Capitolo 32
Mio caro Draco,
immagino ti siano giunte le ultime notizie e sono felice di informarti che tuo padre è nuovamente a casa, il clima qui è teso ma sono sicura che quando avrai portato a termine il tuo compito tutto si sistemerà. Andrò sabato prossimo a controllare come procedono i lavori a Knocturn Alley e spero manchi poco, so che i tuoi piani precedenti non hanno avuto un buon riscontro quindi credo che resti solo la mia strada da percorrere, so che sarà quella buona. Stai attento a Potter, potrebbe farti nuovamente del male e potresti non essere così fortunato, meno male che Piton era lì.
Un abbraccio,
Artemisia.
Leggendo quelle poche righe Draco tirò un sospiro di sollievo, ormai non dormiva più e ricevere buone notizie era un evento così raro che quando capitava gli sembrava non riguardassero la sua vita. Eppure le parole di Artemisia riuscivano a rassicurarlo in qualsiasi momento. Sapere che lei stessa sarebbe andata a supervisionare i lavori e che lo stava seguendo seppur da lontano lo rasserenava e gli faceva sperare che tutto sarebbe andato bene.
Come anticipato il sabato Artemisia si inoltrò nella strada buia e deserta che conduceva da Magie Sinister. Si guardava intorno circospetta, attenta che nessuno la vedesse o seguisse. Entrò nel freddo negozio pieno di manufatti oscuri e con un semplice gesto della mano le tapparelle delle finestre si abbassarono rendendo impossibile ogni visione dall'esterno. Si mosse tra gli stretti corridoi e anfratti tra i mobili e raggiunse il retro del locale. Salutò il vecchio e ambiguo proprietario e si avvicinò a un armadio antico, lì di fianco stava la donna che aveva recuperato in Francia che lavorava quasi rovesciata all'interno del mobile. Si schiarì la voce per richiamare la sua attenzione e quella si voltò di scatto spaventata. "A che punto siamo?", come risposta quella le porse un cardellino che le stava allegramente sul dito cinguettando allegramente. "Pare funzioni", "Allora lo provo subito". "Signorina è certa? Potrebbe non essere sicuro per qualcuno dalle dimensioni umane" la avvertì apprensivamente la studiosa. "Che giorno è oggi?", "Il 28 giugno", "Deve funzionare, non abbiamo più tempo". La verità e che ricordava benissimo la data della morte di Albus Silente ed era talmente vicina da farle sperare che l'armadio avrebbe funzionato senza causarle problemi.
"Mi basta entrare?", l'altra annuì ancora incerta e spaventata per la sua stessa incolumità. Così rischiò, varcò le ante dell'armadio e le vide richiudersi davanti ai suoi occhi, poi uno strappo come quelle delle comuni smaterializzazioni la colse e un attimo dopo più nulla, ma l'immagine di fronte ai suoi occhi era la stessa e identica così ci mise un po' a farsi coraggio e uscire da là dentro, convinta che si sarebbe fallimentarmente ritrovata di nuovo nel negozio di magia.
Invece con suo grande stupore si ritrovò in un'enorme sala piena di oggetti accatastati e un ragazzo emaciato e pallido le stava di fronte. Un sorriso di vittoria nacque sul volto di entrambi e il biondo si ritrovò col volto rigato da lacrime impossibili da trattenere. Le corse incontro e la abbracciò: "Grazie, mi hai salvato. Grazie". Non smetteva di singhiozzare e con la tenerezza che le inondava il cuore Artemisia lo strinse a sé accarezzandogli la testa d'oro. "Pochi giorni e sarà tutto finito, te lo prometto. Ma Draco...", il ragazzo sollevò gli occhi grigi e arrossati su di lei per ascoltarla. "Devi essere tu a ucciderlo, non puoi esitare ancora" quello annuì incerto ma volendola assecondare perchè aveva fatto troppo per lui e voleva davvero adempiere a quella richiesta.
Quando si staccarono un desiderio nacque nel cuore di Artemisia ma sapeva fosse impossibile soddisfarlo, eppure la sua espressione doveva essere leggibilissima perche Draco le chiese: "È tarda notte, se vuoi possiamo fare un giro per il castello", "Mi sembra azzardato" ammise lei ma si ritrovò trascinata per la mano dal ragazzo più giovane. Fece in tempo ad applicare un incantesimo di disillusione prima che uscissero dalla stanza e si ritrovassero di fronte a Tiger e Goyle addormentati vicino alla parete. Draco li scosse con poca delicatezza, infastidito dalla loro negligenza e gli ordinò di tornarsene nel loro dormitorio. I due fecero rapidamente come gli era stato detto e sparirono dalla loro visuale. Intanto Artemisia si guardò intorno: il corridoio del settimo piano era identico a come lo ricordava, i quadri appesi alle pareti erano dormienti e solo una leggera luce delle torce illuminava il cammino, non riusciva per questo a vedere troppo in là ma quel breve spiraglio di casa la rasserenò come null'altro.
Il biondo fece per riafferrarle la mano ma lei la sottrasse e lo guardò con apprensione: "Non penso sia davvero il caso, mi aspettano alla villa per un resoconto, spero di poter rivedere la scuola in un momento più sereno". "Va bene, sono stato avventato, ti lascio tornare". A malincuore Artemisia rientrò nella stanza delle necessità e si avviò verso l'armadio ma la sua attenzione venne catturata da una delicata tiara con lo stemma di corvonero, la riconobbe subito, si sentì incredibilmente attratta da quell'oggetto ma si costrinse ad ignorarlo. Invece l'anta appena aperta di un mobile la incuriosì e dando un occhio all'interno vi trovò un vecchio libro di pozioni dalle pagine rovinate. Lo aprì ad iniziò a sfogliarlo, ai margini del testo vi erano degli appunti confusionari la cui scrittura le fu però immediatamente chiara e riconoscibile. "Severus" sussurrò appena e si strinse quel libro al petto. Lo fece scivolare tra le pieghe del mantello e se lo portò via, unico simbolo che le permettesse di avere il suo amante vicino.
Quando lasciò il negozio di Magie Sinister un senso di impellenza la travolse, doveva avvertire tutti che tempo pochi giorni e avrebbero fatto irruzione ad Hogwarts. Camminava ora spedita per quei vicoli e l'attenzione che aveva avuto all'andata si era ridotta. Voltò rapidamente un angolo, prossimo al punto da cui si sarebbe smaterializzata e si dovette bloccare di colpo quando intravide una persona qualche metro più avanti.
Era un uomo di altezza media ma dalla personalità imponente, la sua magia si percepiva già da quella distanza e Artemisia non ebbe dubbi sulla sua identità. Gli si accostò lentamente e quando lo vide voltarsi e incamminarsi verso una zona più appartata non esitò a seguirlo. Lo vide entrare in un edificio attraverso una piccola porta, l'uomo dovette abbassarsi per passarci mentre lei la attraversò ben dritta.
Si ritrovò in una stanzetta piccola e polverosa, senza alcun mobile, era una casa abbandonata ormai da tempo. Si apprestò lei stessa a lanciare gli incantesimi di discrezione e poi si rivolse all'altro. "Preside è un piacere rivederla". A quel punto Silente annullò l'incantesimo di disillusione e fu perfettamente riconoscibile con la sua barba argentea e gli occhi ridenti e azzurri.
"Il piacere è mio, Artemisia", sentire la sua voce calda la cullò in una dimensione rassicurante e serena. Si rese conto che era la stessa sensazione che aveva respirato poco prima ad Hogwarts, la scuola era il suo preside. "Non ho molto tempo, purtroppo, ma come sapeva che fossi qui?", "Severus legge tutta la tua posta, mi ha avvisato e ho pensato fosse la mia ultima occasione di parlarti", lo sapeva anche lui che sarebbe dovuto morire presto, o per mano del suo amico o per la maledizione che avanzava.
"Mi dia qualche indicazione, la prego, sono mesi che opero al buio" fu la richiesta spontanea di Artemisia che avrebbe dato qualunque cosa pur di delegare un po' del suo peso. "E lo hai fatto molto bene, so di averti lasciata totalmente sola e me ne rammarico ma sarebbe stato molto difficile raggiungerti senza destare sospetti. Tuttavia sta notte ne ho avuto l'occasione e ti ho raggiunta per affidarti delle informazioni importanti"
"Mi dica, la ascolto"
"Immagino non ti suoneranno oscure le mie parole, sono fatti talmente rilevanti che immagino tu le abbia studiate. Qualora qualche passaggio dovesse mancarti però fammelo presente e te lo chiarirò. Ho affidato ad Harry un compito molto importante ma estremamente lacunoso e difficile che immagino riuscirà comunque a portare a termine sebbene a caro prezzo. Quando avrà terminato la sua ricerca e la distruzione degli horcrux servirà che qualcuno uccida definitivamente Voldemort ma temo che Severus non gli sarà abbastanza vicino per farlo, tu invece potresti operare per trovarti nel posto giusto al momento giusto-"
"Aspetti, aspetti" lo interruppe immediatamente la ragazza "Sarà Harry a ucciderlo, non sarà necessario il mio intervento". L'espressione di Silente divenne sconcertata e gli ingranaggi del suo cervello operarono lestamente per giungere a una conclusione ma in nessun modo la trovò.
"Non capisco, Harry non morirà", Artemisia a sua volta dovette fare uno sforzo di memoria: "Non sono sicura delle dinamiche ma sì, Harry morirà, ma resusciterà, sembra assurdo detto così ma è quello che ho studiato a scuola", Silente si emozionò a quella notizia e gli si velarono gli occhi di lacrime. "Il mio ragazzo... mi stupisce sempre".
Dopo alcuni attimi di silenzio fu Artemisia a intervenire: "Preside, secondo lei intervenire per salvare una persona sarebbe così grave... io... Severus..."
"Mi dai una buona notizia e subito dopo me ne dai una nefasta... ma lo sospettavo. Severus, se tutto andrà come è deciso, si ritroverà con una spada di Damocle sulla testa. Ho chiesto troppo a quel ragazzo, tutto questo facendo leva sul suo amore"
Artemisia a sentirgli dire quelle parole si turbò: "Me ne può parlare? Non so neanche il nome di lei" azzardò a chiedere. Silente si sfilò dal viso gli occhiali a mezza luna e temporeggiò pulendoseli sulla veste.
"Credo sia lui a dovertelo dire. Ma voglio dirti una cosa che ti possa dare speranza, ho accettato di coinvolgerti in tutto questo perché sapevo che il suo amore per lei si stava affievolendo da quando sei arrivata tu. Lui continua nel suo compito per senso del dovere ma soprattutto per proteggere te". "Io voglio proteggere lui" sussurrò la giovane con un tono appena udibile.
"Penso che il nostro Severus meriti una nuova vita. Quindi hai il mio appoggio se dovessi corrompere tutto lo spazio-tempo" seguì un lungo silenzio, sapevano che il loro incontro si era concluso ma c'era un'ultima cosa che Artemisia voleva fare.
"Silente... so a cosa sta andando in contro, sono certa lo farà da uomo saggio quale è, ma il mondo magico perderà una persona incredibile. Mi spiace, è stato un onore lavorare con lei" così dicendo lo abbracciò perdendosi nella lunga barba bianca e nell'odore delle persone anziane che le ricordava tanto la casa dei suoi nonni. Il preside rimase sinceramente stupito e solo dopo qualche attimo di confusione strinse quella giovane donna tra le sue braccia.
"Spiace a me di lasciarvi soli con questo peso ma so che ne sarete all'altezza. Sei giovane ma con tante responsabilità, la colpa è solo mia"
"Non ero più adolescente già da prima di incontrarla, lo sa"
Era tornata alla villa con un peso nel petto che la schiacciava. Non riusciva quasi a respirare ma il dovere la chiamava dunque appena ebbe messo piede nell'ampia sala si gettò sul pavimento, ai piedi del signore oscuro.
"Artemisia, alzati" le fu intimato dal mago e lei si sollevò senza alzare lo sguardo.
"Mio signore l'armadio è pronto, possiamo procedere in qualsiasi momento lei desideri. Dovrò solo avvisare Draco"
"Allora manda la tua lettera e agisci, sono impaziente"
Fu liquidata immediatamente e corse nelle sue stanze per avvertire l'amico e compagno:
Caro Draco,
come sai l'armadio funziona, avvertirò i costri compagni sta notte e organizzeremo l'arrivo. Ti preannuncio sarà il 30, dunque tra meno di due giorni, fatti trovare preparato.
Legò la lettera intorno alla zampa del suo gufo e lo lasciò volare alla volta di Hogwarts. Dopo di chè si alzò dal suo letto e si incamminò per i corridoi del maniero. La prima porta a cui bussò fu quella di Bellatrix
La donna le andò ad aprire in compagnia di suo marito. "Ragazzina che vuoi a quest'ora??" l'aveva disturbata in un momento poco opportuno perché entrambi erano sfatti e con pochi vestiti addosso. "Sono venuta ad avvertirti che l'armadio funziona, partiremo la prossima notte. Draco farà quello che deve essere fatto". Un sorriso malsano storpiò il viso della strega più matura che si voltò verso l'altrò mangiamorte e lo baciò con ardore. "È fatta" gli sussurrò sulle labbra. Artemisia osservò l'intera scena senza battere ciglio, si voltò e allontanò verso la porta successiva.
Busso e ad aprirle giunse Antonin, con la vestagli di seta indosso. Gli bastò guardarla per sorridere soddisfatto: "Sono fiero di te" le disse e la abbracciò. Non si aspettava quel gesto ma la rincuorò. Le sembrava assurdo come l'affetto di quel gruppo la potesse far sentire giusta nonostante stesse collaborando a uno degli omicidi più rilevanti del secolo. "Tu non sei contenta?" le chiese l'uomo vedendola turbata. "Certo, sono solo un po' stanca, finisco di inforemare tutti e me ne vado a dormire" evidentemente lo convise perché Antonin le diede un bacio sulla fronte e la lasciò proseguire.
Avvertì diversi mangiamorte, una dozzina, e alla fine giunse alla porta dei padroni di casa. Sulla soglia trovò Narcissa, pallida e austera, alla notizia rispose con un semplice accenno. "Lucius non è qui?" le chiese Artemisia che era più interessata all'uomo che a lei. "Penso si trovi in giardino, si ritira sempre tardi". Così dicendo le chiuse la porta in faccia e la giovane dovette andarsene. Pensò di avvertire l'uomo in un secondo momento, il mattino successivo, ma il bisogno di aria fresca la portò ad uscire dalla porta d'ingresso e trovarsi un angolo dove sedersi a pensare.
Avrebbe voluto rimuginare su ciò che le aveva detto Silente ma il blocco occlumantico che si era costruita rendeva difficile anche a sé stessa accedervi e si ritrovava con la mente sgombra ma claustrofobica.
"Artemisia" una voce conosciuta la richiamò alla realtà. "Lucius" salutò l'altro dimenticandosi di dover condividere la notizia.
"Posso?" le chiese indicando il posto di fianco a lei. Si era seduta su una panchina sul retro della villa e stava osservando il cielo notturno oscurato ancor di più dalle nubi. Gli fece cenno di accomodarsi e l'uomo di sedette.
"Come mai qui fuori a quest'ora?", "Potrei porti la stessa domanda" gli fece presente. "Aspetto che mia moglie si addormenti" le rispose sincero. "Perché?", "Di recente non ama la mia compagnia", "Capisco". Rimasero qualche attimo in silenzio, il tempo che lui si accendesse un sigaro e glielo offrisse, Artemisia lo accetto nonostante non avesse mai fumato e tossì forte alla prima boccata.
Lucius rise e poi chiese come se fosse una domanda spontanea: "Chi è la donna dai capelli grigi?". Artemisia ebbe un momento di instabilità, poi rispose: "Una che conoscevo", "Doveva essere molto bella", "Sì, lo era" e si perse nel ricordo di Eva Thomas, dei suoi capelli curati e dei suoi occhi grigi, della sua voce gentile e i suoi abbracci rassicuranti.
"Quindi tu... vai con le donne?" le chiese stranamente a disagio Lucius. "Non proprio, non solo, ecco" rispose con altrettanto disagio lei, poi domandò per spostare l'attenzione: "Ti divertono quel tipo di feste?", "Non molto in verità, preferisco quando una donna mi desidera". Il suo sorriso si fece esaustivo e Artemisia si trovò ad arrossire.
"Sei sicuramente molto ricercato", "Ormai sono invecchiato". "Questo non ti rende meno affascinante" non seppe mai perché aveva detto quella cosa, sapeva soltanto che quel gioco la attirava e la faceva sentire leggera come non si sentiva da tempo, le permetteva di smettere di pensare.
"Mai quanto te" le rispose suadente il biondo guardandola con un'intensità disarmante. Le pupille negli occhi plumbei erano dilatate e le ricordarono gli occhi della donna che aveva amato tanto nella sua vita precedente. Divenne immediatamente rossa a quel complimento e la mano calda di Lucius andò a carezzarle la guancia.
"Cosa ti turba tanto?", "In che senso?", "Sei arrossita"
"I complimenti mi lusingano", "Non dovrebbero, sei veramente bellissima, potente, giovane, desiderabile..." soffiò quell'ultima parola con il fumo del sigaro e poi si sporse verso di lei.
Fu una frazione di secondo in cui si sarebbe potuta sottrarre, voltare il viso e far cadere quel bacio sulla sua guancia. Così fece. Le labbra calde di Lucius toccarono la pelle al lato delle sue labbra, ma poi scese lentamente lungo la mascella filo al collo
"Lucius...", "Sssh, non pensare troppo" l'uomo risalì il suo percorso e posò infine il suo tocco sulle labbra della giovane. Lei ricambiò appena, schiuse leggermente il passaggio ma non gli permise di approfondire perché se ne distaccò.
"È da quando ti ho vista che lo desideravo"
Artemisia avrebbe voluto rispondergli acidamente per allontanarlo ma il suo sguardo fatto di metallo fuso era talmente coinvolgente che non riuscì a pronunciare una sola parola.
"Dovremmo rientrare" riuscì finalmente a dirgli e si alzò in piedi rigidamente.
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