattè lei.
"Che ne dici di ammettere che io sono il migliore...al coperto? Inizia a tirare un po' di vento."
"Solo se tu ammetterai d'esser troppo presuntuoso."
"Stai colpendo il mio orgoglio. Non sai contro chi ti sei messa. Sei entrata in territorio di sfida, il soggiorno non sarà piacevole." disse lui con tono ironico e mai scontroso. Al termine del dibattito non riuscirono a trattenere le risate.
Lui la prese per mano e l'accompagnò all'entrata.
Lui era così bello. Quei capelli così scuri e scompigliati davano una forma diversa al suo volto. Sembrava che il viso fosse più fine, allungato ma pur sempre gentile. Ma a risaltare in mezzo ai quei capelli così scuri, a quel completo nero corvino erano i suoi occhi che splendevano di un verde speranza. C'era qualcosa di strano nell'aria, di dolce e profumato. Un aroma avvolse Amanda e la fece sentire come a casa. Proveniva forse dalla cucina? Fatto sta che il locale era invaso da questo profumo che ti faceva sentire al sicuro. All'interno la luce soffusa trasmetteva una sensazione di calorie ed ogni tavolo era adornato con un vaso di fiori freschi. I tavoli erano di legno, un occhiata furtiva potrebbero dire che erano grezzi. Ma un occhio più attento si accorgeva sicuramente degli infiniti disegni intagliati sui bordi e sui piedi del tavolo.
"Siamo stati fortunati. Di solito c'è molta più folla."
"Sei già venuto qui?"
"Una o due volte, si mangia benissimo. Ti consiglio vivamente di provare il pesce spada."
"Se mi ci metto riuscirei a finire l'intero menú."
"Uh guarda a noi sono capitate le rose: sono i miei fiori preferiti. Lo so, è un po' banale ma a me piacciono, non posso farci nulla." annunciò Amanda cambiando discorso.
"Rose bianche, sono molto belle"
E la serata continuò così. Tra scherzi e chiacchiere. I due si trovarono davvero bene. Uno riusciva a completare l'altro e in un'oretta riuscirono ad instaurare un legame che è per pochi. Lui la riaccompagnó a casa ma prima volle fare una passeggiata con lei.
Quella sera non successe nulla. I due parlarono soltanto eppure fu per entrambi una delle più belle sere mai passate.

Amanda si stese sul letto, chiuse gli occhi. I capelli biondi le delemitavano il volto, quasi come fosse un'aureola lucente. E pensò un'ultima volta a quegli occhi verdi. Poi si addormentò.

A si stese sul letto, contento della bella serata appena passata. Ma non era innamorato. Si complimentò con sè stesso della recita. Chiuse gli occhi ma non riuscì a dormire. Un pensiero lo tormentava.
"Forse è quella giusta. Forse tutti i miei peccati saranno perdonati. Forse sarò liberato da te e tu dalle tue catene."
A non si addormentò, l'illusione della felicità era troppo grande affinché potesse fare bei sogni.

E così sette mesi dopo stavano ancora insieme ma tra loro c'erano meno paure. Quei silenzi imbarazzanti si erano trasformati in attimi preziosi, quasi indispensabili.
Attimi in cui scattavano una vivida immagine dell'altro da conservare nel cuore.
Eppure il rapporto non si era evoluto come Amanda immaginava. La prima sera A era stato perfetto e dopo altrettanto ma Amanda si era resa conto che qualcosa non andava. Era come se ci fosse un muro fra di loro che A aveva eretto. Qualcosa o qualcuno che era contro la loro intimità. Sapeva che i sentimenti di lui non erano riservati unicamente a lei. Forse non lo erano nemmeno per la decima parte. Di una cosa però era certa: stava succedendo qualcosa e A non voleva che Amanda ne rimanesse immischiata.

Peccato di non essersi accorta che in realtà la pedina di tutto era lei. A la stava usando anche se non esplicitamente e lei non se ne rendeva conto.
Stava per scrivere la sua fine.

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