Capitolo 33
Aveva ripensato a quel bacio per tutta la notte. I sensi di colpa la tormentavano eppure non poteva negare che avesse percepito delle sensazioni contrastanti. Lucius era un bell'uomo, e le sue attenzioni la lusingavano davvero, fin da quando si erano conosciuti aveva apprezzato i suoi modi galanti, e la freddezza che lo caratterizzava la attraeva, ma non era nulla in confronto a ciò che provava per Severus, lontano dalla sua vita ormai da quasi un anno salvo incontri sporadici.
Si alzò dal letto totalmente insonne, si sciacquò il viso e gli occhi secchi e arrossati. Si sentiva stanca ma sapeva che la giornata sarebbe andata solo peggiorando. Scese a fare colazione e lì trovò i padroni di casa già seduti a tavola. "Buongiorno Narcissa, Lucius", la prima non le rispose mentre l'altro le fece un rapido occhiolino lasciandola interdetta.
Sperava di mangiare e tornarsene nella stanza degli allenamenti per mettere a posto le ultime cose ma quando si alzò da tavola l'uomo fece lo stesso. Lo ignorò e andò per la sua strada rendendosi presto conto che quello la stava seguendo, decise di troncare quella corsa da subito: "Lucius non ho avuto l'occasione di dirti che sta sera metteremo fine alla missione, ho controllato ieri l'armadio e funziona, Draco ci attende per sta notte". Ottimo.
Sperava che così quello sarebbe stato soddisfatto e l'avrebbe lasciata in pace ma così non fu, arrivarono entrambi nella stanza e per fortuna vi trovarono Dolohov già a lavoro. Il moro le andò incontro prendendola giocosamente sotto un suo braccio e arruffandole i capelli. "Hai capito la ragazzina, ce l'ha fatta, sta notte finirà la vita di quel babbanofilo di Silente" rise al solo pensiero e la lasciò andare ascoltando finalmente le sue proteste per l'essere vessata.
"Non mi sbilancerei prima dell'effettiva riuscita", commentò lei ma sapeva bene che la missione sarebbe stata un successo. Si sforzò di sembrare comunque entusiasta sebbene dentro la stesse logorando la tristezza.
Lucius rimase con loro a disporre le ultime cose: porta-bacchette, maschere, scope, tutto quello che sarebbe potuto risultare utile. "Facciamo un po' di riscaldamento?" propose Antonin a entrambi e così iniziarono a duellare mantenendosi su incantesimi poco impegnativi e pericolosi. Si rese conto che quello che adesso era un gioco qualche mese prima sarebbe stato il suo duello più intenso, andava fiera dei suoi progressi nonostante fossero avvenuti per vie poco ortodosse.
Infine in sole calò e il maniero si fece silenzioso per l'attesa. Tutti i mangiamorte si riunirono al cospetto del Signore Oscuro, Bellatrix, Dolohov e Lucius erano in piedi, tesi dalla testa alle scarpe. "Mio signore, scelga me", "Non essere ridicola Bellatrix, è la missione di mio figlio, devo essere io a guidare l'attacco" si intromise il biondo desideroso di rifarsi. "Dopo il fallimento dell'ufficio misteri credo sia meglio che ci pensi io" disse con cattiveria Antonin sicuro che solo nominare quell'evento avrebbe fatto scartare il compagno dalla scelta. Lucius infatti lo fulminò con lo sguardo e poi tremò per paura di un attacco di ira di Voldemort.
"Tu non andrai Lucius, non dopo l'ultima volta. Comunque è inutile che discutiate, ho già scelto chi guiderà questa missione" rimasero tutti in attesa del verdetto ma poi seguì un mormorio di lamentele.
"Artemisia"
"La ragazzina?!?" Bellatrix aveva gli occhi fuori dalle orbite mentre osservava la giovanissima mangiamorte sollevarsi da terra e farsi avanti con sicurezza. Lucius ed Antonin invece la guardavano fieri.
"Silenzio!" sbraitò il mago oscuro sentendo gli altri compagni inginocchiati mormorare tra loro "Artemisia è stata fondamentale in questi mesi, e sono certo saprà coordinarvi, adesso andate, sono impaziente"
Furono liquidati e rapidamente la ragazza prese la situazione in mano. "Troverete le vostre cose ordinate nella stanza degli allenamenti, recuperatele e venite all'esterno, viaggeremo con la smaterializzazione congiunta. Avete 2 minuti per raggiungermi, chi farà ritardo verrà lasciato qui e poi ne farò il nome al nostro Signore"
Attese che l'ultimo mangiamorte varcasse le ante dell'armadio per poi voltarsi verso Draco. Era immobile di fianco a lei, tremava leggermente e il suo volto appariva scavato e bianco come uno scheletro, non aveva pronunciato una sola parola da quando era giunta per prima nella Stanza delle Necessità. "Andiamo" ordinò ai suoi compagni. Quando si ritrovarono nel corridoio del settimo piano nessuna delle sensazioni della notte precedente le fu percepibile, nelle sue vene scorreva unicamente la freddezza e l'impazienza di portare a termine quella missione così faticosa. "Cerchiamo di restare compatti, almeno finché non si accorgono della nostra presenza, dopodiché potrete dare a ferro e fuoco la scuola" molti mangiamorte sogghignarono all'idea "Ma mi raccomando, Draco deve uccidere Silente, è il suo compito" la sua espressione fu talmente mortifera che persino Fenrir Greyback parve desistere dalla sua voglia di sangue. Artemisia si calò infine la maschera sul viso e fece strada in quei corridoi caotici e immensi, si sporse da una finestra e pronunciò "Morsmordre" il marchiò nero si stagliò di un verde sinistro sulle nuvole cariche di pioggia della notte. Il castello era silenzioso, di un'atmosfera inquietante, tutti gli studenti si trovavano nei loro dormitori, poi qualche quadro dal sonno leggero si accorse della loro incursione e le cornici si svuotarono velocemente.
Un miagolio sinistro attirò la sua attenzione Mss Purr era pochi metri dinanzi a lei e pochi istanti dopo il custode Gazza spuntò da un corridoio. Bellatrix colse l'occasione al balzo cercando di colpire la gatta con una maledizione, l'animale riuscì a scostarsi con un balzo e iniziò una corsa per la vita nelle braccia del suo padrone che più spaventato di lei iniziò ad urlare "INTRUSI NEL CASTELLO! MANGIAMORTE!"
Da lì in poi il comando di Artemisia fu solo teorico. Dalle scale si iniziarono a sentire urla e ordini e tutti i professori si riversarono nel corridoio. Seguirono scontri accesissimi. L'unico di fianco a lei, troppo impaurito per allontanarsi era Draco. "Vai sulla torre di astronomia, io ti raggiungerò appena posso", "Perché?", "Vai e basta!" gli ordinò bloccando con difficoltà un incantesimo lanciatole da Remus Lupin, rimase sorpresa quando lo vide, non sapeva ci fossero anche i membri dell'Ordine.
Per sua fortuna Antonin le andò in soccorso liberandola da quello scontro. Il suo pensiero fu solo uno allora: trovare Severus.
Abbandonò il duello e si catapultò attraverso un passaggio segreto verso i sotterranei. Avrebbe voluto camminare a passo svelto ma l'occasione di rivedere la scuola la portò a rallentare. Diede solo uno sguardo alla sala grande il cui cielo era in tempesta, sentì chiaramente i rintocchi del grande orologio segnare la mezzanotte, e discese le scale. Poche candele illuminavano gli umidi corridoi che conducevano al dormitorio di serpeverde, i suoi passi, leggeri, rimbombavano svelando la sua presenza. Non ebbe il tempo di lanciare un incantesimo silenziante che un uomo paffuto e dalle guance rosse la raggiunse col fiato corto lanciandole contro una fattura.
Era Horace Lumacorno, il nuovo insegnante di pozioni, non l'aveva mai visto prima ma ne aveva sentito parlare da molti dei suoi compagni che erano stati suoi alunni. Non si fece problemi dunque a schiantarlo e togliersi l'impiccio. Approfittò per entrare nell'aula di pozioni che era rimasta del tutto identica a come la ricordava, mancavano solo le ampolle con gli ingredienti più strani, ma per il resto era la sua aula. Accarezzò distrattamente la cattedra sporcandosi le dita di un leggero strato di polvere girò su sè stessa e uscì, troppi ricordi la stavano sopraffacendo.
Riprese la sua camminata verso gli alloggi di Piton quando si sentì strattonare e puntare una bacchetta alla nuca. "Chi stai cercando?" la voce bassa e minacciosa di Piton la colpì con una forte scarica di adrenalina. Si voltò lentamente con le mani alzate e non ci fu bisogno di sollevare la maschera perché l'altro la riconobbe immediatamente dagli occhi lasciandola andare.
"Proprio te" gli disse con un'inaspettata gioia, poi tornò seria. "Draco sta andando alla torre di astronomia, dovresti raggiungerlo". "Sei stata avventata a venire qui", "Desideravo parlarti" un leggero sorriso nacque sulle labbra dell'uomo.
"E cosa volevi dirmi?", "Che ti sono vicina"
Quando giunsero alla fine delle scale che portavano alla torre gli si gelò in sangue nelle vene. Molti mangiamorte si trovavano già sul posto, ne potevano sentire le voci.
"Lo farò io" sentirono ringhiare Greyback e accelerarono il passo preoccupati. "Ho detto no!" la voce di Antonin poi un tonfo e un latrato sofferente.
"Draco, fallo o spostati. Uno di noi..." la voce di Bellatrix si spense quando la porta della torre si spalancò e ne uscirono Piton e Artemisia, entrambi osservarono la scena, Silente si trovava accasciato e disarmato vicino alla balaustra e Draco tremante gli stava difronte con la bacchetta sollevata.
"Abbiamo un problema" gli sussurrò Amycus "Il ragazzo non sembra in grado". Artemisia tremò nel ricevere quella notizia. Una sola cosa doveva fare Draco e non ne era capace, doveva sporcarsi le mani per una volta, per permettere a Piton di non compiere un gesto così distruttivo, e non ci era riuscito, nonostante le sue raccomandazioni e consigli. Si sentì impotente.
"Severus" un nome pronunciato con dolcezza, da una voce calda ma fragile per la vecchiaia. Il suo unico istinto fu stringere da dietro l'avambraccio del compagno, sperando di infondergli forza. Piton avanzò lentamente poi spintonò Draco con rabbia e risentimento, tutti i mangiamorte si fecero indietro persino il lupo mannaro fu intimorito.
Il volto dell'uomo era contratto dal disgusto e l'odio, come aveva potuto pensare Albus di fargli una richiesta del genere, e di pronunciare il suo nome con tale gentilezza invitandolo a compiere il suo destino?
"Severus... ti prego". Lacrime silenziose e inarrestabili solcarono il volto di Artemisia che percepiva tutto il dolore del suo amante altrettanto sofferente mentre uccideva il suo mentore.
"Avada Kedavra" una luce verde fuoriuscì dalla bacchetta nera ed elegante e colpì il preside in pieno petto, fu sbalzato indietro, oltre la balaustra, il marchio nero sullo sfondo, e cadde nel vuoto.
*
La discesa dei mangiamorte fu rocambolesca e si lasciò alle spalle fiamme e distruzione. La scuola si era ormai riempita anche degli studenti più coraggiosi che avevano levato le bacchette per difendere la loro casa. "Fuori, via!" urlava Artemisia facendo strada di fianco a Piton che si trascinava dietro il giovane Malfoy. La rabbia era evidente nel suo volto. Artemisia si voltò un paio di volte e con orrore si rese conto che Harry Potter li seguiva, da molti metri di distanza ma con una luce di determinazione incredibile. "Piton, il ragazzo" a quel punto anche lui si rese conto del problema e accelerò il passo sperando di seminarlo, aveva sempre odiato l'impulsività di quel ragazzino che faceva di tutto per farsi ammazzare. Non provarono neanche a raggiungere la stanza delle necessità, immaginavano fosse presieduta dai membri dell'Ordine, così tirarono dritto verso l'ingresso principale.
Lungo la strada persero gran parte del gruppo e Artemisia iniziò a chiedersi se, essendo a capo dell'operazione, dovesse aspettarli. Superarono il portone e l'aria fresca, priva di fumo e sangue li travolse violentemente, la tempesta stava incominciando. Erano ormai quasi ai cancelli quando Hagrid uscì dalla sua capanna sbarrandogli la strada, contemporaneamente Potter li aveva raggiunti perché sentirono urlare "Cru..." ma Piton lo contrattaccò prima che quello potesse completare la maledizione.
Draco si ritrovò a dover gestire Hagrid mentre la ragazza atterrita osservava il castello bruciare e Piton affrontare Harry. "Incendio" Malfoy diede alle fiamme la casa del mezzogigante si voltò di scatto allarmata "Draco, VAI!" gli urlò contro e quello non se lo fece ripetere scappando per smaterializzarsi.
"Cru.." fu il nuovo tentativo del ragazzo ma anche sta volta gli fu impedito. "Niente Maledizioni Senza Perdono da te, Potter. Non ne hai il coraggio né l'abilità"
"incarceramus" l'incantesimo fu deviato.
"Reagisci!" gli urlò con rabbia il ragazzo "reagisci, vigliacco!" un lampo di cattiveria pura comparve negli occhi di Piton e Artemisia ne rimase affascinata e spaventata.
"Mi hai chiamato vigliacco, Potter? Tuo padre non mi attaccava se non erano in quattro contro uno: mi chiedo come lo definiresti" il sarcasmo e la rabbia non la toccarono quanto scoprire quell'aspetto della vita di Severus di cui era totalmente all'oscuro.
"Stupe..." ritentò il ragazzo ma il risultato fu lo stesso
"Bloccato ancora, e ancora, e ancora fin quando non imparerai a tenere la bocca sigillata e la mente chiusa, Potter".
"Adesso andiamocene" disse perentorio voltandosi e afferrando la mano di Artemisia con l'intento di trascinarla lontano da lì.
"Impedi..." non sentirono il resto dell'incantesimo ma urla di dolore, di chi subisce la maledizione cruciatus. Si voltarono entrambi spaventati
"No! Appartiene al Signore Oscuro" ruggì Piton contro un mangiamorte che li aveva appena raggiunti. Si voltarono nuovamente per andarsene ma un incantesimo stava venendo articolato dalla voce del prescelto, accecato dalla rabbia e dal dolore
"Sectum" sta volta la risposta di Piton fu allarmata e potente, spaventato che potesse colpire Artemisia, e furente: "Tu osi servirti dei miei incantesimi contro di me, Potter? Si... io sono il Principe Mezzosangue"
Harry stava riverso a terra, osservava l'avversario con sguardo carico d'odio, con risentimento disse: "Mi uccida, allora! Mi uccida come ha ucciso lui, vigliacco...", le forze lo stavano abbandonando ma a quell'insulto che faceva tremendamente male all'orgoglio, Piton non ebbe misericordia. Un incantesimo gettato con altrettanto odio colpì in volto il ragazzo come uno schiaffo, fu forse quello ad aizzare Fierobecco contro di lui e Artemisia non perse un attimo a intervenire contro quella creatura pericolosa.
La colpì al petto con un incantesimo e quella dolorante si allontanò dalla sua preda avendola lasciata con un braccio grondante di sangue.
"Severus..." gli si accostò spaventata e se lo prese sottobraccio sorreggendolo fino al punto di smaterializzazione
***
"Albus Silente è morto" annunciò con fierezza Artemisia al cospetto del suo Signore e un boato di gioia si sollevò dai compagni alle sue spalle, risate sguaiate rimbombarono nella sala ma furono taciute da un gesto della mano scarna di Voldemort.
"Raccontami i dettagli mia cara, ti prego" fu la richiesta del mago incredulo, sopraffatto da emozioni che non pensava neanche di poter ancora provare.
"Albus Silente è morto sotto l'Anatema che Uccide, è precipitato dalla torre di astronomia della sua amata scuola come un pupazzo, finalmente inerme e senza vita. La scuola attualmente brucia come i cuori dei suoi ridicoli seguaci, il marchio nero incombe su di loro come è giusto che sia"
Un sorriso vittorioso e compiaciuto nacque su quelle labbra sottili e desquamate. "Draco vieni avanti", il ragazzo richiamato fece un passo ma fu fermato da una mano grande e forte sulla spalla. "Mio Signore..." una voce fredda rimbombò nel silenzio "... come sa a inizio anno ho fatto voto di proteggere il mio figlioccio e assolvere al suo compito qualora fosse necessario. Sono stato io, sta notte, a mettere fine alla vita del preside che ho servito per molti anni, come da te desiderato"
Fu Severus Piton a farsi avanti tenendosi in piedi a fatica, con il suo stesso sangue coagulato sulla veste. Artemisia ebbe l'impulso di accostarvisi per sostenerlo, ma se lo impedì.
"È così?" chiese Voldemort mortalmente serio alla sala e molti compagni, che erano stati testimoni, annuirono. "Sì, mio Signore" rispose risoluta la mangiamorte di fronte a lui.
"Draco..." sospirò Voldemort. "Cosa bisogna fare con voi Malfoy, siete una delusione in ogni ambito" un lampo rosso saettò dalla sua bacchetta d'osso e si infranse contro il ragazzo pallido che crollò a terra urlando disumanamente e contorcendosi come se non avesse ossa in corpo.
Artemisia lo osservò indifferente all'esterno, ma profondamente turbata. La maledizione si esaurì dopo poco. "Sei fortunato che io sia troppo gioioso per essere vendicativo. Invece... Severus, tu mi sorprendi e rendi orgoglioso, da oggi godrai di tutti gli onori e il rispetto dei tuoi compagni, che nessuno dubiti più della tua fedeltà a me"
"Ti ringrazio, mio Signore, la tua stima è quanto di più alto io possa desiderare" Voldemort apparve compiaciuto da quelle parole. Artemisia invece osservava apprensivamente il suo compagno che respirava pesantemente per sopportare un dolore che era fisico ma soprattutto emotivo.
"Vedo che sei ferito, hai il permesso di ritirarti, se avrai bisogno di supporto i tuoi compagni saranno onorati di fornirtelo", "Ti ringrazio ancora, sei magnanimo con me". Così Piton fu congedato.
"Artemisia, l'operazione è stata un successo, anche tu sei meritevole di ogni onore. Se dovessi avere un desiderio sarò lieto di realizzarlo"
"La sua proposta è grande, mi permetta di rifletterci su", "Hai tutto il tempo per decidere, adesso puoi andare" così anche lei lasciò la sala e non appena ebbe richiuso la porta alle sue spalle corse all'esterno.
"Professor Piton!"
L'uomo si trovava appena al di là dei cancelli, prossimo alla smaterializzazione, quando riconobbe quella voce chiamarlo, non si voltò.
"Professore!" adesso la voce era più vicina ed ebbe l'istinto di girarsi a guardarla ma non lo fece, formulò nella sua mente l'incantesimo e si prefigurò casa sua come punto di arrivo ma una mano ferma lo costrinse a voltarsi interrompendo la sua concentrazione.
"Si può sapere perché non mi rispondi neanche?" la domanda gli fu rivolta con un tono inquisitorio che lo fece mettere ancor di più sulla difensiva.
"Forse perché non dovrei parlarti?" la sua voce apparve fredda e distaccata mentre in cuor suo scalpitava per scappare via. Gli orrori di quella notte l'avevano fin troppo provato.
"So che sei sconvolto, permettimi di starti vicino. Il Signore Oscuro voleva che qualcuno ti aiutasse, non ci sarebbe nulla di strano se lo facessi io, eri sotto la mia guida, ero responsabile che non ti accadesse nulla"
"Ma più di qualcosa mi è accaduto! Ho le vesti incrostate di sangue letteralmente e metaforicamente, la mia anima è spezzata come mai prima d'ora. Tu avresti dovuto impedirlo! Mi fidavo che convincessi Draco a fare il suo dovere". Quelle parole rinfacciate ma non urlate la colpirono con una forza dolorosa facendola arretrare di un passo.
"Io ci ho provato, ma la storia non si può cambiare. E sai che questa era la Sua volontà" non fu necessario fare il nome di Silente, era il loro pensiero fisso, latente in un angolo della loro mente offuscata dalla rabbia e dalla sofferenza
"Stronzate. La storia non è predeterminata, non c'è nessuna provvidenza o disegno. C'è solo chi riesce ad imporsi e io non ci riesco mai. Tu invece in pochi mesi sei diventata una delle maggiori esponenti dei mangiamorte, è facile parlare quando il tuo ruolo non è mai stato in bilico", ora il suo tono si era alzato, a rimarcare la rabbia e il mancato controllo sulle sue emozioni, era raro vedere Severus in quelle condizioni
"Ma che c'entra questo?! Pensi che-" c'erano molte cose che avrebbe voluto dirgli, mentre la rabbia si annidava in un groppo alla gola sedimentando in risentimento. Ma non era quello il luogo, non potevano parlare così apertamente della loro condizione
"Non fa nulla. Se è questo che pensi vattene convinto delle colpe che mi imputi. Quando sarai da solo però pensa che sta notte ci saremmo potuti fare forza a vicenda e invece..." non riuscì a concludere. Si passò con violenza una mano sul viso, spazzando via le poche lacrime che avevano avuto l'ardire di sfuggirle. Respirò forte, non preoccupandosi di nascondere la difficoltà con cui stava occludendo la mente. Quando guardò nuovamente Severus, troppo orgoglioso per proferire parola, era riuscita a recuperare tutto il suo contegno.
"Buonanotte, professor Piton", si voltò pronta a rientrare nei confini del maniero quando la voce profonda e incolore del compagno la raggiunse
"Signorina Carter, non mi cerchi più".
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