Capitolo 8
Il giorno successivo Piton lasciò Hogwarts per trasferirsi a Spinner's End, avrebbe trascorso lì le vacanze in solitudine. Stava per lasciare lo studio con le valige al seguito quando incontrò Artemisia che usciva dalla sua stanza, si era svegliata stranamente presto, fu una sorpresa vederla in piedi.
"Se ne va già?" chiese assonnata la ragazza.
"Sì, tornerò con l'inizio della scuola" si sentiva stranamente a disagio a lasciarla e le parole gli morivano in gola impedendogli di continuare la conversazione
"Va bene, passi buone vacanze" disse leggera lei mentre si accomodava vicino al camino con una tazzina di caffè in mano.
"Tu... non avere fretta a fare le valige, anche se non ci sono puoi restare"
"La ringrazio" posò la tazzina ormai vuota sul davanzale del camino e si avvicinò all'uomo, lo sguardo era febbrile.
"Professore... è stato un piacere stare con lei questi mesi"
"Non dire così solo per cortesia" voleva che quelle parole gli uscissero cariche di sarcasmo, sembravano più una preghiera. Stava quindi per aggiungere qualcosa che sarebbe suonato veramente sarcastico ma lei lo anticipò. Gli cinse il petto con le braccia e poggiò il viso all'altezza del cuore: "Non lo dico per cortesia" sussurrò.
Piton rimase allibito, il suo primo istinto fu di allontanarla, poi però il suo calore lo fece desistere e le accarezzò i capelli con una mano. Quando quell'abbraccio finì Artemisia era rossa in volto e gli occhi erano lucidi, anche quelli di Piton lo erano ma la loro oscurità nascondeva bene l'emozione.
"Sarò una comune studentessa l'anno prossimo, magari mi considererà una testa di legno, magari..." una risata la interruppe, sostituendo quelli che altrimenti sarebbero stati singhiozzi.
"Non potrò più minacciarti di affatturarti, è vietato punire con la magia le teste di legno"
"Vero, sarò al sicuro l'anno prossimo, un anno noiosamente normale"
Piton sorrise leggermente e recuperando le valige abbandonate a terra lasciò definitivamente lo studio. Appena la porta si fu chiusa un singhiozzo sfuggì al controllo di Artemisia, si rendeva conto che quell'addio era un ritorno alla normalità, ma lei si era affezionata troppo a quell'uomo per tornare a essere una comune studentessa, perché lui non era un comune insegnante e non riusciva a immaginare di non vivere più quella quotidianità insieme.
Lasciò le sue stanze in fretta per spostarsi nel dormitorio, non riusciva a restare lì senza di lui.
L'estate si preannunciava lenta e noiosa, soprattutto molto sola, ma agli inizi di agosto le arrivò una lettera da parte di Katrine che le chiedeva come stesse e le proponeva di raggiungerla nella sua villa per trascorrere le vacanze. Artemisia non se lo fece ripetere.
Si videro a Diagon Alley pochi giorni dopo, Artemisia si smaterializzò con tutte le valige al seguito e si guardò un po' intorno fin quando non riconobbe la sua chioma bionda.
"Kathrine! Kathrine!", la chiamò in mezzo alla folla, la voce le uscì più forte ed entusiasta di quanto credeva, era davvero felice di rivedere la compagna di stanza dopo mesi. L'altra finalmente la vide e le andò incontro.
"Vieni! Ci sono anche gli altri, stanno al paiolo magico".
Si destreggiarono tra la gente infilandosi spesso nei vicoli meno frequentati e alla fine giunsero a destinazione.
Charlotte, Micheal e Lidia le aspettavano seduti a un tavolino poco distante. Il primo ad alzarsi per salutarla fu Michael che la strinse e la sollevò da terra.
"Raccontatemi tutto, cos'avete fatto questi mesi?" chiese non appena si fu seduta.
"Non ci crederai mai..." introdusse Charlotte.
Passarono un paio d'ore così ad aggiornarla su tutto ciò che era successo dalla sua partenza. Lidia era stranamente silenziosa e ogni volta che Artemisia si voltava a guardarla la trovava a fare altrettanto, si sentiva stranamente a disagio di fronte allo sguardo nero dell'amica ma non vi diede molto peso.
"Eccoci arrivati!" furono interrotti dalla voce di Dafne che li raggiungeva seguita a ruota da Gabriel.
"Oddio, che ci fate già qui? Non è già ora" disse Kathrine allarmata
"Sì che lo è, sono le cinque del pomeriggio" rispose Gabriel già infastidito.
"Oh Merlino! Gli abiti per la festa!" quasi urlò Charlotte.
"Che festa?" Artemisia era totalmente spaesata. Nel giro di pochi attimi si era instaurato il regime del caos.
"Abbiamo una festa sta sera a Villa Malfoy, tu vieni con noi ovviamente, ma dobbiamo muoverci"
Così tutti si alzarono all'unisono e corsero a fare acquisti.
L'abitazione dei Malfoy era immensa e ricchissima, Artemisia non aveva mai visto nulla del genere. Furono accolti da un elfo domestico e condotti nella sala principale già piena di persone che chiacchieravano a gruppi di quattro o cinque persone. Artemisia si sentì dapprima ma quando ebbero ricompattato l'intero gruppo scoprì di essere a suo agio in quell'ambiente altolocato e sfarzoso, le sembrava di meritarlo da tutta la vita: il lusso e il potere. Riconobbe tra la folla Draco Malfoy e poco distante da lui si trovavano sicuramente i suoi genitori.
Si allontanò dal suo gruppo di amici per accostarsi ai padroni di casa. "Tu devi essere Draco, io sono Artemisia Carter, sono arrivata l'anno scorso ad Hogwarts".
Il ragazzo le si rivolse con modi impostati ma garbati: "Certamente, mi ricordo di te, ma non ti ho vista per tutta la seconda metà dell'anno scolastico", "Sono dovuta rientrare a casa dei miei in America, ma quest'anno tornerò a tempo pieno", "È un piacere saperlo".
"Draco, non mi presenti la tua amica?" furono interrotti da un uomo ben vestito, con dei lunghi capelli platino perfettamente lisci, gli occhi erano di un grigio magnetico.
"Oh padre, lei è Artemisia Carter, la migliore studentessa di Hogwarts, secondo molti supera anche la Granger", una risata di scherno lasciò le labbra di padre e figlio.
"Lucius Malfoy, è un onore conoscerla, a chi si accompagna?"
Artemisia sollevò una mano per stringerla al padrone di casa ma quello dopo averla presa nella sua le fece un galante baciamano che la lasciò lusingata.
"Sono con la famiglia Burke, sono la compagna di stanza della figlia e mi hanno invitata a trascorrere l'estate da loro"
"Un'ottima famiglia purosangue. Ora perdonatemi ma devo intrattenere alcuni ospiti appena arrivati. Spero di rivederla presto", le fece un altro baciamano e se ne andò.
Con l'avanzare della festa e l'arrivo di altre persone nella sala iniziò a fare un gran caldo e complice l'alcool Artemisia aveva bisogno di una boccata d'aria fresca. Camminava spedita sui tacchi alti grazie vari incantesimi che Kathrine aveva praticato, doveva farseli insegnare. Uscì su una terrazza ma appena mise piede all'esterno si fermò perché c'erano due persone che parlavano poggiate alla ringhiera, il primo era nuovamente Lucius Malfoy l'altro, invece, era di spalle ma non le ci volle neanche un secondo a riconoscerlo. Si avvicinò titubante salutando educatamente per attirare l'attenzione dei due maghi.
Piton si voltò e quasi non la riconobbe. Era avvolta in un abito color vinaccia, scollato davanti ma non volgare visto il seno piccolo e alto della ragazza, aveva un profondo spacco su una gamba e il vestito si arricciava sulla vita creando delle morbide pieghe che rendevano l'intera figura ancora più sensuale, mentre la scollatura sulla schiena la lasciava in buona parte scoperta. Era una donna bellissima.
Artemisia, a sua volta, si soffermò sulla figura dell'insegnante. Aveva una giacca due bottoni nera sopra una ben stirata camicia bianca, o forse c'era una punta d'azzurro per quanto sembrava luminosa, e un lungo pantalone nero elegante che cadeva dritto su delle lucide scarpe stringate, indossava dei gemelli in argento e la catenella di un orologio pendeva dal taschino. Era perfetto, vestito di tutto punto, eppure osservandolo in volto si percepiva una tensione continua, ma forse la vedeva solo lei che aveva l'occhio fine quando si trattava di lui.
"Spero di non aver interrotto una conversazione importante" si scusò la ragazza.
"Assolutamente no, non si preoccupi. Mi perdoni lei per essermene andato bruscamente prima ma gestire una festa del genere è sempre impegnativo. Ah ma lei è priva di calice" e ordinò a un povero elfo domestico di portarle del vino, Artemisia non poté rifiutare anche se aveva già bevuto abbastanza.
Lucius fece per iniziare una conversazione ma Piton lo fulminò. "Lucius ti spiace?", il biondo alzò lo sguardo sull'amico e disse visibilmente infastidito: "vi lascio, ho i miei impegni da padrone di casa. Buona serata".
Artemisia e Piton rimasero soli in un pesante silenzio. Fu lei la prima a parlare: "Come sta?", "Bene" rispose teso. "Come mai è qui?" chiese ancora lei,
"Conosco Lucius da anni, era normale mi invitasse", le risposte dell'uomo erano brevi e fredde, come se non ci fosse mai stata alcuna confidenza tra di loro.
"E perché è venuto, non è solito da parte sua", egli si voltò di scatto verso di lei: "Lei non sa cos'è da me e cosa no" rispose con tono crudele. Il battito di Artemisia si fermò per un momento, si morse il labbro a disagio, stette in silenzio per alcuni attimi, poi riacquisto il suo autocontrollo e insistette tranquilla: "Ha passato delle buone vacanze?".
L'uomo sbuffò rumorosamente, non era più abituato a quella ragazzina testarda che sapeva perfettamente quando poteva insistere e quando invece era meglio lasciar perdere. Quando era tornato a casa sua per le vacanze aveva immaginato sarebbe stata una liberazione, invece dopo i primi giorni a godere dell'assoluta solitudine aveva scoperto che leggere in poltrona non era lo stesso, che distillare una pozione poteva essere lungo e noioso, e che stare soli poteva alienare. Tutte cose che prima che Artemisia entrasse nella sua vita non aveva mai provato, ora invece aveva il desiderio di commentare una lettura ad alta voce e poter iniziare una discussione stimolante, voleva lavorare su una pozione con qualcuno che lo supportasse e gli alleggerisse il compito, cercava la sua silenziosa compagnia per non sprofondare nell'angosciante solitudine. La sua, e solo la sua.
"Niente di rilevante," rispose soltanto.
Scese definitivamente il silenzio sta loro, Artemisia beveva dal proprio calice lo stesso faceva Piton al suo fianco. Si osservavano con la coda dell'occhio ma mentre lei era apprensiva, lui notava coma la luce della luna le illuminasse il profilo armonioso e gli occhi verde scuro tanto intensi.
"Tu come stai?" parlò finalmente l'uomo. "Bene"
Alzò un sopracciglio guardandola divertito: "Veramente pensi di poter mentire a me?", lei rise per poi rifarsi seria: "No, sto bene sul serio, solo che... è passato un anno" rispose malinconicamente bevendo l'ultimo sorso dal calice e voltandosi a guardarlo. I loro sguardi si fermarono l'uno nell'altro e sembrò loro di perdercisi. "Ti manca la Thomas?", Artemisia sbarrò gli occhi sentendosi scoperta sul fatto.
"Ho provato a usare la legilimanzia ma nonostante l'alcool le barriere reggono. No, semplicemente ti conosco"
Artemisia parve soppesare quelle parole e poi accettarle come vere. La conosceva veramente.
"Sì ma... quello che mi preoccupa è che quando penso a lei provo solo una grande nostalgia, non sento più quello che sentivo prima e... non voglio dimenticarla ma non posso neanche vivere nel passato. Mi ucciderebbe lentamente continuare ad amarla senza poterla più avere con me"
Erano nel vagone del treno rosso scarlatto, Artemisia era contenta di tornare a scuola e mettere fine alla monotonia delle sue giornate. Stava con i suoi amici e chiacchieravano del più e del meno.
"Ecco ora che ci siamo tutti..." disse Lidia con un enorme sorriso abbassandosi nella sua valigia per prendere qualcosa. Anche gli altri fecero lo stesso, Artemisia li guardava interrogativa. "Auguri!" urlarono tutti insieme, Artemisia si voltò a guardare Kathrine che era l'unica che sapeva fosse stato il suo compleanno. "Un po' in ritardo" disse Michael, "però tu non ce l'avevi detto" la sgridò Charlotte porgendole il suo regalo. Artemisia li ringraziò con le lacrime agli occhi e nel giro di poco aveva scartato tutti i pacchetti. Charlotte le aveva regalato un paio di guanti neri lunghi in pizzo, elegantissimi; Michael e Gabriel le avevano regalato un avversaspecchio, conoscendo il suo interesse per la magia oscura mentre Lidia le aveva preso un completo giacca e pantalone viola saturo.
"Oh Salazar! Lidia! Ma avrai speso tantissimo" si lamentò Artemisia mentre accarezzava il tessuto costoso. "Ma quando mai? Mamma è la proprietaria di uno dei negozi d'abbigliamento più importanti di tutta Londra magica, l'ho preso da lei, ha lo stesso colore del tuo vestito e ti stava davvero benissimo", "Ah ma era vestita dai Malfoy? Era più scoperta che coperta" commentò Gabriel ridendo, "Forse non te ne sei accorto perché hai passato mezza serata a guardarle la scollatura" gli rispose piccata Charlotte che non sopportava quei modi poco eleganti.
*
Piton rientrò nei suoi alloggi la sera del primo ottobre, aveva partecipato alla cena e allo smistamento con poco interesse e molto disgusto. Solo in un momento della serata si era sentito osservato e voltandosi aveva scoperto che a rivolgergli attenzione era, ovviamente, Artemisia. Aveva penato in un primo momento di sollevare un sopracciglio sarcastico, come a dire: "non hai nulla di meglio da fare?", poi invece aveva scelto di ignorarla. Erano tornati ad essere professore e alunna, una comune alunna, e non era conveniente mostrarsi più accomodante con lei che con altri. Eppure mentre pensava questo una parte di lui scalpitava per manifestare quello strano affetto che provava nei suoi confronti, si manifestava nei gesti e negli sguardi e lui doveva controllarsi costantemente.
Al suo rientro le stanze parvero più silenziose e desolate che mai. Poggiò il mantello su una poltrona con estrema lentezza e si guardò intorno: la scrivania maniacalmente ordinata gli ricordava quando quella ragazzina l'aveva aiutato con i compiti da correggere; le poltrone le serate che avevano trascorso a leggere e a bere un bicchiere di vino; il camino gli sembrava diverso senza lei seduta sul davanzale a prendere calore...
Entrò nella camera degli ospiti, perfettamente ordinata, lasciata impeccabile come ci si sarebbe aspettato da lei, l'armadio vuoto, la scrivania vuota, il materasso spoglio. Solo un oggetto era fuori posto, un libro sul comodino: Orgoglio e Pregiudizio. Ridacchio passandosi l'oggetto tra le mani e ricordandosi quel giorno in cui l'avevano commentato insieme, poche ore prima che tutto precipitasse, prima che lui si ritrovasse nuovamente con l'acqua alla gola.
Tornò nell'ufficio e si sedette sulla sua poltrona, osservando quella che era stata della ragazza ora vuota. Si sentì solo...
Nel mentre Artemisia aveva abbandonato i suoi amici in sala comune, stavano ridendo e scherzando, era felice di stare di nuovo con loro ma le mancava la compagnia silenziosa e senza aspettative che le dava il mago, con lui non era mai stata costretta a parlare o dire qualcosa, era il silenzio a farlo. Si trovò fuori alla porta in ebano, tentò di sentire un rumore proveniente dall'interno, qualcosa che la convincesse a bussare ma si ricordò lo sguardo di assoluta indifferenza che le aveva rivolto in Sala Grande, la loro conversazione l'ultimo giorno di scuola. Era una studentessa come le altre ormai, non voleva vederla, il suo obbligo era finito e preferiva tenersi stretta i ricordi così come erano, invece di guastarli scoprendolo distante. Si voltò e se ne andò, mentre all'interno Piton apriva la prima pagina del libro per sentirsi meno solo.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top