Capitolo 3

Dopo quell'incontro con il preside Artemisia cercò di stare con i suoi compagni il più possibile, non voleva pensare al fatto di aver dovuto raccontare parte della sua vita, una parte così dolorosa, e non digeriva quello che considerava quasi un tradimento da parte di Piton. Si chiedeva se lui l'avesse avvicinata solo per quelle informazioni e fu per questo che smise di usare il suo laboratorio.

Una mattina di metà dicembre fu svegliata da Kathrine e da Charlotte che parlottavano sul letto. Fu così che venne invitata da loro ad andare ad Hogsmead per comprare gli abiti per il ballo del ceppo. Lei non pensava veramente di andarci ma le accompagnò volentieri. Quando arrivarono al negozio di vestiti invece si innamorò di un abito blu notte con lo scollo a barca e lungo fino a terra così fu convinta dalle amiche a comprarlo e si ritrovò coinvolta nella festa.

Dopo gli acquisti decisero di andare a bere una birrobirra e incontrarono Gabriel e Dafne che amoreggiavano a un altro tavolo, li salutarono e presero posto in fondo alla sala.

"Gabriel è un bel ragazzo ed è mio amico però ogni volta che lo vedo con Dafne mi sento in colpa per lei" disse Charlotte che era la regina dei pettegolezzi. Artemisia vide Kathrine annuire mesta ma non essendo a conoscenza della storia chiese spiegazioni.

"Gab e Dafne stanno insieme dal secondo anno, ognuno ha presentato l'altro alle famiglie, quindi sono praticamente fidanzati ufficialmente ma lui non ha la testa adesso per qualcosa di serio. Da più piccolo era innamorato perso di lei poi non sappiamo cosa sia successo ma un anno è tornato dalle vacanze estive e da allora non c'è una ragazza ad Hogwarts con cui non ci abbia provato." Spiegò Charlotte

"E Dafne non lo sa?" chiese Artemisia convolta dal racconto

"Beh si e no- l'occhiata di Kathrine le fece cambiare versione – sì lo sa, ma lei è innamorata e poi dopo che due famiglie purosangue hanno stretto un contratto è scandaloso scioglierlo, i Grengrass ci tengono ancor di più a queste cose"

Artemisia non ne era sorpresa però l'indignazione era tanta e non sapeva come facesse Dafne a non lasciare quel Gabriel che a lei non stava neanche simpatico.

"Comunque volevo dirvi che mi ha invitata Cormac McLaggen al ballo" annunciò sempre Charlotte

"QUELLO?? Ma è grifondoro!" quasi urlò Kathrine in risposta.

"Ma è stupido!" le fece eco Artemisia ma la bionda dorata le guardò con superiorità

"Ragazze mie... è bello, è molto bello. Mi basta questo"

E dopo quella affermazione scoppiarono tutte e tre a ridere

Tutto il suo gruppo andò al ballo del ceppo, anche chi non aveva un accompagnatore. Artemisia stessa ne era sprovvista. Quando arrivarono in sala grande i campioni del torneo dovevano ancora presentarsi così ci fu il tempo per mangiare e bere qualcosa. Michael le fece compagnia e nel mentre scambiarono qualche parola.

"Tu non sei di molte parole" constatò il ragazzo osservandola senza giudizio

"Non mi piace parlare di me"

"Non fa nulla, sai talmente tante cose che potresti parlare per ore senza parlare di te" le sembrava uno strano complimento da fare ma apprezzò il tentativo del ragazzo di rassicurarla, lo ringraziò.

"Senti in realtà volevo chiederti se mi faresti da partner nel primo ballo, non vorrei sembrare lo scemo senza compagna"

"Perché non ne hai invitata una?" gli chiese senza riuscire a moderare il sarcasmo. Questa domando lo fece arrossire e balbettò leggermente prima di rispondere "I-io avrei voluto invitare una ragazza, ma è fidanzata"

"Pessima scelta. Ti farò da spalla nel primo ballo" gli concesse intenerita dal suo imbarazzo. 

Dopo la serata del ballo molti studenti partirono per le vacanze di natale nelle rispettive case e il castello si svuotò. Pochissimi erano gli studenti che restavano in quel periodo e Artemisia era obbligatoriamente una di quelli.

Si trovava in biblioteca a studiare astronomia quando Madama Pince le si avvicinò: "Mi scusi ma la biblioteca chiude anticipatamente in periodo festivo, dovrebbe raccogliere le sue cose e uscire" le intimò severa. Artemisia fu presa in contropiede ma non ribatté e iniziò a raccogliere i libri e gli appunti sparsi sulla scrivania.

"Non si preoccupi Madama, la signorina Carter potrà uscire quando lascerò io la biblioteca" una voce maschile venne dalle spalle dell'anziana bibliotecaria che si voltò indispettita.

"Ah Piton, non è raccomandabile che gli studenti non siano sorvegliati mentre usano i nostri preziosi manuali", osò ribattere all'insegnante di pozioni che però non si scompose: "Pensi che non sappia tenere d'occhio una studentessa quando ho a che fare giornalmente con decide di loro?" chiese retorico, poi aggiunse: "Puoi andare Prince"

L'anziana strega si dileguò senza poter dire più nulla, si chiuse con forza la porta alle spalle lasciando Piton e Artemisia da soli.

"Non c'era bisogno me ne sarei andata senza problemi" affermò Artemisia guardandolo con fastidio. Non avrebbe voluto ritrovarsi da sola con lui in una stanza, non voleva che quel professore la studiasse per poi andare a riferire a Silente.

"So quanto possa essere tedioso essere interrotti durante una lettura" rispose distrattamente lui mentre si incamminava tra le librerie in cerca di qualche tomo utile.

"E invece sa quanto possa essere "tedioso" - iniziò copiando il suo tono di voce – sapere che si ci è fidati della persona sbagliata?!", per quanto avrebbe voluto evitare quell'argomento la rabbia la stava pervadendo e non riusciva ad evitarsi di rinfacciarglielo. Piton arrestò la sua camminata per il corridoio e si voltò a fissarla con entrambe le sopracciglia innalzate, uno sguardo curioso e supponente contemporaneamente.

"Lo so bene, ma pensavo che lei fosse una minaccia"

"E anche ora lo pensa?" chiese retorica ma la risposta fu opposta a quello che si aspettava: "No, non lo penso più"

Rimase smarrita per un momento e poi una domanda che le ronzava in testa da settimane prese forma: "Da quand'è che lo fa? Da luglio? Da quando sono arrivata?"

"No, dall'estrazione dei campioni del torneo"

Proprio in seguito a questo evento Silente chiamò nel suo ufficio Severus. I due discussero a lungo sul da farsi ma non giunsero ad altra conclusione se non quella, già applicata, di far continuare il torneo sebbene con un partecipante in più.

Fu Piton a introdurre il discorso riguardo la ragazza essendo stato più in contatto con lei e avendo trovato solo elementi che avvalorassero i suoi sospetti.

"Non mi sembra verosimile che causalmente una ragazza compaia ad Hogwarts e contemporaneamente si verifichino fatti di tale rilevanza"

"Non credo che una semplice sedicenne possa avere a che fare con i marchio nero o gli eventi del torneo, Severus, sono cose decisamente fuori dalla sua portata", rispose Silente, più per alleggerire sé stesso, stanco e avvilito dopo la giornata pessime.

"Non hai sentito cosa dicono di lei Filius e Minerva? È di rara capacità per la sua età, tutto ciò è preoccupante"

Di fronte alla serietà dell'amico fu costretto a tornare alla cruda realtà dei fatti: chiunque poteva nascondere qualsiasi cosa, non si ci poteva fidare delle prime impressioni.

"Hai ragione, cerca di avvicinarla in qualche modo e scoprire di più"

"Albus basta con i bambini! Non faresti prima a parlarle?" Sbraitò spazientito

"Sono convinto che ci porterebbe poco lontano, mi hanno detto che è molto schiva, sarebbe meglio se si affidasse volontariamente a te"

Artemisia fece mente locale sugli eventi di pochi mesi prima: "quindi tutte le sue azioni dall'offrirmi il suo laboratorio alle lezioni di difesa erano dettate solo dal fine di avvicinarmi?"

Piton sospirò rumorosamente prima di rispondere: "Non faccia domande di cui sa già la risposta ed è per questo che non mette più piede nel mio laboratorio"

Appena tutti furono rientrati dalle vacanze organizzarono un'uscita in cortile per godersi insieme la neve. Ma Artemisia era pensierosa, da quando avevano parlato in biblioteca Piton si era rivelato più umano a lezione, almeno con lei.

"A che pensi?" chiese Lidia raggiungendola lungo il pendio innevato

"Niente di che, avrei solo voluto non passare le vacanze ad Hogwarts" disse senza pensarci ma si rese subito conto dell'errore.

"Non sei tornata a casa? Perché?" chiese la riccia innocentemente senza sospettare il turbamento che stava causando internamente all'amica. Intanto il resto del gruppo le stava raggiungendo, c'erano tutti anche Gabriel e Dafne.

"Di che parlate?" chiese allegramente Michael. "Artemisia mi stava raccontando perché è rimasta a scuola durante le vacanze"

"Hey! Io sono la tua compagna di stanza! A me non lo dici e a Lidia si?" ribatte fintamente offesa Kathrine

Artemisia in quel rapido scambiò potè pensare a una scusa plausibile: "I miei sono in America ed è molto complicato organizzare tutti gli spostamenti tra passaporte extracontinentali e il resto. È anche molto costoso così ho preferito restare qui"

"Uau, sei americana? Non ce lo avevi mai detto, e hai studiato a Ilvermorny?" chiese affascinata Charlotte.

"No, ho avuto un'istruzione privata fino al quinto anno ma poi ho deciso di volere un po' di autonomia e ho scelto Hogwarts per poter viaggiare e completare i miei studi, mi sembrava una bella esperienza... ecco" per fortuna il suo impaccio nell'inventare al momento apparve come timidezza e nessuno si insospettì.

"Vado a fare un giro sul lago nero adesso" si dileguò non sapendo più come gestire quella curiosità.

In realtà si accostò ai margini della foresta proibita e mentre camminava da sola sotto gli alti alberi ricoperti di galaverna, in quell'aria gelida e immobile, sentì dei passi provenienti dalla sua destra e si voltò intravedendo un uomo che si inoltrava nella foresta e che si era appena fermato percependo anche egli un'altra presenza

"Carter", "Professore".

Piton la squadrava curioso di trovarla lì e lei si sentì esposta davanti a quegli occhi neri profondissimi.

"Sa che la foresta proibita è un luogo pericoloso?" Chiese mellifluo

"Si è dimenticato che sono più che capace di difendermi?", rispose ridendo e si stupì della sua leggerezza, pensava di essere più tesa rincontrandolo, forse era l'influenza positiva dei suoi amici.

"Lei cosa ci fa qui?"

"Le interessa?"

"In realtà sì... va a cercare degli ingredienti?" chiese notando una valigetta di pelle e un sacco di iuta appesi al braccio dell'uomo

"Si"

Artemisia lo osservò a lungo finendo sul viso dell'uomo, si ricordò quando andava a fare lo stesso lavoro con la professoressa Thomas.

Piton sostenne lo sguardo della ragazza che non lo stava veramente guardando, era persa in qualche pensiero e discretamente entrò nella sua mente osservando la scena. Qualcosa, forse in parte i sensi di colpa per aver tradito quella ragazza, lo portarono a fare qualcosa di cui si sarebbe certamente pentito.

"È capace di riconoscere bobotuberi, belladonna, nepello e dittamo?"

La ragazza di risvegliò dai suoi pensieri e una volta che ebbe collegato cos'avesse detto l'uomo lo guardò come se fosse impazzito.

"S-si... certo"

"Allora si muova"

Non se lo fece ripetere due volte. Si addentrarono nelle zone più oscure della foresta e il silenzio era tale che poterono sentire le zampe della colonia di acromantule a centinaia e centinaia di metri da loro.

Passarono ore nel buio della foresta e, a un certo punto, dovettero usare lumos per vedere anche solo a un palmo dal naso. Fecero una bella scorta e Piton si stupì della precisione e dell'abilità della ragazza, Artemisia da parte sua era concentrata per dare del suo meglio in cuor suo sperava che se fosse stata abbastanza brava l'uomo l'avrebbe portata ancora con sé, aveva un bisogno quasi disperato di evadere dalla monotonia e sapeva che Piton fosse l'unico capace di insegnarle qualcosa. Passarono tutto il tempo in silenzio, si scambiarono qualche parola solo quando Artemisia doveva raccogliere qualcosa e l'insegnante aveva corretto qualche leggero errore ma stranamente l'aveva fatto in modo molto paziente e professionale.

"Professore" spezzò veramente il silenzio per la prima volta.

"Mh"

"Lei è un occlumante... il più bravo di sempre"

"Non c'è bisogno che fai complimenti, vai al punto" la interruppe bruscamente.

"Io... ecco... volevo chiederle se potesse insegnarmi" chiese incerta.

"Lei non ha nulla da fare oltre importunarmi?"

"Certo ma importunarla sta diventando uno dei miei passatempi preferiti"

L'espressione esasperata dell'uomo rischiava di farla scoppiare a ridere ma si trattenne

"Due volte a settimana, e a modo mio, non voglio domande, iniziamo dopodomani."

La ragazza gli sorrise anche se lui non poté vederla a causa della poca luce

"Solo..."

Iniziò poi si interruppe ma si costrinse a continuare

"Silente vuole che lei la informi su di me, quindi immagino che se scoprirà qualcosa andrà a parlargliene"

"Le ho già detto, Carter, che non la considero più un pericolo"

Il lunedì arrivò davvero in fretta. Alla terza ora Piton aveva consegnato i compiti di pozioni corretti e lì vi aveva trovato un bigliettino dove le dava appuntamento alle 8 nel suo ufficio. Si stava dirigendo lì e doveva ammettere di essere agitata.

Arrivò in anticipo, bussò e Piton la invitò ad entrare. Stava dietro la cattedra a correggere alcune pergamene e non la degnò di uno sguardo dunque lei rimase in piedi a osservare la stanza.

"Professore scusi, ma le leggi di Golpalott non sono 3?", chiese

"Si certo, che domande.", "No perché lì hanno scritto che sono 2 e anche sbagliate"

L'insegnante prese la pergamena indicata dalla ragazza e lesse.

"Infatti ha sbagliato" E scrisse una T in alto nel foglio

"A questo punto vuole dirmele lei. Immagino le sappia anche se ancora non le abbiamo fatte"

Non se lo fece ripetere due volte e passò ad illustrarle

"Prima legge di Golpalott: Un veleno naturale (o semplice) estratto da un vegetale richiede un antidoto naturale estratto da un altro vegetale che appartenga alla stessa biosfera. Seconda legge di Golpalott: Un veleno naturale (o semplice) estratto da un animale richiede un antidoto naturale estratto da un animale superiore al primo nella catena alimentare. Terza legge di Golpalott: L'antidoto per un veleno complesso è maggiore della somma degli antidoti per ciascuno dei singoli componenti."

Piton non disse nulla a dimostrazione che la risposta era giusta e si alzò dalla sedia avvicinandosi a lei.

"Ha per caso cambiato idea?"

Glielo chiese con un tono quasi apprensivo. Sapeva che non si sarebbe mai tirata indietro ma le aveva dato un'ulteriore possibilità di farlo, dopotutto fidarsi di lui era qualcosa che nessuno aveva mai fatto.

"No..."

"Bene. Si sieda sulla poltrona"

Fece come le era stato detto senza dire nulla. Piton fece levitare una sedia di fronte a lei e vi si sedette.

"Ora deve rilassarsi. Concentrarsi sulla mia voce" Non era difficile farlo, pensò Artemisia, aveva un timbro così basso e calmo che quasi poteva ipnotizzarla.

Respirò a fondo sentendo solo le istruzioni dell'uomo.

"Si concentri, ha sicuramente una predisposizione non le sarà troppo complicato capire il meccanismo. Ora io penetrerò nella sua mente, mi impedisca di vedere ciò che non vuole che io veda"

Fu questione di un attimo: Legilimens

Un muro lunghissimo e abbastanza alto percorreva tutto il perimetro del visibile, l'uomo l'osservò a lungo mentre diventava più alto e massiccio. Le stava dando il tempo di abituarsi. Decise, una volta che quella crescita si fu fermata, di iniziare a esercitare una pressione.

A mano a mano che questa aumentava ad Artemisia subentrava un terribile mal di testa e lo sforzo per tenerlo fuori diventava sempre più insopportabile.

Aumentò la spinta e il muro cadde a pezzi come un fragile castello di carte. Immagini su immagini iniziarono a susseguirsi. Una voce di donna davvero dolce era presente e sussurrava parole amorevoli, mancava un volto...

poi un ospedale, una bambina con i capelli neri era impassibile in un angolo mentre un uomo piangeva seduto poco più in là un pensiero rimbombò distintamente "venendo in un ospedale babbano l'ha condannata"...

Voci e immagini di ragazzi che la prendevano in giro al ritorno a scuola: "la povera ragazzina orfana". Una donna molto giovane sui 22 anni con i capelli tinti di grigio, l'abbracciava e la portava con se in una stanza che portava la targa "Prof. Thomas"...

La scena cambiò ancora: si trovò in una casa, una di quelle tipiche villette a schiera, Artemisia doveva avere più o meno la stessa età di allora, stava seduta sul letto e spostava con la magia senza bacchetta un libro da un lato all'altro trasfigurandolo poi in altri oggetti. Si sentì la porta d'ingresso aprirsi così scese al piano terra. Lo stesso uomo dell'ospedale stava poggiato malamente contro il muro, trasandato e stanco. Piton sentì distintamente l'odore d'alcool e questo lo riportò al ricordo di suo padre. "Artemisia..." il padre si avvicinò alla figlia poggiandole una mano sulla guancia, aprì la bocca per dire qualcos'altro.

Piton venne ricacciato indietro con una forza inaudita e in fatto che fosse distratto a osservare il ricordo contribuì al contraccolpo. Meno male che era seduto. La ragazza annaspava sulla poltrona e tremava avendo improvvisamente freddo. L'uomo la osservò mentre si riprendeva nel giro di qualche minuto, aveva molte domande da porle ma si rendeva conto che non fosse propriamente il momento.

"Per essere la prima volta non è andata male. Era riuscita ad isolarsi ma ha molto su cui esercitarsi, e come la maggior parte delle persone ha avuto un picco di potenza solo quando mi sono imbattuto in un ricordo intimo" Si guardarono a lungo prima che Artemisia si decidesse a parlare:

"Potrei avere un bicchiere d'acqua prima di riprendere?"

Subito l'insegnante lo fece materializzare e osservò ogni movimento dell'alunna per capire se potesse effettivamente continuare a provare. Sembrava stesse bene. La giovane posò il bicchiere e lo guardò negli occhi facendogli intendere che fosse pronta, respirò a fondo per calmarsi e Piton entrò nella sua mente.

La scena iniziale non fu diversa: una parete si stagliava davanti agli occhi del mago. Subito esercitò pressione per farla crollare e la ragazza dovette sforzarsi per contrastarlo mentre parti di muro venivano giù polverizzandosi, ma prima che l'avesse distrutto completamente si fermò dandole il tempo di ricostruirlo. Ripeterono questa alternanza altre tre-quattro volte e ogni volta Artemisia riuscì a riergerlo più alto e robusto e anche in minor tempo. Quando fu soddisfatto distrusse definitivamente quella barriera entrando prepotentemente nei ricordi della giovane. Vagò tra i ricordi indistinti che non attiravano la sua attenzione, ogni tanto voci rimbombavano in quel luogo facendolo voltare incuriosito, risentì il tono con cui il padre di Artemisia l'aveva richiamata quando tornato a casa e velocemente andò alla ricerca proprio di quel ricordo, lo trovò ma si sentì afferrare per le braccia e per le gambe da una forza che tentava di allontanarlo, la contrastò per un po' per farla abituare ma lo sforzo era troppo grande per la ragazza che alla fine non riuscì più a trattenerlo e si sforzò di pensare ad altro, ma a cosa? Riuscì a far emergere l'unico ricordo non troppo distante dal primo che le venissi in mente e Piton si ritrovò in una stradina buia... Artemisia camminava silenziosamente guardandosi intorno, era notte e faceva freddo, il battito accelerato era l'unico suono udibile. La ragazza si avvicinò in fretta a una casa, l'uomo si guardò intorno e in lontananza vide il castello, anche se il paesino era completamente diverso da come lo conosceva doveva trattarsi sicuramente di Hogsmade, la giovane bussò ripetutamente alla porta che dopo poco venne spalancata. La professoressa Thomas le aprì la porta, lasciando Piton stupito, appena la donna riconobbe la ragazza davanti a lei sbarrò gli occhi grigi e Artemisia le si gettò tra le braccia piangendo a dirotto "Cosa hai fatto..." le sussurrò la professoressa all'orecchio mentre l'accompagnava all'interno dell'abitazione.

Fu Piton ad abbandonare la mente della ragazza aspettandosi ciò che effettivamente si trovò davanti, il volto dell'alunna era solcato da calde lacrime che scorrevano silenziose. Artemisia tentava di scacciarle con la manica della divisa ma queste continuavano a non volersi fermare. Non le mancava nessuno della sua vita tranne Eva che l'aveva aiutata nei momenti peggiori, e la sua assenza insieme ai ricordi di quella notte le lasciavano un vuoto nel petto.

Un fazzoletto e una cioccolata calda apparvero sul tavolino affianco alla poltrona senza che nessuno avesse parlato. Artemisia li prese alzando gli occhi riconoscenti e pieni di lacrime sull'uomo di fronte a lei. Bevve un lungo sorso ustionandosi la lingua ma poco le importava.

"Immagino che voglia sapere molte cose"

Disse in tono sarcastico aspettandosi di essere sommersa di domande. Piton la guardò e ghignò divertito di fronte al carattere deciso di quella ragazza che strideva con il suo aspetto, era piccola ma il suo atteggiamento faceva sì che non lo si notasse.

"Effettivamente sì, ma qualora non volesse rispondere non insisterò"

Era un'affermazione ma era stata posta più come una domanda e infatti continuò solo dopo che la ragazza ebbe accennato un sì con la testa.

"A cosa si riferiva la sua insegnante?"

Aveva sperato che sarebbero arrivati a quella domanda con calma ma a quanto pareva Piton non era un uomo propenso ai giri di parole. Prese un respiro profondo e articolò a grandi linee il discorso che ne sarebbe seguito.

"Si riferiva a ciò che è successo nell'altro ricordo, quello con mio padre..." Si fermò un attimo riordinando le idee, Piton non la forzò a continuare, sapeva che in questi casi ogni uno ha i suoi tempi e il fatto che la ragazza avesse iniziato a parlare era una situazione troppo in bilico per rischiare di comprometterla.

"Mio padre dopo la morte di mia madre è caduto in depressione, quel giorno sarebbe stato il compleanno di mia madre e lui aveva dei problemi con l'alcool- respirò a fondo e continuò- io assomiglio molto a mia madre... quando è arrivato a casa ubriaco lui mi ha scambiata per lei, stava malissimo, e io ho tentato di allontanarlo ma era sempre più insistente finché non mi ha bloccata", si interruppe per il nodo in gola che le si stava formando ricordando quella scena.

"Artemisia... Artemisia... Sei uguale a tua madre", suo padre scoppiò a piangere mentre le teneva ancora la mano sulla guancia e l'attirò a sé abbracciandola, si calmò ma Artemisia sentì la sua mano iniziare a scorrerle lungo la schiena. "Jessica, quanto sei bella Jessica. Resta qui, ti prego resta", "Papà sono Artemisia, mamma non c'è", L'ansia le cresceva e lacrime incontrollate le rigavano il viso, tentò di allontanarlo ma lui non la lasciava, lo prese a pugni lo spinse con forza ma lui la bloccò al muro iniziando a baciarle il collo. "Papà basta! Sono tua figlia, mamma non c'è più, è morta!", ma non si fermava e lei andò in panico.

"Ho usato la magia senza bacchetta ma non mi sono controllata e lui ha sbattuto la testa contro la parete, perdeva tantissimo sangue, ho chiamato un'ambulanza, ho tentato io stessa di fermare il sangue ma poi ho iniziato a pensare alle conseguenze ho recuperato le mie cose e sono scappata"

Fece l'unica cosa che le venne in mente, si concentrò ma quando rilasciò la magia questa fu amplificata da tutte le emozioni negative e l'onda fu devastante. Lo sguardo di suo padre mentre veniva sbalzato indietro era marchiato a fuoco nella sua testa: terrorizzato dalla magia e dalla consapevolezza improvvisa di cosa stesse facendo. Sbatté contro il muro e poi ricadde a terra, intorno alla sua testa una pozza di sangue si stava formando. Artemisia si gettò a terra al suo fianco piangendo e chiamandolo ma lui non rispondeva avvicinò la mano alla gola per sentire il battito e lo percepì, "Pronto, per favore mio padre ha sbattuto la testa perde molto sangue fate presto". Chiuse la chiamata tremante e si rese conto di cosa avesse fatto: aveva usato la magia su un babbano, lei era minorenne, e se suo padre fosse morto sarebbe finita ad Azkaban. Si alzò velocemente e corse in soggiorno dove sapeva che il padre aveva chiuso le sue cose in un cassetto, si concentrò sulla serratura e con un lieve movimento delle dita questa scattò, recuperò la sua bacchetta e si calmò leggermente. Tornò da suo padre e tentò di fermare l'emorragia con tutti gli incantesimi curativi che conoscesse, questa rallentò ma non si arrestò, pensò anche a qualche pozione ma si rese conto di non avere nulla; non aveva nulla perché lui aveva buttato tutto e ora che le servivano non poteva fare niente. Si accasciò su di lui piangendo ma quando sentì la sirena dell'ambulanza accompagnata dal suono della smaterializzazione capì che dovevano essere arrivati gli Auror, guardò suo padre un'ultima volta e si smaterializzò ad Hogsmade.

"E sei andata dalla tua insegnante", "Si ma avevo la traccia, la professoressa voleva farmi nascondere ad Hogwarts ma in poco tempo ci hanno raggiunte sulla torre di astronomia" Nel mentre Artemisia si era calmata, aveva smesso di piangere e il calore della cioccolata calda la stava scaldando da dentro.

"Cos'è successo dopo?", "Mi hanno trovata, ed è seguito uno scontro... la giratempo si è rotta e sono arrivata qua"

Piton ripensò a quando l'aveva trovata, non doveva essere stato facile ritrovarsi davanti lui dopo ciò che aveva passato. Comprese il perché di molti atteggiamenti schivi di quella ragazzina.

"Abbiamo finito, giovedì nell'aula 5 dopo Difesa", "Va bene..." si alzò titubante e uscì dalla porta di quell'ufficio

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