Capitolo 41

Era una domenica mattina di marzo, le giornate si stavano allungando e la neve iniziava a sciogliersi annacquando il terreno fangoso ma lasciando spazio a sottili fili d'erba. Si era alzata all'alba per lasciare il castello senza essere vista, si era dunque smaterializzata non appena aveva superato i confini della scuola.

Si ritrovò alle porte di una piccola cittadina, "Godric's Hollow" diceva un cartello semicancellato e malfermo. Con il cappuccio tirato in testa a coprirle il viso iniziò a percorrere le strade più esterne fino a giungere al limitare di un boschetto. Vi si addentrò percorrendo il corso di un torrente, il rumore dell'acqua la accompagnò fino a una radura nella coltre degli alberi. Si guardò intorno, il sole si era alzato e i raggi che passavano tra i rami le scaldavano i vestiti e la pelle. "Fanny!" gridò, "Fanny" riprovò ma non accadde nulla. Si inoltrò tra gli alberi ma quel bosco sembrava disabitato persino dagli animali comuni. Tornò indietro fino al ruscello per percorrerlo a ritroso e con sua sorpresa una figura di donna stava seduta sul bordo a giocare con i piedi nell'acqua. Si avvicinò cauta fin quando si rese conto che la luce del sole ne attraversava il corpo per poi essere rifratta in ogni direzione. La donna si voltò sorridendole teneramente. "Ciao", "Ciao?" era sbalordita.

"Sono la ninfa del fiume, ti ho vista arrivare e mi hai incuriosita. Ciò che cerchi non è qui, non la vedo in questi boschi da un centinaio di anni", "Conosci Fanny?" chiese speranzosa, "Certo, eravamo amiche, prima che seguisse un ragazzo degli occhi azzurri".

"Non sai dove posso cercarla?", "Se è tornata da queste parti di certo sarà a casa di quel ragazzo, non è mai stata propensa ad abbandonare i suoi umani", "Grazie! Grazie del consiglio!" corse a perdifiato risalendo il corso d'acqua, poi incantò la bacchetta per farle strada fino a casa Silente. Si dovette dirigere verso il centro città dove era più riconoscibile dunque eseguì un incantesimo di disillusione per nascondersi. Era una casa modesta, il contrario di quello che si sarebbe aspettata, verificò con un incantesimo se vi fossero protezioni ma nulla, era libera di entrare.

Varcò il cancello d'ingresso, poi aprì la porta principale ed entrò. Era una comune villetta a schiera su due piani, un salottino sulla sinistra, la cucina in fondo che affacciava sul giardino retrostante, e delle scale sulla destra, le salì dopo aver controllato gli altri ambienti. Al secondo piano trovò 2 camere da letto con 2 posti letto ciascuna, la prima era evidentemente femminile, vi erano ancora dei copriletto trapuntati e impolverati, due grandi armadi intagliati e delle foto sulla cassettiera, tra quelle riconobbe Ariana. La seconda stanza aveva la porta chiusa.

Vi si accostò trepidante, il cuore le martellava in petto pieno di aspettative. "Alhomora" sussurrò e la serratura scattò. Afferrò la maniglia e la spinse verso il basso, la porta si aprì sulla stanza. La camera era intatta, i letti fatti, la libreria spoglia tranne che per qualche libro di scuola, i raggi arancioni del tramonto illuminavano lo spazio vuoto. Artemisia crollò a terra esausta, si stava ormai facendo buio e non aveva più idee su dove cercare, lì di Fanny non c'era traccia.

Rientrò al castello stanca e demotivata, un fiume di lacrime premeva per sgorgare sul suo viso ogni volta che si soffermava a pensar a quel fallimento. Non aveva trovato la fenice e non avrebbe trovato un altro modo di salvare Severus.

Rientrò nelle sue stanze senza incontrare nessuno, per sua fortuna, perché non avrebbe saputo spiegare la sua presenza per i corridoi a quell'ora tarda. Entrò nel camino e si smaterializzò nella presidenza, trovò Severus alla sua scrivania ma non appena la vide si sollevò dalla sedia e le corse incontro

"Che fine avevi fatto? Non sei venuta né a pranzo né a cena, non eri nei tuoi alloggi, nessuno ti ha vista per la scuola, i quadri non sapevano nulla" la sommerse con la sua preoccupazione senza prestare attenzione all'espressione sofferente sul suo viso. Si stupì dunque quando lei getto il viso nel suo petto scoppiando in lacrime.

"Andiamocene Severus, andiamocene via finché possiamo. Scappiamo da questa guerra" le parole erano intervallate dai singhiozzi e ogni tentativo di calmarla era inutile. Severus provava a carezzarle la schiena e stringerla a sé ma nulla quietava il suo pianto disperato. "Ma che dici? Non possiamo andarcene, Potter deve portare a termine il suo compito, io devo parlargli" cercava di spiegarle che fosse impossibile per lui tirarsi indietro.

"Lo farò io, parlerò io con Harry ma tu vattene" era sconvolto da quella reazione immotivata e altrettanto angosciata. "Questo... io non posso, l'ho promesso"

"L'hai promesso a Lily, sì lo so. Ma io sono qui, e ti sto chiedendo di pensare a te stesso per una volta e di andartene" sentire il suo nome pronunciato dalle labbra di Artemisia fu quasi un ossimoro, una sinestesia, qualcosa che non doveva stare insieme perché gli strideva alle orecchie come il gesso sulla lavagna.

"Non posso farlo" e così dicendo si staccò da lei, come scottato, e si ritirò nelle sue stanze. Affranto dalla scelta che aveva compiuto, perché era sto come scegliere tra Lily e Artemisia, ma lui sarebbe riuscito a fare entrambe le cose: adempiere al suo dovere e vivere il resto della sua vita con lei.

La ragazza rimase sola nello studio, ancora scossa dai singhiozzi e dal tremore, che dopo essere stata lasciata lì avevano trovato nuovo vigore. I quadri la osservavano apprensivamente dall'alto scambiandosi qualche parola sussurrata.

"Cos'è successo?" chiese Phineas anticipando Silente che voleva porre la stessa domanda.

"Non c'era, credevo di trovarla ma non c'era"

Si trovava nel proprio studio, intenta a correggere le verifiche che aveva fatto nelle classi del primo anno prima delle vacanze di Pasqua, stava combattendo a suon di inchiostro rosso con i compiti della classe Grifondoro-Tassorosso e la fatica che richiedevano era immensa. Insegnava da meno di un anno ma aveva già scoperto che i luoghi comuni sulle case di Hogwarts aveva un fondo di verità, quei ragazzi non brillavano per intelligenza e una materia precisa come le pozioni era decisamente al di fuori delle loro capacità, eppure riuscire a portare avanti proprio loro era la sfida più interessante che le si poneva davanti e desiderava che eccellessero.

Intanto Phineas le faceva compagnia dalla sua cornice e di tanto in tanto commentava le sue espressioni e i suoi sbuffi esasperati. "Sembra disastroso", "Lo è. Non capisco se sono io a sbagliare qualcosa, ci sono errori talmente grossolani che temo la colpa sia mia", "Non ti crucciare su queste cose, uno studente svogliato è irrecuperabile da qualsiasi tipo di docente", "Non sono d'accordo" gli rispose per presa di posizione ma quale fosse il suo vero pensiero al riguardo non lo sapeva neanche lei. Non era facile immedesimarsi nella mente di quei ragazzi quando lei era sempre stata fin troppo dedita allo studio e ai libri.

Uno scoppiettio vivace provenne dal camino e si avvicinò incuriosita. Il volto di Draco spuntava dalla cenere e dal carbone, anche in quella situazione si poteva leggere lo stravolgimento sul suo volto. "Hanno preso Potter, è qui adesso, alla villa!" le disse con tono preoccupato, non sapeva neanche lui il perché del suo stato d'animo. A quella informazione il mondo le crollò addosso. "Che stai dicendo Draco, ne sei sicuro?", "No, cioè, abbastanza ma non troppo, ho paura, se chiamano il Signore Oscuro e non è lui..."

"Stai tranquillo Draco, calmati, sto venendo io da te" si pentì immediatamente di ciò che aveva detto ma vedere il suo amico così sconvolto e spaventato l'aveva fatta parlare prima di pensare. Vide Phineas scuotere il capo contrariato ma oramai non poteva tirarsi indietro. Prese una manciata di metropolvere e disse chiaramente "Maniero Malfoy".

Si ritrovò nella stanza di Draco, il ragazzo era pallido più del solito e lacrime fredde gli solcavano il volto. "Sono di sotto, la zia Bella ha avuto una reazione spropositata, non so per cosa, mi ha ordinato di uccidere i Ghermidori ma...", "Ci penso io".

Giunsero in una stanza semivuota, una delle infinite stanze inutilizzate di quella villa, quattro uomini stavano rannicchiati a terra, anche loro sconvolti. Non volle terrorizzarli ulteriormente, scagliò tre lampi verdi e li liberò da una pena più dolorosa. Intanto le urla di Bellatrix rimbombavano tra i corridoi: "Fai come ti dico! Non hai idea del pericolo in cui ci troviamo!"

Dopo poco un'altra voce, maschile sta volta, giovane: "No! Prendete me, tenete me!". Si erano ormai avvicinati alla sala e poterono sentire le parole della strega per quanto fossero adesso a un volume normale: "Se muore durante l'interrogatorio, tu sarai il prossimo. Un traditore del proprio sangue per me viene subito dopo una Sanguesporco. Portali di sotto, Grayback, e controlla che siano ben rinchiusi, ma non fare altro... non ancora". Sentendo quell'ordine Artemisia ebbe giusto il tempo per evocare la propria maschera d'argento prima di vedere il lupo mannaro uscire con due ragazzi stretti a sé, i loro volti quasi irriconoscibili per una fattura pungente, ma quei capelli rossi potevano appartenere solo ad un Weasley.

"Chissà se mi lascerà un pezzetto di ragazza quando avrà finito" sentì dire a Grayback che già sbavava per il desiderio. "Taci, lupo, e ringrazia di non aver fatto la fine dei tuoi compagni" intervenne la voce ferma di Artemisia che mal tollerava quel mezz'uomo.

Artemisia e Draco entrarono nella sala principale e la scena che si trovarono davanti li fece tremare: Hermione Granger era stesa a terra, i polsi e le caviglie bloccate da corde fissate al niente, Bellatrix quasi danzava eccitata intorno a quel corpo, non si accorse neanche dell'ingresso di Draco e della sua accompagnatrice. Narcissa, invece, quando li vide aprì le braccia accogliendo il figlio in un abbraccio rassicurante e con le labbra mimò un "grazie", la prima parola non ostile che le avesse rivolto in più di un anno di convivenza. Lucius stava in piedi di fianco a loro, tentando di darsi un tono, la barba incolta, le occhiaie profonde, sembrava tornato al periodo ad Azkaban. Quell'osservazione del singolare quadretto familiare fu bruscamente interrotta da un urlo violento e disperato, si voltò a guardare la scena.

"Dove avete preso quella spada?" era la domanda incalzante di Bellatrix a cui la ragazza tremante e sofferente poteva rispondere solo: "l'abbiamo trovata... l'abbiamo trovata". E lì Artemisia collegò l'uscita rocambolesca di Severus del suo studio, con la spada di Godric al fianco.

"Stai mentendo, sudicia Mezzosangue, lo so! Siete stati nella mia camera blindata alla Gringott! Dimmi la verità!" Bellatrix era folle, e le rievocava i loro crudeli allenamenti.

"Cos'altro avete rubato? Cos'altro avete? Dimmi la verità o giuro che ti trapasso con questo pugnale!" lo scintillio di una lama attirò l'attenzione di tutti nella stanza e Artemisia temette seriamente per la vita della sua compagna.

"Vedila da sola la verità, Bella, ne sei assolutamente capace" intervenne e solo allora la strega si accorse della sua presenza. "Ma guarda chi è venuta ad assistere, la professorina che si diletta tra le pozioni e che, proprio come Piton, non sa godere dei divertimenti. Guarda come la scopro lo stesso la verità: CRUCIO". Hermione a terra iniziò a contorcersi e urlare più di prima, strappandosi le corde vocali pur di sfogare il dolore in grida, quando la maledizione si interruppe Bellatrix si sporse verso la sua vittima e chiese con voce carezzevole: "Come siete entrati nella mia camera blindata? Quel sudicio piccolo folletto che c'è giù in cantina vi ha aiutati?"

"Non siamo mai stati nella sua camera... quella è una copia, solo una copia" Hermione era sfinita, debole per le maledizioni e le urla, spaventata.

"Possiamo scoprirlo facilmente. Draco vai a prendere il folletto" ordinò Lucius al figlio che si sottrasse all'abbraccio della madre per fare come gli era stato detto. L'elfo giunse poco dopo accompagnato da Draco ma un suono proveniente dalla cantina richiamò l'attenzione di tutti. "Vai da Codaliscia e digli di andare a controllare" sta volta la richiesta di Lucius fu rivolta a lei.

Raggiunse lo squallido uomo traditore dei Potter e gli riferì l'ordine, non rientrò subito in sala, rimase poggiata allo stipite della porta spalancata. Era troppo provata dallo spettacolo cui aveva assistito e adesso sentiva dell'esterno nuove urla, non poteva più sopportarlo, respirava tentando di calmarsi e quando sollevò lo sguardo dai piedi quasi trasalì vedendo sporgersi dalle scale Harry e Ronald.

I ragazzi si accorsero di essere osservati un istante dopo e Weasley le puntò contro una bacchetta, non aveva idea di dove l'avesse presa ma a un'occhiata più attenta riconobbe quella di Minus. Sollevò l'indice alle labbra, indicandogli di tacere e poi gli fece segno di calmarsi. Rientrò rapidamente in sala senza dare ai due il tempo di reagire.

"Allora? È quella vera?" stava chiedendo Bellatrix al folletto nel momento in cui varcò la porta "No, è una copia" fu la risposta di Unci-Unci che le fece tirare un sospiro di sollievo.

"Bene. E ora... chiamiamo il Signore Oscuro!" decretò allegramente Bellatrix, scoprendo l'avambraccio sinistro. "Prima vediamo le condizioni dei ragazzi, l'effetto della fattura pungente dovrebbe essere finito" la interruppe Artemisia appena prima che la bacchetta toccasse il marchio. Voleva prendere tempo, se Potter e gli altri fossero riusciti a scappare avendoli visti nel corridoio, e loro avessero chiamato Voldemort le conseguenze sarebbero state terribili.

"Bene, nel frattempo sbarazziamoci della Sanguesporco, Grayback prendila tu se proprio la vuoi", non terminò neanche la frase che Ron ed Harry piombarono nella sala, un incantesimo di disarmo fece volare la bacchetta di Bellatrix che Potter recuperò al volo. Iniziò dunque lo scontro.

Lucius fu immediatamente schiantato, Artemisia, Draco, Narcissa e Grayback continuarono lo scontro . Artemisia combatteva lanciando incantesimi blandi poi deviò uno schiantesimo e lo indirizzò contro Grayback che svenne.

"FERMI O LEI MUORE!" la voce di Bellatrix arrestò lo scontro. Teneva Hermione stretta contro di sé, il pugnale alla gola. "Fermi o vedremo quanto è sporco il suo sangue" i ragazzi davanti a quella scena dovettero arrendersi e consegnare le bacchette che prese Draco, il cui sprezzo si era ora rinnovato con quel sentore di vittoria.

Un cigolio appena percettibile fece guardare tutti intorno e in pochi attimi l'enorme lampadario di cristallo che illuminava la sala cadde al suolo quasi travolgendo Bellatrix ed Hermione. Le schegge di vetro volarono ovunque prendendo in pieno viso Draco e Artemisia. Ciò che accadde dopo la ragazza non lo vide, il sangue le colava sul viso e non riusciva ad aprire gli occhi.

"Dobby è venuto a salvare Harry Potter e i suoi amici". Quanta lealtà da parte di quell'elfo domestico, pensò Artemisia mentre poggiava la fronte a terra, con la testa che le girava e le orecchie che le fischiavano.

Era svenuta, lo capì non appena aprì gli occhi e si trovò stesa sul pavimento della sala disastrata. Poco distante da lei Draco era seduto a terra, il volto e le mani insanguinate "mi ha preso la bacchetta" piagnucolava "mi ha preso la bacchetta". Artemisia si tirò su a fatica, dovevano essere passati pochi secondi dalla smaterializzazione di Potter ma sembravano ore.

"CI È SCAPPATO!" urlò Bellatrix assimilando ciò che era appena successo, la testa doleva tremendamente e non sopportava più quelle urla. Si alzò in piedi e appellò la sua bacchetta che le volò in mano giungendo da sotto una poltrona rovesciata. Si avvicinò lentamente a Narcissa e le offrì una mano per farla alzare. "Per fortuna che non l'abbiamo chiamato" le disse con voce incrinata la padrona di casa, "Per fortuna, si..." le diede ragione. Poi si avvicinò a Lucius riverso a terra svenuto. "Reinerva" pronunciò e quello aprì gli occhi spaventato. Fece lo stesso con il lupo mannaro.

Camminò strascicata fino alla porta della sala e si voltò a guardare la scena. Polvere, vetro e sangue si trovavano in ogni angolo, rendendo l'aria rarefatta e creando suggestivi giochi di luce con il riflesso dei cristalli e del sangue denso. "Non parliamone mai. Potremmo morire tutti per questo" e abbandonò la stanza. Si trascinò su per le scale e giunse alla stanza di Draco, prese la metropolvere e si ritrovò nelle sue stanze.

Cadde al suolo nel tentativo stesso di uscire dal camino e tossi la cenere e la polvere che aveva respirato fino a poco prima, le bruciavano gli occhi per il sangue. "Oh Salazar" sentì la voce di Phineas sopra di sé ma quando alzò lo sguardo il preside era sparito. Si gettò sul divano stravolta e cercò di trovare sollievo portandosi le mani alle tempie ma scoprì solo di avere diversi tagli in viso e alcuni vetri ancora bloccati nella carne. Si stese alzando le bambe su un bracciolo ma la testa le doleva troppo, chiuse gli occhi e si addormentò.

"Cos'è successo!" Severus si smaterializzò nella stanza non appena Phineas l'ebbe avvertito che Artemisia era rientrata dalla villa Malfoy gravemente ferita. La vide sul divano, gli occhi chiusi ma agitati sotto le palpebre, il respiro sottile. Le toccò il polso e la fronte, il battito era debole e la temperatura si era alzata, appellò in fretta delle pozioni e un panno umido con cui cercò di pulirle il viso dal sangue evitando le numerose schegge di vetro.

"Artemisia, Artemisia mi senti?" che chiese con tono preoccupato. Lei non rispose ma riuscì a muovere la mano fino a prendere quella di lui sul divano. Severus a sua volta strinse quelle dita sottili ma poi le lasciò per continuare il suo lavoro, intanto Phineas e Silente occupavano la cornice entrandovi a stento.

"Cos'è successo?" chiese il preside al quadro mentre con una pinzetta procedeva a estrarre i vetri dal viso, braccia e gambe della donna. "Malfoy le ha detto via camino che Potter era stato catturato e che era a Villa Malfoy. Da assoluta incosciente è andata" un sospiro stanco abbandonò le labbra di Silente "Se Harry era davvero lì è una fortuna che Artemisia sia tornata indenne", "Questo lo chiami indenne, Albus?" gli chiese rabbiosamente Piton. "Se Harry è fuggito, come mi auguro, e loro avessero chiamato Tom le conseguenze sarebbero state di gran lunga peggiori" cercò di spiegare il suo punto di vista l'anziano mago.

Piton stava per rispondergli nuovamente ma aveva appena estratto una grossa scheggia dal sopracciglio sinistro e la ragazza aveva aperto gli occhi addolorata. "Severus..." sussurrò appena lo mise a fuoco. "Stai giù" la costrinse a non muoversi mentre le versava qualche goccia di dittamo per far rimarginare immediatamente la ferita da cui sgorgava sangue copiosamente.

"Severus, oh Salazar, che rischio che abbiamo corso" sfogò la frustrazione che aveva dovuto occultare durante la sua visita imprevista a casa Malfoy. "Artemisia puoi dirci cos'è successo?" chiese Albus dalla sua cornice. "Ti spiace? Sto cercando di toglierle le schegge" la anticipò Piton con tono minaccioso, detto questo la fece sollevare e si sedette sul divano facendola poi stendere con la testa sulle sue gambe, con un lavoro di precisione e pazienza riuscì a toglierle ogni pezzo di vetro che aveva sul viso e tra i capelli. Si sollevò e la fece sedere dritta contro lo schienale procedendo con il lavoro su braccia e gambe che a causa dei vestiti necessitavano di ulteriore attenzione. Quando ebbe finito con l'essenza di dittamo le passò delle pozioni da ingerire e che lei prese senza lamentarsi o fare altro. "Ora posso?" chiese sarcastica Artemisia a cui era stato impedito di procedere con il racconto. "Sarebbe preferibile che ti facessi un bagno, anche solo per pulirti dalla polvere, ma se proprio il vecchio non può attendere" rispose esasperato Severus che solo in quel momento si stava sciogliendo dalla preoccupazione che lo aveva attanagliato.

Artemisia iniziò a raccontare: "C'erano tutti e tre, li avevano catturati i Ghermidori di Grayback, ma Harry e Ron non erano facilmente riconoscibili per una fattura pungente, Hermione invece sì ed è stata torturata per la spada. Bellatrix era spaventata dal fatto che potessero essere entrati nella sua camera blindata, era terrorizzata che potessero aver preso altro"

Un sorriso consapevole apparve sul volto di Silente. "Uno deve essere lì" disse tra sé ma nessuno chiese spiegazioni, era inutile farlo. "Harry e Ron erano stati chiusi nelle segrete ma non so come si sono liberati, Bellatrix stava per chiamare l'Oscuro, è seguito uno scontro molto violento e i ragazzi si sono smaterializzati" riassunse in fretta sorvolando sul fatto che avesse incontrato i due ragazzi nel momento in cui si preparavano alla fuga.

Il lavoro e il racconto gli avevano preso molto tempo e si era fatta ormai sera. Artemisia era stanca e stravolta dagli eventi, sbadigliò desiderando solo dormire. Piton se ne accorse subito e la prese in braccio portandola verso il bagno. "Voglio dormire" fu la lamentela. "Devi ripulirti da sangue e polvere e rilassarti, ci penso io, tu non preoccuparti".

La vasca da bagno si riempì di acqua calda e sali, mentre un profumo di agrumi e vaniglia saturava l'aria. Artemisia si ritrovò improvvisamente nuda tra le braccia di Severus e se ne accorse solo sentendo l'aria fredda accapponarle la pelle, sensazione che sparì nel momento in cui lui la adagiò nell'acqua. "Non ce n'era bisogno" gli disse guardandolo dolcemente la ragazza. "So che non sei solita lavarti ma era necessario" le rispose lui causando una risposta divertita e fintamente indignata "Come ti permetti, mi faccio la doccia tutte le mattine!" e con la mano smosse l'acqua rovesciandogliene una parte sui vestiti di Severus. Un sopracciglio si alzò pericolosamente sul volto di Piton: "Ah è così? Io ti aiuto e tu mi inzuppi?", "Mi sembra uno scambio equo" decretò lei.

Severus avrebbe potuto tranquillamente asciugarsi gli abiti con un colpo di bacchetta ma un'idea affiorò nella sua mente e iniziò a svestirsi. "Nessuno ti ha invitato a unirti a me, e poi la vasca è troppo piccola" lo prese in giro lei già capendo le sue intenzioni. "Vorrei ricordarti che questo è stato il mio bagno per più di 10 anni, e ci stringeremo" così dicendo entrò anche lui nell'acqua e prima che lei potesse dire altro la tirò a sé facendole poggiare la testa sul suo petto.

"Non avevi detto che dovevo riposarmi?" lo istigò. "No, devi rilassarti, e ti ho detto che ci penso io" con movimenti lenti la accompagnò finché la sua schiena non fu appoggiata contro il suo petto, le scostò i lunghi capelli neri lateralmente su una spalla e le baciò il collo scoperto. Artemisia fremeva tra le sue mani e si sentiva bene in quell'abbraccio avvolgente, sollevò una mano e la luce del lampadario si spense, poi con un altro movimento alcuni fuochi fatui apparvero illuminando la stanza si una luce leggermente lunare e soffusa. Severus osservava quei movimenti estasiato, talvolta si dimenticava quanto quella strega che aveva il privilegio di avere al suo fianco fosse eccezionale. Le afferrò i capelli da dietro la nuca e li tirò leggermente facendola ansimare, quel suono gli arrivò forte alle orecchie e un sorriso soddisfatto gli apparve sulle labbra. Prese il soffione e le inumidì i capelli, glieli insaponò massaggiandole le tempie e la cervicale, la sentiva rilassata sotto le sue mani, poi li sciacquò. "Perché non abbiamo mai fatto una cosa del genere, è così bello" mugugnò lei mentre lui smetteva di dedicarsi ai suoi capelli. "Il meglio deve ancora venire".

Artemisia sussultò quando lui si strinse maggiormente a lei facendole avvertire la sua erezione dietro la schiena ma non ebbe il tempo di compiacersene che le mani di Severus si erano spostate sui suoi seni provocandole un dolce piacere. Ansimò pesantemente espirando l'aria satura di profumo, tanto da darle alla testa ma forse erano le mani di Piton a farle quell'affetto. Chiuse gli occhi quando percepì una mano, scendere lungo il suo fianco e raggiungere l'inguine, sentiva il rumore dell'acqua che si spostava spinta dai movimenti di loro due, e il gocciolio di quella che valicava i limiti del bordo della vasca. "Severus..." sussurrava il suo nome continuamente, non riuscendo a pensare a nulla oltre che a lui. "Parlami, dimmi qualcosa" lo pregò, non poteva vederlo in volto ma voleva almeno sentirlo. "Ti piace la mia voce, per caso?" le chiese conoscendo già la risposta. Artemisia avrebbe voluto mandare al diavolo il suo continuo sarcasmo ma non ci riuscì, colta da un potente orgasmo che la fece tremare secondi interi.

"Sei decisamente riuscito a farmi rilassare" disse voltandosi finalmente a guardarlo a baciandogli le labbra umide e fredde. Lo vide pensieroso e stava per chiedergli cosa ci fosse che non andava ma stranamente fu lui a esprimersi per primo. "Se ti avessi ascoltata quando mi hai proposto di andarcene oggi non ti saresti ferita" Artemisia stava per dirgli che non era colpa sua, che capiva il perché della sua scelta, ma la pregò di non interromperlo. "Sarebbe una strada semplice e... felice, la mia vita, insieme a te, è la cosa più vicina alla felicità che io abbia mai provato. Il mio compito è sempre stato proteggere Potter, ma ora è anche proteggere te. Ti prometto che farò entrambe le cose e dopo, se lo vorrai, potremmo avere una vita tranquilla insieme".

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