Epilogo

"Dunque? Ti sono piaciuti?", "Molto belli, sì".

"Quando sono stata qui da sola non avevo molto tempo da dedicare alle cose che mi interessavano, ho passato giornate intere al Louvre e alla fine lo conoscevo a memoria, ma quelle volte che sono riuscita a rubare un paio d'ore per vedere qualcosa del Museo d'Orsay mi ha sempre stupita... non ti vedo così entusiasta però".

Camminavano sul lungo Senna in un tiepido pomeriggio di aprile, lei la mano intorno al braccio di lui. Erano vestiti come due intellettuali parigini.

"Preferisco il classicismo all'impressionismo".

"Questo era scontato, però non puoi non apprezzare l'uso del colore, la luce..." si perse nella sua descrizione appassionata e sognante mentre lui la guardava rapito. Come faceva a dirle che il suo gusto nell'arte andava in una direzione totalmente opposta?

"Sì, li apprezzo" le concesse e il sorriso di lei valse quella piccola bugia.

Passarono il pomeriggio per le strade di Parigi finché decisero di fermarsi a un cafè per bere qualcosa.

"Sai mi ha scritto Ginny, lei ed Harry finalmente si sposano, la cerimonia sarà ad agosto ad Hogwarts che finalmente è stata ricostruita, noi potremmo anche andare".

"Al matrimonio di Potter? Non ci penso neanche!" rispose sdegnato.

"Non voglio costringerti ad andare, però questo invito mi ha fatto riflettere", l'espressione di lui fu talmente interdetta che non ebbe bisogno di altre sollecitazioni a continuare.

"Noi potremmo tornare in Inghilterra, io a luglio avrò finito il master e Minerva e Rolanda sentono la tua mancanza".

"Artemisia..." iniziò serio "... tu adori Parigi, qui hai già dei contatti con pozionisti e Accademie, tornare a Londra sarebbe rendere vano questo percorso".

"Sono Serpeverde ma non sono ambiziosa, Severus, ci tenevo al master perché amo imparare e perché desidero insegnare, ma non mi interessa dove o a che livello. E poi tu odi questa città! Il suo romanticismo, la musica per le strade, le persone!" il suo tono era leggero, privo di rimorsi, gli sorrideva rassicurante e lui le strinse la mano nella sua sul tavolino.

"Insegnare ad Hogwarts non è così redditizio-" cercò di inventare, perché sapeva che nonostante lui non apprezzasse Parigi più di tanto, lei invece la adorava. La risata di Artemisia spazzò via il suo tentativo.

"Ma se io e te potremmo smettere di lavorare per il resto della nostra vita! Con il premio di due ordini di Merlino prima classe potremmo crescere tanti figli quanti sono i Weasley!"

Così una volta giunto agosto fecero i propri bagagli e tornarono a far parte del mondo magico inglese. Accolti da un entusiasmo superiore a quello che si aspettavano e furono costretti dall'insistenza di Harry ad andare al suo matrimonio.

Rivedere Hogwarts come ai tempi prima della guerra fu una sensazione incredibile, come se finalmente tutto fosse realmente al proprio posto. Varcarono le porte della Sala Grande quando oramai fuori era calato il sole, si erano rifiutati di andare fin dalla funzione e gli sposi gli avevano accordato di presentarsi solo per la festa in serata. Entrarono l'uno di fianco all'altra, non si tenevano per mano e nessun altro contatto c'era tra loro ma bastava osservarli vicini per capire che fossero metà di una sola anima.

Severus indossava un completo elegante tre pezzi: pantalone, gilet e giacca, di un blu quasi nero, la camicia di un bianco lunare gli illuminava il volto, i capelli erano lasciati sciolti e scendevano setosi ai lati del viso dominato dal suo sguardo gelido. Artemisia invece aveva un lungo vestito, anch'esso blu sebbene più brillante dell'abito di Piton, lo scollo a V, le spalline sottili, e uno spacco non eccessivo sul lato della gonna. Entrambi sprovvisti di bacchette ma capaci di praticare magie senza, ne diedero subito sfoglio producendo un'ondata di fuochi pirotecnici sopra le teste degli invitati.

Molti si voltarono a guardarli e Minerva gli corse incontro abbracciandoli. "Ti ricordavo più discreto agli eventi mondani" disse l'anziana all'amico di una vita, "È tutta responsabilità sua, mi trascina nelle sue manie di protagonismo" non esitò un secondo ad incolpare scherzosamente la compagna che lo spinse leggermente.

"Ma guarda questo, cosa dice di me"

"Vi vedo molto bene, sembrate sereni, ve lo meritavate, finalmente" gli disse sentitamente la preside chiamando Rolanda vicino a sé per inserirla nella conversazione.

La festa procedeva ormai da alcune ore tra cena, canti e balli. Artemisia era felice di essere riuscita a parlare con Ginny, nonostante fosse sempre impegnata in qualcosa in quanto sposa, e di aver rivisto Neville dopo tanto tempo. Oramai però si era fatta una certa ora e lei era stordita da tutto il rumore. Cercò Severus con lo sguardo e lo vide conversare con Draco, della cui presenza non si era resa conto per tutta la serata. Fu tentata di raggiungerli per rivedere il ragazzo che a modo suo aveva cercato di proteggere, ma desistette per lasciarli alla propria chiacchierata.

Decise così di uscire dalla sala per prendere una boccata d'aria e in pochi minuti si ritrovò all'esterno del castello, quanto le era mancato passeggiare per il giardino in quell'anno di assenza... tutto le sembrava illuminato di una luce nuova e dolce, la luna era luminosa e piena e rischiarava il suo cammino. Aveva quasi raggiunto la costa del lago nero quando fu richiamata da una voce familiare.

"Artemisia" si voltò. Severus era uscito a sua volta e la stava raggiungendo con passo calmo.

"Sei fuggito anche tu?", "Stavo impazzendo. Draco mi ha ringraziato non so quante volte per averlo fatto scagionare da tutte le accuse" l'uomo sollevò gli occhi al cielo mentre parlava.

"Beh gli è sicuramente tornato utile che tutti credessero fosse stato lui a salvarti", "Decisamente"

Aveva raggiunto la compagna e con un gesto naturale le strinse un braccio intorno alle spalle. "Da quanto tempo non guardiamo le stelle insieme?" le chiese con sguardo tenero e poggiandole un bacio sulla tempia.

"Desideri che ti illustri qualcosa?", "Assolutamente, amo sentirti spiegare" così insieme si sedettero sulla costa del lago dove l'erba lasciava spazio a una cedevole riva di sassolini.

Severus fu il primo ad accomodarsi e fece segno ad Artemisia di prendere posto sulle sue gambe. "Se no ti sporchi il vestito" si giustificò, sempre restio a mostrarsi così premuroso.

"Guarda lì su" gli indicò la ragazza puntando proprio un punto nel cielo sopra le loro teste, all'altezza dello zenit. L'uomo alzò il capo ma per farlo si sbilanciò all'indietro e perse l'equilibrio cadendo steso e portandosi dietro la ragazza. Ciò scaturì la risata della giovane che invece di aiutarlo a sollevarsi gli si strinse al busto e gli baciò la mascella.

"Sforzi vani quelli per non farmi sporcare" lo prese in giro ma dell'abito non le importava nulla, che poi al massimo si sarebbe impolverato con la sabbia, vi avrebbe passato una mano sopra e nessuno se ne sarebbe accorto.

"Lì su ci sono tre stelle molto luminose, le vedi? Formano il triangolo estivo, si vede solo in questo periodo, per questo non sono mai riuscita a mostrartelo"

Severus la ascoltava distrattamente, troppo interessato al profumo dei suoi capelli scuri che gli ricadevano sulla spalla e il petto. Si voltò a guardarla e la trovò a un centimetro dal suo viso, un sorriso allegro le coinvolgeva le labbra e gli occhi.

"Quanto sei bella, amore mio" le disse sinceramente, e le guance di lei assunsero una tenera sfumatura di rosso.

"Solo per i tuoi occhi" gli rispose. Poi improvvisamente si sentì sollevare perché l'uomo sotto di lei si stava faticosamente rimettendo seduto sostenendosi sulle braccia.

"Però pesi addosso", spezzò il romanticismo che mal sopportava se protratto troppo a lungo. Artemisia rise e sussurrò qualcosa tipo: sempre il solito, oppure, come ti permetti.

"Va bene dai, andiamo a salutare e torniamocene a casa" sancì la ragazza ormai stanca. Si alzò in piedi barcollando leggermente a causa dei tacchi sulla sabbia, appena riacquistò l'equilibri si spostò sul prato che era un terreno un po' più stabile.

"Andiamo?!" chiese impaziente, voltandosi di nuovo verso Severus che non le aveva risposto la prima volta.

Ma appena si fu girata rimase impietrita. L'uomo di fronte a lei si era infilato una mano in tasca e ne aveva estratto un minuscolo cofanetto che stava tranquillamente nel palmo di una sua mano. Respirò a fatica, non riuscendo a tirare aria nei polmoni, perché l'unica cosa che avrebbe voluto fare era urlare di gioia.

"Amore mio..." disse l'uomo aprendo il cofanetto con l'altra mano e rivelando un anello di oro bianco con al centro un luminoso diamante "...Artemisia..." anche lui era in difficoltà nel trovare le parole e scrutava le reazioni della compagna per prevedere il risultato.

"...ci siamo conosciuti in un periodo della vita difficile per entrambi, ed entrambi sembravamo essere indisponibili a ogni relazione con l'esterno, figuriamoci a un nuovo amore. Ma le circostanze ci hanno avvicinati, nolenti inizialmente, poi con molteplici battute d'arresto e accelerazioni, ma siamo rimasti vicini l'uno all'altro in ogni circostanza, tu mi sei rimasta vicino in ogni circostanza... Ormai è passato un anno da che la nostra vita è cambiata totalmente e io mi sono scoperto ad amarti ancor di più nella quotidianità delle giornate..." Artemisia lo ascoltava rapita e con il cuore che scalpitava nel petto come un forsennato. Nulla avrebbe potuto spezzare quel momento così intenso.

"Quindi... Ah non sono bravo nei discorsi! Ecco l'anello e ovviamente ne segue la domanda: vuoi sposarmi?", nulla tranne Severus stesso, vinto infine dalla sua indole.

La risata limpida di Artemisia lo raggiunse, facendolo preoccupare di aver sbagliato qualcosa e pensandoci aveva decisamente chiuso il discorso in maniera brusca, poi però il suo cuore trovò pace:

"Sì!" rispose la ragazza cingendogli il collo e baciandolo sulle labbra, mentre lui la strinse a sé per la vita sottile, le carezzò i lunghi capelli neri e le spalle scoperte.

"Non hai idea del peso che mi sono tolto" le sussurrò mentre la allontanava di un passo per poi prenderle la mano sinistra e infilarle l'anello all'anulare, entrambi tremavano e non fu un'operazione semplice.

"Temevi ti dicessi di no?" chiese la ragazza ridendo e guardando con occhi sognanti la gemma brillante. "Ah perché potevi anche dire no?" le rispose ironicamente, ma la realtà era che per quanto fosse stato sicuro della sua risposta razionalmente, una parte di lui aveva trattenuto il fiato comunque.

"Sarei stata una folle"

_Fine_

Spero che la storia sia piaciuta, io sono stata contenta di riprenderla in mano e rincontrare Artemisia, che il totalmente il mio alter ego. Un abbraccio xoxo

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