Capitolo 46

Esplosioni e urla erano il sottofondo del suo sonno. Era crollata sperando solo che il dolore all'avambraccio passasse e dopo molto così era stato. Era crollata sotto lo sguardo preoccupato di Silente e Black che si scambiavano qualche parola sull'accaduto. In quello studio vi era una quiete innaturale ma fuori di lì imperversava la battaglia.

Sotto lo sguardo di tutti gli studenti e insegnanti Piton era fuggito. "Codardo!" gli aveva gridato dietro Minerva McGranitt e poi aveva preso in mano la situazione coordinando gli studenti. I minorenni furono fatti evacuare, i Serpeverde furono chiusi nei sotterranei, e i professori si affrettarono per alzare le difese più potenti possibile intorno ad Hogwarts.

"Che fine ha fatto Artemisia?" chiese Rolanda preoccupata non vedendo la collega da nessuna parte. "Non ne ho idea" rispose Vitius, Harry Ron ed Hermione che in quel momento stavano lasciando la sala per ricercare il diadema li sentirono parlare.

"Te l'avevo detto, Harry, deve essere andata via con Piton, si è riunita a Tu-Sai-Chi" gli sussurrò la ragazza.

"Ma non è possibile, sapeva degli horcrux, solo Silente può averglielo detto e poi ci ha aiutati, se fosse stata dalla sua parte ci avrebbe consegnati a lui quando ne aveva l'opportunità" ragionò il prescelto. Ma non avevano tempo, il discorso cadde nel vuoto e si affrettarono ognuno ai propri compiti, Harry con Luna e Ron ed Hermione verso la camera dei segreti.

Intanto i mangiamorte si erano radunati ai confini della scuola, il Signore Oscuro li capeggiava soddisfatto. "Illusi, non dureranno una notte" rise con la sua risata sibilante e si voltò a guardare il suo braccio destro appena giunto. "Potevo aspettarmi tanta stupidità da Alecto e Amycus, ma che Artemisia si facesse schiantare da degli studenti... se li recupereremo bene, altrimenti sarà la conseguenza della loro incapacità", Piton si limitò ad annuire con il capo, lo sguardo gelido mentre osservava la barriera resistere sotto gli incantesimi dei suoi compagni.

Un fasciò di luce accecante partì dal mago oscuro di fianco a lui e si schiantò contro la protezione. Seguì quel fulmine fino alla bacchetta dell'uomo, una bacchetta talmente particolare da essere immediatamente riconoscibile, la bacchetta di Silente. L'incantesimo si interruppe bruscamente, Voldemort ritrasse la mano come se si fosse bruciato e studiò il legno con i suoi piccoli occhi insanguinati, l'espressione adirata.

Un urlo entusiasta distolse l'attenzione di Piton dal mago, la barriera era caduta e ora i mangiamorte, i giganti, i lupi mannari si riversavano nei confini del castello. In pochi minuti il cortile iniziò a illuminarsi delle luci rosse degli schiantesimi e quelle verdi mortifere, fuoco e fiamme si innalzarono tra le mura. Quando si voltò scoprì che lì erano rimasti pochi compagni che scalpitavano per prendere parte allo scontro. Il suono cadenzato di passi e di un bastone lo raggiunse e un odore di tabacco ed alcool gli arrivò alle narici.

"Lucius" lo salutò freddamente.

"Ti vuole vedere, ti aspetta nella stamberga strillante", era giunto il momento, lo sentiva. Istintivamente si strinse la tasca interna del mantello al petto, un astuccio di quelli di pelle che si avvolgono su sé stessi conteneva tutte le pozioni che gli occorrevano, le lacrime di fenice invece erano in un'altra tasca avvolte in un panno per proteggerle da eventuali urti.

"Prima della fine della battaglia pensa a cosa è meglio per Draco, è un consiglio spassionato Lucius, accoglilo" gli disse.

"Sei stato un ottimo compagno, Severus" fu la risposta dell'altro che non diede a vedere quanto quelle parole lo avessero colpito. Era preoccupato, Draco era nel castello, non si era riunito al Signore Oscuro, e non sapeva cosa avesse in mente. Forse ci aveva visto più chiaro di lui in quella situazione o forse si sarebbe solo fatto ammazzare.

I due amici si salutarono con una stretta di mano e si incamminarono nelle direzioni opposte.

Non appena entrò nella vecchia villa dalle pareti marcescenti sentì il gelo entrargli nelle ossa, i dissennatori si aggiravano nei dintorni di quel luogo ma non erano solo loro la causa di quel freddo. Scese fino al deposito delle barche e lì il suo signore stava in piedi.

"Ho un problema, Severus" iniziò il mago oscuro camminando accorto sul pontile di legno che scricchiolava sotto i propri piedi, sollevò la bacchetta che era appartenuta ad Albus mostrandogliela chiaramente.

"Non funziona come dovrebbe", era quello il problema? Era per quella che sarebbe morto?

"Avete compiuto magie straordinarie con quella, mio Signore" tentò di compiacerlo

"No... io sono straordinario ma la bacchetta mi resiste. Ho riflettuto a lungo e a fondo, Severus, sai perché ti ho chiamato dalla battaglia?" ci stava girando in torno e ciò accresceva la paura e la tensione nel corpo di Piton.

"No, mio Signore, ma vi prego, fatemi tornare lì, posso trovare Potter e portarlo da voi" tentò di trovare una via di fuga, una qualsiasi scusa, tentativi futili ma in quel momento avrebbe tentato qualsiasi cosa.

"Il ragazzo verrà da me spontaneamente, lo conosco. Ma invece... ho passato la notte qui a chiedermi perché la bacchetta non funzionasse come dovrebbe, perché non mi rispondesse come desideravo e... credo di avere la risposta"

"Mio Signore... mi faccia andare dal ragazzo..." quella richiesta uscì come una supplica, doveva parlare con Harry, doveva tornare da Artemisia, voleva vivere ma doveva morire. La sua richiesta fu ignorata.

"Forse la conosci già. Sei un uomo intelligente, Severus. Sei stato un servitore degno e fedele ma la bacchetta di sambuco non può rispondermi a dovere perché io non sono il suo vero padrone. Essa appartiene a colui che ha ucciso il suo ultimo proprietario... Tu hai ucciso Albus Silente"

L'aria divenne pesante, quasi irrespirabile, Piton si sentiva già mancare le forze, era più pallido del solito e la paura attraversò i suoi occhi quando vide il serpente avvicinarsi ai piedi del suo signore attorcigliando il collo ad S.

"Nagini, uccidi" furono le due parole che segnarono il lancinante dolore che avvertì un istante dopo al collo. Si portò una mano sulla ferita ma la ritrasse immediatamente quando vide la bestia accanirsi su di lui ancora e ancora. Ogni colpo gli levava il fiato e le forze, lo faceva sbattere contro la parete alle sue spalle e lo fece scivolare ancor di più al suolo. Vedeva con difficoltà l'ambiente intorno a sé, la vista era appannata, e quando quella tortura si fu fermata avvertì in lontananza solo il rumore della smaterializzazione. Cercò di recuperare tutte le energie che gli restavano per recuperare le pozioni ma un rumore di passi e delle voci sussurrate lo distolsero da quello scopo. Riconobbe la voce di Potter e una mano tamponargli la ferita sul collo procurandogli ulteriore dolore. Quella era l'unica occasione che aveva di dirgli la verità.

"Harry, girati" disse Hermione indicandogli Piton che rantolava a fatica. "Prendila...prendila e portala al pensatoio..." lacrime argentee scorrevano calde sulla sua guancia emaciata. Fu la ragazza ad estrarre un'ampolla per raccogliere quei ricordi.

"Gua-guardami" fu l'ulteriore richiesta dell'uomo. Harry si voltò nuovamente, lo sguardo pieno di stupore e pena per quell'uomo che aveva sempre odiato ma che adesso vedeva lì moribondo ed inerme.

"Hai gli occhi di tua madre" gli disse riempendosi di quegli occhi di un verde salvia morbidissimo. Gli occhi che aveva amato per più di 20 anni, gli occhi che forse avrebbe rivisto, forse non era la sorte peggiore lasciarsi andare e mettere fine a quel dolore.

Il rumore della porta che si apriva giunse distante alle orecchie di Artemisia che stava riversa a terra, la schiena poggiata alla poltrona, la mano desta a stringere l'avambraccio sinistro che ricominciava a bruciare.

"Oh miseriaccia!" fu la reazione di Ronald a quella vista. Hermione però fu la prima a lanciarsi vicino a lei per sentirle il battito e soccorrerla. Trovò nel suo mantello un astuccio pieno di pozioni e riconoscendone una corroborante gliela fece bere. Artemisia subito si svegliò e la prima cosa che disse fu "Severus..."

Lo stupore si dipinse negli occhi dei tre, Harry la guardava dall'alto tornando subito pensieroso, le offrì il braccio e la fece alzare.

"Il professor Piton è morto, lo ha ucciso Lui nella stamberga strillante"

Artemisia che si era appena rimessa in piedi barcollò all'indietro e per poco non inciampò nella poltrona.

"No... no... non è AAAH" il marchio le bruciò nuovamente, respirò a fondo per recuperare la compostezza e infine disse: "devo andare" arrancò fino alla porta non dando alcuna spiegazione.

Corse giù per le scale evitando macerie e detriti, distolse lo sguardo quando dei corpi le si presentarono lungo la strada, e si stupì dell'immobilità che vigeva nei corridoi. Avevano interrotto gli scontri?

Attraversò il cortile e scansando i rami del platano picchiatore si infilò nel passaggio tra le radici, si tenne affaticata alle pareti di terriccio del tunnel e salì le scale che conducevano alla casa. "Severus! Severus!" chiamò agitata. Salì ai piani superiori ma nulla, discese nuovamente fino all'ingresso e poi imboccò una scalinata verso il basso, un rumore di acqua e barche si avvertiva ormai vicino. Sbucò in una specie di molo e subito sussultò quando un liquido viscoso sotto le scarpe la fece quasi scivolare. Era sangue.

Si voltò, già sapendo cosa si sarebbe trovata davanti agli occhi, pensava di non averne la forza e invece lo guardò riverso a terra, la gola recisa, il viso pallido, le occhiaie profonde. Di fianco a lui stava srotolata una custodia di pelle, un paio di boccette erano aperte e vuote.

Si inginocchiò di fianco a lui, i pantaloni si impregnarono del suo sangue, ma non se ne curò. Aveva bevuto due fiale della pozione che avevano distillato, ma le altre erano intatte, probabilmente gli erano mancate le forze. Tremando gli prese il polso nella mano e avvertì un leggerissimo, quasi impercettibile battito, avvicinò il dorso della mano al suo viso e sentì il fiato caldo sfiorarle la pelle.

Cercò rapidamente le lacrime di fenice tra le altre boccette ma nulla, cercò nelle tasche e anche lì mancavano, cercò sul pavimento, fin quando uno sfavillo nella mano sinistra dell'uomo attirò la sua attenzione. Eccole.

Le rovesciò tutte nella ferita sul collo, tra sé pregava un dio in cui non sapeva neanche di aver creduto, prese l'unguento cicatrizzante e lo distribuì sulla ferita che già si stava rimarginando per effetto delle lacrime, la pelle sottile e arrossata si richiuse. Il corpo di Piton fu scosso da una tosse improvvisa, ma era un segnale che in quel momento poté solo tranquillizzarla.

"Va tutto bene, non mi lascerai qui da sola, non accadrà" gli ripeteva. Prese una pozione rimpolpasangue e una corroborante e gliele calò in gola, il viso di Piton riprese colore. Attinse anche alla propria scorta di pozioni, aveva troppo poco sangue ed energie in corpo, e raddoppiò le dosi.

Si ritrovò improvvisamente senza più nulla da dargli, aveva consumato ogni goccia che potesse servirle. Non aveva altra alternativa se non aspettare, eppure restare lì la stava logorando.

"Severus, ti devi svegliare, ti prego, apri gli occhi" la sua voce preoccupava giungeva ai meandri della mente di Severus come se lui fosse in fondo a un pozzo e lo stessero richiamando dalla superficie.

"Io... io non voglio lasciarti ma la battaglia deve concludersi, Harry va protetto, Draco va protetto, ci sono molte persone che amo al castello" sperava lui capisse, perché per quanto volesse rimanere lì ad aspettare, quell'attesa lontana dallo scontro, agonizzando vicino a lui non sapendo se si sarebbe svegliato, la angosciava.

Armata di determinazione fece levitare il suo corpo fino al tunnel sotto la casa, lì fu costretta a caricarselo in spalla perché era un passaggio troppo stretto per usare la magia e arrancando lo trascinò fuori dove premette il nodo sulle radici del platano e quello fermò i suoi rami. In quei momenti ringraziava di non aver mai saltato un allenamento da quando era stata a Villa Malfoy perché non avrebbe mai avuto la forza altrimenti di trascinarselo dietro.

Una volta in cortile potè usare nuovamente la magia e con il corpo di Piton sollevato a mezz'aria raggiunse l'uscita laterale del castello che portava direttamente nei sotterranei, ricordava di averla usata più volte quando andava a guardare le stelle da studentessa.

Senza intoppi giunse nei propri alloggi, trasfigurò il divano in un letto e vi adagiò il corpo di Piton che era nuovamente pallido, lì fortunatamente aveva altre pozioni e potè dargli altra rimpolpasangue. "Phineas! Phineas!" chiamò e il quadro sul camino si riempì della figura del preside Black. "Mi fido di te, tienilo d'occhio, se succede qualcosa fammi chiamare, i quadri mi troveranno".

Si assicurò che la temperatura fosse normale, che non avesse strani spasmi, che fosse idratato, ricontrollò i parametri ben tre volte prima di uscire a malincuore da quello studio.

Non appena uscì dall'ufficio si diresse verso la sala comune ma il castello era stranamente silenzioso, entrò e lo spettacolo che si trovò difronte era angosciante, alcuni corpi erano adagiati a terra in fila, alcune persone si trovavano sedute agli estremi della sala e altre le assistevano. Riconobbe immediatamente la chioma rossa della signora Weasley, al suo fianco c'era Rolanda, avevano entrambe un'espressione affranta. "Artemisia!" si voltò la collega riconoscendola e andandole in contro. "Che fine avevi fatto?", "È troppo lungo da spiegare, dove sono tutti?" chiese trafelata. "All'esterno, stavo per uscire anche io, Tu-sai-chi ha convocato tutti per dire qualcosa".

Giunsero all'esterno, la massa di studenti, insegnanti e membri dell'ordine stava raccolta in cortile a semicerchio, i mangiamorte li fronteggiavano, i volti scoperti, i mantelli neri sulle spalle, la follia negli occhi. Di fianco a Voldemort stava Hagrid con un corpo in braccio, lo teneva con una delicatezza estrema e piangeva solo a guardarlo.

"HARRY POTTER È MORTO!" urlò il mago oscuro causando le risate dei suoi compagni e lo sgomento nei suoi avversari. Artemisia non ascoltò oltre ciò che stava dicendo, cercava con lo sguardo Draco, e non vedendolo da nessuna parte temette si fosse riunito a lui, si sporse leggermente ma vide Lucius e Narcissa studiare la folla al suo stesso modo.

Finalmente lo vide, era ancor più in disparte di lei, lo sguardo sofferente e disgustato, il pentimento da tutti i suoi errori. Lo raggiunse e appena gli fu abbastanza vicina lo abbracciò, lui non si era accorto di lei ma appena la riconobbe si sciolse in quell'abbraccio. "Cosa, cosa ci fai qui?" le chiese il ragazzo confuso.

"Scelgo la parte giusta. Ora ascoltami, devi andare nel mio studio nei sotterranei e rimanerci, lì troverai qualcuno, prenditi cura di lui finchè non torno, chiaro?"

"Io... io voglio combattere...", "No, Draco, qui ci penso io", e le sue parole furono pronunciate con un tono talmente duro da non permettergli di ribattere. La strinse nuovamente a sé prima di rientrare nel castello diretto ai sotterranei, fece appena il tempo a rientrare che un boato di stupore attraversò la folla. Artemisia si girò istantaneamente e vide Potter rotolare a terra e iniziare a correre.

Il Signore Oscuro lanciò un grido di rabbia e iniziò a scagliargli contro diversi incantesimi. Senza pensarci due volte Artemisia abbandonò la folla e con un incantesimo deviò l'anatema che era rivolto ad Harry. Voldemort si girò pronto ad accanirsi su chi avesse osato sfidarlo ma quando riconobbe la ragazza a fronteggiarlo il suo voltò mutò tra l'irato e lo sgomento e Artemisia ebbe il tempo di rigettarsi nella mischia e sparire dalla sua vista.

Corse a perdifiato evitando persone e incantesimi, destreggiandosi tra gli scontri e cercando di mettere più distanza possibile tra lei e l'Oscuro.

"Guarda, guarda chi abbiamo qui, la professorina che ci ha fregati tutti. Ma io lo dovevo immaginare, se era un traditore Piton dovevi esserlo anche tu". Bellatrix le stava davanti nel mezzo del corridoio del pian terreno e le si avvicinava con lo sguardo affamato.

"Togliti da mezzo Bella", "Hai paura di duellare, forse?" la istigò la strega ormai lontana da lei solo di un paio di metri, il bracciò alzato e steso, la bacchetta ancor più vicina.

"No, di certo" fu la risposta della ragazza che con un rapidissimo movimento di bacchetta si spinse molti metri più dietro mettendo una discreta distanza di sicurezza. Lo scontro iniziò:

Bellatrix fu la prima ad attaccare con la maledizione Cruciatus, la sua vera e propria firma, ma schivando l'incantesimo Artemisia riuscì a non farsi colpire. Rispose con un incantesimo di disarmo che si schiantò contro uno scudo molto potente che ne annullò l'effetto.

"Incantesimi da scolaretta, ecco cosa sai fare, non ti abbiamo insegnato niente di meglio?" la irrise la mangiamorte continuando a offendere con incantesimi a ripetizione e che Artemisia parò e deviò con non poca difficoltà.

"Mi devo sentire chiamato in causa?" una voce ben conosciuta giunse dalla gradinata, Dolohov la stava discendendo con passo allegro, un sorriso entusiasta stampato il volto e si rigirava la bacchetta tra le dita. Quel suo atteggiamento spavaldo scomparve nel momento in cui capì con chi stesse lottando Bellatrix.

"Artemisia..." fu l'unica cosa che riuscì a dire prima che la voce della compagna gli giungesse insopportabile alle orecchie.

"Non fare il sentimentale Antonin e aiutami a punire questa traditrice". Artemisia approfittò di quella distrazione per scagliare a sua volta una cruciatus che colpì la sfidante in pieno con tutto l'odio e la voglia di provocare dolore che avesse mai provato. Le urla della strega si propagarono per tutto il castello attirando l'attenzione di molti che a debita distanza osservarono lo scontro.

Antonin a quella vista smise di indugiare e attaccò Artemisia costringendola a interrompere la maledizione per difendersi. Bellatrix era ancora a terra annaspante mentre la ragazza duellava con Dolohov, lo aveva battuto una volta, pensava, poteva farlo ancora ma Bellatrix si era ripresa e si era sollevata da terra.

"Ora ci divertiamo, sporca traditrice" un lampo di luce verde partì dalla bacchetta curva della strega e si andò a infrangere su una parete di roccia che si erse dal pavimento richiamata da Artemisia. La ragazza respirò forte e quando il suo rifugio crollò era pronta a rivolgere a Bella la stessa maledizione, poi un'altra e un'altra ancora. Incantesimi oscuri di ogni genere la attaccavano e con essi rispondeva ma erano due contro una e iniziava a accusare la stanchezza.

Improvvisamente un reducto molto potente provenne dalle sue spalle facendo crollare su Antonin una colonna, quando si voltò una chioma rossa la affiancava.

"Ginny, che ci fai qui! I minorenni dovevano essere evacuati!" le urlò contro cercando però di non perdere il ritmo dello scontro e, anzi, adattandosi a quello nuovo dato dalla compagna.

"Non potevo andarmene, mi sono allenata per questo!" le gridò di rimando iniziando a incalzare anche lei. Il duello era a uno stallo, Ginny la supportava ma non poteva essere davvero risolutiva e spesso rimaneva allibita di fronte alle magie oscure che Artemisia non aveva remore ad utilizzare.

La risata di Bellatrix echeggiò nel momento in cui colpì la più giovane con un incanto pietrificante e quella crollò a terra immobile. Artemisia ebbe la prontezza di difenderla con un incantesimo scudo ma così facendo rimase scoperta per Antonin che le lanciò uno schiantesimo facendola volare molti metri più dietro.

Aveva la vista offuscata e le doleva la schiena, sentì però una voce gridare: "No, mia figlia no, bastarda!" poi una luce verde e Bellatrix era a terra priva di vita.

Si risollevò forzatamente e andò in soccorso della signora Weasley che si era ritrovata solo contro Dolohov.

"Molly porta via Ginny. È una questione tra noi due"

Artemisia ed Antonin si ritrovarono a fronteggiarsi, mentore e allieva, mangiamorte contro mangiamorte.

"Da quanto ci hai traditi?" le chiese l'uomo tenendo alta la bacchetta ma non scagliando nessun incantesimo. "Non sono mai stata dalla vostra parte- ammise -ho preso il marchio solo per ordine di Silente", "Un onore che non meritavi" ringhiò l'uomo sputando a terra, "Se onore si può chiamare" fu la risposta secca di Artemisia.

A quelle parole seguì il primo attacco da parte della ragazza, un expelliarmus molto preciso che però fu bloccato da uno scudo. Seguì Antonin con una cruciatus che andò a vuoto.

Il ritmo dello scontro era molto calato perché erano entrambi stanchi e feriti, ad Artemisia doleva la schiena e l'altro aveva diversi lividi e graffi a causa del reducto di Ginny. Coloro che osservavano lo scontro vennero attirati da qualcos'altro e più o meno celermente si spostarono all'esterno lasciando i due a duellare da soli.

Una voce però li raggiungeva, era Harry, le sue parole giungevano indistinte e a quelle gli rispondeva un'altra simile a un sibilo, Voldemort.

Entrambi si interruppero cercando di cogliere ciò che si stavano dicendo.

Quando si voltarono nuovamente due lampi di luce verde partirono dalle loro bacchette andandosi a scontrare a metà percorso, ne scaturì un'inaspettata esplosione che li fece volare ai capi opposti del corridoio e rimasero stesi al suolo, incapaci entrambi di alzarsi. 

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