Capitolo 4
Giovedì aveva come ultima ora della giornata difesa contro le arti oscure prima di dover salire e raggiungere Piton. Aspettava impaziente lo scattare dell'ora e spesso guardava verso la porta pronta a scattare e andarsene, era trepidante, l'occlumanzia per quanto fosse invasiva e tremendamente stancante l'aveva fatta sentire più leggera e sperava che quell'effetto non fosse un caso. Osservava il professor Moody zoppicare per l'aula e spiegare ma non lo ascoltava, lo vide fermarsi e bere dalla sua borraccia e un lampo di consapevolezza le giunse alla memoria.
...il ritorno di Lord Voldemort fu favorito da un mangiamorte evaso da Azkaban, Bartemius Crouch Jr, che per mesi aveva orchestrato il suo ritorno latitando grazie alla pozione polisucco nelle sembianze del famoso auror Alastor Moody... più o meno così diceva il suo libro di storia della magia.
Ora il suo desiderio di andarsene era aumentato.
"Carter, aspetta", era saltata in piedi non appena aveva sentito la campanella suonare ma era stata richiamata. Vide gli altri superarla e uscire mentre lei rimase bloccata lì. Moody chiuse la porta e silenziò la stanza, così il suo istinto le fece mettere mano alla bacchetta.
"Posa quella bacchetta, semplicemente non voglio che qualche ragazzino venga a romperci le palle", fece come le era stato detto rimanendo in allerta.
"Sei appassionata di arti oscure te lo si legge in faccia, ed sei anche discretamente brava", lo ascoltò accuratamente per vedere dove volesse andare a parare. "ho pensato che potessi approfondire alcuni argomenti da questo libro e se ti appassioneranno, e credo di sì, ne riparleremo. Va bene?", non capiva quali fossero le sue intenzioni ma decise di non contraddirlo: "va bene, grazie". Prese il libro, aveva una grossa copertina marrone scuro e consunta, le pagine erano ingiallite e molto sottili, l'aura che emanava era intensa e sinistra.
Bussarono alla porta e Artemisia fece appena in tempo a ricacciare il libro nello zaino prima che entrasse Piton, nero in volto.
"Carter, eccoti.", "L'ho trattenuta io Piton, non è stata colpa sua", il capocasa di serpeverde lo fulminò con lo sguardo volgendo poi il capo verso la ragazza che velocemente lo raggiunse. "Arrivederci professor Moody"
Piton era arrabbiato, e lo era per un motivo semplice: odiava i ritardi. Ma era arrabbiato soprattutto con sé stesso perché avrebbe dovuto andarsene dopo i primi 2 minuti invece aveva aspettato quella ragazzina e poi l'era andata a prendere fino in classe. In ciò non sarebbe mai accaduto in circostanze normali ma quella ragazza non era normale e neanche la sua storia e Piton si era trovato ad essere più accondiscendete e non era da lui. I suoi pensieri furono interrotti dalla ragazza al suo fianco che però essendo più bassa di lui di molto arrancava leggermente.
"Sono spariti degli ingredienti dal laboratorio" lo informò. Il pomeriggio precedente infatti aveva ricominciato ad esercitarsi nel suo laboratorio e aveva notato la mancanza della pelle di girilacco e dei formicaleoni.
"Lo so" rispose lui gelido
Per tutta la durata della loro lezione Artemisia fu pensierosa e fu sgridata più volte da Piton che in quelle condizioni non riusciva a lavorare bene. Voleva confidarsi con lui e dirgli del libro ma in un certo modo ne era gelosa, sapeva che se glielo avesse detto glielo avrebbe sottratto e non era ciò che voleva. Fu più volte sul punto di parlargli ma con il procedere dei minuti e con il professore che si innervosiva sempre di più desistette.
Quando rientrò in stanza quella sera dopo la lezione di astronomia e si ritrovò da sola senza avere altro da fare un senso di angoscia la prese e si rigirò nel letto più volte senza capirne il perché. Guardò il letto di Kathrine che era vuoto, effettivamente l'aveva vista in sala comune a giocare con gli altri ad obbligo o verità ma non essendo un gioco che faceva per lei aveva evitato di unirsi a loro.
Abbandonò il letto, consapevole che non avrebbe chiuso occhio e si mise alla scrivania con una piccola fonte di luce a illuminarne la superficie. Avrebbe voluto dedicarsi a una qualsiasi materia pur di stancare il cervello ma quando aprì lo zaino vi trovò il libro datole quella mattina da Moody e non riuscì a trattenersi dal prenderlo. Ne accarezzò la copertina e un brivido sinistro le attraversò l'intero braccio come quando si sbatte il gomito contro uno stipite. Lasciò andare il tomo che con un rumore sordo atterrò sulla scrivania spalancandosi su una pagina, Artemisia la studiò ma le sembrava che le parole le sfuggissero dallo sguardo e un mal di testa pulsante si affacciò alla sua tempia destra. L'unica cosa chiaramente visibile su quel paio di pagine ingiallite era una macchia di sangue scurita dal tempo. Provò a sfogliare il libro ma continuava a non afferrare le parole. Andò alla prima pagina e ne lesse il titolo: De Atris Fascinationibus. Sfogliò ancora le pagine e si ritrovò nuovamente a quella prima pagina che si era aperta nella caduta, la riconobbe per la macchia di sangue, c'era una parola al di sotto, chiaramente leggibile: Obsuri. Decise così di aprire una nuova pagina casualmente, nuova macchia rossa, nuova parola: Artes. Continuò così e più andava avanti più sentiva un'impazienza nel giungere alla fine di quel mistero, non si accorse neanche che il piccolo lumos da lei evocato si era affievolito fino a lasciarla totalmente al buio, la stanza era illuminata solo dalla luce rifratta e verdastra del lago nero al di là della vetrata. Il piede nudo sul pavimento le batteva a un ritmo ripetitivo e sempre più rapido, non percepiva il freddo del gelido marmo nero. Si mordeva internamente il labbro ma non sentiva il sapore di sangue nella sua bocca.
Obscuri artes meum studium sunt, nihil poterit ad eo me auferre, quia... c'era quasi, poche parole e sarebbe giunta alla soluzione.
La porta si spalancò improvvisamente e una figura nera si stagliava di fronte alla luce calda che entrava accecandola dopo minuti interi passati nell'oscurità. Sussultò e quasi urlò spaventata ma le luci dell'intera stanza si riaccesero rivelando Piton. Era evidentemente arrabbiato, forse anche spaventato, avanzò richiudendosi la porta alle spalle e con un rapido gesto della mano lanciò un muffliato. "Cosa diavolo sta facendo?" chiese lentamente con tono pericoloso.
"I-io..." le parole le morirono in gola
Quando Piton si avvicinò e vide il libro che stava consultando le lanciò un'occhiata di vera e propria paura.
"Cosa ci fa con un libro del genere?"
Artemisia ancora non riuscì a rispondere.
"DOVE L'HA PRESO?" sta volta urlò.
"Me l'ha dato il professor Moody, è per questo che mi ha trattenuta oggi in classe" ammise spaventata da quella reazione.
"È impossibile, Alastor Moody è un amico fidato di Silente, lui non-"
"Lui non è Alastor Moody" rivelò esasperata dal non essere creduta.
L'espressione di Piton mutò totalmente e da arrabbiata diventò stupita e confusa.
"Questa è una cosa che lei non dovrebbe sapere, io non avrei dovuto dirglielo ma non saprei come spiegarle altrimenti"
"Vai avanti"
"Il professor Moody è Barty Crouch Jr, è lui che ruba dalle sue scorte" in qualche modo parve convincerlo, forse le aveva anche letto la mente, fatto sta che non ribatté.
"Sono cose di cui adesso devo parlare con il preside" disse Piton avviandosi verso l'uscita.
"E comunque sono molto deluso. Lei sapeva il rischio che correva e non le è venuto in mente di parlarne con me oggi pomeriggio"
"Io... ne ero affascinata... ma forse non può capirlo" ammise più a sé stessa che a lui
"Lo capisco invece, è questo a preoccuparmi" e così dicendo appellò il manuale oscuro e sparì oltre la porta.
Il giorno dopo Artemisia non andò a lezione anche perché nella mattina avrebbe dovuto avere difesa e non voleva incontrare il professor Moody. Con poca sorpresa fu convocata nell'ufficio del preside e quando entrò fu presa da un forte senso di vergogna. L'ansiano mago non sembrava giudicarla, aveva uno sguardo preoccupato, la fece accomodare e le offrì una caramella che lei declinò.
"Il professor Piton è venuto a parlarmi ieri notte. Mi ha portato questo- estrasse da sotto la scrivania il libro incriminato- mi ha spiegato anche la situazione e per quanto sia difficile per me accettare di non poter usare le tue informazioni conosco anche i rischi di interferire con il tempo. Ho paura però che tu, adesso, sia un rischio troppo grande e che contemporaneamente tu sia a rischio"
Artemisia lo osservò interrogativa così Silente continuò:
"Sei un rischio dal momento in cui sai troppo. Sei a rischio perché se Bartemius Crouch ha messo in te le sue aspettative allora non ti lascerà andare. Si è esposto molto dandoti questo libro, il solo fatto che te lo abbia dato lo potrebbe smascherare. Quindi o sparisci o temo che lui ti ucciderà"
Artemisia non batté ciglio ma continuò ad ascoltare il preside con attenzione.
"Sono giunto alla conclusione che sarebbe meglio che tu trascorressi tutto il tempo necessario negli alloggi del professor Piton, in quanto è l'unico a conoscenza della situazione, egli stesso si assicurerà che tu segua il programma e continuerete le vostre lezioni di occlumanzia nonostante io ne sia stato informato solo ora. Dovrai inventare una scusa con i tuoi amici, qualcosa che sia credibile, ma a parte questo non dovrebbero esserci problemi"
Artemisia annuì convinta "Va bene, la scusa ce l'ho"
Non sapeva come introdurre l'argomento con i suoi amici e se ne stava da mezz'ora a osservarli studiare senza riuscire a dare un vero contributo. Per fortuna Michael lo notò: "Hey, tutto bene? Sembri distratta"
"Oh, scusatemi è che..."
"C'entra col fatto che Piton è venuto da te in stanza ieri?" chiese Kathrine apprensiva.
"Ehm... sì, come lo sapete?", "Lo abbiamo visto passare mentre giocavamo, sembrava scosso, non capita spesso di vederlo diverso dal suo solito ghigno sarcastico" spiegò la bionda.
Così Artemisia trovò il modo perfetto per introdurre l'argomento: "Sì ecco... è arrivata al preside una lettera dai miei genitori, mio padre sta molto male e sarebbe il caso che io tornassi a casa, sperando che le cose si mettano meglio" si sforzò con tutta sé stessa di non empatizzare con quello che stava dicendo, di non figurarsi il suo vero padre in una pozza di sangue ma era molto difficile. La voce le si incrinò leggermente e fu quello a rendere la sua storia involontariamente realistica.
"Oddio, ci spiace moltissimo!" Clarissa fu la prima a lanciarsi ad abbracciarla seguita a ruota da tutto il gruppo.
"Quando parti?" le chiese dopo qualche minuto Lidia osservandola compassionevole con i suoi occhi nero pece.
"Sta sera, è già tutto pronto, il preside mi ha informata sta mattina"
Decisero di passare l'intera giornata insieme, dimenticandosi dei compiti e degli impegni, andarono ad Hogsmead a bere l'ultima burrobirra con Artemisia e si promisero di mandarsi molte lettere. Alla fine la accompagnarono fino al gargoyle di pietra dove ci furono gli ultimi saluti tra le risate e qualche lacrima. Kathrine si ritrovava nuovamente senza una compagna di stanza e sperava che i prefetti le concedessero di stare con Clarissa, almeno non sarebbe stata sola. Michael scherzava sul vuoto che Artemisia avrebbe lasciato nelle loro giornate studio essendo la più brava tra tutti. Invece Lidia e Gabriel la osservavano mesti, avevano segretamente fatto una scommessa su chi sarebbe riuscito a baciarla per primo e avevano perso clamorosamente entrambi, ma se pe il ragazzo era solamente quello il motivo del suo mal umore, Lidia era sinceramente dispiaciuta di veder andare via quell'anima complicata che l'aveva attratta fin dal primo momento e si malediceva per non essere stata più intraprendente in quei mesi passati insieme.
Uscì dal camino dello studio di Piton con tutte le sue valigie e dopo averle trascinate giù dal gradino in marmo ripulì tutto con un colpo di bacchetta. L'uomo era ad appena un metro da lei su una poltrona e si voltò appena a guardarla mentre si aggiustava i capelli scombinati.
"Buongiorno" disse lei in imbarazzo, "Saltiamo i convenevoli Carter" e così dicendo si alzò e la superò avvicinandosi a una delle vastissime librerie, con un colpo di bacchetta questa si spostò rivelando una porta.
"Questa sarà la sua camera fino alla fine di questa convivenza forzata, sulla scrivania c'è l'orario che seguiremo per non farla rimanere indietro, iniziamo la prossima settimana."
La ragazza entrò, la stanza era accogliente e ben arredata nonostante non fosse molto grande, i colori prevalenti erano nero e verde. Il pavimento era coperto da un bel parchè scuro. Sulla stessa parete della porta vicino al muro c'era il letto e le lenzuola erano dello stesso verde della sua casata. Una libreria ricopriva tutta la parete alla sinistra tranne una porta che conduceva a un piccolo bagno mentre alla sua destra si trovava una scrivania abbastanza grande e sul muro di fronte c'era una cassettiera con uno specchio, tutti i mobili erano di legno nero. Posò la valigia vicino alla scrivania e prese l'orario posato sul letto iniziando a leggerlo. Incantesimi, trasfigurazioni, pozioni e difesa occupavano la maggior parte delle ore, e di aritmanzia, astronomia e antiche rune avevano solo un'ora ciascuna, si sarebbe dovuta applicare. Piton le aveva anche segnato quando avrebbero fatto Occlumanzia. Si voltò cercando l'uomo ma esso era sparito senza dire nulla. Non se la prese, immaginava che non fosse molto contento di quella sistemazione.
Non si trovava neanche in ufficio e probabilmente era andato a mangiare in sala Grande, si intristì al pensiero che per i prossimi mesi le uniche stanze che avrebbe visto sarebbero state quelle. Mentre pensava questo notò un foglio sul tavolino di fronte al camino spento. "Chiami Willy, è un elfo domestico, le porterà la cena"
Piton nel frattempo non si trovava in Sala Grande, bensì nell'aula di difesa contro le arti oscure, in mano aveva il libro dalla copertina scura e in tasca il biglietto che Silente aveva fatto scrivere alla ragazza, l'avrebbe lasciato nell'ufficio di Moody e se ne sarebbe andato. Scivolò tra le ombre della stanza silenziosamente, salì le scale che portavano all'ufficio e sembrava quasi scivolare spaventosamente in quanto i piedi erano nascosti dal mantello e non emettevano alcun rumore. Giunto davanti alla porta si bloccò per percepire l'aura magica del mago ma quella oscura del tomo copriva la sua percezione così ricorse alla bacchetta, non c'era nessuno. Aprì la porta con un semplice Alohomora non badò allo stato della stanza, doveva fare in fretta, posò tutto sulla scrivania e uscì richiudendosi la porta alle spalle nel silenzio più totale.
Piton tornò direttamente alcune ore dopo e Artemisia era chiusa nella sua stanza, non verificò come stesse e andò a dormire. Andò avanti così per altri quattro giorni fin quando Artemisia non decise di prendere un libro dalla libreria di Piton e iniziare a leggerlo. Si mise sul divano con le gambe al petto e passò lì ore interminabili. Si dimenticò di cenare e quando Piton varcò la porta dell'ufficio la trovò per la prima volta fuori dalla sua stanza.
"Ah ma allora non si è ammazzata"
Artemisia sobbalzò, quella dannata porta non faceva il minimo cigolio e la poltrona era di spalle ad essa perciò non si era accorta dell'arrivo dell'uomo.
"Per suo dispiacere no, anche se ci ho pensato, poi mi sono detta che a quel punto sarebbe stato meglio farmi uccidere da Cruch", gli rispose scherzando e Piton sogghignò poi però si fece serio
"Non è contento della sua partenza, abbiamo fatto bene a nasconderla, pare sia quasi ossessionato da lei"
"Dopo ciò mi sento molto rassicurata", Piton alzò un sopracciglio e replicò: "non sia ironica con me", "se no?" lo guardò con sfida, si stava davvero divertendo e tutta questa scioltezza era data dal fatto che Piton fosse l'unica persona con cui parlava da quasi una settimana.
"Se no una fattura languelingua non gliela evita nessuno", "Non si possono usare punizioni magiche sugli studenti", "lei alla carta non è una studentessa", sta volta Artemisia non sapeva cosa replicare perciò sbuffò e tornò a leggere, Piton fece lo stesso sulla poltrona di fronte e con un colpo di bacchetta accese il camino. Restarono così, in silenzio, per un bel po' fin quando Artemisia, stanca, gli augurò la buonanotte e se ne andò a dormire. L'insegnante la osservò sparire dietro la porta della camera e pensò che se il resto della convivenza fosse andato avanti così non avrebbe avuto troppi fastidi.
Dal lunedì iniziarono le lezioni: Piton seguiva il programma, i libri di testo, e non si disturbava ad aggiungere nozioni che sicuramente conosceva. Artemisia aveva sperato di poter apprendere il più possibile da lui ed era stata convinta che ogni spiegazione sarebbe stata finalmente soddisfacente ma lui non sembrava volersi impegnare.
"C'è qualcos'altro che potrei fare per rendere questo incantesimo più efficace?"
"Sono tenuto a spiegarle solo questo"
Le sue risposte superficiali le davano enormemente fastidio così smise di porre domande scarabocchiando sulla pergamena ghirigori insensati.
"Carter, stia attenta"
"Non serve che io la guardi per ascoltare, e disegnare mi impedisce di addormentarmi" rispose all'ennesimo richiamo all'attenzione, ma non ce la faceva proprio, non riusciva neanche a prendere appunti, tutto era superfluo e intuitivo e nulla le sembrava degno di nota.
"Addormentarmi è l'unico desiderio che avrei anche io in questo momento", Artemisia strinse i pugni sotto al banco desiderando mettergli le mani alla gola
"E allora mi spieghi qualcosa che io non possa imparare sfogliando le pagine del manuale!"
"Allora studi dai manuali e non mi faccia perdere tempo"
Chiusero così la conversazione e le lezioni, dopo appena due settimane che avevano iniziato.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top