Capitolo 34
Rientrò alla villa sopraffatta dall'apatia di un'occlumanzia forzatamente mantenuta. Non avrebbe lasciato che il suo cervello rimuginasse su quello che aveva appena sofferto, l'onda di emozione che ne sarebbe derivata l'avrebbe totalmente atterrata e non poteva permetterselo in quel momento.
Si sarebbe sfogata, a tempo debito, sempre se quel tempo fosse arrivato.
Camminava meccanicamente con lo sguardo fisso a terra, doveva solo seguire il sentiero battuto e sarebbe arrivata al portone dell'edificio. La sua situazione catatonica fu però bruscamente interrotta da una persona cui andò contro. Quando sollevò lo sguardo si rese conto che era Lord Malfoy.
"Perdonami Lucius, ero sovrappensiero", "Tranquilla, immagino che tu abbia molto di che pensare, mi hanno riferito tutti della tua bravura e fermezza. Senza di te e Severus Draco non se la sarebbe mai cavata"
Artemisia non si fece trovare provata e risposte prontamente: "È stato Severus a fare il lavoro sporco anche se avrei desiderato io di avere l'onore di uccidere Silente, eppure lui aveva fatto quel voto infrangibile con tua moglie"
"Sì, Narcissa è stata poco ponderata. Ma ti prego, è stato comunque un successo, permettimi di offrirti un brindisi"
Appena lo disse una bottiglia di vino elfico e due calici apparvero a mezz'aria, la bottiglia si stappò da sola e si inclinò riversando il liquido scuro all'interno dei bicchieri.
Con movimenti lenti e fluidi Lucius afferrò i due steli e offrì il vino ad Artemisia che restia lo accettò.
"Vieni, sediamoci", presero posto su una panchina in marmo bianco a lato del sentiero.
"Come hai intenzione di festeggiare il successo della missione sta notte?" chiese serio l'uomo ma vi si poteva chiaramente cogliere qualcosa di allusivo.
"Per la verità desidero solo dormire", fu la risposta distante della giovane che dopo il "bacio" del loro ultimo incontro non voleva dargli modo di fraintendere.
"Allora come mai sei venuta qui fuori?" insistette il biondo
"Volevo vedere il cielo stellato, in questo periodo si vedono delle costellazioni che di solito non ci sono"
Un sorriso ironico nacque sulle labbra sottili di Lucius: "Sono qui fuori da un po', ti ho vista discutere animatamente che Severus". Lo sguardo della ragazza si incupì causando una risata nell'altro
"Cosa vi siete detti? Severus deve essere stato molto scostante"
"In realtà sì. Il professor Piton ha la capacità di essere tagliente anche con chi gli propone aiuto. Non siamo mai andati d'accordo ma essendo in questa missione sotto la mia responsabilità volevo assicurarmi che stesse bene", quella spiegazione che non era totalmente una bugia, avvalorata da un certo astio nella voce convinse Lucius della loro verità.
"Le tue responsabilità per adesso sono finite, goditi solo i tuoi successi", la rassicurò mentre riempiva i calici vuoti.
"Ci proverò" rispose prendendo un sorso del nuovo vino.
"Tu stai cercando di ubriacarmi", lo accusò ridacchiando per cambiare argomento, ma così facendo gli diede l'opportunità di replicare.
"Non ho bisogno di questi trucchetti da studente per portarmi a letto una donna" così dicendo allungò la mano sinistra a sfiorarle il fianco, diminuendo la distanza tra loro
"Io non farò sesso con te, Lucius"
"Mi resisti strenuamente ma è dalla prima volta che ci siamo conosciuti che c'è tensione. Cos'è che ti trattiene?"
L'immagine di Severus le si palesò davanti agli occhi seguita subito dopo dallo stesso uomo che quella sera stessa le aveva inveito contro intimandole di non cercarlo più. Cosa erano significate quelle parole? Il loro legame si era spezzato?
"I miei principi morali, stimo troppo Narcissa per farle questo"
"Dimentichi che siamo mangiamorte, i principi morali hanno poco a che fare con noi" fu la risposta incalzante di Lucius
Nel mentre la mano dell'uomo stava risalendo la schiena di Artemisia andandosi a fermare saldamente sulla sua nuca dove strinse appena. La ragazza era rigida e immobile, indecisa su come reagire. Da una parte sentiva che fosse tremendamente sbagliato, dall'altra il suo risentimento le faceva desiderare di trovare conforto in una notte di piacere.
Non vedendo reazioni scostanti Lucius prese maggiore iniziativa e tirandole indietro la testa le scoprì il collo che andò a baciare. Fu la scarica di eccitazione e adrenalina a causare la reazione di Artemisia che con delicatezza prese i lembi della giacca dell'uomo e li tirò indietro, allontanandolo da lei.
"Scusami ma non voglio. Grazie del vino" si alzò dalla panchina e a passo malfermo rientrò alla Villa, tormentata da molteplici pensieri e dalla colpa.
Artemisia non aveva chiuso occhio. Una volta tornata in camera si era trovata davanti alla scelta di farsi sopraffare dalle emozioni e sfogarsi oppure di occludere ogni preoccupazione e dormire. Aveva optato per la seconda ma il sonno non era arrivato comunque.
Si sentiva solo vuota, incapace di concentrarsi su qualcosa di preciso e avvertiva nelle orecchie un rumore di fondo che era quello dei suoi pensieri reclusi. Era molto tardi e dopo appena un paio d'ore sorse il sole. Avrebbe dovuto attendere la colazione quando un'immagine le scappò dal blocco e la travolse: un lampo di luce verde che saettava da una bacchetta nera come l'ebano e si andava a scontrare conto il petto di Albus Silente. Una lacrima le scappò dagli occhi e la lasciò scorrere liberatoria. Se solo avesse convinto Draco a compiere il suo dovere... adesso le sembrava migliore persino l'idea di compierlo lei stessa quel gesto. Ma comunque non avrebbe voluto la morte di quell'anziano e saggio mago. Non sapeva quando il suo intervento avrebbe potuto cambiare le cose ma sapeva che ci doveva essere stato un momento utile, e lei non l'aveva neanche cercato, convinta che la storia dovesse procedere così come si era verificata.
Erano le sette e mezza del mattino, non sapeva quando ma quel giorno ci sarebbero stati i funerali. Non volle pensarci troppo, non sarebbe mai uscita dalla sua stanza se ci avesse riflettuto, ma si cambiò d'abito indossandone uno lungo e nero, portò con sé un cappello da strega dello stesso colore e si avviò all'esterno, sperando di non essere vista.
"Foresta Proibita" pensò e in un secondo si ritrovò tra gli alberi, più vicina ai giardini di quanto pensasse. Da quando Silente era morto anche i blocchi alle smaterializzazioni erano crollati. Subito si accorse che alcune centinaia di metri più in là, su un'altura del cortile vi erano già le prime persone vestite a lutto. Si mantenne sul limitare della foresta, nascosta dall'ombra degli alberi e una volta indossato il suo cappello si avvicinò a quell'area. Si trovava comunque abbastanza distante affinché non potesse essere vista, avrebbe potuto lanciare un incantesimo di disillusione ma le dava la sensazione di distaccarsi ulteriormente da quella atmosfera di sofferenza in cui invece avrebbe voluto immergersi.
Le funzioni iniziarono e il corpo di Albus Silente venne calato nella bara in marmo bianco di fronte agli occhi di docenti e studenti in lacrime. Quando la tomba venne chiusa Artemisia distolse come scottata lo sguardo incapace di trattenere le lacrime e obbligata a soffocare tra le mani i singhiozzi. La presenza di tutte quelle persone non aiutava, il dolore sui volti di tutti accrescevano l'angoscia e vedere dei giovani ragazzi come Harry Potter e i suoi amici sconvolti dal dolore era una duplice sofferenza. Quando tutti se ne furono andati rimase solo Minerva presso quel luogo, austera nella postura, distrutta nello sguardo. Fece comparire una corona di fiori con la magia, erano asfodeli e narcisi. Artemisia non si rese subito conto dell'ennesimo azzardo che stava compiendo quella mattina ma ne fu consapevole quando l'anziana rivolse lo sguardo nella sua direzione. Si era fatta avanti senza volerlo, attratta come un magnete dalla volontà di consolarla e dolersi con lei finalmente alla luce del sole. "Signorina Carter" la sorpresa era evidente nella voce della strega, "Professoressa Mcgranitt, non volevo disturbarla, ho appreso sta mattina la notizia e sono venuta a dare il mio ultimo saluto al Preside Silente", "Mi spiace dirti che la funzione si è conclusa già, Albus se n'è andato per sempre" la voce la tradì perché fu incrinata da un groppo che doveva portarsi in gola da ore.
Un sorriso amaro spuntò sul viso di Artemisia, un sorriso che si fece lentamente dolce "Silente non se ne andrà mai, troverà il modo di portare alla risoluzione di questa guerra anche dal luogo in cui si trova oggi, la sua tela ha fili più lunghi di quanto sappiamo". Minerva non rispose alle sue parole ma ci riflettè interiormente non riuscendo a capirle fino in fondo, quando parlò l'argomento fu un altro: "Forse hai sentito che..." dovette respirare profondamente per continuare "forse hai sentito che è stato Sev- il professor Piton a farlo". "Mi è giunta la notizia." rispose adesso freddamente la ragazza attenta al terreno pericoloso in cui si stavano addentrando.
"Te lo saresti mai aspettato? Gli eri molto cara, più di ogni altro studente, magari lo conoscevi meglio di me", "No professoressa, nessuno lo conosceva meglio di Silente e se non se lo era aspettato lui non potevo farlo io che non lo vedo da oltre un anno"
"Si hai ragione, è che da quando è successo mi chiedo come possiamo essere stati così ciechi, chi diventa un mangiamorte lo resta a vita", a quelle parole il marchio che portava sulla pelle parve bruciare ma si costrinse a dire: "Immagino sia così".
"Ti lascio con lui allora, io ho una scuola da guidare in questo momento buio", così anche la Mcgranitt lasciò la lapide e Artemisia si ritrovò sola in mezzo allo spazio vuoto dove solo il marmo bianco e freddo faceva da contrasto al verde circostante.
Un rumore di passi la fece voltare istantaneamente in direzione degli alberi, una figura ammantata di nero e con il cappuccio tirato era apparsa dall'oscurità del bosco e con voce profonda la irrise: "Un altro privilegio di chi opera nell'ombra. Mostrarsi in pubblico senza la paura di essere additata come un'assassina". "Si professore e se lo vogliamo ricordare fu una sua richiesta ma ad oggi sembra ricredersene" il colpo così assestato andò a segno perché la mascella dell'uomo si contrasse contrariata, nascosta ad occhi esterni a causa del cappuccio.
"Eppure è azzardato anche per te farti vedere qui, non pensi?", "Penso non la riguardi, mi ha detto di non cercarla, faccia lo stesso, la prego" l'uso esasperato della distanza e la formalità urtavano a ogni parola il sistema nervoso di Piton.
"Non immaginavo di trovarti qui"
"Sapeva benissimo che sarei venuta" anche sta volta non seppe ribattere.
Quell'ennesimo silenzio infastidì Artemisia più di quanto avrebbe fatto normalmente perché in quei silenzi le venivano in mente tutte le cose che erano successe in meno di un giorno, tutte le emozioni di angoscia e ansia provate durante la missione, la tristezza per la morte di Albus e i contrapposti elogi dell'oscuro Signore, l'ipocrisia che sentiva annidarsi nella sua mente, l'amore e l'odio che si erano contrapposti duramente durante il litigio, la rivalsa che non si era presa con Lucius, il senso di colpa di fronte a Minerva.
Avrebbe voluto rovesciargliele addosso, tirarle fuori e mostrarle al mondo ma quando aprì bocca per sputare una sentenza velenosa che avrebbe appiccato l'incendio le parole le mancarono. Non riuscì proprio a trovarle tanto erano schiacciate dal senso di responsabilità e l'attenzione a non caricare Piton di altro peso. E forse la consapevolezza che tutto ciò faceva male a lei l'avrebbe anche sboccata se...
"Stai occludendo inconsapevolmente, ti sei bloccata"
"Non è vero! È solo che lo devo fare di continuo ma posso smettere in ogni momento"
Finalmente Severus si sfilò il cappuccio svelando il volto pallido e sporco del sangue di un taglio sulla tempia sinistra, le occhiaie profonde più del solito. Gli occhi neri furono attraversati da un caratteristico guizzo di sarcasmo
"Fallo adesso allora"
"O-ora?"
"Nono, aspettiamo Natale"
"Non mi sottopongo ai suoi giochi professore, torno a villa Malfoy. Lei ha imposto i suoi spazi e ho intenzione di rispettarli" così dicendo si smaterializzò lasciando l'uomo immerso nei propri pensieri.
Severus si sentì mancare l'aria quando il suono della smaterializzazione gli giunse alle orecchie e la vista di Artemisia svanì. Si ritrovava ora in balia dei sensi di colpa che si accumulavano sul suo cuore schiacciandolo. Si sarebbe voluto avvicinare alla lapide, dire qualcosa, ma gli era impossibile accostarsi al luogo dove dormiva per sempre il suo mentore. Non sapeva cosa sarebbe successo adesso, con una guerra che era priva del suo paladino più abile, in che modo lui da solo avrebbe potuto sopperire a quella mancanza?
Si sentiva solo come non si sentiva da tempo e il suo pensiero andò irrimediabilmente a Lily che da quando era morta a causa sua aveva lasciato un vuoto incolmabile in lui. Anche quei pensieri lo fecero mortificare perché pensava a quanto fosse ingrato nei confronti di Artemisia, che lo aveva amato incondizionatamente per anni, ma confrontarsi con una persona viva e dal carattere come quello della ragazza era un'impresa talmente complessa che, alle volte, rifugiarsi nel ricordo del suo primo amore era una scelta semplice e rassicurante.
Si rassegnò a non riuscire ad avvicinarsi ulteriormente alla tomba, si ritirò dunque ai margini della foresta dove rimase per diverso tempo, forse avrebbe visto anche il tramonto sulle montagne circostanti.
"Mio signore" entrò nella sala e si gettò in ginocchio di fronte al mago oscuro più potente mai esistito.
"Dopo i tuoi ultimi servigi mi sembra superfluo che ti inginocchi, alzati adesso, Severus" nonostante le parole lusinghiere quell'ordine fu glaciale.
"Mi cercava?" fu la domanda posta con cauta freddezza. Il salone di Villa Malfoy era vuoto ma non c'era da stupirsene, il signore oscuro era solito convocare singolarmente i suoi seguaci.
"Si..." rispose con voce strascicata Lord Voldemort, poi indugiò come se stesse cercando di ricordare il motivo. "Vedi, vorrei un tuo consiglio, riguardo la sorte di Draco"
A quelle parole gli si gelò il sangue nelle vene
"Il ragazzo è stato pavido, non all'altezza del compito, ma questo lo sapeva già mio Signore". Quelle parole suscitarono la risata sadica dell'altro: "Si, effettivamente lo immaginavo"
"Se posso...", attese un gesto si assenso che arrivò dopo un attimo, "sarebbe meglio per noi che il ragazzo lasciasse la Villa, che finisse la sua istruzione in vista del prosieguo della guerra"
"La guerra è finita, Silente è morto, senza di lui è solo questione di settimane prima di prendere Potter", Voldemort si stava alterando
"In tal caso comunque Draco dovrebbe finire gli studi, è inesperto ma crede fermamente alla causa del sangue, tra le sue fila servono maghi leali, sì, ma anche potenti" tentò di persuaderlo e vedendo il suo Signore riflettere sperò di esserci riuscito.
"Forse mi sono abituato troppo bene con Artemisia, coetanea di Draco ma abile quanto molti di voi", da qui Piton decise di deviare il discorso.
"Mio Signore, lei ieri notte mi ha detto che avrei potuto avanzare una richiesta", "È così, cosa desideri?"
"Desidererei prendere io la presidenza della scuola il prossimo anno e-" non concluse la frase che fu interrotto
"Era già mia intenzione, ho bisogno del mio uomo più fidato a controllare quella roccaforte di babbanofili fedeli a Silente, vai avanti"
"Vorrei che ci fosse la Carter nel corpo docenti"
Se fosse stato possibile per Voldemort manifestare, o anche solo provare, emozioni diverse dall'ira e dal sadismo Severus avrebbe detto che fosse stupito.
"Mi era parso di capire che tra voi non scorresse buon sangue"
"Ed è così." Si affretto a rimarcare Piton. "Ma l'ha detto lei, è una strega molto abile, inoltre poiché non si conosce la sua appartenenza ai mangiamorte potrebbe guadagnarsi la fiducia degli altri insegnanti e riportare a me qualsiasi cosa sia rilevante"
"Questa, Severus, mi sembra un'ottima idea"
Artemisia venne convocata immediatamente dopo la fine del colloquio con Piton. Quando entrò nella sala l'insegnante se n'era già andato e il Signore Oscuro si trovava in piedi con il suo serpente avvolto intorno alle spalle. Non ebbe neanche il tempo di inchinarsi che fu accolta con innaturale entusiasmo. "Artemisa, mia fedelissima, prego avvicinati" le dita lunghe e ossute di Voldemort le si avvicinarono al viso spostandolo a destra e a sinistra tenendola sotto al mento.
"Un viso dolce, apparentemente privo di malvagità, innocua. Ti potrebbero addirittura scambiare per una studentessa"
"Mio Signore non capisco cosa intende?" chiese confusa mentre quello le lasciava il volto.
"Cosa vorresti insegnare?"
Ancora non aveva capito ma rispose comunque alla domanda: "Pozioni".
"E pozioni sarà, andrai a presentare la tua domanda domani mattina, a quella che ora è preside supplente... come si chiama?", "La McGranitt?" disse incerta
"Esatto, quella"
"Ma c'è Lumacorno, e se non me l'accordasse?", "Se conoscevo bene il mio insegnante ti assicuro che non ci saranno problemi"
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